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Autore: Kia85    18/10/2013    2 recensioni
Piccole pastiglie, apparentemente innocue.
Sono piccole e rotonde.
Sono gialle, rosse e verdi.
Sono pronte per spedire Paul nel paese delle meraviglie, quel paese che più volte ha visitato con John al suo fianco.
Ora invece…
John non c'è più.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Storia partecipante al contest “You in the sky with diamonds”, della pagina facebook “Impotenza mentale e fisica di fronte ai Beatles”]

 

LSD

 

 

Se non sapesse per certo cosa sono, potrebbe tranquillamente scambiarle per caramelle, soprattutto i suoi bambini.

A quel pensiero, Paul rabbrividisce, mentre osserva la bustina trasparente, abbandonata sul comodino accanto al suo letto. Non è stato difficile recuperare un po’ di quella roba che aveva provato molte volte, quando era più giovane.

Piccole pastiglie, apparentemente innocue.

Sono piccole e rotonde.

Sono gialle, rosse e verdi.

Sono pronte per spedirlo nel paese delle meraviglie, quel paese che più volte ha visitato con John al suo fianco.

Ora invece…

John non c’è più.

Continua a ripeterlo Paul.

John non c’è più.

Nella sua testa.

John non c’è più!

Nel suo cuore.

John non c’è più perché un folle, più folle di tutti gli abitanti del paese delle meraviglie, l’ha fatto scappare dal mondo vero solo un anno fa. Gli ha dato un biglietto di sola andata, e John ne ha approfittato, gettando nello sconforto tutto il mondo, ma soprattutto i suoi cari. E Paul, Paul non si dà pace perché ogni volta che compone quel numero di telefono risponde solo lei, e lui riattacca realizzando che John non c'è e non potrà raggiungerlo al telefono per dirgli, "Ehi, Paul, non ci crederai ma stavo per chiamarti io."

E anche se andasse a New York o in qualunque altra parte di questo mondo, non potrebbe trovarlo e chiedergli, "John, perché te ne sei andato? Perché mi hai lasciato, John?"

Paul ha provato a cercare John anche nei suoi sogni, ma non c’è niente da fare: ogni volta che sogna, John non si trova, il che è abbastanza paradossale, non diceva di essere un sognatore? Tuttavia, in seguito, Paul ha compreso che non potrà mai  trovarlo lì, perché sarebbe fin troppo semplice. Al contrario, complicata è l’anima di John, complicato il suo modo di rapportarsi con le persone e complicato sarà, di conseguenza,  trovarlo, come una specie di prova per chiunque abbia  voglia di cercarlo. Beh, John deve aver capito nella sua vita terrena che Paul non si arrende così facilmente alle sfide, soprattutto alle sfide di John.

L'idea di provare nel paese delle meraviglie è arrivata un po' come un fulmine a ciel sereno, un giorno, mentre ricordava quando aveva preso una di quelle pastiglie solo per seguire John, perché John aveva bisogno di lui e quello era l'unico modo per raggiungerlo e aiutarlo, stando semplicemente al suo fianco.

John si è rifugiato lì, Paul ne è ormai convinto. Ma nonostante ci abbia provato innumerevoli volte, John non si è ancora lasciato trovare.

E Paul, dal canto suo, non si è ancora arreso. Non importa quante volte dovrà intraprendere quel viaggio, alla fine troverà John e potrà vederlo di nuovo, con il suo sguardo elegante e malizioso, il naso che lo rende John Lennon, i lunghi capelli ramati...

La pastiglia l’ha assunta già da mezz’ora. È una di quelle verdi, il colore preferito di John. L’ha  presa facendola sciogliere un po’ sulla lingua, subito dopo che Linda e i bambini sono usciti di casa, lasciandolo solo. Il cielo gli ha regalato una compagna che, senza bisogno di parole, sa quando Paul vuole essere lasciato per conto suo. Lui non potrebbe essere più grato e-

Ecco.

La mandibola si contrae lievemente.

Sta arrivando, quella sensazione familiare di euforia mista a beatitudine. Guerra e pace dei sensi.

All'improvviso il lampadario scompare. C'è un foro nero al suo posto. Questo gira, gira, e poi la camera da letto di Paul comincia a vorticare su se stessa. I colori della mobilia si sciolgono, come neve al sole, e si mischiano con quelli della parete, bianco nel verde chiaro e poi...oh, guarda! Anche la moquette blu si unisce in quella danza disordinata e il giallo del copriletto e le abat-jour rosse.

Paul ride. Quando Linda torna, deve farle notare che ci sono davvero troppi colori nella loro stanza. Chi è che li ha decisi?

Ma ora non può pensare a questo. Il vortice aumenta sempre più, si allunga e risucchia Paul al suo interno.

E… puff! La camera da letto non c'è più.

Chissà dove andrà questa volta... Dove lo porterà quel guazzabuglio di colori? Al mare, in campagna o magari nel deserto sul dorso di un cammello?

Poi, in mezzo a quel vortice sente un fischio e un ciuf ciuf. No, non è più un vortice, è una galleria. E chi fa ciuf ciuf è l'elegante locomotiva rossa di un treno. Di quelle antiche, belle, con i sedili eleganti nei vagoni.

Paul percorre il treno, osservando i sedili rivestiti di pelle e le pareti con...

John. C'è John, santo cielo!

Ma sono solo foto, pareti tappezzate con tante foto di John, tutte in bianco e nero, di quando era giovane, di quando suonavano insieme, di quando erano perfetti insieme e pronti a conquistare il mondo.

La mano di Paul si appoggia su una foto e all'improvviso il suo corpo è travolto da un'assurda ondata di calore.

 Ma che caldo fa in questo treno?

Paul sente il sudore apparire sulla fronte e sul collo. Odia sudare perché poi puzza e lui non vuole puzzare. Solo chi non si lava puzza; Paul, invece, si lava sempre, due volte al giorno, come un bravo ragazzo.

Decide di abbassare il finestrino, facendo poi sporgere la testa. Il vento gli scompiglia i capelli con forza, ora che sono usciti dal tunnel. Caspita, che freddo che fa. Ha anche la pelle d'oca e i capelli ritti sulla nuca. Meglio stare dentro prima che si ammali. Chi la sente poi Linda che lo rimprovera per essere uscito tutto sudato?

Paul si siede, guardando dal finestrino il paesaggio che scorre lentamente. Questo perché il treno procede con la velocità di una lumaca. Di questo passo non arriverà mai a destinazione. A proposito, dov’è che sta andando? Qual è la destinazione? Forse il luogo in cui si trova John? Forse quello è il Lennon express o qualcosa del genere e glielo ha mandato proprio John, solo per Paul.

Oh, sarebbe meraviglioso!

Paul osserva fuori dal finestrino, immaginando John ad attenderlo al suo arrivo, sul binario, pronto ad allungare una mano per aiutarlo a scendere. E mentre Paul fantastica, il treno passa in mezzo a un giardino, un giardino all’inglese con tante aiuole colorate e molta gente che passeggia e chiacchera e ride.

Ihihih, ahahah!”

I loro vestiti sono tutti così strani, sembrano arrivare da epoche diverse.

Sotto un gazebo color avorio, ricoperto di edera dalle foglie verdi, che luccicano come smeraldi alla luce del sole, ci sono uomini che indossano il frack, un cappello a cilindro e un ombrello nero sotto il braccio. Fumano la pipa e sembrano tutti presi da una conversazione, magari questioni di banche e affari, cose che a Paul non sono mai piaciute. Sicuramente John non sarà lì, tra loro. Anche lui odiava questi argomenti.

Allora lo sguardo di Paul si sposta più in là. Proprio accanto ad alberi di mandarino c’è un gruppetto di hippie che fumano spinelli. Fumano e cantano e suonano chitarre e bonghi e se hanno fame, gli alberi si agitano, facendo cadere ai loro piedi e sulle teste dei ragazzi i loro bei frutti maturi.

Paul ha una fame da lupi e mangerebbe volentieri uno di quei mandarini; poi ride quando vede uno di quei ragazzi che, colpito da un mandarino, alza un pugno minaccioso verso l’albero, facendo ridere i suoi compagni. Paul lo guarda meglio e il cuore batte subito più forte. Riconoscerebbe quegli occhialini rotondi, quella giacca verde militare, quei capelli ramati dappertutto.

John!

È John, e questa volta è lui. È lì, in persona, Paul deve solo uscire dal treno in movimento, in qualche dannatissimo modo. Vorrebbe essere un fantasma, incorporeo, così può solo passare attraverso le pareti del vagone. Ma purtroppo, purtroppo, dannazione, è fatto di carne e ossa. Perciò scatta in piedi e comincia a battere le mani sul finestrino.

“John, John, sono io, sono Paul, sono qui.”

Urla e grida, ma John non lo sente e suona la sua chitarra senza prestare attenzione a lui.

No, no, no! Ora che l’ha trovato, Paul non lo vuole perdere ancora.

Si allontana frettolosamente dal finestrino e percorre tutto il vagone, raggiungendo la porta. C’è una stupida leva che chiude stupidamente quella stupida porta.

“Stupido è chi ha costruito questo stupido treno.” afferma Paul.

La afferra e la spinge con tutta la forza che ha nelle braccia. Oh sì, ce n’è tanta ora, potrebbe sollevare un elefante, anche quelli rosa, che sono più pesanti perché sono colorati.

Alla fine la leva si muove e la porta si spalanca. Il vento gli accarezza il viso, facendo ondeggiare i suoi vestiti. Paul scende fino all’ultimo scalino e poi, con il cuore che batte nelle orecchie, si tuffa sul terreno morbido del giardino, rivestito di erba profumata.

Oplà!

Quando si alza in piedi e si dà una sistemata, vede il treno allontanarsi e il suo ciuf ciuf diventa sempre meno udibile.

Si volta e capisce che qualcosa non va. Non è che il giardino sia sparito. È solo che i fiori hanno cominciato a crescere a dismisura e ora sono giganti, così grandi che arrivano al cielo: sono rose rosse, margherite bianche, tulipani gialli e ancora violette e iris e girasoli. E parlano tra loro e cantano di che bella giornata è quella.

“Resta con noi, Paul, resta e canta con noi.” gli sussurra invitante la violetta.

Paul scuote il capo: “No, non posso cantare con voi. Devo trovare John.”

“John non ti vuole vedere.” afferma una rosa con tono autoritario, fermandolo con il suo stelo pieno di spine.

Ahia, che male le spine. E che fiori inutili, le rose, e bugiardi.

“Non ci credo, non è possibile. John. John, aiutami.”    

Paul protesta e grida nuovamente il suo nome, cercando l’amico con lo sguardo tra gli steli dei fiori giganti. È ancora lì, grazie al cielo, ma non si accorge che il suo amico Paul è in pericolo.

“Ti farai solo del male ad andare da lui, perché lui non c’è più.” dice saggiamente la margherita.

Paul cerca di farsi strada tra gli steli intricati, allungando una mano verso John: “No, non è vero, è lì, l’ho visto. È lui.”

È John, è John, è John!

Paul lo ripete come un mantra e intanto si divincola e le spine lo pungono e strappano i vestiti. Lo fanno sanguinare, ma non importa. Ciò che conta è che si è finalmente liberato ed è corso fuori da quel gruppetto di fiori giganti che ostacolavano il suo intento.

John è lì, seduto nel suo giardino all'inglese e la distanza che lo separa da Paul è breve eppure sembra infinita. Paul corre senza fiato, il sudore gli bagna la fronte, la punta del naso, il labbro superiore, ma che importanza ha? Ha trovato John e ora può abbracciarlo di nuovo, stringerlo per non farlo andare più via, per proteggerlo da qualunque folle voglia ancora fargli del male.

Ormai è talmente vicino che riesce a intravedere i suoi occhi, quegli splendidi diamanti dietro le lenti degli occhiali.

È pronto, pronto per urlare, "Mi sei mancato, John."

Ma all'improvviso la figura seduta davanti a John si alza in piedi, si volta e fronteggia Paul. È una donna minuta, con capelli lunghi e neri e occhi a mandorla. Lui si ferma, la guarda perplesso e poi lei lo spinge all'indietro. Le gambe deboli per la corsa cedono, e Paul perde l'equilibrio e cade all'indietro. Ma lì, dove un'aiuola avrebbe dovuto arrestare dolcemente la sua caduta, c'è ora una voragine e Paul precipita e grida, mentre vede la figura di John allontanarsi sempre più.

Cade e cade e cade ancora. Sembra non finire mai. Di questo passo arriverà al centro della Terra. Ma no, non può, al centro della Terra c'è il magma. Se Paul finisce lì brucerà tra le vivaci fiamme rosse, arancioni e gialle. E non potrebbe più trovare John.

Alla fine però Paul rimbalza su qualcosa di morbido, che profuma dolcemente. È talmente morbido che qualunque movimento risulta essere totalmente futile. Anzi, la cosa molle su cui è appoggiato rotola e Paul scivola su un pavimento appiccicoso e bianco. Si guarda intorno e sbatte le palpebre.

Miseriaccissimissima!

È una torta di marshmellow, con la glassa bianca e tante piccole, morbide, colorate caramelle gommose che circondano un Paul alto quanto la falange di un dito.

Gnam gnam.

"Niente gnam gnam, Paul. Devi trovare John." si dice Paul, dandosi un contegno perché la gola è così opprimente che gli si accappona la pelle.

Ma dov'è John? Perché non si fa trovare da Paul?

"John, perché non vuoi che ti trovi?" domanda a John, a se stesso o forse alla torta.

Che cosa ha fatto di male Paul? C'è qualcosa di sbagliato se sta cercando disperatamente colui che è stato il compagno di una vita e di mille avventure e mille emozioni, una più bella dell'altra?

"Mangia la torta, Paul."

Il suggerimento arriva da una voce familiare che Paul sa per certo appartenere a John.

John!

È John. È ancora lui. Allora non è vero che non lo vuole vedere.

"Mangia la torta, yeah yeah yeah. Mangia la torta, yeah yeah yeah." canta John e Paul ride.

D'accordo. Sarà un'impresa perché la torta è enorme e lui è piccino, tanto piccolo quanto Pollicino.

"Ehi! Tu devi fare solo un bucooo!" canta di nuovo, quasi a voler rispondere al suo dubbio.

"Ok, John. Ok.”

Paul ha capito: deve mangiare la torta in modo da scavare nella sua pasta e arrivare fino in fondo, dove c'è il piatto di portata. Non sa proprio cosa accadrà in seguito, come potrà trovare John in quel modo. Ma John continua a cantargli le istruzioni e Paul decide di fidarsi come si è sempre fidato di John nella sua vita.

Prima si sbarazza della dolcissima e appiccicosa glassa e poi si dedica al pan di spagna. E quando arriva a una salsina rossa fra due strati di torta, Paul storce il naso. Ma che razza di torta è mai quella? Sembra ragù e nel ragù lo sanno tutti che c'è...

"Carne?"

Oh no. Lui non mangia la carne di solito, è un vegetariano incallito. Tutti così in famiglia. E soprattutto non la mangia nei dolci. Nessuno la mangia con i dolci, nessuno sano di mente almeno.

Ma John continua imperterrito a cantare, "Chiudi gli occhi e mangia la carne..."

"Questa me la paghi, John!" gli promette Paul.

Poi chiude gli occhi e addenta quei pezzi saporiti di carne trita, sperando che il povero piccolo vitellino che ha donato se stesso per questo, lo possa perdonare. Paul continua a farsi strada tra gli strati dolci e salati. Il sapore in bocca è davvero disgustoso. Orribile, orribile, orribile! Ad ogni morso vorrebbe vomitare. Sente quasi l'acido salire su per la gola. Eppure lui ingoia e prosegue e con un sospiro di sollievo accoglie la visione della ceramica, una cosa che sicuramente non può mangiare.

Oh, è un piatto e sopra c'è la faccia di John. È la copertina di Imagine, ma John gli sta sorridendo. Ormai Paul è davvero vicino.

"Non fermarti adesso. Non fermarti adesso." canta John.

Paul scoppia a ridere: "È dei Queen quella, lo sai, John?"

E subito dopo, tutto intorno a Paul sparisce: la torta con i marshmellow e la carne e il piatto con la faccia di John. È di nuovo circondato dal buio e Paul precipita nel vuoto. Precipita nel vuoto e nell'angoscia, ma il rumore è lo stesso.

Splash!

Questa volta finisce in acqua. Il suo corpo torna subito in superficie, galleggia come un morto e Paul si lascia trasportare dalla corrente, permettendo all'acqua tiepida e dolce di accarezzare ogni parte di lui, come se desiderasse lenire le sue ferite superficiali e anche quelle interne, il sangue scuro incrostato sulla sua pelle come quello sulle pareti del suo cuore.

Il suo sguardo si perde su ciò che lo sovrasta, un cielo al tramonto. Il sole sta morendo all'orizzonte e l'ultimo suo regalo è fatto di raggi dorati che contornano le nuvole di un giallo pallido, sembrano onde su sfondo rossastro... sembra un cielo di marmellata. Marmellata d'arancia, però, quella dolce e insieme amara, quella che non piace a nessuno. Forse piace solo a John.

John che Paul non trova da nessuna parte. E forse non lo troverà mai più.

Piange, Paul.

Un altro giorno sta finendo senza che lui abbia potuto anche solo guardarlo negli occhi, senza quell'ultimo sguardo, l'ultimo abbraccio.

Piange più forte, Paul.

Le sue lacrime finiscono nel lago o forse è un fiume, perché c'è corrente. E c'è anche una piccola barca che si avvicina a lui.

A nessuno importa delle sue lacrime e dei suoi tormenti. Neanche a quella barca, neanche a John. E domani sarà solo un altro giorno senza di lui e Paul non ce la fa. Sa che non ce la farà ad alzarsi e affrontare la vita senza la presenza rassicurante di John in qualunque parte del mondo.

"Non piangere, Paul."

È la voce più dolce a parlare, parla con un sussurro. È di un uomo che lo afferra e lo solleva, adagiandolo sulla barca.

"Non sai che non si fa il bagno dopo mangiato?"

Paul si mette a sedere subito e si strofina gli occhi. L'uomo di fronte a lui, con i lunghi capelli, un cappello e il cappotto neri, il naso più bello del mondo, quell'uomo è John.

"John?" chiede incerto.

Ha paura che possa sparire di nuovo ora che forse, forse, l'ha trovato davvero.

"Ciao, Paul."

John gli sorride e poi si sporge per abbracciarlo. Paul vorrebbe chiedergli tante cose: come stai? Dove sei? Che caspita fai tutto il giorno? Perché non volevi farti trovare?

Ma Paul manda tutto al diavolo, perché è sfinito e così, si limita a ricambiare l'abbraccio, stringendolo più forte che può.

"Mi sei mancato, John."

John ride e quando il respiro di Paul comincia a fargli il solletico, si sposta solo un po' per far incontrare le loro fronti.

"Che ne dici di un giretto in barca, Macca?"

Paul annuisce in fretta, con lui andrebbe dovunque ora.

"Bene." esclama John e si sdraia, porgendogli i remi, "A te l'onore però. Io sono stanco."

 

 

Note dell’autrice: sarebbe stato più facile prendere davvero una pastiglia di LSD  e scrivere la storia, ma alla fine ce l’ho fatta. Bisognava ricreare per il contest, l’atmosfera di “Lucy in the sky with diamonds” inserendo almeno 7 elementi della canzone.

L’idea di Paul che prende una pastiglia per cercare John mi sembrava così dannatamente attraente e angstiosa che non ho potuto evitarla.

Naturalmente mi sembrano evidenti i richiami ad Alice nel paese delle meraviglie, “I am the walrus” e gli elefanti rosa di Dumbo, film che non potrò vedere mai più.

Spero che sia piaciuta e se potete, passate qui a mettere “mi piace” per aiutare la mia pagina “Two of us” a vincere: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=315332698606449&set=a.314243712048681.1073741839.129535750519479&type=1&theater

Ve ne sarei molto grata.

Per la storia ringrazio tre persone che mi hanno consigliato: kiki, mamogirl e _SillyLoveSongs_

A domenica con l’aggiornamento di “Ticket to Paris”.

Kia85

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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