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Autore: ShioriKitsune    19/10/2013    3 recensioni
[RinxHaru]
"What if the storm ends
and I don’t see you
As you are now
ever again?"
"Perché Rin era l’unico al quale lasciava prendere tutto di lui senza chiedere nulla in cambio.
Nonostante sapesse che non sarebbe rimasto.
Nonostante lo avesse sempre saputo".
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Rin Matsuoka
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Ed ecco che sbarco nel Free!dom con una cosa che più deprimente non si può o/
Ci lavoravo da un po' e confesso di non esserne nemmeno tanto soddisfatta, ma se non l'avessi pubblicata non sarei riuscita ad accantonarla e passare ad altro, quindi.. ç.ç
Spero che a qualcuno possa piacere comunque, ecco.

P.S. Il passaggio di tempo della narrazione tra la prima e la seconda parte è voluto.
P.S.2 La canzone è What if the storm ends degli Snow Patrol.
 
* * * * *
What if the storm ends
and I don’t see you
As you are now
ever again?
 
L’eco dei passi che si allontanavano gli rimbombava ancora nella testa, quasi fosse passato non più di qualche attimo. Incessantemente, le vivide immagini di quella che era stata l’ultima volta gli si proiettavano davanti agli occhi come in un loop infinito, riportandogli alla mente la sensazione delle dita fredde sulla pelle, dell’odore di cloro e Rin che da sempre era stata la sua droga, del sapore di quell’unico bacio che gli aveva marchiato a fuoco l’anima.
Dapprima erano stati gli occhialini, poi sul pavimento ci erano finiti i loro corpi bagnati e bramosi di avere di più.
Le mani si erano cercate, stringendo per la strada tutta la carne che erano riuscite a toccare. Graffiando e lambendo,  stuzzicando e pretendendo. Desiderio carnale che si era trasformato in qualcosa di più, qualcosa che però si era rotto ancor prima di poter essere realizzato. Sentimento inespresso, parole non dette, sguardi distolti.
Cos’erano, Rin e Haru?
Amici, nemici e chissà che altro. Forse non lo capivano fino in fondo nemmeno loro.
Rin era l’essenza della vita stessa. Nei suoi occhi ardeva quel tipo di fiamma capace di dar fuoco a tutto ciò che di brutto aveva il mondo. Tutto ciò che non era Rin.
Haru preferiva nutrirsi passivamente di quella fiamma, lasciarsela entrare dentro e far finta che in parte fosse anche la sua.
Perché Rin era l’unico al quale lasciava prendere tutto di lui senza chiedere nulla in cambio.
Nonostante sapesse che non sarebbe rimasto.
Nonostante lo avesse sempre saputo.
 
 
What if the storm ends?
At least that’s nothing
Except the memory
a distant echo
I won’t pin down.
 
What if the storm ends?
 

Lo sguardo di Haru è basso mentre cammina tra la folla. Non gl’importa di ciò che lo circonda, o se gli importa non lo da a vedere.
Svuotato, spento. Il riflesso della fiamma non aleggia più nei suoi occhi.
Legato a doppio filo a quell’impasse fatta di apatia e dello sforzo di vivere un giorno in più solo per non ammettere a se stesso di essersi arreso. Solo per mettere alla prova la sua capacità di crollare e rialzarsi, di riassemblare i cocci che nemmeno combaciano più tra di loro.
Calcia un sasso e non sa neanche perché. Pensa che calciare via le cose dalla sua vista e dalla sua vita sia facile, ma si rende conto che non è così. Il suo personale macigno è ancora lì, deciso a solcare la carne sempre più in profondità.
Quel macigno ha i capelli rossi e i denti affilati, e gli sorride come se godesse del suo tormento.
 
Perché sei andato via?
 
Una delle tante domande a cui non sa dare una risposta.
Continua a camminare, sei quasi arrivato. Ti resta ancora poco da soffrire.
E Haru segue quella voce, quella nella sua testa.
Non sa se qualcun altro a parte lui riesca a sentirla, non si è mai posto il problema.
Un passo dopo l’altro ed è quasi alla meta, nel frattempo stila la lista dei perché.
Perché mi hai abbandonato, perché continuo a pensare a te, perché respiro senza essere vivo.
Perché, perché, perché.
E poi c’è il “perché continuo a venire qui ogni anno?”
Ma è facile trovare risposta a quel determinato quesito.
 
Forse il mio è solo masochismo.
 
Lo pensa mentre si spoglia e s’immerge in acqua, tocca il fondo e poi risale.
Vorrebbe avere le branchie per inspirare a pieni polmoni, ma la verità è che vorrebbe farlo nonostante non le abbia.
 
Non posso cedere adesso.
 
Se lo ripete e quindi esce dall’acqua, si siede sulle piastrelle e attende.
Si sarebbero rivisti lì, glielo aveva promesso.
Solo che non gli aveva detto quando.
 
 
I’ve walked unsettled
rattle cage after cage
Until my blood boils.
 
 
Rin è seduto, le spalle al muro e lo sguardo perso nel vuoto mentre scruta il cielo senza stelle.
Tornare in quel posto dopo anni di assenza gli fa un certo effetto.
La valigia gettata malamente ai suoi piedi gli grida che ha una casa cui fare ritorno, ma il pensiero non gli sfiora neanche il cervello.
Sa dove dovrebbe essere in quel momento, eppure esita.
Paura, senso di colpa.
Non è mai stato una persona decisa, ama cambiare idea repentinamente e senza una precisa ragione. Trae piacere nel ferire, evitando così di essere ferito. E fugge, evita ogni sorta di legame e preserva l’amore che prova per se stesso.
Rin prende ciò che vuole e quando vuole, non si fa problemi né si pone dei limiti.
Avrebbe dovuto immaginare che con Haru sarebbe stato diverso.
Il sapore delle sue labbra lo tormenta da quel giorno, portandolo quasi alla pazzia. Lo cerca nei pensieri e lo segue quando il subconscio prende il sopravvento, lo afferra ma quello fugge ancora.
Destinato a non appartenergli.
Rin sa bene che lo troverà lì, ad aspettarlo.
E poi cosa?
Lo avrebbe fatto suo su quel pavimento una seconda volta o l’avrebbe lasciato andare?
La pioggia cade fitta e gli inzuppa i vestiti, si domanda se non sia arrivata l’ora di entrare.
L’ingresso principale dell’Iwatobi gli è di fronte, deve solo varcare la soglia.
 
 
I wanna see you
as you are now
Every single day

that I am living
Painted in flames

a peeling thunder
Be the lightning in me

that strikes relentless.
 
 
Potrebbe non essere oggi.
Magari tornerà tra un anno, magari non tornerà mai.
 
Haru chiude gli occhi, sa che è tempo perso. Rin non varcherà quella soglia e quel posto rimarrà soltanto il ricordo della notte che gli ha portato via l’anima.
Si riveste, passa una mano tra i capelli.
Rassegnazione.
La finestra dalla quale è entrato è ancora aperta.
Si affaccia, non ricordava fosse così alto. Pensa di attraversare il corridoio ed uscire dall’ingresso principale, ma non ne ha voglia.
Prende un respiro solo per abitudine e salta, atterrando sulle ginocchia con un tonfo sordo.
Piove.
Si guarda indietro per l’ultima volta prima di andare.
Magari tornando a casa si fermerà a nuotare nell’oceano.
Magari a casa non ci tornerà affatto.
 
 
Just for a minute
the silver-forked sky
Lifts you up like a star

that I will follow.
 
 
Rin raggiunge la piscina interna e si guarda intorno.
Un tonfo, forse un gatto. A quell’ora non può esserci nessuno in giro.
La mascella si contrae e il cuore perde un battito.
Non c’è.
 
Perché?
 
Forse troppo tempo, forse troppo poco. Una valanga di sé si affolla nella sua testa, ma è inutile pensarci adesso.
Si sfila la maglietta e si tuffa, chiude gli occhi e va in apnea.
Rimarrebbe così in eterno.
Forse lo farà.

 
What if the storm ends
and I don’t see you
As you are now

ever again?
 
   
 
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