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Autore: Rio no Kitsune    19/10/2013    3 recensioni
Seguito di Present
Miku e Shizuku si sono divise, ma una nuova avventura le attende. Non erano le sole a volersi liberare della razza umana e ora altri animali ribelli unitisi a Kuroki costituiscono una seria minaccia.
Miku e Shizuku però non saranno sole stavolta.
Una trasformazione ha inizio nelle pieghe più nascoste dell'animo e solo in seguito esplode
A Miku, per il suo compleanno
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eppure sentire nei fiori tra l’asfalto,

nei cieli di cobalto c’è

Eppure sentire nei sogni in fondo a un pianto,

nei giorni di silenzio c’è

… un senso di te

 

Eppure sentire (Un senso di te) - Elisa

 

 

 

 

 

 

10.09.2013

 

Birthday

 

La storia delle lucciole di Cherion, Dama delle Stelle, e di come trasformarono tre ragazze reclutandole come ambasciatrici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella fredda aria notturna il vento gelido era come una carezza.

Scivolava a piedi nudi nel buio, le scarpe in una mano, osservando il cielo. Le stelle erano luminose, ma niente era come il cielo delle Grandi Foreste del Nord che nelle nottate di ronda accompagna i respiri e i sussurri.

Non si pentiva di aver lasciato il branco, ma le mancava comunque e la sua mente non poteva che correre alla sua caverna, al suo giaciglio, alla sua famiglia.

Sua sorella avrebbe partorito di nuovo di lì a poco, avrebbe voluto conoscere i suoi nipoti, mostrare al branco altri forti e sani discendenti del Grande Lupo Nero. Poteva solo augurare loro ogni bene da lontano.

Respirò a fondo a occhi chiusi.

-Che ci fai qui?- chiese.

-Ti ho seguita-

-Perché?-

-Perché è da una settimana che sei tornata e mi rivolgi appena la parola-

Miku si voltò, specchiandosi negli occhi verdi di Oliver in uno strano imbarazzo.

-Mi dispiace-

Oliver scosse la testa e tese la mano prendendo quella di lei.

-La cosa più importante è che tu sia qui  e se ti serve tempo, aspetterò ancora-

-Grazie- riuscì a dire.

-Prego-

Risero complici e a Miku le stelle sembrarono più brillanti.

 

 

Alice gioiva ogni mattino del ritorno di Miku. I bambini non avevano fatto altro che chiederle quando sarebbe tornata, soprattutto Kanna che si era affezionata alla giovane maestra e che aveva pianto molto più di tutti gli altri quando era partita.

L’alba le metteva sempre allegria. Un nuovo giorno, una nuova occasione.

Il prato vicino al fiume era il suo angolo di tranquillità, dove si rifugiava prima di andare a scuola. I fiori che lo riempivano erano tutti meravigliosi. Si stese tra l’erba soffice, osservando le farfalle volteggiare poco più in alto.

Si rimise seduta di scatto e recuperò dalla borsa il necessario per scrivere.

Un piccolo bruco e la sua avventura nell’Immenso Verde. Sì, suona bene.

Finì di scrivere appena una pagina prima di rendersi conto di essere in ritardo.

Recuperò tutto e si diresse di corsa verso la scuola col sorriso negli occhi.

Si sentiva proprio come il bruco della storia. Ancora piccolo, ancora inesperto del mondo.

 

-Maestra Alice!-

-Buongiorno, ragazzi-

-Guarda cosa abbiamo trovato!-

Le mostrarono un barattolo di vetro con dentro un piccolo bruco verde e giallo.

-Oh. Beh, è perfetto!-

-Allora lo possiamo tenere in classe?-

Alice annuì radiosa.

-Però dovete procurargli un po’ di insalata, perché avrà fame. Basterà qualche foglia-

-Posso portarla io!-

-Benissimo, Minoska. Ora prendete posto-

 

 

 

 

-Jaspy!-

-Arrivo subito, solo un attimo!-

L’ordinazione l’aveva ricevuta solo due minuti prima, ma a quanto pareva quel ragazzo andava di fretta.

Quella sera c’era il pieno in osteria, perché l’improvvisa pioggia scrosciante aveva costretto tutti a cercare riparo e perché il richiamo della birra era irresistibile il sabato sera. Angel stava intrattenendo gli avventori con le sue storie e Jaspy era l’unica cameriera di servizio perché Kiriska era a casa malata.

-Ecco a lei lo stufato, Mariska-

-Grazie, cara. Ogni tanto ci vuole un buon pasto caldo-

-Allora, Jaspy! Ti ho chiamato già due volte!- sentì gridare di nuovo.

-Un secondo!- quel Flein stava diventando insopportabile.

-Forse dovresti dirgliene quattro, mia cara-

-Non posso, Mariska. Sai che poi Liob si infuria-

Con un sospiro prese una brocca di vino e la portò a quell’insistente cliente.

-Finalmente! Ora, da brava, siediti-

-Non posso. Ho del lavoro da sbrigare-

-Oh, dai! Solo per un po’-

-No. Dimmi cosa vuoi, altrimenti lasciami lavorare, per piacere-

-D’accordo. Mi chiedevo solo se ti andasse di passeggiare insieme questa sera. Dopo il lavoro, s’intende-

La bocca di Jaspy si spalancò di botto.

-Passeggiare?-

-Beh, se non ti va, potremmo andare al fiume o direttamente in locanda- disse il ragazzo, allungando una mano per trattenerle il braccio.

Jaspy prese lo straccio che teneva infilato nel grembiule e la allontanò con uno schiocco.

-Come ti permetti? Ho già il ragazzo e di certo non uscirei con uno sconosciuto. E ora lasciami lavorare-

-Un ragazzo che nemmeno è in paese? So che è partito- disse Flein a voce bassa, così che solo Jaspy potesse sentirlo. -Andiamo, ci divertiamo un po’…-

Per tutta risposta Jaspy si allontanò in tutta fretta.

-Sai che ti dico Mariska? Questo lavoro non fa per me-

-Ben detto, ragazza mia. Ben detto-

-Darò le dimissioni domani stesso-

-E mi lasci qui da sola?- chiese Angel che si era avvicinata per una pausa.

-Neanche tu dovresti fare questo lavoro, Angie. Perché non lo lasci e ne cerchiamo un altro?-

Angel la guardava dubbiosa. – Ti prometto che si penserò su, ok? Tu però non lasciarmi già domani!-

-D’accordo. Però non rimarrò ancora molto! Vado a parlarne a Liob-

 

Il turno terminò molto tardi e Jaspy si svegliò a mattina inoltrata.

Notò un cardellino che cinguettava allegro sul davanzale della finestra, zampettando qua e là cercando forse di attirare l’attenzione. Cercò di avvicinarsi con cautela, per non farlo volare via subito, ma stranamente l’uccellino non si mosse nemmeno quando fu proprio a pochi centimetri di distanza.

-Buongiorno anche a te-

Per tutta risposta il cardellino cinguettò due volte.

-Sai, mi piacerebbe ogni tanto poter volare in alto come fai tu. Poter vedere le cose da un’altra prospettiva deve essere meraviglioso. E invece, eccomi qui, a chiacchierare con te-

Sorrise lievemente e recuperò qualche mollica di pane che mise sul parapetto. Poi andò di corsa a prepararsi per uscire in cerca di un nuovo impiego.

 

 

 

Angel correva veloce per la strada principale. Adorava sentire il vento cercare di contrastarla. Adorava veder sfrecciare persone e oggetti accanto a sé mentre prendeva la rincorsa verso la piazza, dove la lieve discesa permetteva quasi di volare.

In realtà la piazza era solo una meta secondaria perché aveva intenzione di andare un po’ nel bosco a raccogliere fragole e more dai suoi cespugli, quelli che aveva scoperto un paio di anni prima vicino al fiume. Li aveva recintati, curati, aveva tolto le erbacce ed erano cresciuti regalandole ogni anno sempre più bacche.

Una volta lì non perse tempo e raccolse canticchiando un intero cesto di frutti e, riempitolo per bene, si sedette per mangiare direttamente dal cespuglio, osservando le fronde degli alberi con un bel sorriso vivace.

Il profumo degli arbusti, della resina, della vegetazione le liberava i polmoni. Adorava stare lì, ci rimaneva delle ore, soprattutto nei giorni di festa e si esercitava a raccontare storie o a impararne di nuove.

I raggi del sole facevano fatica a penetrare, ma sembrava che ci fosse tanta luce proveniente dai lati del bosco che filtrava dappertutto. Le veniva da gridare, da cantare ad alta voce, da saltare per tutto il bosco.

Si stese a terra e poi rotolò a pancia sotto. E incontrò due occhi spaventati.

C’era un piccolo leprotto che si era infilato proprio nel suo cespuglio di more e tremava terrorizzato.

-Ciao, piccolino. Mi dispiace di averti spaventato. Non volevo-

Il piccolo si nascose ancora più in profondità, ma Angel non desistette. Allungò la mano e riuscì, a fatica, a recuperare quella palla di pelo sussultante e a posarla sulle gambe incrociate.

-Ciao- disse al leprotto a bassa voce, accarezzandolo –Io mi chiamo Angel. Scusami per averti impaurito, ma proprio non sapevo che eri lì. Ti va un po’ di insalata? O una carota?-

Il leprotto aveva smesso di tremare e si era appallottolato nel suo grembo. Dopo qualche minuto di carezze, Angel si decise a lasciarlo andare.

-Ti verrò a trovare ancora se sarai qui- disse sorridente.

Il leprotto annusò un po’ in giro, decisamente tranquillizzato. E come un fulmine scomparve nel bosco.

 

 

Quella Domenica, dopo l’Assemblea, Miku non rimase a ballare come al solito.

Si scusò con Oliver che la lasciò andare con un mezzo sorriso e si allontanò verso il fiume. C’era qualcosa che non andava, ma non capiva cosa.

Non era solo la nostalgia del branco, della sua vecchia vita. Sentiva che qualcosa stava per cambiare, c’era una strana tensione.

-Ciao Miku-

-Alice!-

-Sei venuta a rilassarti un po’?-

-Sì, diciamo di sì…-

-Ti va di farmi compagnia?-

-Certo-

-Sai, questo è il posto che preferisco di più in assoluto. Mi riempie di serenità, anche quando le cose non vanno proprio per il verso giusto- disse Alice.

-Qualcosa non va? Posso aiutarti?-

-No, no… tutto bene. Semmai dovrei farti io questa domanda- le disse con un sorriso dolce.

Miku abbassò lo sguardo e si piegò sulle ginocchia, rannicchiandosi su se stessa.

-Non c’è nulla che tu possa fare, ma grazie per il pensiero-

-Come vuoi. Io sono qui- le disse accarezzandole la schiena.

-Grazie-

-Tutto bene?- disse una voce prima che il suono dei passi le raggiungesse.

-Ciao Angel. Anche tu hai lasciato la festa?-

-Già. Miku non sta bene?-

-Solo un po’ di malinconia. Mi passerà-

-Capisco-

-Che cosa stai facendo con quel cesto?-

-Stavo andando nel bosco. Volevo portare un po’ di cibo a un leprotto che ho visto stamattina-

-Buonasera ragazze! Angel, ho trovato un nuovo lavoro!-

-Ciao Jaspy, sembri euforica!-

-Correggerò i libri in editoria. Dopo che è partita Shizuku non hanno trovato nessun altro e mi sono offerta volontaria. E poi domani torna Kaito-

-Buon per te! Io ho trovato lavoro in una piccola società che si occupa di disegnare e produrre abiti e mantelli-

-Perfetto!-

-Lascerete l’osteria?- chiesero Alice e Miku in coro con tono sorpreso.

-Sì. Non ce la facevo più. Alcuni clienti non si rendono conto di superare i limiti- disse Jaspy con uno sbuffo.

-Sono felice per voi-

-Sì anch’io- disse Miku.

Mille luci le circondavano e guizzavano da una parte all’altra del prato e riflettendosi nell’acqua.

-Quante lucciole stasera!- esclamò Jaspy

-Sì, sono davvero tantissime-

-Non ne ho mai viste così tante!-

-Miku, ne hai una sulla caviglia-

-E tu ne hai una sulla spalla!-

-Jaspy, guarda la tua mano!-

-E tu Alice guardati la schiena se ci riesci!-

La naturale risata che scoppiò in seguito sembrò rischiarare l’aria. E poi tutto si fermò.

Il vento era cessato, l’acqua del fiume aveva smesso di scorrere, lo scintillio delle stelle era immobile. Poi le lucciole cominciarono a vibrare e ad illuminarsi. Miku risplendeva d’azzurro, Alice era ricoperta da un’aura rosata, Jaspy era accesa dal colore del glicine primaverile e Angel brillava del verde acceso delle foglie.

Il mondo intero sfolgorò di energia dorata. La luce inondò il cielo, gli alberi, il prato e tutte e quattro si ritrovarono ammutolite di fronte a una donna sorridente vestita di bianco, con lunghi capelli candidi e due occhi gentili.

-Benvenute Miku, Jaspy, Angel e Alice. E benvenuta anche a te Shizuku-

Le quattro, infatti, videro apparire dal nulla Shizuku che sfavillava di un rosso porpora.

-Miku? Ragazze? Ma che…?-

-Ma che sta succedendo?- chiese Alice.

-Chi sei?- chiese Miku.

-Il mio nome è Cherion, sono la Dama delle Stelle e ho bisogno del vostro aiuto-

Sia Miku che Shizuku riconobbero quel nome. Cherion era una sorta di guida protettrice degli animali, una lucciola che traccia il cammino nei momenti più oscuri. Fu naturale per loro un inchino, mentre le altre ragazze restavano incredule.

-Ma che aiuto possiamo darvi?- chiese Shizuku.

-A quanto mi risulta, almeno due di voi hanno dei poteri. Vero Miku e Shizuku?-

-Se si riferisce ai Ventagli, deve sapere che li abbiamo restituiti e che non abbiamo nessuna intenzione di riprenderli-

-Oh, no. Mi riferisco alla vostra capacità di cambiare forma- disse Cerion con un sorriso –alla vostra capacità di mutare in esseri umani-

-Voi due siete in grado di trasformarvi? Quindi questo non è il vostro vero aspetto?- chiese Jaspy.

-No, non è proprio così. È diverso-

-La nostra forma umana è parte di noi. Siamo nate come lupo e come volpe, ma l’aspetto umano che siamo in grado di assumere fa parte della nostra essenza. Solo che pochissimi animali ormai sanno come fare a mutare- rispose Miku.

-Esattamente. Ma la stessa cosa vale per gli umani. Ognuno di voi ha in sé la capacità di diventare un animale-

-Che sogno assurdo…- disse Jaspy.

-Ah, quindi è un sogno?-

-Beh, ti sembra che possa essere reale? Tu sai trasformarti in un animale, Angel?-

-Beh, no… ma mi piacerebbe, credo-

-Miku, Shizuku-

-Sì?-

-Mostrate loro che non è un sogno-

Miku osservò attentamente Cherion. L’Inganno era sopito da troppo tempo. L’istinto di Lupo però le suggeriva di provare. Guardò Shizuku che la studiava dubbiosa e annuì.

Chiuse gli occhi e vide il cielo stellato di due giorni prima, il sorriso di Oliver, la sua mano calda. Poi si sentì invadere dal gelo, dal ghiaccio, dal vento artico del Nord. E fu lupo ancora una volta. Un lupo con due occhi blu intenso e uno strano simbolo sulla zampa posteriore destra.

Shizuku la imitò. Sentì il sole del Sud, la brezza calda dei campi, il profumo dei fiori, il piacevole calore della terra, il sussurro dei boschi. E fu volpe di un rosso acceso, con due code soffici e un segno identico a quello di Miku sul petto.

Jaspy, Angel e Alice guardarono la scena con occhi spalancati e completamente ammutolite.

Davanti a loro una lupa grigia e una volpe rossa le osservavano tranquille.

-Ma, ma… è incredibile!-

-Miku… sei tu?- chiese Alice avvicinandosi con cautela. Miku si avvicinò e strofinò il naso umido sulla sua mano.

-È vero? Non è un sogno?-

Miku e Shizuku scossero il capo.

-Ora tocca a voi. Guardate dentro di voi e rilassatevi. Fate scorrere nella mente e nel cuore l’energia e rilasciatela. Io vi aiuterò a liberarla.- disse Cherion.

Alice, Angel e Jaspy si guardarono. Poi si presero per mano e chiusero gli occhi.

Alice sentì il lieve profumo dei fiori di campo, il pigro ronzio degli insetti, l’odore dell’acqua e lo scroscio morbido del suo scorrere. E si sentì nuovamente piccola e sperduta.

Angel si concentrò sui rumori e gli odori del bosco, sull’ombra fresca, sul terreno umido, sull’erba tenera. Poi cominciò ad avvertire i suoni in modo nuovo e a sentirsi pronta a correre come un fulmine.

Jaspy invece pensò all’immensità del cielo, al sollievo del vento sulla pelle, all’ossigeno che penetra nei polmoni, alle albe e ai tramonti. D’improvviso provò la strana necessità di spiccare un balzo in alto.

Aprirono gli occhi e il mondo sembrò loro raddoppiato in volume, forma ed estensione.

-Accidenti!- pigolò Jaspy e Angel iniziò a saltellare di qua e di là.

-Ma dov’è Alice?-

-Sono qui!- disse una vocina lontana.

-Ma sei…-

-Un bruco. Sono un minuscolo bruco verde e giallo!- esclamò tra le lacrime.

-Non disperarti Alice. La tua trasformazione non è ancora completa. C’è qualcosa che devi fare prima di scoprire davvero te stessa. È stata la tua paura a impedirti di trasformarti nel tuo vero io. Questa è solo una forma transitoria. Quando sarai pronta a farti vedere per ciò che sei, allora potrai mutare nella tua forma definitiva-

-Va bene- sussurrò Alice ancora incredula e spaventata.

-D’accordo. Ma perché tutto questo? Di che aiuto hai bisogno?- chiese Miku impaziente.

-Miku, i lupi non sono i soli animali a soffrire per colpa dell’uomo. Avete fatto un ottimo lavoro, ma non è sufficiente. Diversi altri animali, dai cervi alle marmotte alle api si sono rivolti a Kuroki per ricevere aiuto e ora lei sta accumulando molti poteri e inoltre gli animali si stanno sempre più convincendo che gli uomini devono essere eliminati. Kuroki sta muovendo guerra all’uomo con un esercito che diventa sempre più grande. Ho provato a convincere i capibranco dello sbaglio che stanno commettendo, ma invano. Perciò voi siete la mia ultima speranza. Vorrei che provaste a convincere quanti più animali potete raccontando e diffondendo la vostra storia. Io poi mi occuperò di Kuroki.-

-D’accordo, si può fare.- disse Shizuku.

-Per me va bene.- confermò Miku.

Alice, Angel e Jaspy le guardarono ancora del tutto frastornate.

-Come farò così piccola a convincere un cervo a non uccidere gli esseri umani? Sono insignificante!- esclamò Alice.

-Io non posso venire. Kaito torna domani e non lo vedo da troppo tempo.- si lamentò Jaspy

-Io… io…- balbettò Angel –… io non voglio essere un coniglio per sempre! Devo ancora innamorarmi, sposarmi e avere dei bambini! Ma non li voglio da coniglio!- urlò tra le lacrime.

Cherion sorrise condiscendente. –Angel, non rimarrai un coniglio per sempre, è solo una forma temporanea che ti permetterà di parlare con gli altri animali. Alice, non sei insignificante, anzi, puoi fare molto. Ma devi essere tu a crederci. E quanto a te Jaspy…-

Un’ombra nera e poi una bianca si materializzarono all’improvviso.

-Kaito?-

-Oliver!-

-Ho chiesto loro di andare in avanscoperta. Oliver per primo, mentre tu non eri qui Miku. E poi anche Kaito. Entrambi hanno scoperto che ci sono tre diversi punti in cui si raccolgono i ribelli e che dal Sud stanno cominciando ad arrivarne altri. Shizuku, il tuo compito sarà quello di fermare gli animali che vogliono unirsi ai gruppi del Nord e convincerli che la convivenza con l’uomo è possibile. Puoi partire subito?-

-Certo Lady Cherion. A presto ragazzi!- disse salutando e sparì come era venuta.

 -Poi avevo pensato che Kaito e Jaspy potevano occuparsi del gruppo a Nord Est e invece Angel e Alice del gruppo a Nord Ovest.- disse Cherion riprendendo a esporre il suo piano. -Infine Oliver e Miku andranno nel Grande Nord. Sempre che abbiate intenzione di accettare. Pensateci, avete stanotte per decidere.-

Appena Cherion smise di parlare il buio tornò di colpo e tutti restarono accecati, più che non di fronte a un’immensa luce.

Quando gli occhi si furono riabituati ai chiarori tenui della sera, fu il momento delle spiegazioni.

Miku spiegò in breve e con voce fredda cosa era realmente successo due anni prima. Oliver e Kaito raccontarono velocemente di essere stati chiamati da Cherion che aveva conferito loro dei poteri particolari. Non riuscivano a mutare, ma a parlare con gli animali e a comprenderli. Così erano andati nei boschi e avevano ascoltato gli animali parlare liberamente dei loro piani senza sospettare nulla. Kaito era vestito, come notò Jaspy, di un bianco splendente. Aveva un bastone che non ricordava di avergli mai visto brandire e un mantello ampio che non lo faceva passare inosservato. Oliver invece era completamente vestito di nero, cosa che faceva risaltare gli occhi brillanti e lo faceva apparire più alto. Aveva una grossa spada che portava sulla schiena e un sorriso di scuse perennemente rivolto verso Miku che lo squadrava malamente.

Alice e Angel, ancora scosse, si tenevano per mano ascoltando e sbadigliando ogni tanto.

-Io e Kaito partiremo anche senza di voi. Faremo la nostra parte. Non vi giudicheremo se deciderete di non venire. Dopotutto è una missione piuttosto pericolosa.-

-Ti puoi anche scordare che rimarrò qui.- ringhiò Miku per tutta risposta e senza degnarlo di uno sguardo corse verso la locanda.

Oliver salutò gli altri e la inseguì.

Kaito guardò Jaspy negli occhi, poi le prese la mano e la tirò a sé. -Non potevo dirti nulla, mi avresti preso per matto.-

-Sì, immagino che lo avrei fatto.- gli rispose con un sorriso tirato. Ma poi il viso di Jaspy si nascose dolcemente nella spalla di Kaito e l’abbraccio fu dei più calorosi e dolci.

-Verrò con te. Ti seguirò- sussurrò Jaspy. Per tutta risposta Kaito le baciò i capelli e la strinse più forte.

Angel e Alice salutarono e si dileguarono dubbiose riguardo la loro decisione.

 

-Miku, aspetta!-

-Scordatelo. Sei fortunato che non ti stacchi la testa a morsi!-

Oliver accelerò il passo e riuscì a prenderla per un braccio.

-Non lo faresti.- disse serio. –Non lo faresti.-

Miku lo guardò sperduta. Aveva provato un’immensa paura. Lui era umano, era privo di difese, era facilmente attaccabile. Aveva rischiato troppo. E lei poteva perderlo senza nemmeno saperlo.

-Perché non mi hai detto niente?- chiese a voce bassa. –Sapevi che ero un lupo, lo sapevi. E non hai detto niente. Sapevi che volevo anch’io farvi fuori tutti. E non hai detto una parola.-

-Che cosa importa?-

Miku si specchiò in un bosco verde.

-Avrei gioito se a farmi perdere il respiro fossi stata tu. L’avrei accettato. Perché tu sei padrona di ciò che sono. Perché tu sei ora il mio tutto.-

Boccheggiava. Tremava. E poi prese coraggio.

Le labbra erano soffici e lievi, il respiro caldo e affannoso. Una lacrima le solcò il viso. Poi un’altra e un’altra ancora. Non aveva mai pianto così tanto in vita sua.

Non aveva mai amato così tanto in vita sua.

Si strinsero nel buio della strada, tra due lanterne lontane. Non c’era che il soffio del vento.

 

La mattina successiva erano tutti lì.

Alice aveva dovuto sistemare le cose e trovare una sostituta dell’ultimo momento anche per Miku, Angel e Jaspy avevano preso due settimane di ferie, Oliver e Kaito avevano invece già provveduto a tutto.

Il viaggio fu faticoso nonostante le poche cose che si erano portati dietro. Erano partiti all’alba e avevano fatto cinque soste durante le quali avevano pianificato come agire.

Al crocevia si divisero incerti, abbracciandosi e facendosi coraggio.

 

 

Shizuku correva il più velocemente possibile.

I cani erano sempre stati un problema per lei. Se non eri abbastanza veloce ti ferivano, ti torturavano e poi ti uccidevano staccandoti la carne a morsi.

Stavolta però non era una battuta di caccia come al solito.

-Non c’è modo di vivere con loro. Ti sfruttano e poi ti abbandonano.- aveva detto il capo.

Erano cani randagi, abbandonati dai loro padroni. Molto più aggressivi. Molto.

Dopo averli distanziati un po’, prese velocemente forma umana e si arrampicò su una grossa quercia.

Non sarebbe stato per niente facile se fosse stata da sola.

Grazie al cielo aveva pensato di riunire tutti gli animali suoi amici che aveva fino a quel momento convinto della sua posizione.

-Allora?- abbaiò Klem, il capobranco –Non vuoi scendere da lì?-

-Dovresti smetterla Klem!-

Il cane si voltò immediatamente verso quella voce.

-Eloim-

Una volpe magnifica, di un rosso brillante e dagli occhi vuoti si fece avanti. Era cieca, ma nessuno osava contraddirla nel bosco.

-Vai Shizuku. Ho già parlato ad altri animali del bosco che hanno creato un blocco nel Passaggio dell’Ancora. Gli animali devono necessariamente passare da lì per raggiungere il Nord. Fai del tuo meglio-

-Grazie Eloim-

Grazie madre.

 

 

 

-Angel, sto per vomitare!-

-Stai scherzando?- e si fermò di botto. – Non lo fare addosso a me! D’accordo che sei piccolina, però…-

Arrivate vicino alla zona in cui dovevano trovarsi gli animali ribelli, Angel e Alice avevano abbandonato la loro forma umana, ma dato che Alice era piuttosto lenta come piccolo bruco, era Angel a portarla sulla groppa.

Solo che, inevitabilmente, tutto quel saltare le aveva messo la nausea.

-Va meglio ora?- chiese Angel, dopo averla fatta scendere.

-Sì, grazie-

Poi si sentì il fruscio dell’erba e un miliardo di occhi piombarono su di loro.

Angel si ritrovò schiacciata a terra dalle zampe lunghe e sottili.

Un enorme pavone con la coda aperta stava ghignando – sì era proprio un ghigno- e il becco affilato non prometteva bene.

-Dove credete di andare?- chiese con voce falsamente suadente.

Alice tremava. Vedeva tutto enorme e immenso, un’immensa soffocante enorme coda di piume. Non aveva voce nemmeno per urlare.

Angel si dimenava invano. La presa ferrea del pavone le impediva di respirare e il suo ghigno gelido si faceva sempre più largo.

Alice rifletté. Ci doveva essere qualcosa che poteva fare. Qualsiasi cosa. Era un bruco, ma aveva una qualche potenzialità. Doveva averne!

Cherion aveva detto che doveva credere in sé stessa.

Se almeno avesse potuto distrarlo in qualche modo…

Poi sentì uno strano calore su quella che doveva essere la schiena e tutto divenne buio.

 

 

Miku e Oliver avevano concluso in fretta la loro missione. Oliver era rimasto in disparte, in caso fosse necessario un intervento con la spada, ma Miku era stata più che sufficiente. Era conosciuta da tutti lì al Nord e le sue sorelle avevano già contribuito in parte narrando ai Consigli di Branco la sua storia. Era stato sufficiente parlare con i ribelli nella sua magnifica e autoritaria forma di lupo per convincere quel gruppo, peraltro abbastanza lontano dai gruppi più nutriti e brutali dell’Est e dell’Ovest, che non era necessaria alcuna violenza.

Si era fatto buio però, perciò furono costretti a trovare un riparo.

Non erano mai stati così tanto tempo da soli. Il silenzio era imbarazzante. E il sussurro del vento li riportava alla notte prima.

Avevano acceso un fuoco e lo scoppiettio della legna che si consumava era l’unico suono tra loro.

Miku era rannicchiata su se stessa e guardava ipnotizzata le fiamme, mentre Oliver la osservava di sottecchi.

-Dove vuoi dormire?- chiese.

-Io non dormo-

-Come sarebbe a dire?-

-Sarebbe a dire che io resto di guardia mentre tu dormi-

-Ma neanche per sogno! Io faccio la guardia e tu riposi.-

-No-

-Sì-

-No-

-Ti dico di sì-

-E io ti dico di no!-

I loro volti erano a meno di due centimetri l’uno dall’altro. Arrossirono entrambi tantissimo e si distanziarono di botto.

-Forse potremmo fare la guardia insieme- propose Oliver.

-D’accordo- rispose Miku a bassa voce.

Lui le si avvicinò da dietro e le fece scivolare una mano intorno alla vita sottile. Lei si accoccolò nel suo calore, sorridendo dolcemente.

Più tardi, quando Oliver si era ormai addormentato da un pezzo, Miku si voltò verso il suo viso e lo baciò lievemente, col cuore a mille. Voleva un ricordo di lui che fosse solo suo, da custodire e proteggere gelosamente.

Si sentiva piccola e protetta nelle sue braccia, mentre fuori il vento ululava forte

 

 

Jaspy volava più in alto, sempre più in alto. E Kaito la pregava più forte, sempre più forte di tornare a terra.

Era tutto così diverso, tutto nuovo, più grande, più infinito da lassù.

Poi si convinse a volare più basso e atterrò sulla spalla di Kaito.

Anche per loro era stato più semplice del previsto e stavano tornando al crocevia.

A quanto pareva si erano verificate diverse lotte interne al gruppo dei ribelli e, soprattutto tra cervi e api si era aperta una vera e propria divisione che aveva poi avuto come esito la divisione e dispersione dei vari schieramenti.

Inoltre l’Airone Bianco, uno dei più saggi esemplari di airone, era intervenuto per calmare le acque.

Ma allora perché Cherion aveva chiesto il loro aiuto?

 

 

 

Miku scosse Oliver che si risvegliò e notò immediatamente l’espressione di Miku.

Lei cambiò forma e con passo felpato si diresse nell’oscurità della foresta mentre lui la seguiva da lontano.

C’era qualcosa che non andava.

Sentiva un odore che non le piaceva per niente.

Poi d’improvviso una traccia fresca e due enormi occhi gialli.

 

 

 

Si sentiva una piuma. Leggera e libera. Le bastava un soffio.

Aprì gli occhi con circospezione e fu inondata da rosa, nero e magenta. Ali. Era una farfalla.

Volò veloce in alto e vide con orrore che il pavone era ancora su Angel che si dibatteva terrorizzata. Così si lanciò in volo  verso il becco tagliente e, dopo averlo aggirato si posò sugli occhi dello splendido animale impedendogli di vedere.

-Levati di mezzo-

-Mai-

Il pavone provò a liberarsi di Alice lasciando andare involontariamente Angel che corse più in fretta che potè verso il crocevia in cerca di aiuto.

-Fai in fretta!- le gridò Alice.

E Angel corse. Corse più di quando scendeva veloce nella piazza, corse più di quanto non avesse mai corso, corse a grandi balzi e si diresse in cerca di Jaspy e Kaito.

 

 

 

-Borge!-

-Miku, ma che piacere!-

-Che cosa ci fai qui?-

Borge era il capobranco dei lupi discendenti del Grande Lupo Bianco, da sempre nemici del suo Branco.

Aveva il pelo candido e la bocca grondava di sangue.

-Nulla di che, mia cara. Stavo solo cacciando. E ti stavo aspettando. Che ne dici di unirti a noi? Sai, sappiamo che volevi liberarti della razza umana, ma hai fallito. Riprovaci insieme a noi-

Altri cinque lupi accerchiarono Miku che ringhiava e affondava gli artigli nella terra.

-Hai fame? Noi stavamo appunto per mangiare- e così dicendo le lanciò qualcosa tra le zampe.

Un mano umana.

-State indietro!-

-No Oliver! Vattene via!-

Aveva sfoderato la spada e la puntava verso i lupi che erano alle sue spalle.

-Oh, vedo che hai compagnia. Meglio così, ci sarà più cibo per tutti-

-Puoi anche scordartelo!- ululò Miku.

E puntò alla gola.

 

 

Il sangue aveva sporcato la purezza di quel prato e il tramonto inoltrato colorava di rosso il mondo intorno a loro.

Il pavone era a terra, senza vita, insieme ad un falco che invece era stato legato e immobilizzato. Gli altri uccelli, una volta convinti dell’inutilità di quella ribellione si erano dispersi.

Angel aveva trovato Jaspy e Kaito vicinissimi al luogo in cui si erano divisi e li aveva condotti immediatamente dal pavone. Alice svolazzava intorno il più velocemente possibile e, nonostante tutti i tentativi, il pavone non era riuscito ad acchiapparla.

Il colpo di stiletto fu subito efficace. Kaito lo teneva infilato nel bastone ed era stato straordinariamente preciso nell’utilizzarlo.

Ma poi erano arrivati i falchi e le aquile insieme ad altri pavoni che avevano intenzione di vendicare il loro capo.

-Sappiamo chi siete- aveva detto Nezou, il falco più grosso – e non ci importa nulla di quello che avete da dire.-

Il falco però fu subito zittito da un verso antico e melodioso.

Una fenice nera e rossa lo colpì all’ala e Nezou cadde al suolo, incapace di rialzarsi in volo.

-Ascolterete quello che hanno da dire e diffonderete il messaggio- disse la fenice in un canto imperativo.

Fu un lungo racconto, ma ascoltarono tutti e furono tutti convinti da quella testimonianza.

Angel rese tutto più avvincente, raccontando in modo tragicomico la storia e lasciò in tutti un piacevole ricordo.

-Non si tratta solo di noi- disse Nezou appena l’ebbero slegato –Kuroki è potente ormai e con i suoi ventagli controlla gran parte degli animali. Cherion non la può combattere da sola. Distruggerà tutto-

-Dobbiamo trovare Miku. Solo lei sa dove si trova Kuroki e insieme potremo fare qualcosa- disse Alice.

-Sì, ma ormai si sta facendo sera, è inutile cominciare le ricerche ora. Andremo domani-

 

 

 

La ferita che si apriva sul fianco di Oliver non era molto profonda, ma gli faceva male. Era stato uno stupido.

Dopo che Miku aveva fatto fuori Borge affondando i canini nella trachea,  aveva affrontato tre dei cinque lupi bianchi che la sovrastavano in stazza e forza fisica.

Oliver si era occupato con difficoltà dei due che si era ritrovato davanti. Il primo lo aveva colpito all’addome, non senza che fosse riuscito a squarciargli la carne sul lato sinistro, mentre il secondo l’aveva atterrato per un colpo di fortuna.

Poi aveva tentato di aiutare Miku che si era distratta nel tentativo di proteggerlo e si era lasciata mordere.

La furia era talmente tanta, il sapore della ruggine in gola talmente forte, che uccidere due lupi restanti e ridurre alla fuga il terzo fu un attimo.

Si era poi immediatamente accostata a Oliver che, esausto, si era steso a terra, premendo contro la ferita un po’ di stoffa e lamentandosi. Gli aveva steso sulla pelle lacerata e sanguinante un miscuglio delle erbe curative che aveva trovato lì vicino e in totale silenzio aspettava che migliorasse.

-Miku…-

Silenzio.

-Miku, dì qualcosa-

-Cosa vuoi che ti dica?- chiese lei in tono ostile.

-Avvicinati-

Miku si accostò a lui e Oliver la baciò.

-Sei uno stupido- sussurrò.

-Mi sta bruciando un sacco-

-Posso fare qualcosa?-

Il vento diffondeva il suo gelido abbraccio, soffiava, suonava.

-Sposami-

 

 

 

-Finalmente vi abbiamo trovati!- urlò Angel nel vedere Oliver e Miku che, mano nella mano, li raggiungevano correndo.

Tutti furono d’accordo nel recarsi da Kuroki e aiutare Cherion.

Un esercito di pipistrelli e uomini troppo collerici o troppo affettuosi li attendeva, ma riuscirono a superarli facilmente.

Non fu una battaglia epica. Diversi animali ormai si erano liberati dell’influenza di Kuroki e l’intervento di Cherion mise fine alle sue mire dittatoriali.

Shizuku aveva fatto un’ottima opera di convincimento e numerosi gruppi erano tornati al Sud, sperando di poter migliorare i rapporti con gli esseri umani.

Kuroki si dissolse nella luce di Cherion e con lei anche i ventagli andarono persi. Si riunì un Gran Congresso degli animali, dove tutte le specie intervennero per esprimersi a favore o contro la guerra. La pace fu una conquista quasi totale.

Tornare al villaggio fu un sollievo.

Alice scrisse un enorme racconto su un bruco verde pauroso e solitario, per cui ogni impresa era impossibile che diventava una coraggiosa e meravigliosa farfalla pronta a sfidare anche il ragno malvagio che terrorizzava gli abitanti del prato. Inutile precisare che il nome del ragno era Kuroki e che venne schiacciato insieme alla sua ragnatela.

Jaspy cominciò a lavorare nell’editoria e dopo qualche mese decise di cominciare anche a scrivere.

Non mise più piede in osteria , ma si mise ad aiutare Mariska in Chiesa ogni finesettimana e a prepararle un pasto caldo ogni volta che lei glielo chiedeva.

Angel divenne un’eccellente operaia nella fabbrica di mantelli e abiti di Madame Solisoi e nel tempo libero aveva preso a recarsi in piazza e a raccontare storie spesso interpretando i personaggi in modo buffo o terrificante. Alcuni ragazzi cominciarono ad unirsi a lei e in poco tempo ogni Domenica la Compagnia della Domenica si esibiva nell’interpretazione di una qualche leggenda.

Tutte e tre furono invitate al matrimonio di Miku.

L’abito bianco la faceva sembrare un angelo. Dalle porte spalancate della Chiesa entrava una luce straordinaria e il vento gonfiava il velo e la gonna. Il sorriso era pieno di gioia e si rifletteva negli occhi di Oliver.

Erano insieme per sempre.

 

 

 

 

 

  
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