IN MEMORIAM

Una nave.

Basta solo una nave spaziale a portarmi via da tutto quel fuoco.

Basta solo un droide protocollare a pilotare la nave fuori da quell’incubo.

Ma non basta né una nave né un droide per portar via il dolore che ho nel cuore.

Sono un Maestro Jedi: dovrei sapere bene che un Jedi non prova dolore. Dovrei chiudere gli
occhi, immergermi nella Forza, e riuscire a superare questo momento di debolezza.

Ma, per quanto mi sforzi, non riesco a farlo.

Adesso non sono un Jedi.

Sono soltanto un uomo. Solo.

Un uomo che ha visto quello che non credeva avrebbe mai visto.

Per quanto tempo mi sono illuso di poterti addestrare?

Per quanto tempo ti ho considerato mio fratello?

Non credevo sarebbe finita così.

E’ bastato qualche giorno per far sì che il mio mondo mi crollasse addosso.

I cloni ribellati. I Jedi caduti. Un nuovo Impero, un nuovo Imperatore.

E un nuovo Sith.

Anakin Skywalker.

Il pensiero comincia a straziarmi.

Perché non ero con te? Come hai fatto a lasciarti corrompere tanto?

Come hai fatto a cambiare tanto?

Ricordo la tua innocenza. Ricordo i tuoi occhi: azzurri, limpidi.

Buoni.

E in un attimo ricordo chi avevo davanti poco tempo fa.

Un’altra persona.

Un corpo mutilato, su un greto di sabbia nera. Niente a che vedere con quello che eri, non fosse per quei caratteri fisici che conosco bene.

Due occhi. Gialli. Fissi su di me.

Colmi d’odio. Di rabbia.

Diretti a me, che sono stato il tuo Maestro. Il tuo amico.

Occhi così diversi da quelli che vidi quel giorno, quando ti conobbi.

Ciao, sei un Jedi anche tu? Piacere di conoscerti!

Quelle parole rimbombano nella mia testa.

Com’eri altruista, Anakin… Immaginavi allora ciò che saresti diventato?

Che avresti ucciso dei bambini, bambini che volevano diventare Jedi proprio come volevi tu?

Immaginavi allora che avresti fatto del male a chi amavi di più?

No, non potevi farlo. Allora eri diverso.

E quell’Anakin che conoscevo non tornerà mai più.

Tornato dalla guerra, pensavo che ti avrei ritrovato buono e altruista come sempre, ma sbagliavo.

Ti ho rivisto, e non eri lo stesso Anakin che mi disse una volta:

Per me sei ciò che più assomiglia a un padre.

Niente del genere uscì dalle tue labbra.

Urlasti, invece, con tutte le tue forze:

Io ti odio!

Mi hai odiato, Anakin.

Mi hai ferito profondamente pronunciando quelle parole.

Parole pronunciate prima che ti abbandonassi.

Prima che ti lasciassi a morire da solo.

E il dolore, e il senso di colpa che mi colpiscono in questo momento sono tali che non riesco nemmeno a respirare.

Non ti ho aiutato.

Mi porto una mano sugli occhi, mentre cerco ancora una volta di frenare le lacrime.

Ora sono un uomo come tutti.

No.

So di non esserlo. So di non avere tempo per provare dolore, per pensare a tutto questo.

Per pensare a te.

Non più.

Perché ormai non esisti più. Io non posso più aiutarti.

E non potrò più farlo.

Non sono un uomo come tutti. Sono ancora un Maestro Jedi.

E ho ancora qualcosa da fare.

Ho ancora una vita da salvare.

Riapro gli occhi, guardo davanti a me.

La nave naboo è ormai lontana da Mustafar.

E il mio cuore  è ormai lontano dal mio senso di solitudine e di sconfitta.

Lontano da loro.

E da te.