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Autore: Stay away_00    20/10/2013    0 recensioni
One shot Klebekah. Spero vi piaccia.C:
Dal testo:
Perché nessuno è alla tua altezza.
Nessuno tranne me.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Rebekah, Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Nessuno avrebbe mai amato sua sorella quanto l’amava lui.”

Era quello che pensava mentre osservava il corpo inanime di sua sorella, cinquantraquattro anni dopo averla pugnalata. Mentre il calore delle candele era l’unica cosa a riscaldare quella stanza resa gelida dal temporale di dicembre che si scatenava fuori.
In quegli anni era rimasto spesso ad osservarla, proprio come in quel momento, era rimasto a rimuginare se terminare la sua punizione o meno, poi alla fine aveva sempre lasciato andare, aveva sempre sperato di far passare abbastanza tempo, affinché Marcel si dimenticasse di lei, perché per ogni uomo che lei aveva amato era stato semplice dimenticare quei riccioli biondi, gli occhi da cerbiatta… il sorriso dolce. Era stato facile dimenticare il modo in chi si rannicchiava mentre dormiva o come la camicia da notte le delineava il corpo – a suo parere – perfetto.
Per tutti era semplice, tranne che per Klaus. Lui non sarebbe mai riuscito a dimenticarla, anche se ci aveva provato migliaia di volte. Aveva provato a dimenticarla quando i cacciatori si erano impossessati della sua mente, facendolo vivere in un modo di terrore per cinque decadi, nutrendosi delle proprie colpe e dei propri sentimenti.
Anche a quel tempo era stato divorato dalla possessività e dalla gelosia, ma non aveva mostrato quei sentimenti come in quel secolo.
Non aveva intimato quel cacciatore di lasciare in pace sua sorella, ma aveva goduto di ogni attimo mentre lo uccideva. Aveva pregustato quel momento per mesi, sino a quando non era stato un piacere strappargli la lingua e infilzarlo con una spada diritto al cuore.
E se anche si vergognava a pensarci aveva provato lo stesso anche per “suo figlio”, quando aveva visto le loro bocce unite e i loro corpi così vicini, si era sentito divorare da un sentimento del tutto inumano, un sentimento che conosceva bene e continuava a temere, perché era uno dei pochi che realmente non riusciva a controllare, non quando si trattava di lei.
E se lei non lo avesse fermato, forse realmente, con quel fioretto, lo avrebbe ucciso, invece si limitò a sfogare la propria rabbia su di lei.
Lei che lo aveva abbandonato nuovamente, lei che gli aveva portato via Marcel.
O era Marcel che gli aveva portato via la sua Rebekah?
Doveva allontanarli e c’erano due modi per farlo. Il primo era strappare la vita al ragazzo, così come gliel’aveva regalata.
La seconda era mettere a dormire sua sorella per un lasso di tempo, e così fece.
Poi propose quello stupido accordo a Marcel, sicuro della scelta che avrebbe preso, perché infondo lui era come tanti.
Era egoista e stupido.
Lui non avrebbe mai pensato a lei, non l’avrebbe mai amata e non l’avrebbe mai stretta ogni volta in cui la sua parte umana tornava a galla. Non l’avrebbe mai protetta dagli incubi o da se stesso, non avrebbe fatto di tutto per vederla felice, ottenendo come risultato l’opposto, ma almeno lui non ci avrebbe mai provato.
Non sarebbe mai stato così tanto geloso di lei da sentirsi strappare il cuore dal petto, dopo che qualcuno si era aperto la strada tra la sua carne a forza di graffi.
E soprattutto, non avrebbe dovuto tacere, no. Lui era libero di esprimere quei pensieri ad alta voce, cosa che Niklaus non avrebbe mai potuto fare.
E da li che scaturiva un senso di invidia che non avrebbe mai potuto nascondere o estirpare. Radicato troppo a fondo nel suo petto, troppo a fondo.
Poggiò il candelabro sulla superficie di un mobile e si avvicinò a sua sorella, continuando a studiare i tratti del suo viso.
Quei tratti che ormai conosceva a memoria.
Lasciò che il dorso della sua mano andasse ad accarezzarle una guancia, per poi sfiorarle con i polpastrelli le labbra fredde, così il petto e il solco tra i seni.
-Probabilmente, nei tuoi incubi ti starai chiedendo perché… Ebbene, ti do la medesima risposta: Perché nessuno è alla tua altezza.
Nessuno tranne me.  –
Dopo aver pronunciato quelle parole - che mai aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce, che aveva sempre scacciato dai suoi pensieri, proibite e malsane. - Niklaus sfilò il pugnale dal petto di sua sorella, tornando a sedersi nuovamente sulla poltrona accanto al suo letto, ricadendo nel suo mondo di tenebre.
Non sarebbe mai dovuto cadere in quel tipo di amore, non sarebbe mai dovuto diventare dipendente da sua sorella.
Non avrebbe dovuto desiderare che lei dipendesse da lui, perché non era così. Lei era pronta a lasciarlo appena il suo cuore accelerava i battiti, era pronta a lasciarlo appena un uomo le prometteva l’amore che lui non avrebbe mai potuto dargli; che lui non era capace di dargli.
Sapeva che in futuro quella situazione si sarebbe ripresentata migliaia e migliaia di volte e lui avrebbe ucciso sua sorella, o l’uomo che la corteggiava. Perché migliaia e migliaia di volte si sarebbe dato al sentimento che non riusciva a controllare, si sarebbe dato alla gelosia e all’invidia.
Perché lei era l’unica cosa che desiderava e non poteva ottenere.
Strinse le mani a pugno a quel pensiero e chiuse con forza gli occhi, prendendo un respiro profondo e lasciandosi cullare dal disagio che in quel momento lo stava attraversando, lo stava scuotendo e deridendo. Quel disagio che aveva provato altre volte.
Si era sentito così altre mille volte prima di allora.
Cosa le avrebbe detto una volta che si sarebbe svegliata?
Di certo non la verità. Non le avrebbe detto che aveva temuto di perderla, non le aveva detto che se no avrebbe dovuto uccidere Marcel e non era pronto a fare quella scelta.
Non le avrebbe detto che era lui e volere, a meritare  le sue labbra e non l’uomo che cercava di imitarlo.
No, quelle parole non sarebbero mai uscite dalla bocca dell’uomo, soltanto la mente ne era stata sfiorata. E lei non avrebbe mai permesso che qualcuno scoprisse tutto quello.
Era il suo segreto. Il suo segreto più importante.
E forse, in quel momento, l’unica guerra che c’era da combattere non era con nessun amante, ne con sua sorella, ma con se stesso.
Ed era pronto a battersi per far prevalere la rabbia, pronto a battersi per non lasciare che la sua parte umana prevalga su tutto il resto. Perché non c’era più spazio per il Niklaus che si lasciava picchiare da suo padre, per colui che era spaventato e non sapeva che fare. Non c’era più spazio per quell’uomo, perché il vampiro, l’ibrido, lo stava lentamente divorando.
Sentì il respiro di sua sorella e la vide scattare a sedere, per poi ascoltare le sue parola, mantenendo sul volto un sorriso appena accennato. Nascondendo i pensieri che poco prima lo tormentavano.
-E’ domenica. –
Rispose tranquillamente, mentre si beava dell’espressione sbalordita della donna. Mentre lasciava che la bestia prendesse nuovamente il sopravvento, perché lei era l’unica in grado di controllarsi, era l’unica in grado di reggere lo sguardo di Rebekah, deridendola, invece che amandola.
-Mi hai tenuta così una settimana? –
Le labbra schiuse a formare quell’espressione e gli occhi incapaci di nascondere il senso di tradimento. Ecco la visione che l’uomo si trovava di fronte, ma ugualmente non riuscì a trattenersi.
-Cinquantadue anni. –
Rispose. 

   
 
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