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Autore: KuroShiro97    20/10/2013    5 recensioni
Leggendo in giro non ho trovato NESSUNA fic che narrasse i sentimenti di Takano - o la vicenda dalla parte di quest'ultimo - riguardo il primo capitolo.
Non potevo permettere questa mancanza e così ho scritto questo racconto che narra di quando Ritzu ha scoperto che Takano è in realtà Saga. Come detto in precedenza, dalla parte di Takano.
Dal testo:
Gli lancio un’altra occhiata e noto che sono guardato a mia volta.
Babum. Babum! Babumbaubmbabum!
(...)
Dopo di questo o avverto anche di un’altro fatto logico.
Naturale conseguenza del mio amore per lui.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Masamune Takano, Ritsu Onodera | Coppie: Takano/Onodera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevamo appena consegnato il lavoro della Sensei alla stamperia, riuscendoci appena in tempo e dopo aver lavorato una notte intera.
Onodera non si era comportato male, nonostante le continue domande su come si faceva questo e quell'altro.
Siamo tornati alla Marukawa Shoten - ancora completamente vuota - esausti e abbiamo appena fatto in tempo a crollare su un divano per riprendere fiato che le nostre gambe non ci hanno più retto.
Onodera è accanto a me, la testa fra le mani e si massaggia gli occhi.
Lo guardo di sottecchi per un attimo e poi mi alzo con l’idea in testa di andarmi a prendere un paio di lattine per aiutarlo a tirarsi su di morale.
Vorrei sapere quello che pensa, quello che ha fatto in questi dieci anni.. ” penso, mentre cammino verso un distributore e infilo alcune monete.
Vorrei sapere tutto, di lui. Forse, perfino quante ragazze ha avuto...No! Non voglio più saperne di ragazze. Devo solo pensare a come riconquistarlo, non al tempo che abbiamo spercato.”
Prendo le lattine e torno dove lui non si è ancora spostato ne si è accorto che me ne sono andato.
Inizio a parlare cercando di sollevargli il morale, visto che sembra ancora abbattuto per quello che è successo a casa della Sensei.
E’ pur sempre un mio sottoposto, nonostante io lo ami ancora.”
<< Sei stato davvero d’aiuto. >>
<< Uh? >>
Loquace come sempre, noto. Certe cose non cambieranno mai.” Penso, ridacchiando tra me.
<< Di solito l’autrice non è isterica, ma era davvero confusa, questa volta. Dopo che l’hai consolata sembrava stare meglio. >> dico, cercando di non far trapelare il mio divertimento, ne il sentimento d'amore che provo nei suoi confronti. Ma quello non può più essere trattenuto. Lo sento crescere, sempre di più, rimbombarmi nel petto al ritmo dl mio cuore. Chiede a gran voce di uscire.
Chissà se anche lui si è mai sentito così. Forse...ecco come si è sentito quando mi si era dichiarato!”
<< Ah, no. Mi dispiace.Mi sono limitato a borbottare cose senza senso come al mio solito. >> dice, con lo sguardo abbassato sulla moquet.
“Si. Certe cose non cambino nemmeno dopo dieci anni.” penso, sorridendo leggermente, con lo sguardo fisso sulla sua figura, riconoscendola.
<< ..Borbottare, eh? >> gli passo la lattina facendo il mio migliore sorriso seduttore e sussurrando roco:
<< Ottimo lavoro >>
Lo guardo divertito mentre arrossisce, prende la lattina e prende a fissare un punto del pavimento.
Ma non sei cambiato proprio niente allora! Sono davvero passati dieci anni?” mi chiedo, stupito mio malgrado.
Dopo un paio di minuti di conversazione nella quale ho parlato solo io mi accendo una sigaretta, cercando così di mascherare il mio nervosismo, con la nicotina.
Lo scruto.
Occhi verdi, capelli marroni, sempre rosso. Mi chiedo perchè dieci anni fa lo amassi. E’ una persona anonima, senza nulla di speciale. Si confonde facilmente nella folla perfino.
No. Non è vero. Quegli occhi li riconoscerei tra mille e i capelli, così setosi...Unici. Seplicemente unici
Mi riscuoto dalla trance e lo guardo ancora.
Beh. Qualunque cosa avessi è passato, oramai. Non sento nulla quando lo guardo.” Tento di convincermi.
Inutilmente.
Gli lancio un’altra occhiata e noto che sono guardato a mia volta.
Babum. Babum! Babumbaubmbabum!
Quando lui si accorge che ho colto il suo sguardo lo distoglie, arrossendo ancora.
Ma proprio il verbo < cambiare > tu non lo conosci, eh?”
<< Sei sempre lo stesso >> sussurro senza volerlo.
<< Cosa intendi? >>
...
...
...Cosa? No. Cioè. Tu non ti ricordi?”

Sgrano gli occhi e subito li ristringo, colpito al cuore da una stillettata di dolore per il non essere stato riconosciuto dalla persona che amo.
<< Non ti ricordi? >> gli chiedo, la voce quasi strozzata.
No. Basta. La vita non può odiarmi così tanto!”
<< Come ti ho già detto penso tu mi confonda. >>
Basta”
<< Noi ci siamo conosciuti qui al lavoro >>
BASTA!”
La mia tristezza si trasforma in furia, bramosia di farmi riconoscere.
Mi getto su di lui, facendolo cadere disteso sul divano con il mio peso.
<< Cosa stai facendo!? >> mi domanda, sbalordito.
<< Forse ti ricordi di questo! >> Dico, prima di baciarlo.
E tutto non conta più nulla. Sto baciando il mio Oda Ritzu e niente più conta davvero.
Sono troppo concentrato nel cercare d’introdurre la mia lingua nella sua bocca che non lo vedo nemmeno alzare il pugno. Sento solo il dolore alla testa che mi costringe a mollarlo con un “ouch!” che di finto non ha nulla.
<< Sme-smettila di prendermi in giro! >>
Quello lo dovrei dire io dannazione!”
<< In giro? Ah. E’ tutto un gioco, per te, vero? >> la voce trema un secondo sull’ultima parola ma lui non se ne accorge.
Un gioco. E’ tutto un gioco per te? I sentimenti che per la prima dannatissima volta mi hai fatto provare erano tutto uno scherzo? No! Non lo erano! Per me, almeno.”
<< Sei diretto come sempre. >>
E d’improvviso sento il bisogno quasi fisico di uscire da quella stanza, di respirare aria fresca, di pensare da solo.
Mi avvio mentre lo sento chiedermi di cosa sto parlando.
Non ti ricordi proprio nulla?! Ma che senso ha dimenticarmi?”
<< Hai detto che mi ami, no? >> gli domando, la voce tagliente.
<< Uh? >>
Il mio cuore perde un doloroso battito.
Mi chino a prendere la valigetta per non fargli vedere la mia faccia straziata
e borbotto qualcosa sulle sue stranezze.
Arrivo a passo di carica alla porta e, mentre afferro la maniglia una consapevolezza mi fulmina. Lui non sa che ho cambiato nome!
Gli spiego qualcosa sui miei genitori e, voltandomi verso di lui gli dico
<< Alle superiori mi chiamavo...

Saga Masamune >>

Detto questo mi chiudo dietro la porta e cammino irritato oltre ogni limite verso gli ascensori.
Sono quasi arrivato quando sento la porta sbattere e una voce urlare
<< ASPETTA SAG- TAKANO! >>
Uh? Cosa hai da gridare tanto? E’ il mio nome, si. E allora?”  
Mi fermo e aspetto che mi raggiunga.
Mi accusa di cose che non capisco e gli rispondo a tono, sentendomi internamente confuso.
Cosa? Cose orribili? Io? Aspetta!”
<< Chi è stato a prendermi per il culo e a sparire il giorno dopo?! >> gli domando, retorico. Sicuro che capisca.
<< Di cosa parli? >>
...E’ stupido o no? Non riesco a capire. Ma allora mi ha DAVVERO dimenticato!”
<< Ti dimentichi di quello che ti fa comodo? Fai davvero schifo! >>
<< Proprio tu parli! Io ero serio nei tuoi confronti anche se giovane! Hai giocato con il mio cuore e poi lo hai gettato via! >>
Eh? Di che parli?”
<< E quando lo avrei fatto? >>
<< Hai riso quando ti chiesi se mi amassi! >>
Non ricordo ma...”
A quelle parole un tassello va a posto e il puzle che era iniziato con quella conversazione è completo. E l’immagine che mostra non mi piace. Per niente!
Mentre gli espongo la mia teoria, più calmo di qualche secondo prima, lo vedo aprire la bocca e divenire rosso. A quella visione il mio cuore batte più veloce.
Alla fine do voce al mio pensiero più intimo e segreto. Coltivato in quegli anni di lontananza e sbocciato come un fiore in pichi minuti.
<< Tu...

Sei idiota? >>

Tenta di replicare ma ormai il mio cuore batte isterico. Se ascoltassi ancora pochi secondi la sua voce morirei di tachicardia e ignorarlo mi è impossibile per il sentimento d’amore che – ormai lo ho ammesso – in tutti quegli anni si era solo sopito e mai sparito.
Sento le porte aprirsi e entro nell’ascensore.
Lo informo di una cosa che, mai come in quel momento, mi è parsa evidete: che non sono mai riuscito ad avere una relazione seria perchè continuavo a pensare a lui.
Dopo di questo lo avverto anche di un’altro fatto logico, scontato.

<< Ti farò dire nuovamente che mi ami.

Sarà meglio che ti prepari. >>
Lo vedo arrossire e mi giro, tropo sconvolto dalle emozioni che il solo coloramento delle guance ha generato in me. Troppi ricordi, troppo dolore tornato a galla.
Mi chiede di aspettarlo, ma io ho ormai schiato il bottone per il piano terra e le porte si sono chiuse.
Tunk!
Scoppio a ridere, immaginando che non sia riuscito a frenare in tempo e abbia dato una testata alla porta dell'ascensore.
Mi appoggio alla parete che sento dietro di me, stremato e con il cuore che batte all’impazzata per la conversazione appena sostenuta.
L’incontro tra me e Onodera e la discussione che ne è seguita mi hanno completamente sfiancato, nonostante io sia sembrato freddo e controllato per tutto il tempo.
Non ho più la resistenza adatta per sopportare la sua vicinanza senza morire di caticardia!”
Penso, tra il sarcastico e il disperato.

Io ero serio nei tuoi confronti!

Alla consapevolezza di cosa avesse effettivamente detto, sgrano gli occhi.
Ma allora...lui mi amava davvero! E...il fatto che si sia così intestardito sulle mie colpe, che non abbia mai dimenticato...Non vuol dire che mi ama ancora?”
Rifletto, mentre la porta si apre nuovamente con un “ding!”.
Tiro la testa fuori e guardo cautamente nei paraggi, fissando con apprensione le scale e gli ascensori vicini.
Alla fine mi rilasso ed esco, felice che non mi abbia seguito per continuare la conversazione.
Sarebbe in grado di farsi tutte e quattro le rampe di scale di corsa pur di proseguire in una cosa che ha deciso. E’ ancora dannatamente testardo!” penso, ricordandomi con un sorrisino dell’espressione che avevo intravisto sul suo volto mentre parlava alla Sensei.
M’incammino verso l’entrata, pronto a chiamare Yokozawa per narrargli dei miei guai e di chi fosse in realtà il mio nuovo sottoposto.
Questo lo farà uscire di testa.”
Penso, sorridendo divertito e – lo ammetto – un poco sadico.
Mentre esco sento un urlo dai piani alti che riesco a ricondurre a delle parole solo con molta fantasia e che paiono significare qualcosa tipo

“Come se potessi davvero amarlo!”

Mi volto con gli occhi puntati al quarto piano e scoppio nuovamente a ridere, gettando la testa all’indietro e continuando a camminare.
Fortunatamente non c’è nessuno in strada, altrimenti avrebbero già chiamato l’ospedale psichiatrico più vicino.
E allora addio piano per far innamorare  nuovamente di me quel testone!”

Mi fermo e lancio un’ultima occhiata divertita alla casa editrice alle mie spalle prima di prendere il telefono speciale, con solo un numero salvato nella rubrica, comporlo e attendere.
Riprendo a camminare e zittisco il grugnito infastidito del mio amico – effettivamente è molto presto - con la seguete frase:
“Non scoprirai mai che cosa ho appena scoperto di Onodera!”
E, mentre inizio a spiegare, sono ignaro della sorpresa che attende me e Onodera quando arriveremo a sera.
Siamo pure vicini di casa da un anno circa!
La vita è meravigliosa.”
Penso mentre lo guardo tremare leggermente e arrossire a causa della semplice mia vicinanza.
 

 

Ritrovarti è stato “facile”,
ora arriva la parte più difficile:
farti ammettere che mi ami ancora.
Ma ci riuscirò.
Non fallirò come l'ultima volta.
Non questa volta.

 

Angolino dei lupi:
Devo ammettere che il titolo centra ben poco con la storia e spiega tutto nello stesso tempo.
Spiega l’amore risvegliato di Takano-san (che nelle mie fic sarà come lo avete visto: tzundere. Tzuntzun=severo, freddo; deredere= molto innamorato.
Ammettiamolo tutti in coro: è la biografia della vita di Takano/Saga Masamune da quando ha incotrato l’amore.
Ehm ehm...comunque si. Questa è una storia che mi sono permessa di plasmare nella mia mente contorta.
Gradirei molto sapere cosa ne pensate, e per le recensioni che sono sicura (*sguardo truce stile Hiroki verso i lettori*) lascerete vi ringrazio in anticipo!

  
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