Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: sapphira    20/10/2013    3 recensioni
Una commistione di passato e futuro, un'interazione fra ieri e oggi per descrivere un amore che supera i limiti del tempo. Un ragazzo bello, perfetto, quasi troppo a parer di Eleonor, ma al quale lei non può dire di no. Al quale Eleonor perdona tutto, qualsiasi cosa. Lui. William.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il giardino era nero, nero di tristezza, di dolore, nero di una notte senza stelle, una notte senza luna, una notte senza speranze. Ma pieno di memorie.  All’entrata mi fermai un momento, appoggiandomi al cancello di ferro battuto, semplice e spoglio, fatto di un tubo di metallo assemblato a un altro. Poi entrai. I miei passi, lenti e incerti, cercavano una strada. La vegetazione aveva ricoperto ogni centimetro in quel piccolo cerchio ritagliato da possenti e vecchie mura, che separavano questo antico orto dalla città, e che oggi giorno nessuno più ricorda. Ma io non avevo dimenticato la sua storia. Ed ero tornata lì per far si che ciò non accadesse mai.

Era un giorno assolato, così diverso dal buio che mi circonda ora, e io stavo aspettando che cominciassero le lezioni dell’ultimo anno del liceo. Stavo approfittando di quei pochi minuti di sole che ancora potevo concedermi, quando sentii uno strano formicolio alle spalle. Mi girai ma non vidi nulla, se non una massa di studenti svogliati. Quando mi voltai però vidi che qualcuno aveva occupato il posto davanti al mio, coprendomi così tutta la visuale! Gli sfiorai la spalla, in modo che si girasse, per potergli chiedere di sportarsi un poco a sinistra, permettendomi così di vedere. Non l’avessi mai fatto! Un paio di gelidi occhi verdi mi fissarono, a metà tra lo stupito e l’infuriato. La mia bocca si era come congelata, in risposta alla palese ostilità presente nel suo sguardo, e quando si accorse che forse non avrei mai parlato mi interpellò bruscamente:
“Sei stata tu? Che vuoi?”, disse. Mi ripresi giusto quel che bastava per togliermi dall’imbarazzo:
“Scusa ma non vedo, potresti spostarti un po’ a destra?”, domandai con voce sottile.
“A destra ?”, rispose, ”non volevi chiedermi di spostarmi a sinistra?”. Mentre finiva di parlare gli spuntò un sorrisetto arrogante, che gli avrei più che volentieri strappato dalle labbra, ma non riuscii a far altro che annuire. Lui si girò e si spostò. L’entrata della professoressa di letteratura mi impedì di continuare a rimuginare.
Fu solo a metà lezione che mi resi conto di quanto ero stato stupida, e della figura ottima che avevo fatto con quello che era, a detta della prof, un nuovo alunno, mio compagno di classe, che si era appena trasferito. E ripensandoci mi accorsi anche di quanto era stato strano il nostro scambio di parole… e quanto lui. Come faceva a sapere che avevo sbagliato a parlare? L’unica cosa che mi veniva in mente era veramente assurda! Neanche a parlarne, no non potevo pensarci. Approfittai di un momento in cui la prof fu chiamata fuori per un’emergenza del primo giorno per scrivergli un bigliettino, dato che avevo già capito che non potevo fidarmi della mia bocca.
Come facevi a sapere che stavo sbagliando prima?? Sono stata così ovvia??
Speravo che mi rispondesse di si, che era colpa mia, che la mia testa , come al solito percepiva cose che  i miei occhi non vedevano e le mie orecchie non sentivano, o che addirittura lui si girasse per guardarmi allibito, per la serie “prima? Ma hai fumato?”. E invece non fece nulla. Cioè io vidi che aveva preso il bigliettino, ma poi la prof rientrò, io mi persi nel recuperare il quaderno per gli appunti e a correre per non perdere neanche una parola della prof. E si, per la seconda volta, smisi di pensarci! E pure il cambio dell’ora mi fu sfavorevole, infatti il prof di filosofia era già dentro in classe addirittura prima che la prof di letteratura uscisse! E come ennesima coincidenza, o possiamo anche chiamarla stranezza, direi che è più appropriato, bastarono i trenta secondi che mi girai per rispondere alla mia amica Selena, che stava di banco dietro di me, perché mi trovassi sul banco un fogliettino ripiegato con cura.
Dai se abbiamo la cattedra a destra era più che evidente che se non ti fossi confusa non mi avresti mai chiesto di mettermi dritto in mezzo! E comunque più che ovvia sei stata muta!
Quelle due righe, per di più scritte con una calligrafia molto più elegante della mia, bastarono a farmi scaldare. Presi un profondo respiro, incenerii la sua nuca con lo sguardo e cercai di seguire lo svolgimento della lezione di filosofia.  
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: sapphira