Oliver? Oliver sapeva essere
estremamente cocciuto, ma solo
ora capiva quanto.
La notte era passata ed aveva portato il sonno prima di quanto
effettivamente
si aspettasse o osasse sperare.
Senza sogni, era riuscita a tirare dritto fino a ben più
dell’orario di sveglia
di una persona normale: quando aveva aperto gli occhi pregando che
tutto
quello che era successo la notte prima fosse solo una proiezione della
sua
fervida – a quanto pareva – immaginazione, presa da
qualche improvviso
desiderio represso di chiusura nei confronti di Oliver, aveva notato
che
l’orologio accanto al letto segnava allegramente le 11:30.
Tanto allegramente
che sembrava quasi volerla prendere in giro, prendere in giro la sua
risolutezza nel non voler avere più niente a che fare col
Vigilante di Starling
City o, come lo chiamavano ora, Green Arrow.
Ancora una volta sentì una fitta di curiosità
colpirla alla bocca dello
stomaco, perché non era più nel giro e
perché non poteva – non voleva, si
sbrigò
a correggersi – sapere cosa significasse quel nuovo
soprannome.
Non era poi colpa sua se la mente fervida che i genitori le avevano
donato era sempre
proiettata verso nuovi misteri e quello era uno che la infastidiva
particolarmente.
Uscì dal letto con una compostezza che non era sua, toccando
i capelli ormai
rossi e pensando che qualcosa di diverso poteva succedere, quella
mattina.
Tirò dritta verso la doccia, fermandosi solo quando si
accorse che il cellulare
sul comò non smetteva di emettere quella lucina che
significava guai. Qualcuno
l’aveva chiamata, probabilmente qualcuno preoccupato
dall’ufficio oppure altri
che non l’avevano vista passare per la città a
piedi, come ogni giorno.
Sorrise, avvicinandosi ad uno degli ultimi mezzi ipertecnologici che
ancora
simboleggiavano la sua vita precedente ed accarezzò lo
schermo per sbloccarlo,
già certa di avere diversi messaggi buffi nella casella
vocale: aveva ragione
alla fine, l’avevano riempita di messaggi e chiamate e solo
dio sapeva
quant’altro, ma ciò che più spiccava
nel gruppo di nomi a cui ormai si era
abituata fu un unico mittente sconosciuto, che per quanto avesse
cercato di
cancellare dalla memoria, era ancora lì, impresso nella sua
mente.
Il numero di Oliver, quello che aveva cancellato sia fisicamente che
mentalmente dalla sua vita, brillava sopra tutti e sembrava anche lui
volerla
prendere in giro.
Vengo a
trovarti più
tardi. Vino o ciambelle? O entrambi?
-O.
-Ignoralo, Felicity.-
Ah! Ed ecco che
ancora una volta
Oliver Queen entrava nella sua vita e le portava via la terra da sotto
i piedi.
Era stata molto attenta a dimenticare anche il suo precedente nome,
evitando di
dirlo ad alta voce in uno dei suoi piccoli momenti in cui doveva
buttare fuori
parole a caso, come faceva quando si trovava a S.C.
Una notte con lui, o almeno un’ora con lui nella sua camera e
già si sentiva
mancare la solida base creata in quei mesi.
Non gliel’avrebbe data comunque vinta, sarebbe andata avanti
senza degnarlo di
alcuna attenzione e lui si sarebbe stancato. Sarebbe tornato al suo
solito
lavoro, alla solita vita importantissima ed a qualche nuova fiamma che
sicuramente l’avrebbero interessato più di
un’amicizia perduta tanto tempo
prima.
Raddrizzando la postura, quel giorno
aveva deciso di
riprendere a lavorare dopo pranzo, usando la scusa di una leggera
influenza
intestinale sofferta la notte per schiarirsi le idee e non rientrare in
ufficio
fin dopo l’orario in cui tutti avrebbero smesso di chiedere
di lei. Di sicuro
Janet aveva sparso la voce ed ora avrebbe trovato solo cioccolata,
qualcosa di
caldo e magari biscotti sulla sua scrivania, in segno della
preoccupazione
della città.
Non voleva sentirsi tanto egoista, ma trasferirsi lì le
aveva fatto bene. Aveva fatto
bene al suo ego ferito ed alla sua anima sempre così
sofferente a causa di anni
ed anni di bullismo ed invisibilità agli occhi degli altri.
Lì non si sentiva più invisibile, lì
per una volta poteva essere eroina e non
era pronta a lasciar andare quella sensazione.
Ironico vedere come, proprio mentre pensava ad Oliver e si chiedeva se
era quella la sensazione che provava anche lui quando calava il
cappuccio
ed incoccava una freccia, i suoi pensieri le si materializzassero
davanti agli
occhi.
Seduto, con una gamba a terra ed una penzoloni sulla sua scrivania, Mr
Queen
in persona l’aspettava con un sorriso smagliante. Unico punto
a suo favore, la
perdita di quest’ultimo quando vide lo sguardo serio ed
esasperato di lei
posarsi sul suo volto, prima di accorgersi che non era solo nella
stanza ma che
stava intrattenendo il Sindaco, niente di meno.
-Quindi sei amica di Oliver Queen, Megan. Potevi avvertirci, l’avremmo accolto a dovere nella nostra piccola cittadina, no? Prenoti dove vuole e porti a cena la nostra piccola Finch, ha bisogno di essere distratta…vi lascio alla vostra bottiglia di vino, per oggi farò a meno del tuo aiuto, Meg.-
L’espressione del magnate di Starling City fu impagabile, non appena si rese conto di cosa le stava portando via solo nello starle vicino, ancora una volta.
-Lasciami imparare dai miei errori. Non ho fatto apposta, Lis. Ti pre…-
-Ti ho detto già due settimane fa di non chiamarmi Lis. Non voglio che tu faccia saltare la mia copertura e poi non hai alcun diritto di affibbiarmi un soprannome, ok? Vattene Oliver, davvero, mi sta tornando mal di testa.-
Sulla strada verso casa, come sempre
dopo il lavoro Oliver
la stava seguendo e cercava di farsi ascoltare, mantenendo con una
facilità
incredibile il suo passo veloce che sarebbe dovuto servire a seminare
l’uomo
in questione.
Per una volta maledisse i tacchi e sentì l’estrema
mancanza della sua Mini
Cooper, e poi canalizzò la sua frustrazione su Oliver che le
stava ancora una
volta facendo ricordare la sua vita da Miss Smoak.
Fermandosi bruscamente, per poco non rischiò di venir presa
sotto dalla figura
massiccia dell’uomo, che si bloccò appena in tempo
ad un palmo di naso, occhi
spalancati per la paura di farle male e di quello che stava per
succedere.
In due settimane di pedinamento, non una volta si era fermata per
guardarlo
negli occhi; avevano parlato solo camminando velocemente e neanche uno
di
fianco all’altro.
Cominciavano ad attirare più attenzione del dovuto ma lui ci
era sicuramente
abituato e lei non gli avrebbe dato soddisfazione: non avrebbe ceduto
facilmente a
quella specie di ricatto, anche se ogni giorno lo vedeva presentarsi
con un
sorriso da cucciolo, jeans e maglione, qualcosa per lei in mano;
solitamente la
cena, perché sembrava che si fosse accorto di quanto fosse
dimagrita o di
quanto evitasse di fare più di un pasto al giorno.
-Stammi a sentire, Mr. Non-So-Incassare-Un-No! Non hai alcun diritto di essere qui, di invadere ogni singolo momento libero della mia vita. Sono davvero stufa Oliver, non puoi capire quanto sia difficile per me mantenere la facciata ogni giorno, quando tu continui a ricordarmi chi fossi prima di arrivare qui. Sono solo…stanca.-
-E allora smettila di respingermi. Smettila di combattere tutto e torna da me. Torna a casa con me, Li…Meg. Torna indietro con me.-
Gliel’aveva sussurrato
sulla pelle, senza realmente
toccarla, ma lei se lo sentiva intorno come se la stesse abbracciando
ed
inglobando nella sua figura imponente. Non poteva guardarlo negli occhi
perché era troppo vicino e lei doveva ricordarsi anche solo
come respirare,
dopo aver sentito l’agonia che quelle parole suscitavano
nell’uomo di fronte a
lei.
Davvero sentiva la sua mancanza.
Ma lei, lei cosa avrebbe dovuto fare?
Buttargli le braccia al collo e dimenticare? Fingere che la sua
ritirata
strategica fosse solo un capriccio da bambina?
No, lei stava ancora guarendo. E se per caso la guarigione fosse stata
accelerata grazie alla presenza confortante di Oliver, di nuovo in ogni
sua
giornata, non l’avrebbe ammesso neanche a se stessa.
Aveva
accettato di uscire a cena con lui.
Due sere prima le aveva confessato, appeso fuori dalla sua finestra
mentre lei
cercava bellamente di ignorarlo e sistemava le cose per andare a letto,
che non
aveva fatto altro che pensare di portarla da qualche parte e parlare,
come due persone adulte.
Aveva detto che glielo doveva, dopo quasi due mesi di corteggiamento.
Certo, lui aveva scherzato ma lei si era ritrovata ad arrossire
violentemente e
gli aveva tirato la maglietta del pigiama, che lui aveva preso al volo
ed aveva
delicatamente tirato verso il letto, così che potesse
effettivamente indossarla
per la notte.
Era rimasto lì a guardarla entrare sotto il lenzuolo, seduto
sul suo davanzale,
raccontandogli delle notti e delle uscite con Diggle: di come non fosse
la
stessa cosa senza di lei ad aiutarli, a risollevare i loro spiriti
feriti o semplicemente
a far sentire loro che non erano soli e che potevano ancora proteggere
qualcosa
di buono, bello, senza dover sempre ricorrere alla violenza.
Le aveva detto, mentre si addormentava, che l’aveva sempre
vista come un essere
estremamente delicato e che aveva sbagliato a dare per scontato che
mostrandosi
più vicino a lei l’avrebbe ferita. Aveva capito
perfettamente di averla
spezzata, semplicemente perché voleva proteggerla ed ora
avrebbe dato qualsiasi
cosa, pur di poter fare nuovamente affidamento su di lei.
In un ultimo, inutile tentativo di trattenere uno sbadiglio, aveva
accettato di
uscire con lui a cena ed aveva catturato il suo sospiro sollevato
proprio prima
di cadere in un sonno tranquillo.
Ci erano volute altre tre settimane prima che ammettesse di
aver acconsentito a quell’uscita ed ora, mentre sospirava e
controllava il suo
riflesso allo specchio, sapeva che stava per avvicinarsi
l’inevitabile.
Più lasciava spazio ad Oliver nella sua vita, più
si aspettava di vederlo
arrivare in città; diventava sempre più
impaziente di trovarlo all’angolo che
portava dal suo ufficio alla sua caffetteria preferita e le piaceva
–segretamente – starlo ad osservare quei 10 minuti
che passavano insieme lì
dentro, da sopra una tazza fumante di caffè che lui si
premurava sempre di
accompagnare con dei biscotti aromatizzati alla vaniglia.
Maledetto.
Ed ora, davanti allo specchio col suo vestito rosso scuro che
svolazzava intorno
alle ginocchia - come se non abbracciasse perfettamente le sue curve
fin sotto al
sedere - e gli orecchini poco appariscenti ma perfetti per dar luce al
volto
morbido sotto una cascata di boccoli rossi, sapeva che avrebbe ceduto.
Presto.
Non le importava più cosa reputasse giusto o sbagliato, come
potesse
giustificarsi con una cittadina che le aveva dato tanto.
Lei apparteneva a Starling City ed alle sue strade, che venissero
vissute di
giorno o di notte non faceva quasi più differenza; sapeva
solo che andavano
vissute e che per quanto amasse quel posto, lei ricominciava a sentire
il
pressante bisogno di tecnologia, di velocità, di negozi
aperti 24 ore su 24 e
di uno scopo.
Lo scopo che solo accanto ad Oliver poteva trovare.
Non c’era niente di più bello, divertente,
emozionante che avesse mai provato
in vita sua ed ora, con Queen di nuovo a ricordarglielo, era sempre
più
difficile mandare giù il rospo.
Per questo aveva ceduto, per questo stava scendendo le scale di casa
sua col
cuore che batteva un po’ più forte, per questo
aveva preso la sua mano quando
finalmente l’aveva visto nel suo splendido completo di
chissà quale stilista.
Erano passati quasi 3 mesi da quando l’aveva abbracciata,
quella notte ed ogni
giorno di più avrebbe voluto accettare quei piccoli gesti di
Oliver che l’avrebbero
spinta ancora tra le sue braccia.
Gli sorrise timidamente, alzando lo sguardo e nel giro di un secondo
seppe di
aver sbagliato.
Quando si riavvicinava a quell’uomo finiva solo per spezzare
il cuore di
entrambi e, se il sangue che le scaldava le mani ora che
l’aveva completamente
addosso e lei lo sosteneva con il suo piccolo corpo era
un’indicazione, non
avrebbe dovuto riavvicinarsi mai più.
Uhm...ecco...non
è che dopo questo vi ritrovo sotto casa, pronte ad
uccidermi?
Non sarebbe carino, vero? *faccino da cucciola triste*
Non
posso dirvi niente, se non assicurarvi che il sesto (ed ultimo)
capitolo è pronto e solo da betare, in pratica. Quindi boh,
se
arrivate presto a 4 recensioni pubblico, altrimenti aspetto la mia
solita settimanina e lo avrete tranquillamente.
Vi
voglio bene, ricordatelo.
Se
cercaste spoiler dall'ultimo capitolo, cercate QUA,
vediamo cosa posso darvi. <3
Dark/Vevve