Il momento della mia vita in cui
sono
stato più egoista, è stato il giorno in cui
Katniss ha accettato di volermi
dare un figlio. Quel giorno sarei dovuto restare calmo e riflettere su
ciò che
avevo appena sentito dirle dopo anni di rifiuti categorici. Ma
è un vero
problema quando la felicità ti coglie di sorpresa. Ti
scuote. Ti annebbia la
vista. Perdi il raziocinio.
Ed è andata esattamente
così. Da quel
giorno, e per molti altri giorni a seguire, la mia preoccupazione
principale
era far arrivare quel bambino il prima possibile. Prima di un anno,
prima che
succedesse qualcosa che ci avrebbe impedito di averlo, prima
dell’età, prima che
Katniss potesse cambiare idea.
Solo quando abbiamo scoperto che
era
finalmente arrivato, mi sono reso conto di quanto sostegno avesse
bisogno. Era
la sua personale sfida a ciò di cui era stata convinta fino
a quel momento. Per me. E non
sempre la vinceva.
Oggi è il primo giorno
da quando Judith
è nata in cui sono tornato al lavoro lasciando Katniss a
casa con lei. Sulla
strada verso casa, non posso far altro che farmi sorprendere
dall’ansia,
impaziente di vedere entrambe e accertarmi che stiano bene.
Nessun rumore viene
dall’interno di
casa nostra, dopo aver aperto ed essermi chiuso la porta alle spalle.
-
Katniss?
-
Peeta, sono di
qua…
Seguo la sua voce e vado in sala.
Katniss ha messo la piccolina sul divano, dove sta dormendo, e la
guarda
assorta, prima di guardare me.
-
Ehi…
com’è
andata? – spero che l’impazienza nella mia voce non
si noti, perché l’ultima
cosa che voglio è trasmettere la mia ansia a lei. Le do un
bacio fra i capelli
e mi siedo accanto.
-
Sono andata nel
panico, senza di te.
Ecco la doccia gelata che mi
aspettavo.
La sua paura, ed io lontano da lei quando ha bisogno di me.
Eppure i suoi occhi in questo
momento, non
trasmettono l’ansia della quale parla. E’
tranquilla e ha un mezzo sorriso
sulla bocca.
-
Era nella culla
e piangeva, ma non era per fame né perché voleva
dormire. Piangeva e basta! E
stavo per chiamarti… non sapevo cosa fare…
-
Perché non
l’hai
fatto? Sarei arrivato subito…
-
Perché l’ho
presa in braccio e le ho chiesto per
favore di calmarsi. E si è calmata, lo ha fatto!
– Ha la voce che trema, ma
con un sorriso divertito torna a guardare la piccola Judith che
continua a
dormire pesantemente. – Ho cominciato a parlarle anche di te,
e ho avuto come l’impressione
che sorridesse… Ha aperto gli occhi e si sono create piccole
rughette agli
angoli, credo proprio che sorridesse! Ti somigliava molto…
Potrebbe parlare e dire altre mille
cose,
adesso. Ad ogni parola la amo di più. Sono nato per amarla.
I
can't stand to fly
I’m
not that nieve
I’m
just out to find the better part of me
Superman _ five
for fighting
*********
Fan fiction appuntata a mente
mentre
ero in macchina ieri e in radio passava Superman dei Five for fighting.
Effettivamente lo so. La canzone ci azzecca pochino con Peeta, ma ho
pensato a
lui e vai a toglierti dalla testa una fan fiction. Vi sfido, non
c’è niente da
fare.
Spero che non sia stata una totale
perdita di tempo! :,)
Mi piaceva molto l’idea
di pensare ad
una Katniss impanicata e sola, ma che si scioglie al primo probabile
sorriso
della piccolina! Mi auguro quindi anche di essere rimasta IC con i
personaggi!
C’è un Peeta
autocritico che mi piace
molto in questa storia… spero che vogliate lasciarmi una
recensione piccina
piccina! ;)
Baci,
Gabry