Autore/i: S t o r m_
Titolo: .: Different
Pairing: Elleo
Parole: 761
Eventuali Note: Primissimo tentativo di fic su questa pair. E' la prima volta che scrivo su questo fandom. La Elleo è la mia OTP per eccellenza. E' stata scritta esclusivamente per il mio Amore, la mia vita. Mati, spero ti faccia tornare un po su il morale. Non è un granchè, ma voglio solo aiutarti. Grazie.
Spero non sia così oscena. Enjoy!  -fuggeperlavergogna-


 

.:Different

Chiuse il libro di latino con un sonoro ‘poof’. Voleva uscire da lì. Quell’aula d’università gli portava solo guai; altre ferite d’aggiungere a quelle che già lo tormentavano. Ignorò bellamente l’idiota che sostava davanti alla sua sedia.
Era il solito collega che chiedeva appunti e, se non li riceveva con le buone, passava con fin troppa facilità alle mani.
Leo sospirò passandosi una mano sotto l’enorme selva incolta che gli copriva il volto. Il contrasto tra la fronte calda e le dita gelide lo fece rabbrividire, costringendolo a staccare subito la mano da lì.
 

Febbre.

‘Ci mancava solo questa’ pensò sbuffando sonoramente, alzandosi dalla sedia, stringendosi nell’enorme cappotto. Si strinse la tracolla sulla spalla, cercando di reprimere l’istinto omicida, dovuto ai soliti e ripetitivi insulti che riceveva da quell’essere, o chiunque altro la dentro.
 

Frocio. Checca. Gay.

Ormai erano sempre quelli. Non capiva cosa ci trovassero di così strano o altamente divertente. Sì, gli piacevano i ragazzi, ma non capiva che problema potesse creare loro. Soffiò un ‘pirla’ prima di uscire dall’aula, lasciandosi avvolgere dal gelo di quel pomeriggio d’inverno. Era Gennaio e la neve copriva qualunque cosa toccasse.
Quel bianco innocente gli metteva sempre una certa ansia. Una calma a cui non era abituato. Ignorò gli ennesimi risolini al suo passaggio, risollevandosi le lenti sottili ormai scivolategli sulla punta del naso. Non dava mai peso a quello che pensavano sul suo conto.
Metteva quelle grosse lenti proprio per vedere il mondo da una prospettiva diversa, coperto dai lunghi ciuffi corvini che celavano le iridi violacee a cui tutti facevano terrore. Qual era il loro problema? Era acido e saccente, questo lo ammetteva lui stesso, ma perché accanirsi così tanto contro la sua omosessualità? Sospirò cacciando via tutti pensieri dalla sua mente, la febbre gliel’aveva offuscata, così come la vista. Sollevò lo sguardo vacuo, per poi sussultare. Completamente immerso nella lettura, seduto su una panchina ormai innevata, c’era Elliot. Arrossì senza rendersene conto, per poi portarsi una mano alla bocca sorridendo. Non era decisamente da lui presentarsi così, senza preavviso. I capelli grano erano ricoperti da un leggero strato di neve; ed anche le spalle, coperte dal pesante cappotto, lo erano. Leo chinò un poco il capo per leggere, tra le dita affusolate del lettore, il titolo del tomo.
 

Holy Knight XXII

Ci avrebbe giurato. Sorrise, avvicinandosi quatto a lui.
“Ce ne hai messo eh- Quanto tempo pensavi di lasciarmi qui?” Elliot non staccò gli occhi dal libro. Non era arrabbiato davvero, il corvino lo sapeva. Il biondo chiuse il libro, assottigliando gli occhi, in attesa di una risposta. Aspettò invano, dato che l’altro non batte ciglio, in piedi a fissandolo con un sorriso stampato sulle labbra.Elliot non faceva quasi mai sul serio. Era irascibile, ma non si sarebbe mai arrabbiato davvero con lui. “Scusami” sibilò Leo sprofondando nella stoffa calda, stringendo saldamente la tracolla nera.
Passarono interminabili secondi che al corvino sembrarono ore. Poi uno scatto.
In mezzo secondo si ritrovò avvolto dalle braccia del ragazzo che fino a qualche minuto fa sedeva sulla panchina.
Avvampò vistosamente poggiando la testa sulla sua spalla, scivolando tra le sue braccia.
“ A cosa devo questo ‘affetto’ improvviso?” domandò chiudendo gli occhi, inebriato dal profumo del compagno. Ortensia.
“Mi andava, punto. Cos’è? Non posso?” sentenziò Elliot aumentando la stretta. Non ebbe neanche il tempo di controbattere che le labbra nivee e sottili del biondo si posarono con una delicatezza estrema sulle sue.
Non era di certo il loro primo bacio, ma in quell’istante sembrava davvero il primo tocco che un gentiluomo porge ad un petalo di rosa. Era incredibile quanto sapesse essere delicato nonostante la sua irascibilità irrequieta. Si lasciò andare, sussultando appena sentendo la mano inguantata del biondo sfiorargli la guancia per poi salire sulla fronte. “Hey! Ma tu scotti!” s’accorse il più grande sfilandosi la sciarpa, avvolgendola sul collo dell’altro, per poi stringerlo fra le sue braccia.
“Ora tu fili dritto a casa e non ti schiodi da lì” sbottò trascinandolo per il lungo viale innevato che conduceva alla loro casa. In quel momento, Leo, si accorse di quanto fossero futili le parole dei suoi colleghi. Lui aveva Elliot e ciò bastava a renderlo felice, uomo o donna che sia. Chiuse gli occhi lasciandosi trascinare verso casa. Ora come ora voleva solo tornare tra le coperte e rimanere tra le braccia di colui che gli aveva rubato il cuore. L’unica persona degna d’essere chiamata ‘Amore’ dalle sue labbra. Quell’idiota che gli aveva appena tirato un pugno lieve sulla spalla per dirgli semplicemente ‘Tappo siamo arrivati’. Solo lui.

 

Elliot Nightray.