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Autore: _Luthien_    22/10/2013    2 recensioni
"Prese fiato.
Ma nemmeno lì, in quell’angolo sicuro, si sentì salvo.
Nulla era salvo.
Minas Tirith stava crollando, tutta attorno a lui.
E lui non si era rifugiato lì per salvarsi, lui si era nascosto."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pipino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva a perdifiato.
Correva così forte che ogni singolo muscolo chiedeva pietà.
Correva così forte che gli sembrava di correre da anni. Invece, non erano altro che minuti.
Trovò un angolo che sembrava tranquillo e si rifugiò lì.
Si accucciò su se stesso, le mani attorno alla testa, proteggendosi dalle macerie che cadevano dal cielo come pioggia fitta.
Le braccia erano premute contro le orecchie  per poter avere pace, per smettere di sentire le urla, i lamenti, la paura.
Prese fiato.
Ma nemmeno lì, in quell’angolo sicuro, si sentì salvo.
Nulla era salvo.
Minas Tirith stava crollando, tutta attorno a lui.
E lui non si era rifugiato lì per salvarsi, lui si era nascosto.
Nascosto dai nemici, gli orchi che senza pietà stavano distruggendo ogni cosa.
Nascosto dai cittadini che urlavano e correvano, senza prestargli la minima attenzione.
Ma soprattutto, Peregrino Tuc si stava nascondendo da se stesso.
In un moto di orgoglio aveva offerto i suoi servigi a Denethor, ma ora che era giunto il momento di combattere, aveva paura.
Paura di morire, paura che nessuno notasse la sua assenza, paura di essere davvero troppo piccolo.
Negli ultimi mesi, dopo essere partito dalla Contea con Frodo e gli altri, aveva pensato di essere migliorato.
Si guardava alle spalle e pensava: “Guarda un po’ quante cose ho vissuto. Prima ero uno che rubava frutta e verdura per divertimento mentre ora… sono stato posto a difesa della Cittadella!”
Ma nulla era vero.
Non era cresciuto, non era migliorato, non era maturato.
Era il solito, piccolo, inutile Hobbit di prima.
“Idiota di un Tuc!” si disse.
La verità era che, da solo, lui non era niente.
Prima era stato qualcosa, qualcuno. Qualcuno di importante, perfino.
Prima aveva davvero aiutato Frodo, aveva fatto sorridere Boromir, aveva contribuito alla distruzione di Isengard.
Prima.
Quando era con i suoi compagni: Frodo, Sam, Merry, Gandalf, Aragorn, Boromir, Legolas e Gimli.
Ma ora che era lì, in mezzo al pericolo, da solo, Peregrino Tuc non era nulla.
Era una triste verità, ma era anche innegabile.
Il pensiero di Boromir, morto per la Compagnia; di Frodo, che stava affrontando qualcosa di molto peggio rispetto a lui; di Merry, del quale non aveva notizie, non lo aiutava.
Anzi, lo faceva arrabbiare.
Lo sapevano, sapevano benissimo che lui aveva bisogno di loro per andare avanti, per arrivare a sera e pensare che la sua giornata avesse avuto un senso.
Aveva bisogno di loro per essere qualcosa, qualcuno che avesse valore; loro gli davano valore.
Ma nessuno era lì.
Poteva capirli, davvero.
Chi avrebbe mai voluto stare con lui, quello debole, incapace e spaventato?
Nessuno.
Ma non avrebbero dovuto illuderlo con la promessa che ci sarebbero stati.
Non avrebbero dovuto lasciarlo.
Pipino alzò la testa e si guardò intorno.
Fiamme, fumo, odore di morte.
E Pipino capì: come tutto stava crollando intorno a lui, così tutto stava crollando dentro di lui.
Non aveva scampo.
 
  
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