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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    23/10/2013    3 recensioni
[Scritta per celebrare sia il compleanno di Ikki che il traguardo delle 300 fanfiction scritte dalla sottoscritta]
A cavallo di sette anni, possono accadere tante cose e si può prendere coscienza di molte cose.
Ed è quello che accade a Saori.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Phoenix Ikki, Saori Kido, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Kido Family'
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Fandom: Saint Seiya
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Shun, Ikki, Saori, Un Po' Tutti
Tipologia:
OneShot
Genere:
Slice Of Life, Sentimentale
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.
Note:
Tanto family!Fluff. Buon compleanno Ikki! Scritta per celebrare il traguardo delle 300 fanfiction.

DISEGNI DI BAMBINI

15 Agosto 1980

In un angolo del grande giardino pieno di fiori e risuonante delle grida dei bambini che alloggiavano nel palazzo, il piccolo Shun teneva lo sguardo basso, le spalle tremanti mentre, davanti a sé, la piccola Saori, con sguardo insolitamente arrogante per una bambina di appena cinque anni, stretta nella sua divisa da cavallerizza nuova di zecca, osservava il disegno tutto stropicciato che stringeva nel pugnetto guantato, malgrado la calura del primo pomeriggio di Agosto.

Questo ti sembra un disegno?” lo prese in giro lei mentre la sua bocca s'incurvava in un sorriso di scherno crudele: “Sembrano tanti bastoncini messi a casaccio.” proseguì lei con disprezzo.

Shun avvampò, incassando maggiormente la testa tra le spalle tremanti mentre il Sole sembrava farsi ancora più intenso sopra la sua testa, come a volerlo sbeffeggiare a sua volta.

Come a voler ribadire il concetto, la bambina prese una delle matite colorate del piccolo abbandonata sull'erba e con la semplice forza delle sue manine affusolate la spezzò, gettandone il moncherino tra i fiori.

Poi, mentre il piccolo s'affannava a recuperare i pezzi, semplicemente Saori se ne andò, portando via con sé quel disegno su cui Shun aveva speso tanto tempo e fatica: nella sua risata c'era disprezzo.

Il piccolo, futuro Andromeda singhiozzò appena, nascondendo il musetto arrossato e sudato nell'incavo del braccio per attutire il rumore dei propri singulti: non voleva che altri sentissero i suoi lamenti e ne approfittassero per prenderlo in giro, o peggio.

Doveva rifare quel disegno, e concluderlo a ogni costo.

Entro quella sera.

§§§

Shun... Dove accidenti stai andando a quest'ora? Se Testa Pelata ci becca fuori dal letto, sai cosa succede?!”

Con tono preoccupato, Seiya cercò di bloccare il suo piccolo compagno di stanza per impedirgli di uscire, ma non poteva, né voleva, usare le maniere forti, non con lui; cioè, se fosse stato Jabu - e per fortuna che erano stati messi in stanze diverse - se ne sarebbe allegramente lavato le mani, con buona pace del suo sonno notturno, ma con Shun era diverso.

Anche se era per una buona causa, avrebbe impedito a tutti i costi di farlo finire in situazioni di pericolo: era suo dovere, come amico.

Ma devo portare un regalo a Ikki-niisan...” pigolò il piccolo, stretto nel suo pigiamino troppo largo.

Non glielo puoi dare domani?” chiese il bruno, spiandone il volto arrossato: “Hai pianto oggi pomeriggio, che è successo?” chiese con tono inquisitorio: “Avanti, non raccontarmi bugie! O non ti lascio andare da Ikki!”

Gli occhietti verdi del bruno erano lucidi, effettivamente.

Qualcuno ti ha fatto un dispetto?” s'informò con serietà estrema nella voce: era già pronto a menare le mani.

S-Saori-san... H-Ha preso il mio disegno...” confessò Shun in un filo di voce: “Per rifarlo, ho saltato il pranzo...” mormorò, asciugandosi il naso colante, “E volevo r-regalarlo a Ikki-niisan...” concluse con gli occhietti stravolti.

La rabbia del piccolo Seiya era palpabile anche se questi non parlava.

D'accordo, vai pure, ma ti accompagno!” esclamò con convinzione: “Figurati se ti lascio andare in giro da solo! Andiamo!” e senza dire altro, chiudendo la luce e afferrando la manina libera di Shun, Seiya lo trascinò fuori dalla camera.

Dopo aver chiuso la porta della stanzetta con la chiave e stretti l'uno all'altro, i bambini scivolarono cautamente a piedi nudi sul marmo freddo del corridoio buio e silenzioso, facendosi vicendevolmente forza con la reciproca presenza, fino ad arrivare sani e salvi alla porta in fondo al corridoio, quella della stanza che Ikki divideva con Shiryu e Hyoga.

Fortunatamente, se anche gli altri due si fossero svegliati, non avrebbero fatto la spia.

Vai tu, io faccio la guardia.” bisbigliò Seiya all'orecchio dell'amico, spingendolo piano in avanti e abbassando al contempo la maniglia per aprirgli la porta.

Con il foglietto stretto al petto e i piedini nudi infreddoliti, il piccolo restò a lungo sulla porta, incapace di muovere un solo passo in avanti, malgrado la manina di Seiya lo pungolasse per farlo avanzare.

Fu solo un rumore strano dal fondo del corridoio a farlo muovere, tirando in camera anche Seiya e richiudendo la porta alle loro spalle.

Uff, scommetto che Testa Pelata sta facendo la sua solita ronda...” la smorfietta sul volto di Seiya era palese anche al buio: “Sbrigati, dagli il disegno poi corriamo in camera, se ci pescano sono guai!” esclamò con urgenza il bimbo, accoccolandosi contro il muro e appallottolandosi con un ultimo sbadiglio.

Sorridendogli appena, Shun zampettò fino al letto in cui sapeva esserci Ikki, facendosi cautamente strada nel buio nel tentativo di non fare il minimo rumore.

Non voleva svegliare né Shiryu né Hyoga.

Raggiunto il proprio obiettivo, il piccolo cercò disperatamente di resistere all'urgenza di infilarsi sotto le coperte e accoccolarsi contro il corpo caldo del fratello maggiore, non avrebbe messo nei guai nessuno di loro.

Anche se gli mancava...

Ricordava per certo che, quando erano molto piccoli, il suo posto durante la notte era tra le braccia di Ikki, che lo teneva al caldo e al sicuro.

C-Cosa ci fai qui, Shun...?” biascicò la vocetta assonnata di Hyoga da qualche parte alle sue spalle.

Shun sobbalzò, spaventato, poi vide, nella penombra della luce che proveniva dalla finestra, la capigliatura ribelle del russo che, poteva giurarlo, si stava sfregando gli occhi indispettito; a quel nome, Ikki spalancò gli occhi e si sedette di scatto, agguantando il più piccolo per le spalle e ficcandolo sotto le coperte al suo fianco mentre Shiryu, scivolato giù dal materasso, aveva trascinato un quantomeno poco collaborativo Seiya fino al letto.

Hyoga intanto aveva acceso la piccola lampada sul comodino per osservare i due ospiti inaspettati: “Avete delle facce tremende.” fece notare il russo, spiando il foglio di carta che Shun stringeva nel pugnetto.

Daglielo, così torniamo a dormire...” biascicò Seiya, per metà con la testa affossata nel pigiama di Shiryu, che non si faceva scrupoli a lasciarlo lì, appeso come un koala all'albero.

Il cinesino fissò Shun con aria curiosa e un poco preoccupata.

Tremando, questi consegnò al fratello maggiore il disegno tutto spiegazzato: “B-Buon C-Compleanno, niisan...” pigolò con gli occhioni lucidi.

Ikki dispiegò il foglio stropicciato, lo guardò a lungo, ignaro del fatto che Shun lo stesse spiando con ansia nel tentativo di carpire le emozioni che stava provando.

E Ikki era felice.

Felice che quel piccolo, per cui avrebbe dato mille volte la propria vita, per cui provava un amore che, malgrado la giovane età, sentiva non avrebbe mai provato per nessun altro, non si fosse dimenticato del suo compleanno.

Lo abbracciò con forza, coprendolo meglio con il lenzuolo e, mentre Shun se ne stava accoccolato contro il suo petto, Ikki rivolse un cenno del capo verso Shiryu e Hyoga, che annuirono: avevano capito.

Così, mentre il cinese sistemava meglio un mugolante Seiya con la testa sul cuscino, il russo scendeva dal letto per andare a chiudere a doppia mandata la porta: “La vostra è chiusa, vero?” bisbigliò, rivolto a Shun.

S-Si...” replicò assonnatamente il bruno: “M-Ma dobbiamo...”

Voi non andrete da nessuna parte.” aveva esordito Shiryu con severità: “Starete qui per stanotte, sono stato chiaro?” aggiunse Ikki, “Ora dormi. Vi sveglieremo noi domattina.” gli sussurrò con tenerezza.

15 Agosto 1987

Malgrado fosse Agosto, la temperatura esterna alla grande casa era decisamente, e insolitamente, bassa a causa delle piogge torrenziali che ormai da alcuni giorni flagellavano la città.

Non c'era nessuno in giro, all'apparenza e Saori scendeva le scale che dal suo studio portavano al piano inferiore con lo sguardo perso nel vuoto, concentrata in qualcosa che, era palese dall'espressione del suo viso, la turbava e non poco.

Poi, la giovane donna rammentò che gran parte dei ragazzi era uscita in blocco, “come una scolaresca problematica” aveva aggiunto Tatsumi, ed erano andati a prendere il treno per andare... forse al mare?

Saori, in tutta sincerità, non lo ricordava ma l'importante era che stessero assieme, e che stessero bene.

Solo una persona era rimasta, con buona pace del suo scorbutico maggiordomo, oltre a lei e ai servitori e Saori sapeva benissimo dove trovarla: e difatti, sdraiato sul divano del salotto, c'era proprio Ikki.

La Dea si era chiesta come mai il ragazzo non avesse seguito i fratelli, che avevano organizzato quella gita proprio per festeggiarne il compleanno, ma non era riuscita né a darsi una risposta né ad ottenerla dallo stesso, il quale aveva spinto fuori di casa, col cielo che già minacciava tempesta, il riottoso Shun appresso a Ichi, l'ultimo a uscire prima dell'Andromeda.

Ikki sembrava dormire così Saori, cercando di non fare rumore, si era avvicinata di un passo fino a trovarsi dinanzi a lui prima di spiegare il foglio che teneva stretto nel piccolo pugno: ricordava le circostanze in cui era venuta in possesso di quel disegno, e se ora ne riconosceva tutta la bellezza insita nei malfermi segni fatti da una manina stanca e titubante, si vergognò una volta di più di come aveva trattato Shun in quel lontano giorno d'estate.

Non era stata altro che una bambina viziata, incattivita dal troppo benessere e convinta di essere al centro dell'universo, inconsapevole che quei bambini che tanto maltrattava e guardava con commiserazione e, a tratti, astio, un giorno avrebbero salvato la sua vita non una ma mille volte e che erano loro le vere stelle al centro del mondo, soprattutto del suo.

Tutti loro stavano ancora imparando: lei si era ripromessa di farsi perdonare per tutto quello che aveva contribuito a far loro soffrire nel periodo che avevano passato insieme quando erano bambini troppo distanti gli uni dagli altri quando, se avrebbe dovuto essere sincera con sé stessa, avevano forse loro maggiori diritti di essere al suo posto che lei in virtù della loro eredità di sangue.

E loro stavano imparando a conoscersi maggiormente, e non più come guerrieri, ma bensì come giovani nel fiore degli anni e a conoscere la loro storia per riconoscere ciò che li legava.

Cosa c'è?”

La voce piatta e monocorde di Ikki la fece sobbalzare con un piccolo urlo strappatole a viva forza dalla gola: la Fenice la fissava con espressione dubbiosa.

S-Scusami per il disturbo.” s'affrettò a dire lei imbarazzata: “Non v-volevo svegliarti.”

Non hai fatto alcun rumore, mi pare.” affermò al contrario lui: “Mi sono svegliato da me. Cosa succede?” chiese ancora, mettendosi seduto e osservandola attentamente.

Con un sospiro, la Dea gli consegnò il foglio spiegazzato: “Buon compleanno Ikki.” disse semplicemente.

Sbalordito, il giovane aprì il foglio e osservò il disegno: non era stupito, in sé, degli auguri – già a colazione aveva ricevuto sia la sua dose di pacche sulla schiena e tirate d'orecchie, e soprattutto di regali, tra cui quello che la Dea stessa gli aveva consegnato da parte sua – ma piuttosto del disegno che si era ritrovato tra le mani, che somigliava incredibilmente a quello che, nascosto sotto il cuscino, teneva come un portafortuna.

Voglio chiederti scusa. Sia a te che a Shun.” aggiunse Athena, tormentandosi le mani: “Presi a Shun questo disegno qualche tempo fa, gli ruppi una matita, lo presi in giro. Oggi l'ho ritrovato tra le carte del nonno e...”

Tienilo tu.”

Sentirsi interrotta nel bel mezzo della frase non era una cosa che le capitava tutti i giorni e proprio per questo il suo stupore crebbe quando vide che Ikki le stava perfino restituendo il foglio, con quello che era inconfondibilmente un sorriso, perdipiù!

Non è a me che devi chiedere scusa, e neppure a Shun perchè sono certo che, se anche non lo ha dimenticato, ti abbia già perdonato non una ma mille volte in cuor suo. Una per ogni volta che ti ha protetta e difesa.”

Saori deglutì a fatica.

Dovresti chiedere scusa a te stessa.”

Saori lo guardò senza capire.

Dovresti chiedere scusa a te stessa per come hai snaturato il tuo vero essere.” concluse la Fenice, alzandosi: “Credo che andrò a fare due passi, questo tempo mi annoia.” decretò, uscendo dalla stanza a passo veloce, il tutto senza guardarsi indietro.

Forte di una nuova risoluzione, Saori uscì, salì rapidamente le scale e infine raggiunse la sua stanza: non voleva più porre barriere tra sé stessa e gli altri, le loro camere erano tutte sullo stesso piano, e lei si trovava tra quella di Seiya e quella di Shun, giusto dirimpetto a quella di Jabu.

Chiudendosi la porta alle spalle, la ragazza corse alla scrivania e frugò nei cassetti, trovando infine quel che cercava.

Con mano malferma, strappò un pezzo di nastro adesivo e lo pose sul bordo del foglio di carta, che venne appeso storto al muro giusto davanti alla scrivania: ora, ogni volta che avrebbe alzato lo sguardo, l'avrebbe visto.

Certo, capiva quel che Ikki aveva cercato di dirle e sapeva che quello era il suo modo di accettare le scuse, ma si ripromise ancora una volta che sarebbe cresciuta ancora, trattando con infinito rispetto tutte quelle piccole fotografie di un tempo passato, e di disegni ce n'erano ancora tanti, sparsi per gli archivi, che lei non aveva saputo vivere, o forse non aveva avuto il coraggio di vivere.

Nel frattempo, in cuor suo, li avrebbe onorati ogni giorno che passava.

   
 
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