Serie TV > The Walking Dead
Segui la storia  |       
Autore: Harlequeen    23/10/2013    3 recensioni
In un mondo ormai abitato quasi solamente da creature un tempo morte, una ragazza e il suo fedele animale cercano di sopravvivere.
L'incontro con un cacciatore e poi con un gruppo di persone farà capire loro che c'è ancora speranza, c'è ancora qualcuno che prova dei veri sentimenti e che non tutte le persone sono morte fisicamente o psicologicamente.
Violet, Lucky, Daryl, Rick, Glenn, Maggie, Michionne, Carol, Carl, Sasha, Abraham e altri sono ancora vivi. E lottano per far sì che non accada il contrario. Ad Alexandria.
Genere: Avventura, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~
Buondì!
Prima che si cominci a leggere la storia, ci tengo ad avvisare i lettori che probabilmente questa fan-fiction... non avrà mai una fine.
Questo perchè è scritta sotto l'impulso della serie televisiva, segue i suoi avvenimenti cercando di rimanergli fedele, ma non avendo idea di quando e come il telefilm finirà, la stessa cosa vale anche per questa storia.
Detto ciò spero di non avervi tolto la voglia di leggerla! E, anzi, fatemi sapere che ne pensate.

Buona lettura,
Harlequeen


Violet aveva sempre desiderato che accadesse una cosa del genere, un avvenimento che rinnovasse il mondo intero, che portasse via tutto il sudiciume che si era accumulato e che portasse all’inizio di una nuova epoca. Ora il suo sogno in qualche modo si era avverato, anche se non proprio nella maniera da lei sperata: si era verificata un’Apocalisse zombie.
Fin dall’inizio la gente aveva iniziato a non chiamarli con il loro vero nome, ma con l’appellativo di Erranti, probabilmente perché non voleva utilizzare la parola più corretta per paura della stessa verità.
Lo sterminio della razza umana, o perlomeno una sua buona scrematura, era quello che lei richiedeva; essere in pochi, non fare discorsi spesso inutili, evitare le convenzioni sociali, veder morire gli stupratori, gli assassini, i ladri, i maniaci e tutti i tipi di persone che si meriterebbero solo la fine. Le spiaceva unicamente per le persone buone di cuore, gentili, educate, oneste e per bene che avevano subìto la stessa sorte dei “cattivi” divenuti Erranti.
A lei non era successo di divenire una di loro, non ancora almeno, e per questo ringraziava tutti i giorni. Chi di preciso non lo sapeva bene nemmeno lei, ma continuava comunque a farlo. Almeno una volta nella vita qualcosa di buono le era successo e non aveva la minima intenzione di farselo scappare.
Per il resto non era mai stata molto fortunata, non aveva mai visto ne conosciuto i suoi genitori perché erano morti in un incidente stradale poco dopo la sua nascita, aveva passato l’infanzia venendo trasferita tra orfanotrofi e case famiglia poiché non aveva nessun parente al mondo e una volta cresciuta aveva vissuto in quartieri poveri non avendo mai avuto molti soldi. Quelli che guadagnava come cameriera li teneva da parte per un futuro migliore.
Ma il suo futuro migliore era appena arrivato ed era un’Apocalisse.
I soldi che aveva tanto faticato a mettere da parte, inoltre, non servivano più grazie ad uno scherzo dolce e amaro del destino.
Una stupidaggine, però, le era andata bene nella sua funesta e breve vita, si trattava di un oggetto a cui era molto legata e che ora era divenuta l’arma con cui uccideva gli Erranti: con qualche soldo messo da parte, tempo prima si era fatta un regalo per premiarsi del duro lavoro e aveva comprato una katana nera come la notte più scura e tagliente come la lama del coltello più affilato.
L’aveva comprata perché era un oggetto che le era sempre piaciuto e aveva sempre sognato di avere, ma anche perché nel suo quartiere era sempre meglio essere pronti al peggio ed armati piuttosto che non fare nulla e avere paura. Una volta le era capitato, tornata da lavoro una sera, di trovarsi in casa un ladro; senza spaventarsi era riuscita a prendere la spada, l’aveva impugnata e aveva spaventato il malvivente che era scappato senza nemmeno voltarsi indietro una sola volta.
Il suo ragazzo, Lucas, invece aveva comprato una pistola credendo che fosse più sicuro così, ma lei gli aveva dimostrato che anche con una katana non si era trovata male a combattere. Lui all’inizio l’aveva presa male perché si era molto spaventato per lei, ma poi si era messo a ridere immaginandosi Violet “combattere”: una ragazza di venticinque anni, formosa, con i capelli castani, lisci e lunghi, gli occhi verdi e focosi, che roteava la spada in aria e poi la puntava contro un uomo che voleva derubarla e lo faceva scappare di corsa. Ovviamente vestita ancora da cameriera poiché era appena tornata a casa. Uno spasso!

Una sola cosa le mancava veramente tanto del mondo di prima, una sola: Lucas.
Era morto per proteggerla quando si erano imbattuti in un gruppo di Erranti mentre fuggivano dalla città. Ne avevano uccisi molti, ma poi lei era stata assalita alle spalle da uno di loro che inizialmente si era nascosto e il ragazzo si era buttato in mezzo ai due per proteggerla; venne, però, morso su una spalla e quindi la sua fine fu segnata.
Una volta rimasti soli e rifugiati in una casa le aveva chiesto immediatamente di ucciderlo con un colpo alla testa e poi si era fatto promettere che lei avrebbe proseguito da sola per trovare un posto sicuro; doveva andare avanti, avrebbe dovuto continuare a vivere e trovare il suo futuro migliore.
Lei ovviamente aveva rifiutato, non ci pensava nemmeno a lasciarlo solo e sparargli un colpo in testa, ma lui era stato chiaro.
Poco dopo tempo era peggiorato e lei non sapeva che fare. Gli era venuta la febbre molto alta e aveva iniziato ad andare fuori di testa. Poi un giorno in cui era tornato lucido le aveva di nuovo domandato di farlo, le aveva chiesto di ucciderlo ora che sapeva ancora chi era e che l’amava tanto. Non voleva trasformarsi e poi magari mangiarla. Lei si era messa a piangere, l’aveva supplicato, l’aveva rassicurato che sarebbe guarito, ma alla fine, sotto il suo sguardo amorevole l’aveva liberato per sempre da quella sofferenza e da quella paura.

Era passato del tempo da quel ricordo ed ora lei vagava sola, accompagnata solo dalla sua spada e dalla pistola che non aveva mai più usato e che teneva nello zaino, nascosta sotto tutta la sua roba.
Aveva però trovato, durante il suo viaggio, un altro fedele compagno: Lucky, un cane lupo che però assomigliava molto di più a quest’ultimo piuttosto che ad un cane. Era quasi tutto nero, con delle piccole chiazze marroni, gli occhi azzurri color ghiaccio ed un collare fatto con una catena di metallo simile a quelle che si usavano per legare le biciclette.
L’aveva trovato in una cascina di campagna, unico sopravvissuto di tutta la famiglia. Non aveva quasi più nulla da mangiare e se non fosse intervenuta lei, gli sarebbero rimasti solo i cadaveri. Fortunatamente lei aveva trovato del cibo per cani, scovato in uno degli armadietti della cucina, vicino al cadavere del vecchio padrone dell’animale che era steso sul tavolo. Una visione orribile, ma ormai era abituata e aveva visto pure di peggio.
Da quel momento il mezzo lupo l’aveva sempre seguita ed eletta a sua nuova padrona e salvatrice e si era rivelato pure molto utile. Aveva imparato a riconoscere gli Erranti e l’aiutava nei combattimenti quando si scontravano con loro.
Riusciva pure a fiutare piste mai battute e trovare case isolate in cui spesso trovavano addirittura del cibo e dormivano al caldo. Quell’animale era diventato il suo fedele ed inseparabile compagno e non voleva perderlo per niente al mondo.

Dopo giorni di cammino, erano giunti in una zona nuova che non avevano ancora esplorato e che sembrava abbastanza “pulita”, ma Lucky continuava a correre in avanti e poi a tornare da lei, correre avanti e indietro, avanti e indietro per farle capire di non fermarsi e proseguire.
L’aveva fatto pochissime volte prima d’ora e solamente quando c’era qualcosa di pericoloso e che non andava. Lei allora lo seguì senza troppe preoccupazioni, ma tenendo la katana sguainata in mano, pronta all’evenienza. Poi raggiunse il lupo che ad un certo punto si era fermato a ridosso di un cespuglio, dove le piante del piccolo bosco che stavano attraversando erano molto più folte. Si fermò pure lei e gli mise una mano vicino al collo per fargli capire che era lì con lui e che andava tutto bene.
Poi lui rizzò le orecchie e lei fece lo stesso: avevano sentito un rumore e poteva essere qualsiasi cosa come un animale oppure un Errante che si stava avvicinando. Era abbastanza silenzioso, ma ogni tanto un rametto spezzato oppure il rumore del terreno lo tradivano della sua presenza.
Lei alzò l’arma davanti al viso, pronta in posizione d’attacco. Trattenne il respiro e le sembrò che Lucky facesse altrettanto.
Poi di colpo spostò le fronde che gli impedivano la visuale e si ritrovò di fronte quello che mai avrebbe pensato: un uomo, anzi, un ragazzo che non appena si accorse di lei le puntò immediatamente addosso la sua balestra carica, mentre lei che era stata più veloce gli aveva puntato la spada al collo e pochi millimetri lo separavano dalla morte.
Lei fece caso solo una frazione di secondo più tardi che lui non era un Errante, ma un semplice essere umano. Il primo essere vivente della sua specie che vedeva dopo molto, molto tempo. Forse troppo.
Si guardarono per un secondo e poi il cane si mise ad abbaiare contro di lui. L’uomo abbassò gli occhi per un solo istante, ma poi li rimise su di lei. Rimasero in silenzio per qualche attimo ancora, anche perché lei non aveva assolutamente intenzione di cedere.
Fu lui quindi a parlare per primo con una voce bassa, quasi tenebrosa e per certi tratti roca:
-Tranquillizza il cane e abbassa la tua spada. Io farò lo stesso con la balestra.
-Lui è più un lupo che un cane e questa è una katana. Quello che rischia di più sei tu, abbassa l’arma per primo. Sei tu quello in svantaggio.
E gli fece un sorrisino ironico.
Il ragazzo la fissò negli occhi per qualche istante ed infine abbassò l’arma. Lei fece lo stesso e posò pure una mano sul collo di Lucky per tranquillizzarlo.
Nel guardarlo bene, capì che non c’era bisogno di impaurirsi perché anche lui era ancora dalla parte degli esseri viventi, era uno come lei, uno con cui parlare e che avrebbe pure risposto alle sue domande, che avrebbe preso parte alla conversazione senza dover abbaiare o guaire. I suoi occhi s’illuminarono un po’ e il suo viso si distese. Poi gli disse:
-Perdonami per prima, ma era da tanto… Troppo tempo, che non incontravo un essere umano. Piacere, io sono Violet.
E gli porse la mano destra, dopo aver messo la katana nel fodero che teneva legato alla schiena, nero e con riflessi blu come l’arma.
Lui rimase veramente sorpreso da quel gesto, ma non lo diede a vedere. La guardò con un’occhiata seria, ma poi, sorprendendo pure se stesso, le strinse la mano.
-Daryl. Da dove vieni?
-Da molto, molto lontano.
E lo disse in tono stanco e debole. Poi proseguì e chiese a lui:
-Tu invece? Sei stanziato qui oppure girovaghi?
Nuovamente il ragazzo si prese qualche secondo per rispondere:
-Per ora sono accampato qui. Ho un gruppo. Tu sei sola?
Lo sguardo della ragazza divenne all’improvviso triste e lui se ne accorse subito, ma fece ancora finta di nulla.
-Si… Siamo… Solo io e Lucky.
E poi lei accarezzò il cane sulla testa e lui ricambiò leccandole la mano.
-Hai sete, eh?
Disse la ragazza rivolta al suo animale che aveva la lingua che penzolava dalla bocca. Poi sorrise al cane e quando alzò la testa verso l’uomo sorrise pure a lui e il suo sguardo tornò sereno, anche se una parvenza di tristezza rimase comunque.
-Beh, è stato un piacere conoscerti Daryl. Buona fortuna.
Ed iniziò ad avviarsi nella direzione opposta, con il cane che la seguiva.
Lui la osservò fare qualche passo. Notò che aveva uno zaino sulla schiena, mentre prima aveva notato solo la spada e il suo fodero. Aveva anche una piccola borraccia al fianco, ma probabilmente era vuota.
Poi, stupendosi ancora una volta del suo stesso comportamento, le disse a voce alta:
-Ehi, aspetta! Visto che non conosci ancora la zona e che prima o poi ti imbatterai nel nostro campo, tanto vale che ti ci porti io prima che gli altri ti scambino per un Errante.
Lei nel frattempo si era voltata e aveva ascoltato tutto quello che lui aveva voluto dirle. Il discorso più lungo che le era stato fatto da molto tempo. Sorrise a quelle parole, ma non si fidò del tutto.
-Sei sicuro? Non è che magari una volta arrivati dai tuoi compagni mi uccidete e poi vi mangiate Lucky?
-Non siamo i cattivi noi.
-Non lo sono nemmeno io.
-Quindi puoi solo andartene per la tua strada o provare a fidarti di me e seguirmi.
-Lo faccio solo perché mi sembri sincero.
E cosi s’incamminarono. La ragazza e il lupo seguivano Daryl, nella speranza che li portasse in un posto sicuro, ma senza nessuna certezza. Violet, tuttavia, era propensa a fidarsi di lui, anche se nemmeno lei sapeva bene il perché. Gli sembrava, però, che il ragazzo avesse uno sguardo sincero, una certa espressione dura, ma in fondo buona.
E comunque, nel caso la situazione si fosse messa male, sapeva bene come difendersi.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Walking Dead / Vai alla pagina dell'autore: Harlequeen