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Autore: milkandblackspiders    23/10/2013    0 recensioni
Two souls.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Suona il campanello. E' ritornata lì per la seconda volta. Quella casa così grande, immersa nella campagna vivida di colori e profumi. Ma quel giorno è grigio e nuvoloso, non di pioggia, ma comunque scuro quel tanto che basta per mettere scontento. Lei si ravviva i capelli, ormai cresciuti fino alle spalle, e poi fa qualche passo indietro. Nessuno ha ancora aperto la porta, così va vicino alla finestra, cercando di vedere attraverso le tende se ci sia qualcuno in casa. Non riuscendoci torna davanti alla porta, mantenendosi al di sotto dello scalino d'ingresso. Si fissa le scarpe, stivaletti marrone scuro, e poi le gambe nude e infreddolite, i pantaloncini di jeans a vita alta, la maglietta larga bordeaux a maniche corte infilata in essi e poi l'impermeabile verde muschio, è così grande che le arriva a metà coscia. Non le piacciono i suoi vestiti, crede che siano troppo sportivi e inadatti a qualsiasi situazione. Ma ecco che si riscuote, qualcuno ha aperto la porta. Lei spalanca gli occhi, squadra il ragazzo che ha difronte dalla testa ai piedi. Lui la guarda a sua volta, con la bocca socchiusa e i capelli neri scompigliati. Lei si affretta a coprirsi gli occhi con le mani, sentendo il rossore sulle guance: «Scusa, non volevo guardare» dice poi, lasciando comunque uno spiraglio aperto tra le dita. Lui ha indosso solo i pantaloni da ginnastica grigi, e i calzini. Ma era intento a mettersi una maglietta, che tiene in mano. Sorride dolcemente e con movimenti rapidi s'infila l'indumento, aggistandoselo alla fine. Poi supera la soglia della porta e va più vicino a lei. Allunga una mano e le scopre il viso dalle sue mani, non è cambiata di una virgola. Poi però si ritrae velocemente, come scottato.
«Non fa niente» dice, tornando dove era prima, grattandosi la nuca. Lei continua a stare in silenzio, guardando ogni singolo centimetro del ragazzo davanti a lei, non è cambiato di una virgola. Uno spicchio di Sole si fa stada tra le nuvole, e sembra che l'aria si sia riscaldata improvvisamente.
«Fa caldo, eh?» dice lei, e poggia per terra la borsa che aveva in spalla, poi su di essa anche il giubbotto. Una volta tiratasi su, incrocia le mani dietro la schiena, e inizia a dondolarsi sui piedi, guardando dappertutto tranne che di fronte a lei. Lui è appoggiato allo stipide della porta, le braccia conserte, e la guarda di sottecchi «Allora» si schiarisce la voce «Com'è andato il viaggio?»
Lei posa lo sguardo sulle sue scarpe di nuovo.
«Bene. Sì, abbastanza bene.» poi lo guarda. Non pensa nemmeno a quello che fa, lo fa e basta. Va velocemente verso di lui, lo spinge dentro casa, e getta le braccia al suo collo. Lo stringe forte, non sente lui rispondere, non le importa. Ne ha bisogno come l'aria. Lui non sa che fare. Non vuole abbracciarla, ma non riesce a fermare le sue mani che corrono sulla schiena di lei. Nasconde il volto tra i suoi capelli, le labbra sul suo collo, è felice. Fanno a gara a chi si stringe più forte. Lei in punta di piedi, disposta anche a saltargli addosso pur di rimanere tra le sue braccia, che le danno calore e protezione. Sente il suo profumo fresco di dopo- barba, che però lui aveva solo raramente usava. Le piace così tanto quell'odore, sa di casa, di amore. Delicatamente gli accarezza i capelli scuri sulla nuca, avvertendo che le mani di lui erano fredde, aperte contro il tessuto leggero della sua maglietta, fanno su e giù con movimenti lenti e piacevoli, e disegna piccoli cerchi con i pollici. E' tutto così rilassante e pacifico, per una volta. Non si sente niente, solo il rumore dei loro cuori che si sfioravano superando gli indumenti che entrambi indossavano, e poi i loro sospiri di sollievo. Hanno gli occhi chiusi; la guancia fresca di lui tra il collo e la spalla di lei, parevano fatti apposta per essere incastrati. La stringe più forte sui fianchi, abbassandosi cosicchè la ragazza possa abbassarsi a sua volta. Senza neanche accorgersene lui posa le labbra sulla pelle di lei, risalendo fino all'orecchio e poi la guancia; lei sente tanti brividi quante sono le sue emozioni in quel momento, ma poi si lascia andare e decide di non pensare più a nulla. Solo a quanto ama quel ragazzo che le sta davanti, che le posa una mano sulla guancia. Lei sprofonda in essa, abbassando lo sguardo, non le piace essere guardata direttamente negli occhi, si imbarazza.
«Mi dispiace...» dice lei con un filo di voce, senza quasi neanche aprire la bocca. Lui la guarda con dolcezza, accarezzandola con lo sguardo, poi si avvicina e sfiora le labbra di lei con le sue. Un tocco lieve, quasi inesistente, ma nonostante questo lei freme quando lo sente. Lui non faceva nulla, non continuava a baciarla, non si scostava; rimaneva solo appoggiato sulla sua bocca morbida e piena. Erano uniti da quell'unico piccolo contatto, quasi nemmeno respiravano. Nel loro profondo, speravano entrambi che durasse; che durasse più dei litigi, delle incomprensioni, più della loro età, di quella della dannata Terra su cui vivevano, più dell'Universo.
Lui si ritrae per scorgere l'espressione di lei. Lei continua a guardare in basso, sente il rossore che si impossessa delle sue guance, sente il calore della mano di lui sul suo viso e si rincuora. La stringe forte a se con entrambe le mani, cerca di non farlo andare via come le altre volte, cerca di trattenersi dalle lacrime.
«Mi dispace così tanto...» ripete con la voce tremante, tira su con il naso, viene interrotta da lui.
«Stà zitta» le dice, ma con una tale dolcezza che lei alza lo sguardo e annuisce, mentre sprofonda in quegli occhi scuri come la pece. La bacia di nuovo, questa volta in maniera possessiva e con trasporto. La bacia come se volesse marchiarla a vita, farle capire che era la cosa più preziosa che avesse mai avuto, e come tale non lasciarla mai andare. Bacia le sue labbra morbide e pensa siano la cosa migliore che avesse mai assaggiato. Lei si lascia baciare, non le importa più di nulla. Lascia che lui la possegga, capendo cosa si prova ad amare e essere amata. Le piace, le piace terribilmente e nessuno può fermarla dal pensiero di volerlo sentire nelle vene, sentire il cuore di lui battere nel suo petto, impazzire al pensiero di averlo e possederlo con gelosia solo per se stessa. Lui la stringe, quasi fino a farle male, la vuole con tutto il suo cuore, vuole la sua pelle sotto il naso, vuole la sua schiena graffiata a sangue dalle unghie di lei come quando la notte in cui la sua innocenza era andata via per sempre; vuole sentirsi suo, è allarmante il suo desiderio di lei, della sua bocca su di lei; tenerla nelle mani e accarezzarla, stringerla fino ad impazzire.

Così si amano, e non sono minimamente dell'idea di negarsi il piccolo piacere di dire la verità. Si amano, e sanno che l'amore è solo un urlo nel vuoto, che l'oblio è inevitabile, che tutti sono destinati e che verrà un giorno in cui tutto il nostro lavoro tornerà alla polvere, che il Sole un giorno ingoierà l'unica Terra che mai avremo, e loro si amano.


Author's Corner.
Eccomi. Di nuovo. Che dire. Non riesco a smettere di scrivere e scoprire storielle abbandonate negli angoli del mio computer. Ma lascio a voi il giudizio.

  
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