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Autore: milkandblackspiders    23/10/2013    0 recensioni
Crystal & Guy.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Ecco. Ci sono quasi" sbottò Guy, bofonchiando un po' per la matita che teneva tra le labbra.
"Trovata?" chiese Crystal, voltandosi verso di lui, sgambettando un po' con le sue Converse che si agitavano sul cruscotto della macchina, mentre l'acquazzone battente era l'unico suono udibile.
"Mh" borbottò lui. Prese la matita e iniziò a tracciare un percorso sulla cartina che teneva in mano, appoggiandosi al volante, disegnando cerchi e frecce quà e là. La cartina rappresentava gli Stati Uniti d'America, era abbastanza grande da coprire il posto del guidatore e del passeggero, e Guy faceva fatica a tenerla in mano. Crystal sbuffò rumorosamente, accendendo la radio.
"Guy, è una fottuta strada dritta! Non ci sono molte indicazioni da seguire, ti pare?" esclamò lei, vedendo con la coda dell'occhio che lui continuava a scribacchiare.
In effetti la Route 66 era una delle strade più lunghe e, soprattutto, dritte che si potevano conoscere. Finchè non si arrivava in una cittadina o un paesello, le probabilità di sbagliare erano poche.
"Sto cercando di capire come proseguire da Oklaoma City. Se fare il pieno lì o aspettare fino Joplin, sai non vorrei rimanere a secco nel bel mezzo del deserto." conluse sarcastico.
"Quanti problemi! E' proprio questo il bello del viaggio, l'imprevedibilità degli eventi!" 
"Disse quella che va in crisi se a casa mancano gli spinaci." volse lo sguardo alla ragazza.
"Almeno io non torno a casa ogni giorno con una macchina diversa!" esclamò lei, poi prestò attenzione alla sua treccia di capelli castani che ormai si era disfatta. La sciolse definitivamente e cominciò a rifarla con cura, mentre Guy la guardava.  Gli dava così fastidio il fatto che Crystal lo riprendesse sui suoi acquisti che non aveva mai le parole giuste per risponderle.
E in ogni caso era sempre lei ad avere l'ultima, in qualunque discussione, sia che avesse ragione o torto.
"Allora che vuoi fare? Vuoi andare avanti, bruciare la cartina? Ma sì, a che serve. Tanto noi abbiamo l'imprevedibilità che ci guida, giusto?" disse lui, la sigaretta in bilico sul suo orecchio stava quasi per cadere.
"Andiamo, non essere sempre così melodrammatico" ridacchiò lei, guardandolo.
"Melodrammatico, dice lei!" esclamò poggiando le mani sul volante. "Quasi non abbiamo idea di dove siamo e lei dice di non essere melodrammarici." continuò.
"Zitto." 
"Ah certo, ora devo anche stare in silenzio? Scusami tesoro, ma non capisco sinceramente dove vuoi andare a parare e" venne interrotto dalla mano di lei premuta sulla sua bocca. La sigaretta cadde definitivamente sul sedile.
"Sta' zitto, per l'amor del cielo. Ascolta" disse Lettie alzando il volume della radio. 
Guy pensò che le guancie dovevano farle male per quanto era grande il suo sorriso.
Non riconobbe subito la canzone, sicuramente non era recente. Sapeva comunque di averla già sentita, sapeva di conoscerla.
Crystal tolse la mano dalla sua bocca e volse lo sguardo a Guy.
"Take me out tonight," cantò a voce bassa, seguendo la canzone "Because I want to see people and I want to see lights"
Guy sorrise. Certo. Gli Smiths. Sorrise ancora vedendo quanto felice era Crystal mentre cantava. Quanto le piaceva quella canzone, quanto le piacevano gli Smiths. Lui aveva sempre pensato che fossero azzaccati per una ragazza come lei. Erano malinconici e talvolta tristi come lei. Entrambi solitari, scettici, eppure così meravigliati e posseduti dalla bellezza del mondo. Ed era proprio quella stessa bellezza che lui vedeva in lei ogni giorno, quella belleza sciupata e rovinata dalle lacrime versate negli anni passati. La vedeva danzare in punta di piedi, giocare i suoi giochi immaginari, perdere e vincere contro le svariate versioni di lei stessa e non poteva far altro che guardare e meravigliarsi della bellezza che trasudava da tutto ciò.
Non sapeva dire se fosse depressa, forse mai saprà se lo era mai stata, ma in certi momenti la vedeva, vedeva la tristezza nei suoi occhi. Lei sorrideva e scherzava durante il giorno, ma poi, di sera, la vedeva; vedeva come si rifugiava tra braccia di lui con la coda fra le gambe per chissà quale pensiero. Vedeva che una battaglia le squarciava il petto mentre una bomba atomica esplodeva nella sua testa.  Lui che poteva fare? Nulla. Poteva solo rimanere con lei.
Così vedendola cantare felice una canzone della sua band preferita non poteva far altro che pensare come fosse bella, come tutto fosse bellissimo.
"And if a double-decker bus" lei si voltò verso Guy, sorrise "Crushes into us"
"To die by your side is such a heavenly way to die" concluse lui per lei. Che bella voce che aveva, pensò Lettie. Che bel viso che aveva.
Sorrisero entrambi. Si guardarono negli occhi e intanto la canzone andava avanti, usciva dalla radio, si diffondeva tutta intorno a loro. Per un attimo, coprì persino il rumore della pioggia.
Non c'era più nulla, solo loro e la musica. Crystal amò quel momento più di se stessa. Guy guardò quegli occhi color nocciola, le accarezzò una guancia e le sorrise.
"Accidenti, sta piovendo!" esclamò lei di colpo, distogliendo lo sguardo. Guy sussultò.
"E' da più di un'ora che piove Cry." sorrise lui.
"Sì ma..." lei volse lo sguardo fuori il finestrino, le parole le morirono in bocca. Non pensò a cosa fece, lo fece basta. Aprì lo sportello ed uscì dalla macchina, lasciò che le prime goccie le bagnarono i capelli, il viso, i vestiti. Non faceva freddo, si stava da dio. Le nuvole grigie si stagliavano fino a perdita d'occhio, fino a congiungersi con il deserto americano. Che strano, pensò lei, nei deserti non piove. Forse era la vicinanza ad Oklaoma City, forse lì pioveva a volte.
"Crystal" la chiamò lui. Lei si girò e lo guardò.
"Andiamo" gli disse.
"Dove vuoi andare?"
"Non lo so, andiamo e basta. Ti prego."
Guy sospirò. Combattè contro la cartina per togliersela di dosso, poi aprì lo sportello e scese. Se ne pentì quasi subito. L'acqua lo bagnò all'istante e i vestiti gli si attaccarono addosso come una seconda pelle. Sospirò di nuovo, pensò che prima o poi avrebbero dovuto dargli un premio per la sua pazienza. Chiuse la macchina e andò alla ricerca di Crystal. Lei intanto camminava senza una direzione precisa, sentiva l'acqua scorrerle dentro le vene, la sentiva bagnarle l'anima. Non si fermò a vedere se Guy la stava seguendo o no, non le importava.
Sorrise, sentiva una strana energia scorrerle dentro, l'aria era elettrica, lei si sentiva radioattiva, il sangue le ribolliva nelle vene e non si era mai sentita tanto viva e tanto all'altezza del mondo.
Cominciò a correre, a girare, a fare piroette. Volteggiava con le braccia spalancate, danzava sotto la pioggia, danzava con la pioggia. Era felice.
Guy la vedeva in mezzo alla foschia. Vedeva la sua forma, vedeva come si muoveva e come si divertiva. Sorrise mentre la guardava, sembrava una bambina. Dimenticò la pioggia, i vestiti bagnati, dimenticò persino il viaggio. Corse verso di lei. Lei lo vide e scappò da lui ridendo. 
Giocavano a nascondino, si rincorrevano, schiamazzavano ridevano e si divertivano.
Alla fine, Guy la prese da dietro per la vita. Avevano entrambi il fiatone e ancora ridevano.
"Ma che stai facendo?" le chiese, quasi in una domanda retorica. Lei rise di gusto per l'ennesima volta, e lui con lei. Le scostò delle ciocce di capelli dal viso, ancora non si era abituato a vederla con quella strana tinta azzurra sulle punte.
"Sai," iniziò Crystal, posando le mani sulla maglia fradicia di Guy "Il mondo è così bello."
"Lo so." le accarezzò una guancia delicatamente, era fredda.
"E penso che comunque vada," continuò lei, volgendo lo sguardo dritto negli occhi scuri di lui "Non c'è bisogno di aver paura, penso che ne sia valsa la pena e..." cercò le parole.
"E che morire sia un peccato?" azzardò lui.
Crystal rimase interdetta. Era proprio quello che intendeva, quello che non riusciva a dire.
"Già," soffiò sbalordita "Che morire sia un peccato."
Ringraziò Dio per aver trovato Guy. Ringraziò Dio per aver trovato una persona tanto incosciente da stare con lei, eppure tanto razionale da mantenere il lume della ragione. Cosa che Crystal aveva perso già da tempo. Gli sorrise mentre delle goccie d'acqua cadevano dal viso perfetto di lui. Lo guardò con ammirazione e adorazione, come fosse un dio. Era bellissimo, troppo per essere credibile. Gli prese la mano e si voltò verso l'orizzonte.
"E poi tutto questo" iniziò, mentre la pioggia si affievoliva e si alleggeriva sui loro corpi.
"Tutto questo cosa?" le chiese stringendole la mano, dandole forza.
"Tutto quanto. Il mondo, la vita...tu." le tremò la voce, stava per crollare di nuovo.
"Tutto è bello. Bello, bello, bello." trasse un lungo e profondo respiro, portò indietro le lacrime "Wow." guardò di nuovo l'orizzonte.
Poi si appoggiò ad un masso lì vicino, esausta e sopraffatta.
Guy la raggiunse e si sedette diero di lei, abbracciandole la vita e poggiando la testa sulla sua spalla. Crystal lo ringraziò con tutto il cuore per rimanere con lei, per sopportala, per non essere scappato a gambe levate. Rimasero seduti su quella roccia fino alla fine del temporale, finchè le nuvole non se ne andarono, lasciando libero il cielo mentre il sole stava tramontando.
Il deserto si pitturò di rosso e arancio mentre il sole veniva lentamente inghiottito dall'orizzionte. Guy e Crystal rimasero in completo silenzio, ascoltando i battiti dei loro cuori.
Una tale pace regnava intorno a loro, un tale benessere.

"Stai bene?" le chiese lui.
"Sì, bene" rispose come appena destata da un sogno "E tu? Come stai?"
Guy sorrise dolcemente.
"Sto da dio."
Così rimasero lì, abbracciati per un tempo infinito mentre le prime stelle della sera facevano capolino nel cielo velato di blu.
"Avevi ragione" mormorò lui sulla spalla ormai asciutta di lei.
Il viso curioso di Crystal e i suoi occhi a forma di punto interrogativo lo fecero sorridere.
"E' davvero bellissimo."



Author's Corner.
Crystal e Guy. Li amo. Li amo. Li amo. Voi?

 
  
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