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Autore: CastaDiva    23/10/2013    2 recensioni
... Mia madre, rappresentante di classe dalle elementari fino al liceo, fulgido esempio per le sue compagne, una volta finiti brillantemente i suoi studi si era accasata con un giovane e promettente rampollo della società bene d'oltreoceano. Di certo non si sarebbe mai aspettata di avere una figlia come me; voti nella media, aspetto non di certo femminile, poco incline a tutto ciò che ruota intorno alle buone maniere e cose del genere. Per non parlare poi della mia indole ribelle ... Forse furono queste mie caratteristiche ad attirarmi come una calamita verso quella ragazza.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka/Heles, Michiru/Milena
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Apro lentamente gli occhi, la mia vista è ancora annebbiata. Cosa è successo? Intorno a me ci sono delle ragazze. Le guerriere sailor!! Ora ricordo, sono stata attaccata da un mostro e...
<< E' un pò frustrante, ma quelle due ci sanno fare >>
Alzo lo sguardo verso la sailor che ha parlato. E' bionda e i suoi lunghi capelli le ricadono giù per la schiena,ad adornarne il capo un vistoso fiocco rosso. Se devo dar ragione alle descrizioni che ho sentito nei vari telegiornali questa ragazza dovrebbe essere sailor Venus. Porto la mia attenzione a ciò che tutte stavano guardando. Non è possibile, no... Eppure quei due profili li riconoscerei ad un miglio di distanza. Veloci come il vento quelle due guerriere spariscono all'istante, le sailor accanto a me fanno mille domande, vogliono accertarsi della mia salute, cercano di aiutarmi ad alzare. Rispondo loro con monosillabi la mia mente è altrove, precisamente nella mia vecchia scuola, un anno fa.


Era una tiepida giornata di primavera il giorno in cui fui formalmente ammessa all'Istituto Sophomore, ero da poco tornata in Giappone insieme alla mia famiglia e mia madre aveva voluto a tutti i costi iscrivermi a quell'istituto femminile che anni prima era stata la sua stessa scuola. Mi avrebbero impartito una severa disciplina  e soprattutto insegnato a comportarmi come una vera signorina di buona famiglia diceva lei. Mia madre, rappresentante di classe dalle elementari fino al liceo, fulgido esempio per le sue compagne, una volta finiti brillantemente i suoi studi si era accasata con un giovane e promettente rampollo della società bene d'oltreoceano. Di certo non si sarebbe mai aspettata di avere una figlia come me; voti nella media, aspetto non di certo femminile, poco incline a tutto ciò che ruota intorno alle buone maniere e cose del genere. Per non parlare poi della mia indole ribelle. Nella mia mente era ancora vivido il ricordo della scenata che mi fece quando mi presentai a casa con un piercing all'orecchio. Una teppista mi sbraitò contro, mia figlia è diventata una teppista!!  A pensarci ci ridevo ancora. Forse furono queste mie caratteristiche ad attirarmi come una calamita verso quella ragazza così diversa da me. Michiru Kaiou, la stella della nostra scuola, mia madre avrebbe pagato oro per avere una figlia come lei. Ad essere sincera non ero l'unica a sentirsi irrimediabilmente attratta da Michiru, in tutta la scuola aveva stuoli di ammiratrici, e come dar loro torto? Capitano e migliore atleta della squadra di nuoto, presidente del club d'arte e di quello di musica. Aggiungiamoci una bellezza eterea e una classe signorile e avremo ottenuto la rappresentazione della ragazza perfetta. O di Michiru Kaiou, per quanto le due cose collimino alla perfezione. Ebbi occasione di parlarle la prima volta dopo appena un mese dalla mia iscrizione. Insieme ad alcune mie compagne del club di atletica leggera avevamo deciso di tagliare per la piscina al fine di giungere sui campi di allenamento, tanto quel giorno non ci sarebbe dovuta essere nessuna in vasca. Beh, ci sbagliavamo. Stavamo infatti percorrendo la strada attigua agli spalti quando vidi qualcosa, o per meglio dire, qualcuno che si trovava sott'acqua. Incuriosita scesi fino a bordo vasca con in sottofondo le lamentele delle mie compagne che mi intimavano di lasciar perdere. Appena arrivai vicino alla vasca dall'acqua fuoriuscì una figura che fino a quel momento non sarei riuscita ad identificare. Nuotando lentamente verso la scaletta Michiru uscì dalla piscina con la solita grazia che la contraddistingueva.
<< Cosa ci fai qui? >> chiesi istintivamente, senza pensare.
Dopo avermi squadrato da capo a piedi il suo volto assunse un'espressione tra il divertito e lo stupito.
<< Approfitto del fatto che non ci siano allenamenti per farmi una nuotata in solitaria. Se devo essere sincera preferisco entrare in acqua senza cuffia, cosa che purtroppo posso fare solo di nascosto dall'allenatore >> concluse, sorridendomi nuovamente mentre al contempo spostava alcune ciocche che le si erano incollate al volto dietro l'orecchio.
Non potevo darle torto, pareva un sacrilegio relegare quei capelli color acqua marina in una cuffia tanto entravano in sintonia con l'elemento dal quale prendevano il colore. Ero così intenta a guardare la sua figura che non mi accorsi che le mie mie compagne di squadra mi stavano chiamando a gran voce. Fu infatti lei a riportarmi alla realtà.
<< Meglio che ti sbrighi Elsa-san >> 
Stupita le chiesi come sapeva il mio nome e lei, nascondendo con la mano il suo riso, mi fece notare che le ragazze del mio club mi stavano chiamando per nome. Arrossendo leggermente mi congedai, correndo dalle mie compagne. Per tutto il giorno però l'immagine di quella bella sirenetta non volle sapere di andarsene dalla mia mente.

Il giorno dopo la reincontrai nel campo d'atletica, cosa piuttosto inusuale.  Era seduta poco lontano dalla pista, in mano il suo immancabile quaderno dove si cimentava in numerosi schizzi. Ovviamente la sua presenza fu immediatamente notata da tutte le presenti, ma nessuna si avvicinava sebbene fosse innegabile l'attrazione che esercitava.  Non solo nell'aspetto, anche questa caratteristica l'accomunava alle sirene. Così come il loro canto attirava naviganti ignari, così la bella principessa dello Sophomore stregava chiunque posasse lo sguardo su di lei, o che soltanto ascoltasse qualche nota nata dal suo violino. Non è dato sapere se le sue doti canore eguaglino quelle delle mistiche creature marine , e non è neanche degno di curiosità viste le già ammalianti armonie con cui deliziava il suo pubblico. O almeno, questo è ciò che si diceva nella scuola, personalmente non avevo mai avuto occasione di ascoltarla suonare visto che non avevo mai messo piede nell'aula di musica, nè ero mai stata un'amante della musica classica tanto da andare a un suo concerto.
L'allenamento pomeridiano procedette come al solito e presto tutte ci dimenticammo della sua presenza, troppo impegnate a cercare di battere i nostri record personali in vista della prima gara extra-scolastica. Ovviamente i miei risultati furono i migliori di tutti, non avevo problemi ad affermare che la mia abilità era decisamente superiore a quella delle mie compagne. Certo non glielo rinfacciavo, ma di sicuro non mi nascondevo dietro una falsa modestia. In contemporanea alla fine del nostro allenamento anche lei se ne andò dal campo.
<< Asociale come al solito >> esclamò una mia compagna di squadra che non aveva mai fatto mistero della sua antipatia verso la ragazza dai capelli color acquamarina.
<< Forse è semplicemente timida e non se la sente di parlare con qualcuno che non è del suo gruppo >> la difesi io pensando che effettivamente nella nostra scuola era difficile che si creassero amicizie o anche semplici conversazioni all'infuori dei club scolastici.
<< Ma no, anche con le ragazze del club di nuoto è così >> ribattè la ragazza di prima << Sono nella stessa classe di una sua compagna di squadra e mi ha detto che a parte i soliti convenevoli e qualche consiglio, che tra l'altro deve dare in quanto capitano, non parla molto con loro. Il minimo indispensabile insomma >>.
<< Sarà... >> dissi io non volendo indagare oltre. Non mi è mai piaciuto parlare alle spalle della gente, e di certo non avrei iniziato quel giorno. Passò qualche settimana e gli allenamenti si intensificarono, così come le comparsate di Michiru vicino alla pista, sempre fornita di un nuovo blocco per gli schizzi. Quel giorno però decisi di avvicinarmi a lei, ormai stufa di osservarla da lontano.
<< Cosa disegni di bello? >> le chiesi guardando i suoi schizzi.
<< Anatomia umana >> mi rispose senza smettere di disegnare. Era impressionante come in così poco tempo riuscisse a riprodurre i movimenti delle mie compagne di squadra e non esitai a farglielo notare. Come nel nostro precedente incontro mi sorrise per poi spiegarmi come in quelle settimane la sua mano si fosse ormai abituata a disegnare certi movimenti che ormai non era poi così  necessario perdere tempo osservando ogni dettaglio.
<< Allora perchè continui a venire qui? >> domandai innocentemente.
<< Chissà, forse per vedere te >> disse sibillina facendomi conseguentemente arrossire.
<< Non ti stufa ritrarre sempre le solite ragazze? >> chiesi io cercando di cambiare argomento per mascherare l'imbarazzo suscitato dalla sua risposta  << Sabato partecipiamo alla prima competizione stagionale, puoi venire anche tu se vuoi, andiamo al liceo... >>
<< Teitan >> disse lei concludendo  la mia frase << Anche il club di nuoto ha una gara nello stesso liceo >>
<< Ah, peccato >> mormorai io con una nota delusa nella voce. << Sarà per la prossima volta >>
<< Forse >> fece lei alzandosi andando poi via . L'intera scena fu assistita dalle mie compagne che con biasimo mi ribadirono che era impossibile cercare di aver alcun contatto con Michiuru Kaiou, la studentessa che aveva un proprio fan-club all'interno della scuola ma nessuna amica. La cosa invece di scoraggiarmi mi spronò ancora di più a cercare di avvicinarmi a quella ragazza. In ogni caso dovetti abbandonare presto questa, diciamo ossessione. La gara interscolastica era alle porte e  forse per il fatto che anche la squadra di nuoto vi partecipava non ebbi occasione di incontrarla nuovamente al campo. Venne così il giorno della gara. Come prospettato ottenemmo un ottimo piazzamento, grazie soprattutto ai miei risultati. Seppi però che in un'altra batteria una nuova arrivata aveva alzato notevolmente il punteggio della squadra appartenente alle medie Nagareboshi, tanto da farle accedere per la prima volta alla seconda gara del torneo interscolastico. Sinceramente non mi importava più di tanto, anche con un fenomeno in squadra se le altre ragazze non erano al suo livello non sarebbero andate lontane nella staffetta. Ciò che avrebbe dovuto preoccuparmi invece erano i 100 metri singolo, il mio fiore all'occhiello. Ma a quei tempi ero troppo piena di me per pensare che qualcuna avrebbe potuto scalzarmi dal primo posto del podio. 
Venni a sapere che anche la squadra di nuoto aveva passato il primo turno e sentendo ciò che si diceva in istiututo la cosa era piuttosto prevedibile conoscendo la bravura del loro capitano . Il giorno dopo , ancora euforiche a seguito della prima vittoria, apprendemmo le date delle prime eliminatorie delle competizioni in singolo. Questa volta le gare di atletica leggera e nuoto si sarebbero disputate in giorni differenti e, sostenuta da questa notizia, proposi nuovamente a Michiru di venire come spettatrice alle qualificazioni. Inaspettatamente accettò proponendomi di fare lo stesso nei riguardi della gara di nuoto che avrebbe sostenuto insieme alle sue compagne. La notizia si sparse subito in tutta la scuola. L'inavvicinabile Michiru Kaiou aveva stretto un legame con qualcuno. Fui tempestata di domande per tutta la giornata, sia in classe che in mensa. Tutte volevano sapere qual'era il mio segreto. Dal mio punto di vista non è che avessi fatto molto, e poi più che a me sicuramente Michiru era interessata a nuovi spunti da ritrarre. Cercai di spiegarlo alle mie compagne di scuola e alcune, la maggior parte, accettarono questa mia versione ma le appartenenti al suo fan club non mi davano tregua, tanto che dovetti rinunciare a pranzare con le mie amiche e andarmi a rintanare lontano insieme al mio bento.  L' Istituto Sophomore era un grande plesso privato che al suo interno comprendeva tutto il ciclo scolastico, dalla scuola dell'infanzia fino all'università. Ecco, se c'era qualcosa che mi piaceva di quella rigida scuola femminile era che non avrei dovuto sostenere alcun esame di ammissione una volta concluso un ciclo di studi. Decisi immediatamente di dirigermi verso la sezione adibita all'asilo. Di andare nel cortile delle universitarie e in quello delle liceali non se ne parlava, troppo era il rischio che le voci della mia pseudo-amicizia con Michiru fossero giunte anche là. Esclusi pure le elementari, sicuramente le bambine avrebbero notato la mia presenza riferendola alle suore e oltre a non ottenere la mia agognata privacy avrei ricevuto sicuramente un richiamo. L'asilo invece era perfetto. Le bambine pranzavano dentro la loro mensa e non sarebbero uscite a giocare prima di aver concluso quindi era la soluzione ottimale.
 Scavalcai con facilità la siepe che divideva i due cortili, mi guardai intorno e decisi di andare a consumare il mio pranzo sotto un albero che costeggiava i giochi delle bambine. Con mia sorpresa trovai qualcuno che aveva avuto la mia stessa idea.
<< Un magnifico posto per pranzare non trovi Elsa-san? >> esclamò la ragazza
<< Stanca della solita ressa? >> domandai, cercando di intavolare una conversazione mentre al contempo mi sedevo accanto a lei. Michiru si voltò verso di me, i suoi occhi color del mare catturarono immediatamente i miei.
<< Non sono solita avere compagnia  >> disse tranquillamente continuando a mangiare il suo bento. Aveva un aspetto davvero delizioso, doveva essere fatto a mano, non come il mio, preconfezionato.
<< Io di solito mangio con le altre ma oggi era proprio impossibile >> sbuffai.
<< A causa mia immagino >> indovinò Michiru, nessun senso di costernazione nel suo tono, solo una sincera constatazione.
<< No figurati, è colpa delle ragazze della nostra scuola che sono troppo impiccione >> esclamai io << Dovrebbero farsi gli affari loro senza andare a vedere chi parla a chi e soprattutto di sparlare della gente, mi hanno fatto una testa tanta continuandomi a ripetere che era impossibile ottenere una conversazione con te >> misi immediatamente una mano davanti alla bocca, capendo di aver parlato troppo.
<< E' questo che dicono? >> domandò con un atteggiamento per niente irritato.  Divertito piuttosto. A pensarci le poche volte che avevo parlato con lei ho sempre avuto l'impressione che non le interessasse ciò che le succedeva intorno, che vedesse la realtà in modo distaccato, come se il mondo e chi vi abita non fossero altro che soggetti per un suo quadro. Che parlassero bene di lei, che la sbeffeggiassero o la idolatrassero, per Michiru non era importante.
<< Perchè tra tutte parli con me? >> le chiesi dopo la mia riflessione.
<< Io parlo con tutti, non mi sembra di aver mai negato la parola a chicchessia >> rispose secca.
Effettivamente aveva ragione.
<< Però solo a me hai proposto di venire a vederti nuotare  >> obbiettai.
<< Sei l'unica che mi ha proposto di venire a vedere una propria gara >> fece presente Michiru.
E anche ora aveva ragione. Il suono della campana ci fece capire che era ora di tornare nelle rispettive classi interrompendo la nostra conversazione, se così si poteva chiamare.
<< Vuoi un aiuto ? >> le chiesi quando giungemmo dinanzi alla siepe. Per un maschiaccio come me non c'era nessun problema a scosciarsi non proprio elegantemente per saltare, immaginavo invece che per una signorina a modo come Michiru questo fosse un comportamento inappropriato.
<< Per fare cosa? >> mi domandò lei di rimando. Tornò leggermente indietro per poi correre verso la siepe saltandola infine con una grazia che stenterei a definirla umana. Più che un salto sembrava avesse preso il volo. Ero così inebetita dalla scena  che rotolai sugli arbusti concludendo la mia performance con un sonoro tonfo per terra.
<< Vuoi un aiuto ? >> mi fece il verso lei tendendo la propria mano verso la mia. Accettai la sua offerta di buon grado, cercando però di non pesare troppo su quell'esile figura che ancora una volta mi stupì, attirandomi con forza a sè. 
<< Non è stato uno dei miei salti migliori >> ammisi ridendo.
<< Sei strana >> mi disse Michiru. Normalmente avrei preso quell'appellativo come un insulto, ma sapevo che nel suo caso non vi era nessuna cattiveria nelle sue intenzioni. E a giudicare dalle altre persone che aveva intorno io, che ero l'unica che le si era avvicinata, dovevo risultare strana per forza.  Guardandola darmi la schiena una domanda mi colse. << Come facevi a sapere che ero io se non ti sei neanche voltata quando eravamo sotto all'albero? >>
<< Me l'ha detto il mare >> mi rispose come se fosse la cosa più logica del mondo. Il mare? E poi ero io quella strana?

Venne il giorno del primo turno delle eliminatorie di atletica e anche questa volta non fu la nostra scuola ad ospitare le selezioni. Meglio così, ci sarebbero state più possibilità di evitare una trasferta durante le gare importanti. Questa volta sugli spalti, spiccando tra le altre ragazze, c'era anche Michiru. Le avrei proposto di venire fino a bordo-campo ma ricordando la reazione delle nostre compagne di scuola decisi che non era proprio il caso. Tralasciai questi pensieri decidendo di concentrarmi sulla gara imminente. Nella mia batteria era presente una mia compagna di squadra. Conoscevo abbastanza bene la sua abilità,  non era certo tra le migliori ma con un pò di fortuna sarebbe dovuta riuscire ad ottenere un terzo posto utile per accedere alla prossima selezione. Il primo posto era altamente probabile che l'avrei ottenuto io, del resto dopo anni a gareggiare contro le americane ed il loro fisico decisamente superiore non mi sarei di certo fermata alle prime eliminatorie di un torneo scolastico asiatico.  Il secondo sarebbe quasi certamente andato a Hitomi Tanaka, una studentessa del liceo Mudo che aveva sempre ottenuto buoni piazzamenti sin dal suo esordio sulla pista. Sulle altre non avrei potuto dire niente, segno che o non erano di un livello che catturava il mio interesse o che erano delle novizie. Dunque in entrambi i casi, salvo delle sorprese, la mia compagna di squadra sarebbe passata. Mi misi in posizione e non appena sentii lo scoppiare della pistola che sancisce la partenza corsi con tutte le mie forze, come sempre, poco importa che sia una semplice eliminatoria dove basterebbe anche solo la metà delle mie risorse, io do sempre il massimo e sempre per vincere. Come avevo prospettato il podio e conseguente qualificazione lo otteniamo io, Tanaka e la mia compagna di squadra. Anche quella gara era andata, giorni passati ad allenarsi e poi in pochi secondi è tutto finito. Mi girai verso gli spalti cercando la figura di Michiru, come a volere la sua approvazione e mi stupii quando non la vidi. Dopo aver perso qualche minuto a scrutare per bene gli spalti feci per tornare negli spogliatoi. Ed è lì, nel corridoio che li precedeva che la incontrai.
<< Complimenti per la vittoria, hai tenuto alto l'onore della nostra scuola >> si congratulò.
<< Addirittura, è solo la prima gara  >> dissi io << Comunque sono soddisfatta, da quello che ho sentito in giro sono passate tutte le ragazze della nostra scuola >>
<< No >> mi corresse lei << Amane-san non è riuscita a passare >>
<< Cosa?! >> esclamai stupita. << Akane è una delle nostre punte di diamante, corre insieme a me nella staffetta, come ha potuto uscire alla prima eliminatoria?Chi era nella sua batteria? >>
<< Purtroppo non ricordo tutti i nomi >> si scusò Michiru. Tempestivamente però arrivò un'altra mia compagna che, capendo la mia agitazione, mi diede delle delucidazioni. << Nella batteria di Akane-san sono passate Fujimoto,  la tizia che l'anno scorso si è piazzata al secondo posto nella gara finale. Poi Nobumoto, anche lei giunta alle scorse finali e infine per prima è arrivata una novellina di cui però ora non ricordo il nome >>
<< Haruka Tenou >> disse immediatamente Michiuru.
<< Pensavo non ti ricordassi i nomi >> le feci presente io.
<< Ho detto che non mi ricordavo i nomi di tutte.  Di tutte le altre >> replicò lei, il volto che inspiegabilmente si addolcì.
<< E com'è questa novellina? >> chiesi ad entrambe.
<< Veloce >> mi rispose Michiru << Veloce come il vento. >>

La ressa sugli spalti era notevole durante le gare di nuoto. Fortunatamente su consiglio di Michiru ero venuta mezz'ora prima riuscendo a trovare un ottimo posto proprio davanti. Non mi stupì la quantità di persone presenti. Non solo tra le nuotatrici vi era una persona in vista come Michiru ma essendo questa una gara di nuoto per i ragazzi era l'occasione di vedere tante belle donzelle in costume. Sinceramente a me non importava che le nostre gare di atletica avessero meno successo se il motivo della folla presente era  riconducibile agli ormoni e non al tifo. Mentre mi perdevo in queste mie riflessioni fu annunciata la prima batteria. Michiru non era tra le nominate,  evidentemente chi organizzava non si voleva bruciare il meglio subito. Guardai le gare con relativa noia, sbuffando di tanto in tanto. Finalmente lo speaker annunciò il suo nome. L'attenzione fino a quel momento altalenante del pubblico fu immediatamente catturata.  Come una regina che sfila per i suoi sudditi Michiru fece il suo ingresso. Come riscontrai giorni prima era un crimine confinare i suoi capelli sotto una cuffia ma purtroppo neanche per lei si poteva fare un'eccezione. Ero piuttosto interessata a vederla nuotare in una gara visto che l'unica volta che avevo avuto il piacere di vederla oltre ad essere uscita subito dall'acqua si stava rilassando senza metterci nessuna particolare enfasi nei suoi movimenti. Prese posizione insieme a tutte le altre ragazze e al suono del via si lanciò in acqua. Sebbene l'eliminatoria dei cento metri stile libero fosse appena iniziata dagli spalti, e credo anche per chi gareggiasse, era evidente chi avrebbe vinto. Mentre guardavo Michiru nuotare mi tornò in mente ciò che mi disse quando ci incontrammo nel cortile dell'asilo.
<< Me l'ha detto il mare >>
Forse non era una frase dettata dal caso, forse aveva veramente qualche legame con l'acqua. Sarebbe stato difficile altrimenti trovare una spiegazione plausibile a ciò che stavo assistendo. Lo stile natatorio di Michiru era molto aggraziato a differenza delle altre ragazze che attaccavano l'acqua con violenza. Le sue bracciate erano molto delicate, quasi materne. Di base questo non era strano, così come nella corsa immaginavo che anche nel nuoto ognuno avesse il proprio stile e a onor del vero quello di Michiru la rispecchiava pienamente. Il punto era come conciliare uno stile del genere con la vittoria. Nella corsa ci si può pure muovere come in una sfilata, ma è impensabile che questo atteggiamento porti sul podio. Correre velocemente, questo è importante per raggiungere la vittoria e pensavo che questo fosse un concetto universale. Quel giorno mi ricredetti. Forse per ringraziarla di quel tocco delicato e aggraziato l'acqua intorno a Michiru sembrava aprirsi come per volerla favorire rispetto alle altre concorrenti. Avrei potuto dire con certezza che sul suo corpo non era presente nessun attrito. Nel momento della virata aveva già ampiamente distanziato le sue avversarie e forse fu questo il motivo che la spinse a rimanere sott'acqua molto più del dovuto prima di ricominciare con le bracciate. Anche se le altre erano indietro rispetto a lei non compresi questo suo fermarsi troppo. Forse, pensai, non voleva umiliare le sue avversarie, oppure voleva risparmiare le energie per le gare successive.  In ogni caso come da programma vinse facilmente la sua batteria ottenendo la qualificazione. Durante il resto delle eliminatorie non vi fu niente degno di nota e dopo la gara di Michiru anche l'attenzione degli altri spettatori andò in calando. O almeno questo è quello che seppi dopo visto che non appena conclusa la sua gara mi diressi verso gli spogliatoi.
Come lei venne a congratularsi con me lo stesso volli fare io. Scesi dagli spalti infilandomi per i corridoi, in attesa di vederla uscire. Sebbene fossi anch'io una ragazza ( anche se spesso il mio aspetto androgino poteva creare un pò di fraintendimenti) preferii non entrare per evitare di dare nuovi scoop alle malelingue, pur sapendo che anche il solo sostare nel corridoio aspettandola avrebbe di certo sollevato un nuovo scandalo.
Non dovetti aspettare molto prima di vederla uscire, seguita da altre ragazze dall'umore più o meno felice a seconda dei piazzamenti. Quella volta fui evidentemente io a sorprenderla visto il guizzo di curiosità che mostrò in volto.
<< Elsa-san, ma che sorpresa >> mi salutò.
<< Ottimo lavoro campionessa, mai visto tanto stacco in una competizione >> la lodai io, incurante delle occhiatacce che mi beccai ( giustamente ora che ci penso) dalle sue avversarie.
<< Non mi entusiasmerei così tanto per il primo girone delle eliminatorie >> disse lei << Del resto l'hai detto anche tu no? >>
<< Effettivamente >> le concessi staccandosi dal muro del corridoio << In ogni caso sei stata fantastica, mi hai quasi fatto appassionare a uno sport in cui pensavo che l'unica attrattiva fossero i corpi scolpiti degli atleti >>
<< Sempre sfacciata eh Gray-san? >>
Alzai lo sguardo superando la figura di Michiru, trovando dietro di lei la ragazza che mi aveva chiamato.
<< Ehm, ci conosciamo? >> chiesi confusa. Ero da poco arrivata in quella scuola e a parte le ragazze del mio club e i miei compagni di classe non conoscevo nessun'altro.
<< Diciamo che la tua fama ti precede. Grazie al tuo arrivo la nostra scuola punta ad ottenere finalmente un primo posto nelle gare di atletica >> mi rispose lei posando con noncuranza un asciugamano sopra le spalle, i capelli ancora inumiditi che le stavano bagnando la tuta. << Inoltre, la tua vicinanza con Michiru Oujo-sama non passa di certo inosservata >> aggiunse con una nota di ironia nella voce. A causa dell'occhiata sprezzante che lanciò a Michiru esclusi che fosse una delle sue innumerevoli ammiratrici, quanto piuttosto...
<< Elsa-san, lei è Kaori Kaname, una delle componenti della squadra di nuoto della nostra scuola >> la presentò Michiru.
<< Oh, quella che è arrivata seconda nella tua batteria >> esclamai io ignara di star facendo una delle mie solite pessime figure.
<< Tsk, purtroppo ho anche una vita sociale io, non posso passare tutto il mio tempo ad allenarmi. >> disse Kaname, una frecciatina neanche troppo velata ai successi del capitano della sua squadra.
<< Io non imputerei mai i miei fallimenti all'impegno e al talento di un'altra persona >> affermai dura. Non solo perchè la sua irriverenza nei confronti di Michiru mi infastidiva. Detestavo, e detesto tutt'ora, chi getta del fango sui meriti altrui per giustificare la propria mediocrità.
<< Ho parlato così, tanto per dire, se poi tu ci vedi qualcosa peggio per te. >> scrollò le spalle lei con un atteggiamento che strafottente è dir poco. Stavo decisamente per metterle le mai addosso e se Michiru non mi avesse fermato, posando una sua mano sopra la mia spalla, di certo la situazione sarebbe finita in rissa.
<< Non mi sembra il caso di perdere ulteriore tempo qui non credi? >> mi disse << E poi, a causa dei tuoi continui successi non riesci a comprendere i sentimenti di qualcuno che non raggiunge mai la vetta, dunque sarebbe solo fiato sprecato >>
<< Che cos... >> dire che la faccia di Kaname era rossa sarebbe stato un eufemismo, mancavano soltanto le nuvole di fumo che le uscivano dalle orecchie per farla assomigliare definitivamente ad un cartone animato.
<< Così, tanto per dire >> le fece il verso Michiru trascinandomi con sè fuori dal corridoio.
<< Michiru Kaiou, sembri una principessina ma a quanto pare hai la lingua biforcuta >> scherzai io una volta allontanate dalla scuola. Stavamo camminando per dirigerci verso la prima fermata taxi ( Michiru era quasi inorridita all'idea di prendere l'autobus)disponibile, lei che nonostante mi fossi offerta di trasportare la sua sacca contenente gli oggetti per il nuoto aveva gentilmente declinato l'offerta.
<< Tu invece sei decisamente diretta. Forse anche troppo >> sorrise.
<< Me lo dicono in tanti. Troppi >> sospirai incrociando le braccia dietro la nuca << Forse dovrei cambiare >>
Vidi Michiru scuotere il capo << Sei perfetta così come sei >>
Ancora una volta arrossii visibilmente a seguito delle sue parole e a vedere la sua faccia soddisfatta di certo la mia reazione non era passata inosservata. La vidi muovere aggraziatamente un braccio per richiamare l'attenzione di un tassista.
<< Vuoi salire con me? >> mi chiese.
<< No grazie, prenderò un popolarissimo autobus my lady >> declinai facendo un leggero inchino. La sua risata cristallina che accompagnò la sua figura all'interno della vettura.


Fic che avevo iniziato da tempo. Era partita come una One-shot ma mi sono accorta di aver scritto veramente tanto, dunque per facilitare la lettura l'ho divisa in tre parti. Dovevo decidermi a pubblicare visto che il personaggio di Elsa Gray ( per chi non ricordasse apparsa nell'episodio 106 dell'anime) ho intenzione di utilizzarlo anche per la mia long-fic. Dunque beccatevi questa versione dal punto di vista di una terza persona  di come il lesbo-duo delle sailor si sono incontrate. Piccola nota sul titolo, finalmente uno decente che calza a pennello con la storia oltre che avere un significato legato ad essa. Sì, dopo uscite oscene me la tiro ben poco per il mio primo titolo riuscito ( che tra l'altro ha una certa assonanza con un certo libro, sì me la tiro anche per questo).
   
 
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