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Autore: mikeychan    24/10/2013    2 recensioni
Prima T-Cest e non molto erotica. Il rapporto che Don e Mikey hanno è più di una semplice fratellanza... Turtlecest (DxM)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Incest
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Da quando era stato mutato, Yoshi, o detto Splinter, aveva costruito una nuova vita con i suoi piccoli figlioli adottivi. Le quattro tartarughine aveva parzialmente colmato l’enorme crepa nel suo cuore, dopo aver visto le fiamme portar via Teng Shin (sua moglie) e la piccola Miwa (sua figlia di un anno).
Leonardo, Raphael, Donatello e Michelangelo erano la sua gioia più grande, è vero, eppure c’era un fattore negativo che lo rattristava.
Michelangelo, il bambino di anni cinque, a differenza dei fratelli di sette, non poteva camminare.
E Splinter sapeva il motivo esatto.
Il giorno in cui lottò contro quei droidi Kraang, aveva comperato le quattro tartarughine in questione, sistemate in una boccia di vetro. Durante il combattimento, i Kraang colpirono con un laser e volontariamente il recipiente, il quale finì in frantumi. La cosa peggiore fu vedere Michelangelo sommerso dai pesanti frammenti di vetro, tutti sulle sue zampette posteriori.
Successivamente capì che il danno si trattava a livello neurologico e che poteva fare poco o niente…


*******************************

6 anni dopo…

“Buongiorno, Leonardo” salutò Splinter, senza nemmeno voltarsi.
Leo, di anni quindici, salutò con un inchino rispettoso: “Buongiorno, sensei. C’è un profumino delizioso”.
Il topo dal kimono magenta ridacchiò: “Grazie, figlio mio. Sto preparando delle omelette, come piacciono a voi”.
Gli occhi cobalto di Leo s’illuminarono di pura gioia ma sentendosi proprio come un “uomo”, si schiarì semplicemente la gola, annuendo. Si avvicinò a suo padre, per aiutarlo come suo solito.
Raphael, la cui pelle era ancora appena bagnata dalla doccia, entrò subito dopo, fissando il fratello maggiore e il padre. 
“Giorno” mormorò, sopprimendo uno sbadiglio…

Donatello si svegliò alla buon’ora, dopo una notte di assoluto riposo, come non ne aveva da settimane. Stiracchiandosi, il suo primo pensiero fu di controllare il fratellino Michelangelo, nell’altra stanza, parallela alla sua.
Gettando le coperte di lato, i suoi piedi si mossero rapidamente e aprendo dolcemente la porta, scrutò nelle tenebre della camera. 
Il letto aveva il piumone appena scoperto e un cuscino era schiacciato contro il muro. La cosa più strana era che il fratellino non era sul materasso. Allarmato, Donatello accese la luce, inorridendosi alla vista di Mikey che dormiva al freddo, in terra, raggomitolato a pallina.
Chissà da quanto tempo era stato così… perché non aveva chiamato nessuno?
“Mikey!” chiamò il genio, inginocchiandosi al suo fianco: “Svegliati, dai!”.
L’arancione schiuse dolcemente gli occhi, mettendo a fuoco l’immagine sfuocata di Donnie. Sorrise, sbadigliando: un lieve dolore al gomito lo fece trasalire e per questo se lo massaggiò.
“Sono caduto dal letto?” chiese, con voce assonnata.
“Sì. Perché non mi hai chiamato?” rimproverò il genio.
“Perché non mi sono nemmeno accorto che ero caduto…”.
Il genio sospirò e lo abbracciò: “Controlliamo questo gomito e poi andiamo a lavarci”.
Mikey annuì: “E non dimentichiamo la colazione!”.
“Sì, anche quella!” ridacchiò il genio, prendendolo delicatamente in braccio.

Andarono in bagno e pensarono a lavarsi alla bene e meglio. Nessuno, però sapeva perché il genio spendesse più tempo del voluto per Mikey. Nemmeno il sensei si era reso conto che, in realtà, l’affetto fraterno di Donnie era cresciuto, da circa un anno, più profondo, trasformandosi in quello che comunemente viene chiamato “amore”.
Donnie depose il fratellino di due anni più giovane nella vasca, godendo alla vista della pelle verde mare brillare sotto le luci. Un lieve rossore si diffuse sulle gote del genio, mentre afferrò una spugna, cominciando a strofinare dolcemente sul guscio di Michelangelo.
La coda di quest’ultimo cominciò a dibattersi ferocemente sotto l’acqua, senza il minimo rumore, ma solo sottoforma di onde e bollicine.
“Mikey…” mormorò talmente a bassa voce che l’altro non se ne accorse: “Mikey?”.
L’arancione, di colpo, divenne molto triste, tant’è che smise di giocherellare con la sua paperella di gomma.
“Donnie… che sensazione si prova a camminare?” chiese, dopo un breve lasso di tempo di silenzio.
“Beh… anche se lo spiegassi, sarebbero solo parole. Per saperlo bisognerebbe sperimentarlo” rispose il genio, accarezzandogli la testa.
Un formicolio prese possesso delle parti intime del genio, il quale inghiottì la sensazione di batticuore, stringendo le cosce. Senza nemmeno rendersene conto, la sua mano era scivolata sul pettorale sinistro del fratellino, assieme alla schiuma del sapone.
“Hai ragione…” mormorò Mikey, sospirando amaramente: “Però… non voglio rimanere in eterno sulla sedia a rotelle. Mi deprime”.
Donnie annuì, ma non prestò davvero attenzione a ciò che aveva detto suo fratello. Egli, difatti, fu troppo preso dall’arrossire alla sua mano che stava praticamente strusciando sui fianchi di Michelangelo.
Un piccolo gemito sfuggì dalle sue labbra, catturando appena l’attenzione di Mikey.
“Donnie… credo che dovresti fare tu, ora il bagno”.
Il genio distolse lo sguardo, troppo rosso: “Avrei… avrei un’idea migliore”.
Mikey inclinò la testa con fare curioso. Il genio, difatti, entrò nella vasca con lui, sedendosi dietro al suo guscio. Allargando le gambe, accolse la tartaruga più piccola sul suo petto, continuando a lavarla con piacevole sensazione di pace nel cuore.
Talmente rilassato, Michelangelo gemette di piacere, lasciando a Don il compito di continuare a strofinare con le mani sui piastroni inferiori, in corrispondenza dell’inguine. Le guance dell’arancione si sfumarono di rosa, mentre guardò il sorriso che il fratello maggiore aveva sul volto: ridacchiò e gli stampò un bacino sulla guancia destra.
Donnie sgranò gli occhi neanche fosse stato colpito da una scossa elettrica. Mikey lo abbracciò mantenendo il suo guscio appoggiato ai suoi piastroni, come si fosse appena disteso su un’amaca. 
“M… Mikey…” balbettò in puro enfasi nel ritrovarsi le labbra pericolosamente vicine a quelle del fratellino: “I… io…”.
“Non ti ho mai ringraziato veramente… come meriti sul serio” disse Mikey, accarezzandogli la faccia: “Sai… dovrei confessarti una cosa… ma n… non so se sia una buona idea… perché… questo potrebbe cambiare tutto…”.
Donnie annuì, inghiottendo la paura per l’ignoto.
Mikey sospirò e portò le mani di Donatello sul suo ventre, desideroso di essere abbracciato. 
“I… io ti amo… da… da due anni” rivelò, lasciando che le sue guance diventassero di un rosso acceso.
Proprio quello che avrebbe voluto sentire da una vita, l’emozione serrò la voce del genio, bloccandola in gola. Mikey lo guardò con occhi lucidi di pianto, credendo di aver rovinato tutto. Fu allora che, non potendo contare su una risposta orale, Don passò ai fatti.
Socchiudendo dolcemente gli occhi, prese il mento di Michelangelo nella mano, avvicinando i loro volti. I loro occhi si studiarono per un tempo indefinito, mentre i fiati si abbatterono contro le bocche.
Senza più indugiare, Donatello baciò, finalmente, Michelangelo, il quale ricambiò anche con due lacrime di pura gioia. Il genio iniziò a strofinare dolcemente sulla pelle morbida e bagnata della piccola tartaruga, la quale avvolse le sue braccia intorno al busto. Vogliosi di molto di più, Donnie tolse il tappo dalla vasca, la quale lasciò gorgogliare via l’acqua.
Con grande attenzione, il viola coricò Mikey sul fondo, montandogli su, continuando a baciarlo.
“Mmh…” gemette Mikey, sentendo le sue riserve d’aria terminare.
Entrambi si staccarono per riprendere fiato. Entrambi respiravano affannosamente. Entrambi sorridevano.
“Ti amo, Mikey… e non sai quanto avrei voluto dirtelo… ma come hai detto anche tu, avevo paura di cambiare tutto…”.
Mikey sorrise, accorgendosi del rigonfiamento che Donnie aveva nelle parti intime: sapeva che l’eccitazione stava spingendo i pettorali  a lasciar cadere il membro. Un lampo nella mente, però, gli ricordò che, forse, non sarebbe stato pronto per questo.
“Mikey… non dobbiamo dire nulla agli altri… non capirebbero, ne sono sicuro…” sussurrò il viola, baciandolo sulla fronte.
“Sì, hai ragione” annuì l’altro: “Ma sappi che questo è stato il bagno più caldo della mai vita”.
Ridendo al gioco di parole, Donatello lo prese in stile sposa, baciandolo nuovamente. Afferrando un asciugamano, si diressero in cucina…

*******************************

La giornata trascorse tranquilla, fra allenamenti, Space Heroes e coccole per il piccolo Spike. Mikey e Donnie, invece, erano rimasti rintanati nel laboratorio di quest’ultimo per i vari esercizi di fisioterapia. Michelangelo, infatti, aveva una forte determinazione e una volontà d’acciaio, ma il problema erano gli impulsi nervosi bloccati, nel suo corpo.
E questo influiva anche sulle terminazioni nervose: Mikey non percepiva freddo, caldo o dolore sugli arti inferiori.
“Allora, Mikey” sorrise Donnie, mostrandogli delle sbarre di ferro su cui appoggiarsi: “Sei pronto?”.
Mikey, il quale sedeva sulla sedia a rotelle nera, sospirò: “E se cado? Io ho paura, Donnie…”.
“Ehi…” fece l’altro, alzandogli il mento per guardarlo: “Va tutto bene. Ci sono io a proteggerti, non dimenticarlo mai”.
Mikey, i cui occhi azzurri erano già bagnati di lacrime, annuì e strofinò il suo naso su quello del compagno.
“Adesso siamo… ehm… fidanzati?” sussurrò l’arancione, con le gote rosse d’imbarazzo.
Donnie ridacchiò: “Assolutamente. Mikey, era una vita che attendevo di dirlo. Ti amo così tanto…”.
“Anch’io… ma cosa diranno gli altri? E’ una domanda che non posso fare a meno di pormi”.
Donnie divenne serio e guardò il suo compagno: “Quando sarà il momento, lo sapremo. Che sia bene o male, non c’importerà”.
Mikey annuì anche se non fu così convinto. Donnie lo prese in stile sposa, mettendolo accanto alle sbarre. La piccola tartaruga strinse le mani su quei tubi di metallo sino a farsi sbiancare le nocche. Tremante di paura, osservò i piedi saldamente in terra. Il suo cuore batté velocemente nel petto e a quanto pare, Donnie sembrò accorgersene.
“Va tutto bene. Sei in piedi, Mikey” sorrise, accarezzandogli la guancia: “Ricorda, io sono con te”.
Michelangelo inspirò profondamente, prima di chiudere gli occhi per concentrarsi. In quella sfumatura di ricordi legati al bagno con Donnie, il più bello della sua vita, la sua mente registrò un bussare sulla porta.
Donnie aprì e sorrise a Leo, Raph, Spike e Splinter.
“Come sta andando?” chiese il rosso, vedendo il fratellino in piedi, appoggiato alle sbarre.
“Stavamo proprio iniziando” rispose il genio, stabilendosi accanto al fratellino.

Mikey provò a spostare il piede destro…
Chiuse gli occhi, immaginandosi di poter camminare…
S’illuse che stava davvero correndo…
Volle aprire gli occhi per vedere.
“C… come…?” balbettò, con occhi lustri e sgranati più che mai: “N… non mi sono… m… mosso di u… un centimetro…!”.
Infatti, il suo piede era rimasto esattamente dov’era, saldo in terra. Soffocando a malapena dei singhiozzi, provò a muovere anche l’altro piede. Questo futile tentativo abbatté il suo morale, declinando verso il basso.
“N… non mi sono mosso…” gemette sottovoce, prima di affondarsi il volto nelle mani: “NON MI SONO MOSSO!”.
Vacillando, cadde all’indietro, giusto fra le braccia di Donnie, il quale sospirò amaramente: “Sei stato comunque bravo”.
Mikey lo guardò con occhi carichi di delusione: “D… dici?”.
“Sì… anche se non hai mosso mezzo passo” rispose Raphael, a braccia conserte.
Splinter lo pizzicò ferocemente sul lato destro del collo, mentre Leonardo gli mollò una tallonata sul piede sinistro. Il rosso guaì di dolore ma Mikey strinse gli occhi, lanciando un urlo potente, giusto per far uscire la sua frustrazione.
“STAI ZITTO!” strillò, fumando di rabbia, mentre le lacrime corsero sulle sue gote.
Donnie spalancò occhi e bocca per ciò che vide: “Mikey…”.
“Perché devi sempre mettere la cornice intorno alle cose, eh? Pensi che sia facile? Ho passato tredici anni su una sedia a rotelle e ancora!” urlò l’arancione.
Raphael non disse una parola, troppo incredulo nel ritrovarsi…
“Michelangelo” chiamò appena Donatello.
“NO, DONNIE!” ruggì l’interpellato.
“Mikey, ascoltami! Guardati! Devi guardarti!” implorò anche Leonardo, alzando le mani come per calmarlo.
L’arancione, il cui petto si alzava e abbassava velocemente, guardò il fratello genio alle sue spalle prima di voltarsi verso Raph. Strofinandosi le lacrime dagli occhi, le sue iridi si restrinsero e guardò nuovamente verso un sorridente Donnie. I suoi piedi… le sue gambe…
“S… sono in piedi…” mormorò, prima di gridare di emozione, una seconda volta: “SONO IN PIEDI?!”.
Incredulo, provò a camminare, ma una forte vertigine lo paralizzò. Mikey si ritrovò una visione sfuocata della sua famiglia, le cui parole erano anche ovattate. Continuando a strofinarsi il sudore e le lacrime dal volto, i suoi occhi rotearono all’indietro, lasciando al buio di prevalere…
“MIKEY, NO! AMORE MIO!”…
 
*******************************

La stanza del maestro Splinter era buia, ma le fiamme rosse di due candele allentavano le tenebre di una profonda delusione. 
Donnie era inginocchiato dinanzi a un basso tavolino di legno, con quattro tazze di tè e una teiera bianca. C’erano Leo alla sua destra e Raph alla sinistra. La sua famiglia aveva uno sguardo indecifrabile.
Tutto perché aveva urlato…

“MIKEY, NO! AMORE MIO!” urlò Donnie, prendendolo in stile sposa.
“Cosa?” esclamò il sensei, raddrizzando la schiena.
“Che cosa hai detto?” sbottarono l’azzurro e il rosso, increduli più che mai.
Donnie sapeva che con quella rivelazione involontaria aveva segnato la sua condanna, ma troppo preoccupato per Mikey, preferì portarlo nella cameretta per lasciarlo riposare. Il genio fece appena in tempo a baciargli delicatamente le labbra prima che Splinter comparisse con gli altri sulla soglia della porta.
“Donatello, che cos’è questa storia?” chiese furibondo.
Il genio non rispose, ma si voltò, con uno sguardo estremamente calmo e del tutto innaturale per una situazione tanto delicata. Leo e Raph lo fissavano stravolti ma a Don poco importava. Aggiustò le coperte sul corpo del suo compagno, sospirando.
“Quello che ho gridato. Io amo Michelangelo non più come un fratello” rivelò, guardandoli negli occhi.
Splinter spalancò gli occhi, stringendo la mano sul verde smeraldo bastone, frusciando la coda. 
“Tutti nella mia stanza. Non è saggio svegliare Michelangelo proprio adesso” fece: “E mi aspetto tutta la verità, Donatello”.
“Sì, sensei”…


E ora erano tutti lì, dinanzi al sensei, con una tazza di tè e lo sguardo fisso sui pugni serrati sulle cosce. Il genio inspirò profondamente, attendendo la fatidica prima domanda, quella che avrebbe sciolto il nodo che serrava ogni cosa.
“Da quanto tempo va avanti questa storia, Donatello?”.
Il genio chiuse gli occhi e si leccò le labbra: “Mi sono innamorato di Michelangelo un anno fa. Ma sono stamattina ci siamo dichiarati”.
“Che… vergogna…” mormorò sottovoce Raphael.
Una vena pulsante di rabbia comparve sulla tempia destra del genio, il quale scattò in piedi, avvicinandosi ferocemente al fratello testa calda.
“Vergogna? Michelangelo mi ama praticamente da due anni! Amore vero!” urlò con foga: “E tu sei l’ultima persona dal quale voglio sentire critiche! Mikey e io ci amiamo e questa cosa non cambierà, che vi piaccia o no!”.
“Un anno? Due anni?” tuonò Leonardo: “Ti rendi conto che disonore per il sensei? Per noi e per il cognome che portiamo?”.
Donnie soffiò con ira: “Siete troppo ciechi per capire. Potrebbe anche essere incesto, ma che importa? Non ci sono tartarughe femmina con il quale potremmo accoppiarci… è normale che due tartarughe dorso di diamante si attraggano, anche dello stesso sesso!”.
“Ma noi siamo anche umani e gli istinti animaleschi non dovrebbero interferire sulla nostra vita!” scattò Leonardo, rabbioso.
“Chiamali come ti pare. Io lo definisco amore. E se a voi non sta bene, io e Mikey schioderemo da qui” urlò Donatello.
“Te lo proibisco, Donatello!” tuonò il sensei, alzandosi in piedi: “Michelangelo non potrebbe lasciare questa tana, mai!”.
“E chi lo dice? Padre, posso prendermi cura di Michelangelo senza alcun problema, come ho fatto in questi ultimi dieci anni!”.
“Tu hai solo quindici anni! E Mikey tredici!” ruggì Raph: “E non puoi prendere decisioni anche per lui”.
Donnie si passò una mano sul volto, ridendo istericamente: “Siete solamente degli stupidi. Io ho finito qui”.
Fece per andarsene quando Splinter batté il bastone sul pavimento, con rabbia e dolore negli occhi.
“Se ora lasci questa stanza, non metterai più piede in questa casa” disse a voce stesa.
Gli occhi di Don s’ampliarono: suo padre lo stava imponendo di scegliere fra la famiglia e l’amore per Mikey. Ricordandosi del bacio con quest’ultimo, Donnie aprì con rabbia la porta.
“Come vuoi, Splinter!” urlò a pieni polmoni: “Da oggi, io e Mikey non siamo più degli Hamato e ci sta bene così!”.
Detto ciò corse immediatamente nella cameretta del fratellino, chiudendo la porta a chiave…

Mikey schiuse dolcemente gli occhi, destato da tutte quelle grida. La testa gli faceva mane ma ancor prima che potesse dire qualcosa, la mano dolce di Donnie accarezzò le sue guance morbide. Un sorriso si diffuse sulle labbra di entrambi, i quale si avvicinarono molto, sino a quando le loro labbra non catturarono un bacio profondo, i cui le lingue danzavano e si assaporavano a vicenda.
A malincuore, Donnie si staccò, fissando quasi con dispiacere Michelangelo, il quale inclinò la testa, perplesso.
“Mikey… sono stato esiliato da questa casa…” spiegò il viola, sedendosi sul lettino.
L’arancione spalancò gli occhi, cominciando a capire il motivo di tante urla precedenti. Inghiottendo la paura di perdere l’unica tartaruga che completava la sua vita, si morse le labbra, alzandosi con la forza delle braccia. Afferrando il volto di Donnie, lo baciò ancora, ma più brevemente.
“Siamo stati banditi…” mormorò: “Sono pronto per trascorrere tutta la mia vita con te…”.
Il genio ridacchiò e si alzò, distendendo Mikey, con lo sguardo malizioso. Montò sulla tartaruga più piccola, cominciando a strofinargli dolcemente i pettorali superiori e intermediari. Si chinò sul minore, baciandogli il collo, ma lasciando scivolare la lingua per creare una scia di saliva brillante. Inutile dire che l’arancione gemette, stringendo le coperte sotto di lui. 
Le mani di Don viaggiavano sapientemente sui fianchi della tartaruga più giovane, fermandosi proprio sull’inguine.
“Mikey, posso fermarmi se non te la senti” disse, con lieve paura per un rifiuto.
“Donnie… sono più che pronto. Fammi tuo”.
Annuendo e sorridendo, Donnie si tolse la maschera e tutto l’abbigliamento ninja per poi spogliare anche il suo compagno, rosso e desideroso di provare. 
Guardandosi, il viola si chinò per baciare la guancia destra di Mikey, mentre la mano strusciò dolcemente sull’inguine, in corrispondenza all’apertura nascosta intima.
Mikey rimase senza fiato per l’eccitazione, ma lasciò continuare: a poco a poco, il viola riuscì a varcare l’aria 51, estraendo il membro. Con il contatto dell’aria fredda contro la carne calda, l’arancione ridacchiò.
Donnie girò il suo compagno in posizione prona, mentre Mikey affondò la faccia nel cuscino.
“Farà male?” chiese.
“Tu prendi un respiro profondo e rilassati” rispose Donnie.
Il dito di quest’ultimo strusciò dalla punta della coda sino all’apertura anale. Mikey gemette ancora, mentre il genio sollevò la parte inferiore dell’altro, sistemandola sul suo inguine.
Con grande gioia, il membro del viola varcò la fessura dell’altro, il quale sentì come una scarica elettrica attraversargli tutta la spina dorsale.
“Ok, ora rilassati… non farà male” mormorò il genio, continuando a spingere morbidamente.
Nel puro piacere, Donnie sentì dei singhiozzi soffocati dal cuscino di Mikey e preoccupato, si fermò a spingere per capire.
“Ehi… se a te non piace…” mormorò colpevolmente.
“S… sto bene, c… continua…” replicò l’altro, non potendo frenare le lacrime.
Don continuò, ma pensò bene di calmare lo spirito con qualche parolina dolce.
“Mikey… tu sei sempre così carino e mi dispiace per averti messo in questa situazione. Splinter ci ha banditi dalla famiglia entrambi”.
“Io ti amo Donnie e sono contento di aver provato questo con te… quando sei pronto, andiamocene via!” rispose l’altro, calmandosi un po’.
Donnie si appoggiò sul suo guscio, massaggiandogli le spalle teste: “Non sai quante volte ho sognato questo e ora… mi sembra un sogno…”.
“Non lo è… perché io ti amo sul serio…” rispose Mikey baciandolo fortemente…

Dopo un’ora di riposo per recuperare le energie spese per il sesso e ignorando il dolore nelle parti intime, Donatello afferrò due borsoni, infilandoci l’essenziale all’interno e qualche oggettino prezioso di Mikey, come l’orsacchiotto di pezza. Approfittando che fossero le 24:40 e che tutti dormivano, raggiunse la cucina e afferrò più provviste possibili.
Michelangelo era sveglio e si era infilato un cappottino blu, con una cinghia e un cappuccio; Donnie sorrise e lo issò sulle spalle.
“Che bello da quassù” ridacchiò in sottovoce.
“Mikey, non ti preoccupare. Ho in mente un posto dove andare…” rispose il genio, sgattaiolando verso l’uscita della tana.
“Dove?” chiese l’arancione, guardando per l’ultima volta la tana.
“Ricordi quando volevi visitare il Giappone? Quelle belle foreste e quei parchi che amavi nelle foto?” profferì il genio: “Beh, so che la nostra nave salpa fra un’ora e noi possiamo andare lì e cominciare la nostra vita”.
“Sì!” squittì felicemente l’arancione: “Donnie…”.
“Sì?” chiese l’altro.
Mikey si sporse per baciarlo sulle labbra, al contrario: “Dici che ho buone possibilità di camminare?”.
“La reazione che hai avuto mi è bastato a capire che… dopotutto, i tuoi impulsi nervosi non sono del tutto fuoriuso” spiegò Don: “E ti prometto che farò di tutto per farti camminare!”.
“Mi basta averti con me… tutto il resto è inutile”…

Splinter li aveva cacciati, rifiutandoli di chiamarli figli suoi… ma non aveva impedito a Don e Mikey di amarsi. Dopotutto, non erano fratelli naturale e le due tartarughe sfruttavano proprio questa caratteristica per continuare a seguire il loro amore…
La loro nuova vita sarebbe cominciata non appena avrebbero salpato e niente sarebbe bastato a fermare i due piccioncini…

THE END
  
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