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Autore: slanif    24/10/2013    7 recensioni
Se le menarono tutti di santa ragione. Genzo ce ne prese tante, ma ne diede anche tante. E senza farsi notare troppo, Karl Heinz cercò di dargli una mano.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Baruffa
di slanif

**

Certe cose, Karl Heinz proprio non era mai riuscito a capirle.
Che senso aveva?
Che gusto ci trovavano?
Cosa c'era di divertente?
Karl continuava a non spiegarselo...
Giammai che si fosse intromesso, non erano minimamente fatti suoi, ma perchè i suoi compagni di squadra trovavano così divertente prendersi gioco del nuovo arrivato rimaneva comunque un mistero...
Mistero che un pò lo infastidiva, a dire il vero.
Quel giapponese stava dimostrando di essere un bravo giocatore. Certo, un pò acerbo e rude, ma con delle potenzialità enormi! Invece di aiutarlo lanciandogli forti bolidi da parare, i bolidi glieli lanciavano... ma dritti in faccia! E non è che quel giapponese fosse Robocop! Alla fine un paio di pallonate ad allenamento ce le prendeva sempre in faccia!
Per non parlare degli sberleffi verbali... quelli forse erano ancora peggio! Non facevano altro che farlo sentire diverso e, chiaramente, mal accetto.
Karl non si era mai unito al coro di deficenti che lo prendevano in giro, e mai gli aveva tirato contro una palla per ferirlo, ma d'altronde non si era nemmeno mai preso la premura di difenderlo o di dire qualcosa...
Forse, considerò, questo è anche peggio...
Fece spallucce. Non era da lui interessarsi a certe cose, che gli importava?
Spalancò la porta dello spogliatoio e subito sentì i risolini che indicavano la fase "Scherzo Al Giapponese".
Sbuffò.
Che seccatura..., pensò, mentre vide Wakabayashi cercare di asciugare tutto il bagnoschiuma che qualche tedesco cretino gli aveva versato dentro la sacca degli allenamenti. Ovviamente era un tentativo vano, considerato che il bagnoschiuma aveva appiccicato anche tutto l'abbigliamento sportivo per gli allenamenti.
Vide il giapponese buttare con un gesto secco la sacca sulla panca e uscire dagli spogliatoi, sbuffando.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Karl sentì urlare da qualcuno con giubilo: "Ehi, ragazzi, ha ceduto! Ecco che se ne va!".
"Sì, fosse la volta buona!" disse un altro.
Karl li fissò.
E non si trattenne: "Ma che ve ne importa?".
Tutti si voltarono a fissarlo.
"Come, scusa?" chiese Herman Kaltz, con gli occhi fuori dalle orbite.
"Che ve ne viene a infastidirlo? Lasciatelo stare".
Karl sentì la sua anima rivoltarsi. Che diavolo gli era preso? Difendere qualcun altro? Ma che gliene importava, accidenti? Manco si conoscevano! Si erano parlati forse due volte e tutte e due le volte per chiedere "Permesso?". Il che ovviamente non era nemmeno da considerarsi una conversazione... perciò, effettivamente, non si erano mai nemmeno parlati! Perciò che gliene importava di difenderlo? Lui stesso non riusciva a capirsi, perciò non si stupì di ricevere tutti quegli occhi fuori dalle orbite che lo fissavano sconcertati.
"E' uno sporco giapponese che vuole togliere il posto a noi tedeschi!" disse uno, in risposta alla domanda di Karl.
"Ah, sì?" continuò Karl, mentre il suo cervello continuava a ripetergli di smetterla e di stare zitto "In questo caso, al massimo, dovrebbe preoccuparsene il portiere, non un attaccante o un difensore quali voi siete... e poi non siamo più nella seconda guerra mondiale, per la cronaca...".
Ci fu un attimo di silenzio, poi Herman disse con stizza: "Senti un pò, Karl Heinz, com'è che sei così loquace? Di solito non proferisci parola e adesso diventi così prodigo di vocaboli solo per difendere uno sporco giapponese?".
Karl ridusse gli occhi a due fessure. Stava per dire qualcosa quando la voce bassa di Genzo interruppe quella di chiunque altro: "Ti informo, caro, che ero andato a chiedere all'allenatore una divisa pulita per allenarmi, quindi no, non stavo scappando... e che soprattutto io sono sicuramente molto più pulito di te". Lo disse con uno strano accento, e anche se si mangiò alcune parole, il concetto fu chiaro.
Così chiaro che si scagliarono tutti contro di lui e iniziò la più grande baruffa che quello spogliatoio avesse mai visto.
Se le menarono tutti di santa ragione. Genzo ce ne prese tante, ma ne diede anche tante. E senza farsi notare troppo, Karl Heinz cercò di dargli una mano.
Quando entrò l'allenatore, insospettito da tanto baccano, fermò immediatamente la baruffa a suon di urli e mandò tutti a fare cinquecento flessioni sulle braccia a centrocampo.
Mentre erano lì, piegati a faccia aventi, sudati fradici, fianco a fianco, Genzo e Karl si scambiarono una breve occhiata.
"Danke"(*1).
La voce di Genzo suonò affannata, ma grata.
Karl lo fissò: "Non ti ci abituare...", gli disse con un sorrisino.
Genzo sorrise, e tornò a piegare le braccia.
Forse, pensò, ho trovato un nuovo amico...

**FINE**

(*1) Danke: Grazie in tedesco.

   
 
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