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Autore: francy091    25/10/2013    2 recensioni
“Ancora doveva realizzarlo lui stesso, si stava per sposare. Lui, il Dottore. Perché è questo che lui è, il Dottore. Anche se ora si fa chiamare John Smith ed ha un cuore solo, lui è pur sempre il Dottore: la sua vita è diventata più piatta e monotona, ma allo stesso tempo è sempre frenetica ed emozionante. Soprattutto emozionante.”
Non credo potrebbero mai esserci troppe storie su Rose e TenToo, quindi contribuisco anche io.
Il giorno del loro matrimonio, pensieri ed emozioni. E chissà dove andranno in luna di miele.
Messo AU perché in realtà tutti loro vivono in un AU…
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Personal journey to miracle

 
Il cravattino. Era quello che non andava. Forse doveva rinunciare all'idea dello smoking e mettere una cravatta, come voleva fare sin dall'inizio. Si, avrebbe fatto così. Peccato che non ne aveva una adatta e il matrimonio era tra 2 ore. Ancora doveva realizzarlo lui stesso, si stava per sposare. Lui, il Dottore. Perché è questo che lui è, il Dottore. Anche se ora si fa chiamare John Smith ed ha un cuore solo, lui è pur sempre il Dottore: la sua vita è diventata più piatta e monotona, ma allo stesso tempo è sempre frenetica ed emozionante. Soprattutto emozionante. Oh, quante emozioni con Rose, molte più di quelle che abbia mai provato nei suoi 900 anni di vita, anche se tecnicamente ora ne ha solo 36. é come se da quando la metacrisi è avvenuta, il suo modo di provare, di sentire, tutto si sia amplificato: soffre di più, gioisce di più, piange di più... si innamora di più. Ed è proprio per quel motivo che ha accettato di fare questa cosa, sposarsi con Rose. Perché ne è innamorato, così tanto e così forte che mai l'aveva sperimentato; aveva cambiato il suo modo di vedere le cose ed aveva capito che non c'era via d'uscita dal tunnel in cui era entrato.
Era tutta colpa di quel cravattino, l'aveva indossato solo un paio di volte, quando aveva salvato il Titanic e quella volta con Martha, e ogni volta un sacco di gente era morta. Non gli piacevano i cravattini. Grazie al cielo c'erano le sue converse rosse ad accompagnarlo lungo la passeggiata all'altare, le stesse con cui era arrivato su quella spiaggia di quel mondo, dopo aver salvato l'universo due anni prima. Sembravano passati solo pochi giorni, non riusciva a capacitarsi del passare del tempo, così lento ma allo stesso modo così veloce. un signore del tempo intrappolato nel tempo stesso. Che ironia. Chissà se i primi della sua razza avrebbero riso.
Ma a pensarci bene, ora era quella al sua razza, un essere umano, con la struttura, gli impianti di un uomo: sistema circolatorio semplice, respira ossigeno, va persino al bagno più spesso e ha bisogno di dormire. Era tutto così strano perché la sua mente non ci era abituata, ma il suo corpo era come se già sapesse cosa fare. I primi tempi era stata dura abituarsi alle novità, ma ora non ci faceva più caso. Era un uomo ormai, questione chiusa.
Guardò l'orologio alla parete (si, ora aveva anche bisogno di guardare realmente un orologio per sapere l'ora), si stava facendo tardi, Dave sarebbe passato tra mezz'ora per portarlo in chiesa prima che Rose uscisse dalla casa, a quanto pareva una delle numerose superstizioni umane quando si trattava di matrimoni era che lo sposo e la sposa non potessero vedersi prima delle nozze. Una credenza idiota secondo lui, ma se serviva a far star zitta Jackie...
Era nervoso, molto nervoso, un aspetto dell'animo umano che aveva cominciato a provare quando era stato creato. Nato in battaglia per la battaglia, si penserebbe che fosse abituato all'agitazione, alla frenesia, ma quello era tutt'altro tipo di nervosismo, nuovo e mai sperimentato, non sapeva come gestirlo.
Non sapeva neanche come funzionavano lì i matrimoni, alla prova il giorno prima gli avevano detto che avrebbe dovuto dire delle parole mentre teneva la mano a Rose e poi infilarle un anello al dito. Ma che idiozia era? Niente stoffa arrotolata attorno alle loro mani, nessuna cerimonia di concessione della sposa, e poi tutte quelle lunghe formule e preghiere, e il contemplare il vortice del tempo insieme, soprattutto niente nomi sussurrati nelle orecchie, faceva venire i brividi. Quello era il genere di matrimonio a cui lui era abituato, e la prima notte si doveva partire per viaggiare nel tempo. almeno quello non era poi tanto diverso da quello che facevano in questo mondo, com'è che la chiamavano, luna del miele? Era stato su una luna dove coltivavano delle api fatte di miele, erano viola, ma non sapeva dell'esistenza di una luna fatta di miele.
Doveva anche dare un verso a quei capelli indomabili, e cercare un modo per farsi andare bene quel cravattino. Chiunque avesse stabilito che i cravattini sono forti, sarebbe dovuto estinguersi insieme con i Dalek...
 
Lo specchio stava riflettendo la sua immagine, era così, è questo che fanno gli specchi. Ma Rose non riusciva a vedere se stessa. Era come se stesse guardando un film, un bel film dove una bella ragazza stava facendo i suoi stessi movimenti.
Perché non si riconosceva, non era possibile che quella che la fissava attraverso il vetro riflettente fosse se stessa. Lei era Rose Tyler, diciannovenne in fuga da casa con un pazzo, pazzo uomo in una pazza, pazza cabina blu; mentre quella davanti a lei era una donna più vicina ai 30 che ai 20, con degli occhi vissuti e un sorriso saggio. Non c'era più niente di quella ragazzina in cerca di avventure. Però forse qualcosa era rimasto: quell'uomo pazzo che le aveva fatto scoprire la vita. Era lui, il suo Dottore, suo e basta, di nessun'altra. Con lui Rose riusciva a tornare indietro, indietro ai tempi delle corse, dei pianeti e degli alieni. C'erano anche adesso gli alieni, il suo luogo di lavoro, il Torchwood, ne era pieno, ma non era la stessa cosa. Stavolta erano loro che arrivavano sulla terra e lei con i suoi colleghi li raccoglievano e catalogavano, mentre prima era il contrario. Ed era molto più eccitante.
Quando guardava lui, il suo Dottore, il suo John Smith, nei suoi occhi riviveva tutte le avventure folli e bastava un sorriso a farla tornare quella che sapeva era sempre stata.
Il fatto che stessero per sposarsi  e mettere su famiglia non avrebbe cambiato le cose. Avrebbero comprato una casetta in campagna e trovato il modo di far crescere un nuovo TARDIS, così avrebbero di nuovo ripreso a viaggiare tra i mondi totalmente inesplorati di quel nuovo universo parallelo. Sarebbero stati i primi, il Dottore nel TARDIS con Rose Tyler. proprio come dovrebbe essere.
Una voce la distrasse dai pensieri, sua madre stava urlando come voleva che le fossero acconciati i capelli ad una ragazza che sembrava chiedersi se fosse finita nel set di un brutto scherzo. Jackie era stata il suo punto fisso, si era rivelata l'unica persona in grado di riuscire a farle superare la perdita del Dottore, e quando l'aveva ritrovato ed era rimasto con lei, l'aveva aiutata a far funzionare il tutto, a farle capire che era davvero lui il suo Dottore, e che d'ora in poi non sarebbe andato da nessun'altra parte.
Continuò a guardare la stanza, persa nei suoi pensieri non si era accorta di come fosse diventata improvvisamente affollata: le due estetiste che stavano sistemando i loro attrezzi del mestiere, pronte a trasformare tutte in principesse, Tony che era entrato e ora correva per la stanza, per fortuna che Clara rusciva a calmarlo. Era stata una rivelazione quella ragazza, aveva un talento naturale con i bambini, catturava immediatamente il cuore di tutti con i suoi modi e da semplice tata ora era diventata una componente della famiglia, nonchè una tra le sue migliori amiche, la sorella che non aveva mai avuto.
Certo c'era Martha, ma lei era un'altra cosa: non appena tornata a lavoro dopo aver salvato entrambi gli universi, lei e John avevano subito cercato una Martha Jones anche in quel mondo e l'avevano trovata, solo che invece di essere una studentessa di medicina, faceva la segretaria in un ufficio contabile ed era molto timida. Le avevano offerto un nuovo lavoro e una nuova autostima e da allora combattevano insieme contro i mostri cattivi.
Ma c'era una persona che non era lì con lei, ed era quella che più continuava a mancarle: se solo Mickey fosse stato lì al suo fianco, se lui l'avesse accompagnata all'altare, sarebbe stato davvero il giorno più bello di tutti. Ma aveva fatto la sua scelta, era rimasto nel loro vecchio mondo e non sarebbe più tornato. L'aveva perso, per la seconda volta, e faceva ancora male.
Vide Clara prendere in braccio Tony e farlo girare in tondo, scatenando nel piccolo Tyler una scarica di risa gioiose, Jackie smise di urlare alla parrucchiera e sorrise anche lei alla vista di suo figlio così allegro; Martha era poco più in là che cercava di appuntare una rosa blu al vestito viola che le fasciava la snella figura. Tutto era pronto, l'unica ancora in attesa era proprio lei, Rose Tyler, che presto sarebbe diventata Rose Smith. Le suonava così strano, soprattutto perché non era il nome di Mickey quello associato al cognome Smith, ma comunque non riusciva ancora a crederci.
Era stato un fidanzamento travagliato, i primi tempi dopo Bad Wolf Bay pieni di domande e di misteri da scoprire: innanzitutto come aveva fatto lui a nascere, come funzionava e soprattutto era davvero il suo Dottore? Rose non si fidava, nonostante avesse ricordi e sapesse cose che nessuno se non il Dottore poteva sapere, comunque non era lui, non era il vero Dottore, perché sennò dove erano il suo TARDIS, il suo cacciavite sonico e i suoi due cuori? Ma con il tempo Rose aveva capito chi lui fosse: non era proprio il Dottore, era il SUO Dottore, la parte di lui che era innamorata di lei, quella che avrebbe voluto dimenticarsi della guerra del tempo e di Gallifrey e di tutto quanto, e riuscire a vivere una semplice esistenza umana con la sua Rose. Ci aveva provato una volta, ma era andata male. Ora invece ci era riuscito. Il Dottore, quel pazzo Signore del Tempo, le aveva letteralmente regalato il suo amore. Ed ora lei stava per sposare quell'amore, l'unione completa di due anime, fisica e spirituale.
Guardò l'orologio, era tardi, tra mezz'ora sapeva che Dave sarebbe passato a prendere John, era stato tutto calcolato affinché i due sposi non corressero il rischio di imbattersi l'uno con l'altra; si diresse verso il vestito appeso all'anta dell'armadio, Jackie le andò incontro per aiutarla.
 
Era lì già da 20 minuti, gli ospiti continuavano ad arrivare, quei pochi che erano invitati, non avevano poi così tanti conoscenti e da quando Pete aveva preso in mano il Torchwood, quelli che un tempo considerava suoi amici gli avevano voltato le spalle lasciandolo solo. Ma andava bene così, come si dice meglio perderli che trovarli. John era davvero agitato, ma la cosa strana era che non sembrava rendersene neanche conto. Dave, il suo amico Dave, il suo fidato confidente, il suo testimone, continuava a ripetergli di tranquillizzarsi, che era normale un po’ di ritardo da parte della sposa. Ma John lo guardava come se avesse appena detto di aver visto un Cyberman servire il tè alla Regina, rispondendo che andava tutto bene, «Sono perfettamente tranquillo, per quale motivo dovrei preoccuparmi?»
Dave sapeva chi lui era in realtà, a lavoro era l’unico a conoscenza della verità, anche se non proprio tutta: sapeva che veniva da un altro universo, che era nato da un alieno in circostanze che non aveva ancora ben chiare, ma era un buon amico ed era eccezionale nel suo lavoro, e questo gli bastava.
John guardò per l’ennesima volta l’orologio, non sarebbe mai riuscito a calmarsi prima dell’arrivo della sposa; ma poi videro gli ospiti rimasti fuori entrare a prendere posto, un gran movimento in direzione dell’ingresso e capirono che Rose era arrivata.
 
Pete la stava accompagnando, Martha era seduta davanti mentre Jackie, Tony e Clara viaggiavano sulla macchina dietro alla loro; giocava con l’orlo del velo mentre osservava la città scorrerle davanti agli occhi attraverso il finestrino. Doveva pensare ad altro e non al fatto che stesse per legarsi sempre all’unico uomo/alieno che avesse mai amato, perché altrimenti… sarebbe scappata via. Si, era quello che aveva realmente voglia di fare, voleva che un TARDIS arrivasse a portarlo via, lontano da tutto quello, perché era terrorizzata. E lei è Rose Tyler, non scappa davanti alla paura. Aveva affrontato Dalek, Cyberman, salvato l’universo due volte e sconfitto il diavolo stesso, ma sentiva che tutto quello era niente in confronto al dover camminare lungo una navata. Per la prima volta nella sua vita, Rose aveva voglia di scappare, di essere codarda, pensare solo a se stessa e per una volta non doveva fare la cosa giusta; ma nel frattempo erano arrivati a destinazione e nessuna cabina blu era venuta a soccorrerla.
Come scese dalla macchina, un coro di «Oooh» la accolse e subito dopo uno scroscio di applausi; sorrisi e complimenti le arrivavano da ogni dove, ma presto fu solo lei, Martha, Clara e Tony in posizione davanti a lei, Pete al suo fianco pronta per accompagnarla all’altare. Rose lo guardò, persino suo padre era tornato dai morti per essere con lei, non poteva deluderlo proprio ora, non lui.
«Ti voglio bene Rose» disse l’uomo notando che la figlia lo scrutava. Lei sorrise, uno dei suoi sorrisi così dolci e malinconici che ti facevano venir voglia di abbracciarla stretta stretta; il tempo di una carezza e la musica cominciò a suonare per lei. Era ora.
 
Non appena la musica iniziò a suonare, le teste di tutti si voltarono verso l’ingresso, di tutti tranne quella di John, che invece cominciò a fissare l’altare davanti a lui come fosse un altro dei suoi indovinelli alieni da risolvere. Non voleva voltarsi, era come se qualcosa dentro di lui l’avesse paralizzato e costretto a guardare il vuoto avanti a lui: una sensazione che conosceva bene, l’aveva provata più di una volta nell’arco dei suoi 900 anni, o meglio si ricordava che il suo progenitore l’aveva provata. Era paura. Perché non è vero che il Dottore non prova mai paura, lui è sempre spaventato, da tutto e tutti e dal pensiero che qualcosa di brutto possa accadere alle persone a cui tiene. Ma essere coraggiosi è anche andare avanti nonostante la paura e John Smith fece appello a tutto il coraggio che aveva per distogliere lo sguardo e andarlo a posare sulla… splendida creatura che avanzava lentamente verso di lui.
Forse era un po’ clichè, ma Rose era ero una visione mentre scivolava lungo la navata fasciata nel suo abito bianco che scendeva morbido fino a terra; non aveva le spalline, solo un leggero velo che copriva le spalle e John pensò che sarebbe bastato un soffio a farlo cadere. Ma forse non erano quelli il genere dei pensieri da fare in quel luogo.
Arrivò al suo fianco presto, troppo presto, non aveva fatto in tempo a riprendersi del tutto, ma un sorriso della sua presto futura moglie, uno di quelli furbi, con la puta della lingua che le spuntava dai denti bianchi, bastò a far brillare un ghigno felice anche a lui. Adesso era pronto.
 
Sapeva che avrebbe dovuto prestare attenzione alle parole del prete, in fondo stava per unire lei e il Dottore in matrimonio, ed è decisamente una cosa che vuoi ricordare; ma la sua mente non sembrava pensarla allo stesso modo mentre vagava persa nel brodo di ormoni ed emozioni dentro la sua testa. Non seppe bene come, ma come galleggiando fuori dal suo corpo, vide la sua mano andare a cercare l’anello e poi infilarlo all’anulare di quello che ormai era decisamente suo marito. Tutto finì in fretta, ci furono applausi e richieste di baci, poi fu di nuovo infilata in una macchina, stavolta il suo John era affianco a lei. Erano sposati. Ce l’avevano fatta, tempo un’ora ed era tutto finito.
Si voltò e lo vide sorridente lì vicino, ma oltre quel sorriso lesse negli occhi lo stesso smarrimento che provava lei in quel momento.
«Allora è fatta, siamo sposati». Rose sentì che le diceva.
«Già… Signora Rose Smith. Credo che potrei abituarmi».
«Beh, ormai mi sembra un po’ tardi per tornare indietro comunque, no?»
Continuarono a guardarsi negli occhi e forse per la prima volta in quei due anni, Rose trovò nello sguardo dell’uomo la stessa vivacità e la stessa furbizia dell’alieno che aveva lasciato su una spiaggia; e iniziò a ridere. Rise veramente, di cuore, presto seguita da lui, cosa che la fece ridere ancora di più e quindi si trovarono a ridere rumorosamente sul retro della loro macchina, Dave alla guida che non riusciva a capire il perché di quell’improvviso attacco di ilarità.
Ma Rose sapeva che nessuno avrebbe capito. Perché lei non aveva appena sposato una persona qualunque, no: lei aveva appena sposato il Dottore, il SUO Dottore.
 
La musica suonava, il vociare degli invitati riempiva l’aria e gridolini di bambini che giocavano risuonavano intorno: ecco quello che sentivano Rose Smith, nata Tyler e il suo nuovo marito John il Dottore Smith. Tutto era accompagnato da rumore di posate che battevano contro i piatti e bottiglie che riempivano i calici.
Erano al ricevimento ed erano appena riusciti a sedersi per mangiare qualcosa dopo aver girato per tutti i tavoli, ma sapevano che la tregua sarebbe durata poco, presto sarebbe arrivata Jackie con l’entusiasmo di un uragano e li avrebbe trascinati a salutare questa o quella persona. Stranamente erano quasi tutti suoi amici.
Ballarono, risero, si divertirono, ma come arrivò la sera, la stanchezza bussò e non si sentirono poi così in colpa a salutare e congedarsi, tutti che mormoravano di come i due non vedessero l’ora di cominciare la loro vita insieme, in tutti i sensi, se capisci cosa intendo; ma Rose e John non li sentivano e davvero non vedevano l’ora di andare via, ma solo per togliersi quei vestiti e buttarsi sul letto per dormire e lasciare indietro tutto lo stress.
Quando varcarono la soglia di casa – lui la prese in braccio ovviamente, ci sono delle usanze che non cambiano nemmeno da pianeta a pianeta e Gallifrey non è da meno – e riuscirono finalmente ad essere veramente soli per la prima volta da quando quella giornata era iniziata, non fu così assurdo il lasciarsi andare alla stanchezza e restare semplicemente abbracciati l’uno con l’altra. avevano tutta un’intera vita ora da passare insieme, ci sarebbe stato tempo per pensare a fare dei bambini.
Quella sera i pensieri di John e Rose coincidevano, ricordi di momenti della giornata e di momenti passati insieme, in questo universo e nell’altro. Gli occhi di entrambi si erano già chiusi quando il rumore di un TARDIS in partenza giunse alle loro orecchie. La loro mente registrò il suono, ma ormai erano entrambi addormentati: si erano persi il miracolo, ma il Dottore pensò che ora avrebbero iniziato il loro miracolo personale.



Ed eccomi qui, di nuovo su questa sezione, perché come dice la mia Potti-companion-mammaPond, questo è l’unico telefilm che ogni volta ti fa star male ogni singola volta che lo guardi, anche se stai facendo il trecentesimo rewatch. E Rose e Ten sono…. troppo, semplicemente troppo. E la colpa di questa… cosa, la devo dare a @mari-rina che quando è andata ad un matrimonio e ha poi detto che lo sposo aveva le converse, la mia mente è partita per la tangente e non si è più fermata. Come al solito.
Quindi, i soliti ringraziamenti, a parte a chi è arrivato a leggere fino in fondo, a @LaAngol (non metterò il link, troppo complicato con l’html, ma tu lo sai chi sei) che sempre, incessantemente mi fa andare fuori di testa facendomi venire idee su idee che poi non riesco a portare avanti. Oh, e mi dà i titoli per le storie, se non fosse per lei questa si chiamerebbe 1… appunto.
Ok, basta che è meglio.
Alla prossima!! 

 
Ah, e siete tra quelli che vogliono un seguito con la effettiva luna di miele… ci sto lavorando, aspetto un altro matrimonio in converse. XD
 
  
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