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Autore: LenK    26/10/2013    2 recensioni
Una ragazza ha tre uomini nella sua vita. Un uomo che ama. Un uomo che odia. Un uomo senza il quale non può vivere. E in fondo, si tratta sempre della stessa persona.
[La storia si è classificata quinta al contest "1:1 - Multifandom e Originali -" indetto da Riot: sul forum di Efp.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erza, Scarlet, Gerard, Mistgun
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: In the end, they're all the same guy.
Fandom: Fairy Tail
Eventuale pairing: Erza x Gerard (minor! Erza x Mystogan, Erza x Siegrain)
Frase: 76. A girl has three guys in her life. A guy she loves. A guy she hates. A guy she can't live without. In the end, they're all the same guy. 
Eventuali note dell’autore: //


                                                                               

 
Erza Scarlet stringeva tra le mani il nuovo numero del Sorcerer’s Weekly piena di orgoglio.
Aveva letto e riletto l'articolo in prima pagina, intitolato “Nuova Maga di classe S per Fairy Tail”. Passò per l'ennesima volta i polpastrelli sulle righe di attacco del pezzo: “Erza Scarlet, quindici anni, è la più giovane Maga di Fairy Tail ad aver mai ricevuto la carica di...”.
Si concesse un sorrisino soddisfatto.
In quanto nuova Maga di classe S, avrebbe dovuto mantenere un contegno serio e ineccepibile. Aveva persino degnato Mirajane Strauss di una singola occhiata di sufficienza quando quel demonio aveva cercato di attaccar briga come faceva di solito.
Mentre camminava lungo il corridoio della gilda in direzione della biblioteca, con gli occhi incollati alla pagina, urtò contro qualcuno.
Lo sguardo rivolto verso il basso di Erza inquadrò piedi fasciati e l'orlo lacero di un mantello blu, che riconobbe subito come appartenenti al mago più misterioso della gilda: Mystogan.
Il giornale che teneva in mano era caduto a terra, con la prima pagina rivolta verso l'alto: tra le due colonne dell'articolo di testa c'era una sua immagine.
Erza era fiera di quella foto: veniva ritratta stanca, ferita, sporca di terra in viso, eppure i suoi capelli ondeggiavano più scarlatti che mai, i suoi occhi scuri lampeggiavano di una luce battagliera di cui andava orgogliosa. Era una foto di cui si era compiaciuta, perché la faceva sentire bella e pericolosa.
Ma ora che la stava guardando Mystogan si sentiva terribilmente in imbarazzo e desiderava che l'immagine non fosse mai apparsa su quel giornale.
Mystogan scrutò ancora un po' l'articolo sulla prima pagina prima di renderle la rivista. I suoi occhi, l'unico dettaglio del suo viso che Erza avesse mai potuto vedere con chiarezza, scorrevano veloci tra le righe del pezzo.
«Complimenti, Erza-san» disse infine.
Lei riacquistò il suo autocontrollo e chinò la testa in un inchino, scuotendo appena la treccia di capelli rossi. «Ti ringrazio. È un onore per me ricevere i tuoi complimenti» asserì disciplinata.
Erza non poté vedere le sue labbra coperte dal fazzoletto dischiudersi, ma lo sentì ridere. Con passi silenziosi come un'ombra, Mystogan si mosse.
«Rilàssati» le mormorò mentre le passava accanto. La spalla ammantata di stoffa di lui sfiorò appena quella rivestita di metallo della maga mentre le dava un colpetto amichevole sulla fronte con l'indice inguantato.
«Mystogan-san! Stai andando in missione?»
Quando il ragazzo annuì, Erza strinse le labbra preoccupata, assottigliandole in un’unica, rosea linea orizzontale.
Le missioni di Mystogan erano un mistero fitto tanto quanto la persona che le portava a termine. Il giovane mago spariva per anche più di un mese e quando tornava era così silenzioso e ripartiva talmente presto che si faceva fatica ad accorgersene.
Ma Erza l'aveva scoperto: quel lungo mantello e quel suo travestimento avevano la medesima funzione che rivestiva per lei l'armatura, e quella piccola intuizione fortunata le dava la stessa sensazione di soddisfazione che avrebbe potuto provare smascherandolo.
Si accontentava di quel poco, crogiolandosi nella sua muta ammirazione.
«Tu... non vai mai in missione con nessuno?» chiese fingendo indifferenza.
«E tu, Erza-san?». La rossa poté indovinare dal tono che stava sorridendo. E che per lui la conversazione era conclusa.
Erza, con il giornale stretto al petto, lo guardò allontanarsi.
Magari era solo una sciocca cotta adolescenziale. Magari quel battito accelerato non significava niente. Dopotutto non l'aveva mai nemmeno visto in viso.
Ma quello che sentiva in quel momento, non avrebbe detto che fosse nient'altro che amore.
 
 
Aveva accavallato le gambe, e la punta dello stivale batteva insistentemente contro il pavimento.
Erza era annoiata e impaziente.
Si trovava seduta su una scomoda poltroncina fuori dalla Sala Conferenze del palazzo dove risedeva il Gran Consiglio della Magia, l’organo direttivo del Regno di Fiore.
Si lasciò scappare uno sbuffo irrequieto; non poteva credere di essere stata convocata per l’ennesima volta dai consiglieri. Dopotutto non aveva fatto niente di male.
Sul tavolino basso di vetro accanto alla poltrona erano impilate alcune riviste. Erza allungò la mano verso la prima del cumulo e la afferrò.
Riconobbe il periodico come l'edizione del Sorcerer’s Weekly di quella settimana e iniziò a sfogliarlo, non trovando nulla di più interessante da fare.
«Erza!».
Sentendosi chiamare, la maga alzò lo sguardo.
La persona che la sta fissando, con la massa ordinata di capelli blu, le iridi scure, un tatuaggio in inchiostro rosso che gli attraversava il lato destro del viso, era Siegrain.
«Sei di nuovo finita nei guai, eh, Erza?» la ammonì in tono condiscendente.
Il consigliere le si sedette accanto, e lei dovette nascondere un brivido nel sentire la sua gamba coperta dall’elegante pantalone bianco sfiorare la propria coscia lasciata nuda dalla gonna corta.
«Addirittura combinare disastri durante una missione a Crocus... Sei davvero incorreggibile!».
La maga del Requip decise di ignorare la provocazione, limitandosi a sostenere il suo sguardo penetrante in silenzio, sfidandolo ad abbassare il suo.
Siegrain rimase impassibile; non girò il viso, anzi il suo sorriso ironico si allargò.
«Il consiglio ti riceverà presto. Siamo ansiosi di ascoltare le tue spiegazioni riguardo alla recente distruzione della cancellata del Palazzo Reale, benché la storiella del pericoloso fuorilegge che stava tentando la scalata non ci convince, temo. Siamo più propensi a credere che tu ti sia lasciata... prendere la mano» commentò mellifluo, allungando le dita affusolate verso quelle di Erza che stringevano il giornale.
La ragazza ritrasse la mano con espressione schifata, e la stretta di Siegrain si chiuse sulla carta che lei stava tormentando con le dita.
«Oh. Il Sorcerer's Weekly» esclamò Siegrain con allegria, sfilandolo di mano a Erza e sfogliandolo fino ad arrivare alla pagina desiderata.
«Sono usciti i risultati del sondaggio “Mago che vorrei come fidanzato”. Tu hai votato?».
Impegnato a leggere la classifica, Siegrain non si accorse dell'occhiata di fuoco lanciatagli dalla ragazza seduta al suo fianco, o forse finse di non vederla.
«Guarda qua».
Il ragazzo le mostrò la pagina di giornale su cui campeggiava una tabella di nomi: Erza notò la presenza in classifica di maghi conosciuti, tra cui il suo vecchio rivale Bacchus di Quatro Cerberus, del fastidioso Hibiki di Blue Pegasus. Vide anche che il nome del proprio compagno di gilda Loke figurava in un posizione di tutto rispetto.
I suoi occhi scorsero velocemente le statistiche; il più quotato era proprio il ragazzo che le stava rivolgendo un sorriso felino, il consigliere più subdolo che avesse mai conosciuto, Siegrain.
«Lo so che ti stai vergognando, ma... grazie di aver votato per me, Titania» disse, facendole un occhiolino malizioso.
Le guance di Erza si infiammarono, il suo sguardo si indurì.
Cercò di controllare i muscoli del viso nel tentativo rimanere impassibile di fronte al ragazzo che, lo sapeva, la stava solo prendendo in giro, stava cercando di farla innervosire per rovinarle il processo.
«Adesso, se vuoi seguirmi, il Gran Consiglio della Magia è pronto per riceverti».
Si alzò dalla sedia e le offrì galantemente il braccio, che Erza ignorò.
Mentre si dirigeva a grandi passi verso il portone di legno intarsiato, si accorse che stava fremendo di rabbia.
Siegrain era un maledetto Consigliere, era un nemico di Fairy Tail, era il gemello di Gerard, e lei lo odiava con tutta se stessa.
 
 
I contorni delle figure di Siegrain e Gerard sembrano perdere consistenza, finché i loro bordi tremolanti finiscono per unirsi, il corpo di uno risucchiato da quello dell'altro. «Non l'avevi capito, Erza? Ero sempre io. Sono sempre stato io.»
Una proiezione astrale?
Siegrain è Gerard, e in qualche modo non è lui.
 
 
La folata di vento provocata dalla potente magia di Laxus lo investe in pieno e la bandana lacera che gli copriva il volto svolazza pigramente a terra. Mystogan ha sottili, spettinati capelli blu. Mystogan ha sul viso un tatuaggio rosso il cui motivo tribale è tagliato a metà dall'occhio destro. Mystogan è Gerard, e in qualche modo non è lui.
 
 
 
C’era una cosa che Natsu aveva detto prima che le aveva spezzato qualcosa dentro.
Mentre lottava contro le guardie del Consiglio, senza più un briciolo di potere magico rimasto ma dispensando ugualmente pugni a destra e a manca, il Dragon Slayer aveva gridato a Gerard «Vieni da noi! Siamo compagni, non è così?».
Non era forse così?
Erza Scarlet aveva sicuramente considerato Gerard Fernandes un suo compagno, un tempo. Avevano condiviso vessazioni e percosse, infinite giornate di lavoro forzato in cui le energie sembravano non bastare, in cui avevano temuto che sarebbero crollati da un momento all’altro, per non alzarsi più. Avevano condiviso, anche se erano stati pochi, momenti di calore, timide risate con Shu, con Millianna, con Wally, con Simon, frasi amichevoli sussurrate piano nell’oscurità di una cella.
Non aveva smesso di considerarlo tale nemmeno quando si erano fronteggiati alla Torre del Paradiso, quando aveva tentato con tutte le sue forze di contrastare quel folle sogno di Gerard, perché lui era un suo compagno, e lei aveva lottato per impedire che un suo compagno facesse qualcosa di terribile e atroce.
E allora perché ora non stava lottando per impedire che venisse imprigionato ingiustamente?
Se c’era qualcosa di importante per ogni singolo membro di Fairy Tail, quella era la sacralità del legame che li univa: i compagni non si lasciano mai indietro.
«Era il colore dei tuoi capelli» disse Gerard, rivolgendo un sorriso a quella donna triste.
«Già.» confermò Erza, ma probabilmente lui non l’aveva sentita, il suono di quella sillaba si era perso nel rumore dei suoi passi sul legno della passerella.
L’ultima frase che lui avrebbe sentito uscire dalle sue labbra sarebbe dunque stata: «Potete portare via Gerard». Ed era questo che le faceva tremare incontrollabilmente gli angoli della bocca.
La sua certezza di aver preso la decisione giusta vacillò.
Gerard era riuscito a uscire da quel terribile incubo e forse si era anche ricordato di lei, ma ora non l’avrebbe visto mai più.
E non era riuscita a dirglielo. Aveva sprecato l’ultima occasione per fargli sapere che Titania non poteva vivere senza di lui.

 
 

 
Ho aperto per caso la pagina di un concorso, ho letto per caso una frase che mi ha fatto pensare tantissimo alla Gerza. È una fanfiction nata per caso, ma partorita con tanto dolore T.T
È dedicata a Vale, che la voleva tanto leggere, e a Jaska, senza cui questa storia non avrebbe visto la luce (o almeno, non in tempo per lo scadere del concorso ^-^).
Spero che la storia vi sia piaciuta :)
N.B. L'immagine non mi appartiene! L'ho solo trovata in giro su Internet e non posso riportare la fonte esatta, ma tutti i credits vanno alla sua bravissima autrice.
 
Len
 
  
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