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Autore: Amaimon    26/10/2013    2 recensioni
La storia è basata sul rapporto di pseudo-coppia tra Gilbert Beilschmidt e Ivan Braginski.
Ci troviamo in un universo alternativo in cui i due non hanno rancori di tipo storico o strane divergenze.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se gli sguardi avessero il linguaggio.

Novembre 2013.
Ore 16:00, Berlino, Germania. 

Gilbert Beilschmidt, tedesco di origine prussiane, aveva appena terminato la sua chiamata con il fidanzato russo, Ivan Braginski. 
Per quanto può apparire inverosimile, la loro relazione funzionava.
Gilbert era un ragazzo albino, con un carattere fuori dal comune. Possedeva un ego smisurato e si credeva il Re del mondo, dall'altra parte vi era Ivan, originario di Mosca, ma abitava a Berlino da diversi anni.  Era un ordinario ragazzo dai capelli color biondo cenere e gli occhi color ametista, alto sopra gli un metro e ottanta, un po' robusto. Una sua particolarità era il sorriso agghiacciante che possedeva e il carattere introverso.
Gli apposti, per l'appunto, ma per qualche motivo il fato volle che il loro destino si congiungesse. 
Per motivi di lavoro Ivan si era dovuto trasferire a Mosca da nemmeno due settimane di fidanzamento, ma, finalmente, aveva avuto il permesso di ben una settimana di vacanza per poter tornare nella sua seconda patria e poter vedere l'unica persona che lo faceva andare su tutti i nervi, ma al col tempo teneva di più.

Erano soltanto le sedici quando Gilbert ricevette il messaggio di conferma dal ragazzo che tra meno di un' ora avrebbe preso l'aereo diretto per Berlino e poi si sarebbero incontrati nel loro solito ristorante, difronte una piazza di Berlino. 
L'albino, emozionato, per quel giorno si era messo in ghingheri. Una semplice camicia bianca e dei pantaloni neri, accompagnato il tutto da una giacca di pelle nera. Niente di troppo elegante, ma nemmeno di troppo sportivo; già questo abbigliamento era un grande passo in avanti per lui. 
Nel giro di due ore era pronto e mancava solo un'ora al famoso incontro. 
Emozionato, prese il casco della sua amata moto e, controllando che non piovesse, uscì di casa. 
Mentre passava per le vie della capitale tedesca, in mente gli si affioravano tanti ricordi, tutti collegati tra di loro e il rapporto strano che si era formato con quel '' comunista mangia bambini '', perché tra di loro non vi era alcun romanticismo. Si offendevano sempre, a volte litigavano, mai si son detti ti amo, ma ciò non ha mai scalfito il loro amore. 
Adesso il prussiano si trovava lì, nella piazza.  Aveva trovato facilmente un posto in cui parcheggiare la moto e attendeva soltanto l'arrivo del suo compagno, sapeva di essere in anticipo, quindi, per stare più comodo si sedette sul marciapiede aspettando.
Il tempo scorreva veloce, ma ancora nessuna traccia del russo. 
Che si fosse perso? Impossibile! Conosceva perfettamente la strada, non poteva perdersi, che gli fosse successo qualcosa? Plausibile. 
Il prussiano prese dalla tasca dei pantaloni il '' suo '' iPhone 5, perfettamente regalatogli dal fratello dato che lui non poteva permetterselo, e chiamò il russo.
Al primo tentativo la linea cadde, al secondo pure, al terzo segreteria telefonica. 
Emise un profondo sospiro riposando il telefono in tasca e continuò la sua lunga attesa lì, seduto a terra. 
Passarono ben due ore, ma ancora nulla, nessuna traccia di lui. 
Gilbert era furioso, si sentiva preso in giro dall'unica persona a cui teneva di più, oltre suo fratello. Non sapendo che fare decise di aspettare un altro po'.
Alla fine erano passate ben tre ore e di lui nessuna traccia, in tutto questo si sentì in lontananza un rombo di tuoni e infine dal cielo cadde acqua. 
Furioso, l'albino andò verso la moto, indossò il proprio casco e senza versare una lacrima andò via dal luogo.
Nel frattempo, Ivan si trovava lì. 
Era appena arrivato di corsa, col fiatone, quando Gilbert andò via sotto la pioggia ferito nel profondo del suo cuore. 
Il russo si maledì in quel momento; si maledì perché non aveva caricato il telefono prima di partire e quando sbarcò dall'aereo gli si spense e, a peggiorare la situazione, anche l'aereo aveva avuto un enorme ritardo facendolo partire due ore dopo. Si maledì perché non poté avvertirlo in alcun modo, non ricordandosi il suo numero di cellulare a memoria e adesso, pur sapendo di essere in torto, non lo trovava. 
Non sapendo che fare prese il primo taxi che vide nella zona e si dirisse verso l'appartamento di casa Beilschmidt, sperando di trovarlo lì. 
Quando arrivò, suonò più volte al campanello di casa, ma nessuno gli rispose, non sapendo che fare si sedette davanti la soglia della porta e nel giro di dieci minuti, a causa della stanchezza, si addormentò. 
Gilbert, in tutto questo arco di tempo, si trovava in un pub vicino casa con l'unico scopo di distruggersi il fegato a suon di alcool e trovare una possibile squillo da portarsi a letto. Voleva dimenticare il tutto, si sentiva tradito e preso in giro, in un modo voleva fargliela pagare. 
Quando tornò a casa erano le quattro, ma per sua fortuna era da solo, quella sera era stato così sgradevole che nessuno gli si era avvicinato più del dovuto. 
Quando arrivò davanti la porta rimase di pietra vedendolo. 
Il primo pensiero che gli solcò la mente fu '' Che ci fa qui '', ma preso dalla  rabbia lo svegliò urlando il suo nome. Il russo, spaventato dall'improvviso urlo, aprì gli occhi guardandolo e subito sorriso alzandosi. « Gilbert! Finalmente! Non sai quello che mi è successo! » disse con un tono preoccupato, notando lo stato dell'albino, intanto, egli, con un tono asciutto e furioso gli rispose « Che ti è successo eh? Ti sei perso? Ma vattene a fanculo comunista di merda! Hai lasciato il Magnifico sotto la pioggia per ben tre ore! Mi hai fatto fare la figura del fesso! Mi hai illuso e io che mi son fidato di te! Mi fai schifo, mi hai sempre fatto schifo e poi non posso stare con te. Tu sei russo, io odi i russi, sei poco magnifico saresti un pugno nell'occhio per  la mia figura, rovineresti la mia immagine. Tornate a Mosca con le tue prostitute, non ti voglio più vedere! » Queste parole furono un duro colpo per Ivan, così duro da fargli sgranare gli occhi e aprire lievemente le labbra non sapendo come ribattere. Chiuse gli occhi emettendo un lieve sospiro e infine gli rispose. « Quindi è così? E' finita? » Le sue ametiste si andarono ad appoggiare nei rubini del prussiano assumendo un tono serio, in quel momento l'albino iniziò a tremare sia fisicamente, sia la sua voce. « J-Ja! E' finita! Tu hai tradito la mia fiducia.... la mia... » non finì di parlare che delle lacrime gli iniziarono a rigare il viso. Lui, l'essere più Magnifico del mondo, il Dio asceso in terra, stava piangendo per un essere così disgustoso come il russo, perché? Che ci tenesse veramente a lui? Che il fatto di lasciarlo andare lo distruggesse dentro? Probabile. 
Difatti il prussiano, pur di non farsi vedere in quello stato pietoso, poggiò la testa contro il possente petto del russo, stringendogli la maglia con le mani. Il russo, non sapendo come reagire, si limitò ad abbracciarlo, intuendo un possibile pianto da parte sua. « Gilbert, sei sicuro? » Il prussiano non rispose, alzò direttamente la testa verso il biondo e si avvicinò alle sua labbra schioccandogli un lieve bacio a stampo, senza malizia o altro. Non era bravo nelle parole, sopratutto di natura romantica, ma un bacio voleva più di mille di esse messe insieme. 
Non proferirono più parola per tutta la serata, poiché una volta ricevuto quel bacio, entrarono in casa dell'albino e andarono insieme nella camera da letto. La notte passò velocemente e i loro corpi si unirono per la prima volta. 
Il mattino seguente Gilbert fu il primo a svegliarsi, nudo. 
Sentì un vuoto nel letto e si accorse di essere solo. Era andato via? Per quale motivo? In preda al panico notò un biglietto sul proprio comodino, lo lesse ad alta voce con gli occhi che gli si appannavano appena. Il biglietto recitava tal parole: ''  Io non ti ho mai espresso il mio amore a parole; ma se gli sguardi avessero un linguaggio, il più grande idiota avrebbe capito che ho perso la testa per te, Gilbert. 
Ich liebe dich. ''. 
Il prussiano colmo di felicità di alzò dal letto, ma venne bloccato da una fonte maggiore che gli impedì la corsa verso la cucina, era Ivan. 
Alla fine non era andato via, si era limitato a scrivere il biglietto e preparargli la colazione. Il russo si abbassò al viso del prussiano con un falso sorrisetto innocuo. « Dobroie ùtra, Gilbert. » l'albino, non capendo nulla del russo lo guardò smarrito. « Guten Morgen. » ripeté il russo sbuffando, infine schioccandogli un bacio sulle labbra. « Guten Morgen, Ivan, kesesese. » aggiunse a sua volta Gilbert sorridente come non mai infine aggiunse. « Oggi il Magnifico me ti farò vedere di che pasta è fatto. » 


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E' la mia prima RuPru e FanFiction dopo mesi di pausa.
E' probabile che vi siano all'interno errori di punteggiatura, sviste o magari errori temporali dei verbi, dico probabile poiché non l'ho riletta e la FanFiction la sto scrivendo in un orario dove, in teoria, si dorme. 
Spero che possa piacere e bo', alla prossima! 
  
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