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Autore: Kastel    27/10/2013    2 recensioni
“Mamma Tsuki, sei sicura che mi stia bene questo vestito?”
Tsukiko sorrise alla figlia, finendo di pettinarle i corti capelli in una maniera che fosse presentabile.

[Gender Bender AkaKuro - Seguito (ma non proprio) di "Di milkshake all'anice e alla ciliegia (ma soprattutto vaniglia)"]
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'Akane e Tsukiko '
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“Mamma Tsuki, sei sicura che mi stia bene questo vestito?”
Tsukiko sorrise alla figlia, finendo di pettinarle i corti capelli in una maniera che fosse presentabile. Incredibile che avesse preso da lei unicamente l'incredibile capacità di avere dei capelli impresentabili appena sveglia. Ma un conto era averli lunghi, dove bastava legarli in una soffice e spessa treccia per tenerli in ordine; un altro era avere a che fare con la copia della corta capigliatura di Aomine, rendendo un pelo più complesso sistemarli a dovere. Per quanto Akane non fosse stata d'accordo nel vedere la propria figlia gettare al vento i suoi splendidi capelli rosso fuoco (così brillanti che sembravano seriamente un incendio incontrollabile) non si era potuta opporre alla caparbietà di Hikari, che si era letteralmente innamorata del taglio di capelli di uno dei suoi tanti zii.
Mamma Aka, voglio i capelli di zio Dai!
E tra gli sbuffi e le lamentele su quella perdita che sembrava immane, anche Akane era capitolata davanti a quella che pareva la sua copia carbone perfetta. E se perfino Akane Akashi non era riuscita a battere quella piccola se stessa di soli sei anni allora nessuno poteva riuscirci.
“Sì Hikari, stai benissimo.”
La mano di Tsukiko che appoggiava il pettine sulla superficie del lavabo significò la fine di quella che per la piccola di casa pareva un'autentica tortura. Sfuggì alla presa della madre, che si limitò ad urlarle dietro di non correre in giro per il corridoio.
Ma come poteva calmarsi, quella piccola peste? Non di certo nel giorno del suo sesto compleanno.
Arrivò in salotto, dove lo trovò trasformato. Quella sala, dove normalmente stava con le sue due mamme e gli zii Shintarō e Kazunari, era diventata una navicella spaziale. Ogni parte era stata adibita ad un ruolo preciso: il divano era la cabina di comando, il televisore la finestra dove poter vedere le stelle e i vari pianeti, il grande tavolo la zona dove potersi provare del cibo liofilizzato (in realtà ogni cibaria era stata inserita in una scatola dall'aspetto semplice, dove spiccava un post-it con sopra scritto “cibo liofilizzato”), il soffitto illuminato di una luce bluastra per riflettere il mondo silenzioso del televisore. In pratica avevano ricreato il mondo ideale dove la piccola Hikari sognava di raggiungere prima o poi.
La bambina sorrise stupefatta, correndo verso il divano decisa a saltarci sopra. Solo il tempestivo intervento di Murasakibara, apparso dal nulla dopo aver appoggiato la torta di compleanno sul tavolo, impedì a Hikari di distruggere il loro duro lavoro nel giro di mezzo minuto.
“Stai buona Hika-chin, sennò gli alieni non vengono a trovarti.”
Prese la bambina per i fianchi, portandosela dietro il collo e lasciandola sedere sulle sue spalle, facendola ridere all'idea di essere così alta. Himuro, uscito dalla cucina dopo aver finito di sistemare le ultime cose, rimase come ogni volta sorpreso che quel gigante fosse così tanto portato con i bambini. Forse perché era lui stesso rimasto un ragazzino nonostante avesse oramai trentacinque anni?
Il campanello squillò vivace, segno che i primi ospiti erano arrivati. Lo sguardo di Hikari si fece eccitato, girando subito il viso verso la porta.
“Che ne dici di andare ad aprire, Hikari?”
Il tempo di metterla giù e subito la bambina partì come un razzo per andare ad accogliere i nuovi arrivati.
Una cascata di lunghi capelli rosa finì addosso ad Hikari, mentre una voce squillante e allegra si diffuse per l'ingresso.
“Hikari-chan! Buon compleanno!”
Momoi teneva stretta la bambina a sé, sorridendole felice. Lo stesso non si poteva dire di Aomine, che si limitò ad alzare una mano e a fissare il viso di Hikaru con un mezzo sorriso. Subito la piccola gli batte il cinque, appoggiandosi alla spalla di Momoi con il suo corpino leggero e agile come quello di un'anguilla.
“Zio Dai, zio Dai, ho i tuoi stessi capelli!”
“Vedi, Momoi? Lei sì che sa apprezzare il buon gusto.”
“Dalle quattro anni di tempo e vedrai come cambierà idea su ciò che è bello.”
Lasciò andare Hikari entrando insieme ad Aomine, permettendole di salutare chi stava dietro di loro.
“Hikaricchi! Come sei cresciuta!”
Kise abbracciò subito la bambina, facendole fare un giro su se stessa come saluto.
“Ma se l'hai vista appena tre giorni fa!”
Yukio Kasamatsu tirò un calcio a Kise facendo ridere la bambina, abituata ai due che bisticciavano così spesso nonostante i tanti anni di fidanzamento.
“Ma si tratta di Hikaricchi! E lei cresce in fretta, sai?!”
“Smettila di dire cavolate e muoviti ad entrare!”
Continuarono la discussione entrando, mentre altre persone subito salutarono la piccola peste.
“Ciao Hikari!”
Hyūga, Riko e Teppei salutarono la bambina sorridendo, ognuno di loro dandole un piccolo abbraccio.
“Quanti anni compi oggi, Hikari?”
“Sei, zio Kiyoshi!”
Fece il numero con le sue piccole ditine, facendo sorridere come un ebete (o uno zio cieco) l'uomo.
“Che brava che sei Hikariii!”
Riko e Hyūga sospirarono lasciandolo stringere e coccolare Hikari, che continuava a guardarsi intorno nonostante il viale d'ingresso si fosse oramai svuotato.
“Dov'è lo zio Taiga?”
Teppei le sorrise, prendendola in braccio e portandola in casa.
“Chissà... Di una cosa sono sicuro però: non si sarà dimenticato di un avvenimento così importante, fidati.”
Per la prima volta in tutta la giornata il viso della bambina si intristì, sentendosi un poco ferita per il fatto che uno dei suoi amati zii non fosse presente al suo compleanno. E stava anche per mettersi a piangere quando sentì la voce famigliare di Kagami salutarla.
“Buon compleanno, Hikari!”
Alzò il viso verso la televisione, trovandosi davanti il viso dell'uomo che le sorrideva contento. Svicolò subito dall'abbraccio di Teppei per avvicinarsi al televisore, eccitata.
“Zio Taiga! Dove sei?”
Kagami ridacchio, spostandosi un attimo dalla postazione dov'era seduto per mostrarle quella che sembrava una piccola navicella spaziale, con le stelle che stavano sul soffitto e qua e là dei piccoli alieni in miniatura.
“Nello spazio, Hikari.”
La bambina urlò entusiasta, battendo le mani per la gioia.
“E com'è lo spazio, zio Taiga?”
“Enorme, talmente grande che non puoi descriverlo a parole. Appena tornerò ti racconterò cosa ho visto. E non solo. Sai, ho incontrato un alieno che è rimasto colpito da cosa gli raccontato su di te, piccoletta.”
“Davvero?”
“Davvero si! E ha detto che una bella bambina come te merita un regalo stupendo. Quindi aspetta con ansia il mio ritorno, chiaro?”
“Si, zio Taiga!”
La voce dolce di Akane interruppe quel momento, andando dietro la figlia e stringendola forte a sé.
“Vieni, Hikari, lo zio Taiga deve affrontare il viaggio di ritorno. Invece tu hai una torta che ti aspetta.”
La bambina sorrise, salutando Kagami con un semplice “Ciao!” mentre corse il tavolo, dove spiccava una bellissima torta colorata a forma di razzo. Akane la raggiunse dopo avergli sussurrato un “grazie”.
Tsukiko prese Hikari in braccio, mettendola su una sedia per raggiungere l'altezza giusta per spegnere le candeline. La bambina si guardò intorno, sorridendo felice, ricevendo come risposta solo un caldo affetto.
Era il suo compleanno e intorno aveva l'affetto della sua grande famiglia.
Cosa c'era di più bello di quello?
“Buon compleanno, Hikari.”
Forse solo la torta preparata dallo zio Atsushi.

 

 

 

“Mamma Aka, quand'è il mio prossimo compleanno?”
La teneva stretta a sé, cullandola dolcemente. Nonostante si vedesse come stesse crollando dal sonno Hikari resisteva con tutte le sue forze, volendo ancora vivere quella lunghissima giornata.
“Hai ancora un'attesa di trecentosessantacinque giorni, bambina mia. Adesso dormi e pensa a cosa ti racconterà lo zio Taiga appena tornerà.”
Hikari sbadigliò, chiudendo gli occhi e addormentandosi. Akane sperò che stesse sognando di viaggiare nello spazio e di giocare con dei piccoli alieni. Sorrise dolcemente, spegnendo poi la luce e raggiungendo la camera che condivideva con Tsukiko.
Molte cose erano cambiate con la nascita di Hikari, a partire dal loro modo di vivere. Avevano deciso di prendere una casa più grande e di convivere con Midorima e Takao, perché, in fondo, Akane era pur sempre sposata con Midorima. E, alla fine, non era così male vivere tutt'e quattro assieme, perché Hikari stava ricevendo l'amore di ben quattro genitori. Per non parlare di tutti coloro che conoscevano quella stramba situazione: ognuno di loro aveva preso a cuore il destino di quella piccola peste, eleggendola a nipote da amare e coccolare (pure un po' troppo). I risultati si vedevano soprattutto in situazioni come i compleanni, dove ciascuno si impegnava a rendere l'avvenimento speciale. E perfino la lontananza non era un problema, come aveva brillantemente dimostrato Kagami: non potendo muoversi da Los Angels (dove abitava) a causa del lavoro, si era organizzato per non far sentire la sua mancanza ad Hikari.
Erano una grande famiglia, qualcosa che, di certo, non si sarebbe mai aspettato nessuno.
“Certo che siamo davvero fortunate, non trovi?”
Disse Akane mentre si sdraiava accanto a Tsukiko, fissandola sorridendo.
“Direi di si.”
Si abbassò per baciarla, spegnendo poi le luci e salendole sopra, decisa ad amarla. Se solo un peso improvviso non le bloccò entrambe, spaventandole. Akane accese subito la luce, trovandosi Hikari davanti.
“H-Hikari! Cosa fai qui?”
“Posso dormire qui, mamme?”
Le due donne si fissarono, sorridendo poi un poco.
“Va bene, ma solo perché oggi è un giorno speciale.”
Così come lo sarebbe stato quello successivo e quello dopo ancora. Spensero le luci e si strinsero alla loro piccola creatura, sentendosi finalmente felici.

 

 

 

 

 

 

Note.

 

Ebbene si, Akane e Tsukiki sono tornate. E resteranno con noi parecchio a lungo, credo.
Ho intenzione di fare una raccolta di one shot su loro due, per spiegare la loro storia e il loro rapporto. Non mi sembrava soddisfacente concluderlo solo con una piccola storia.
Hikari significa “luce”.
Un grazie particolare a La strega di Ilse per avermi betato la storia.

 

   
 
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