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Autore: Jhoshua_Enterman    27/10/2013    0 recensioni
“Resto a fissare per pochi istanti, il lago in lontananza. Anche se la nebbia rende tutto più cupo e sinistro. Magari è questo ciò che mi affascina dal lago.. Ho sempre amato la nebbia di questa città. Il passarci attraverso e sentirla sulla pelle, sentire la sua freschezza sul viso. Semplicemente una delle cose che ammiravo di più di questa città”
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Blue hEll
 

“Resto a fissare per pochi istanti, il lago in lontananza; anche se la nebbia rende tutto più cupo e sinistro. Magari è questo ciò che mi affascina dal lago. Ho sempre amato la nebbia di questa città: il passarci attraverso, e sentirla sulla pelle, sentire la sua freschezza sul viso; Semplicemente una delle cose che ammiravo di più di questa città.”

 
Mi alzo dalla panchina, e mi avvicino al poggi-mano di fronte a me;
 

“Vorrei non essere mai andato via da questa città. Quasi mi descrive”

 
Il tunnel principale, che attraversava la montagna e si affacciava alla città, è chiuso per lavori in corso. E’ totalmente impossibile che io possa passarlo con il mio veicolo. Sempre che, io non voglia schiantarmi contro qualcosa all’interno.

Di tornare indietro, non se ne parla.

Prima, ho notato una piccola stradina che si allontana dalla strada, giusto poco prima del tunnel, non so dove porti, mai notata prima, anche se ormai conosco questo posto a memoria. Probabilmente porta al cimitero, speriamo così.
Vicino il mio veicolo, c’è n’è un altro, una mustang nera. Sembra qui da poco. Strano.

Mi avvicino al mio veicolo, lo guardo. Poi prendo il cellulare dalla mia tasca.
 

“Beh, la tecnologia fa progressi. Un tempo avrei avuto bisogno di mappe in carta. L’unico problema, e se si scarica la batteria. Li sarebbero guai.”

 
Così apro lo sportello, e aprendo il porta oggetti prendo il mio carica-batterie. E faccio un sorso dalla bottiglietta d’acqua e prendo il mazzo di fiori che ho tenuto con cura fin ora prima di incamminarmi per quella piccola stradina. Cammino per qualche minuto tra la foresta che scende sempre in basso, finché non arrivo ad un grande cancello, molto vecchio, aprendolo fa così rumore da farmi tappare le orecchie per qualche secondo. Passato il cancello, entro in un enorme cimitero. Per enorme, intendo qualcosa di grande. Il cimitero principale della città, così comincio a camminare lentamente fra le tombe, facendo attenzione a quale passo, così finalmente trovo la tomba.
 
“Eccomi qui finalmente..”

Mi avvicino alla tomba della mia amata, e così mi inginocchio. Spolvero un po’ la tomba, e tolgo un po’ di rampicanti che sono salite su di essa.
Poi la osservo.
Shauna Martel
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1974 – 2009

Morta in seguito ad un tragico incidente.
Verrà sempre ricordata nei nostri cuori.

Io: “Scusami molto se sono in ritardo. Non riuscivo a darmi pace sulla tua morte”

Così delicatamente poggio un mazzo di fiori davanti la tomba, e faccio un minuto di silenzio.

Io: “E’ stato bello rivederti”
“Anche se avrei voluto. Che tu fossi stata qui in carne ed ossa”

Resto qui davanti la tomba inginocchiato, quasi mi scappano le lacrime a ricordare quei bei tempi passati. Così mi caccio gli occhiali, per strizzare gli occhi e non far cadere le lacrime, quando sento uno strano rumore alle mie spalle, così mi giro di colpo.

?: “AAaahg!!”

Girandomi di colpo, spavento un ragazzo davanti a me che fa qualche passo indietro.
 
“Un tipico ragazzo di città, felpa e jeans con capelli corti alla moda. Non l’ho mai visto qui intorno, probabilmente è nuovo di qui. Ma cosa ci fa qui?”

?: “Maledizione, mi avete fatto prendere un colpo”
Io: “Oh, scusami. Non volevo spaventarti”



?: “Brutto momento?”
Io: “Oh, no no. Stavo giusto andando via, tu cosa fai qui a quest’ora?”
?: “Ero venuto qui per.. Visitare la tomba di un parente, ma ora non so più tornare indietro”

Poi noto che il ragazzo, avendo una felpa e tenendo gli avambracci scoperti, è ferito su quello destro.

Io: “Sei ferito, tutt’ok?”

Il ragazzo alza il braccio per controllarsi, sembra una ferita seria.

?: “Oh, dannazione. Devo essermi fatto male al cancello.
Io: “Il cancello sembrava essere abbastanza vecchio, l’ospedale non è molto lontano da qui, vuoi che ti ci porti?”
?: “Oh, no no. Grazie lo stesso, vorrei tornare alla mia macchina”
Io: “Mustang nera?”
?: “Venite anche voi dal sentiero?”
Io: “Certo, ti basta andare dritto di qui”

Così indico la strada

?: “Grazie mille. Addio”
Io: “Non c’è di che.”

Così sparisce nella nebbia che sembra essersi fatta più fitta di prima. Ed io riprendo gli occhiali da terra, e lascio il mazzo di fiori a terra davanti la tomba e mi incammino dalla direzione opposta del ragazzo. Camminando tra le tombe, posso notare un altro mazzo di fiori davanti una tomba, non il mio. Così mi avvicino per vedere meglio.
Probabilmente è da qui che veniva il ragazzo.
Eleanor Roosvelt

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1985 – 2012

La sua vita è stata stroncata da un malessere.
E’ stata portata via dai suoi cari che tanto l’amavano.

“Forse. Non eravamo tanto diversi io e quel ragazzo. Entrambi qui per qualcuno che amavamo, la vita sa essere ingiusta con chiunque.”
 
Così riprendo il cammino, ed arrivo dalla parte opposta da dove sono arrivato. Cancello doppio quasi simile all’altro, questo cimitero fa perdere chiunque, anche io la prima volta mi ci persi. Continuo a seguire un piccolo muro di pietra  finché non raggiungo il cortile di diverse roulotte con un’altra stradina che prendo subito e la seguo fino ad arrivare alla facciata di un muro, che osservandolo meglio posso capire che è la parete esterna del tunnel in cui non ero potuto passare.

Un piccolo tunnel ai piedi della parete è visibile, è buio all’interno. Ma proprio ora non ho voglia di tornare indietro, così prendo il cellulare ed entro.
 
“Un tunnel, ai piedi di un tunnel. L’ironia uccide a volte”
 
Vedo subito la fine, ma mi illumino i piedi per vedere dove cammino. Diverse orme di scarpe e scarponi sono presenti a terra, quasi come se avessero combattuto qui sotto, quindi mi affretto ad uscire. Uscendo mi ritrovo in un passaggio concreto affacciato su un canale di scolo, che continuo a seguire finché esco in strada.

Ritornando in strada, la nebbia non sembra essersi dispersa più di tanto, ma posso vedere dall’altro capo della strada, dove c’è il negozio di fiori che avevo dimenticato. La mia vecchia casa non deve essere molto lontana. Ma non sembra esserci nessuno qui  intorno. Che strano.

Così comincio ad attraversare la strada, senza far attenzione a nulla. Quando sento una gran frenata alla mia destra, che subito mi giro e vedo un veicolo venirmi contro. Cerco di spostarmi, ma la macchina frena in tempo, gli abbaglianti mi accecano e mi lasciano impossibile vedere chi c’è dall’altra parte. Il rumore del motore acceso rompe la calma che c’era fino ad ora, come ho fatto a non sentire la macchina che veniva verso di qui? Dovevo essere immerso troppo nei ricordi.
La macchina si spegne, e si chiudono le luci. E si apre lo sportello.

Dal veicolo esce una Ragazza, che non sembro riconoscere al momento.

Ragazza: “A momenti ti mettevo sotto, tutto bene?”
Io: “Si, ho attraversato senza guardare. Scusami” 

La Ragazza sembra prendere qualcosa dal veicolo, sento un rumore metallico, così passo la strada e resto davanti il negozio. La Ragazza sembra uscire dal veicolo con un cesto tra le mani, che sembra avere dei fiori in esso, e si avvicina a me.

Ragazza: “Non ci sono molte persone a quest’ora del mattino”

Poi apre con delle chiavi la saracinesca del negozio di fiori, e cerca di alzarlo. Ma sembra ovviamente bloccato, così mi avvicino per aiutarla.

Io: “Le do una mano”
Ragazza: “Molto gentile. Dovrei farla cambiare”

E dopo un paio di tentativi riesco ad aprirla. Così la ragazza apre la porta del negozio, entra ed accende le luci. Il negozio è esattamente come lo ricordavo in passato. Pieno di fiori, il buon odore inconfondibile. Così la ragazza si mette dietro il bancone, ed io entro.
La ragazza sembra mettersi a leggere un giornale, ed io comincio a guardarmi intorno.

Io: “Dov’è la vecchia proprietaria?”

La ragazza alza lo sguardo:

Ragazza; “Mia madre. E’ passata a miglior vita giusto 2 anni fa’. Io continuo l’attività del negozio”

Così ora finalmente ricordo chi è questa ragazza. La figlia della vecchia proprietaria, credo si chiami Jenni.

Io: “Tu devi essere Jenni. La ragazzina che giocava spesso nel cortile del negozio. Ti vedevo ogni volta che venivo a comprare dei fiori. Sei scresciuta molto”
Jenni: “Michael? Mio Dio, era da tanto che non ti vedevo qui in giro”

Gira dal bancone, per venirmi a dare un piccolo abbraccio prima di tornare dietro il bancone.

Jenni: “Ho sentito cos’è successo.. Mi dispiace molto”
Io: “Oh, dispiace molto anche a me. Dimmi un po’, la mia vecchia casa..”
Jenni: “E’ ancora lì, ma ha dei nuovi proprietari”
Io: “Vado a fare un giro in città, tu mettimi da parte un mazzo di rose. Quando vado via passo a prenderli”

Così esco dal negozio, e seguendo il marcia-piede arrivo ad un incrocio. Prendo la strada a destra, la Lindsey St. E continua a camminare, finché un locale aperto non attira la mia attenzione. “Cafe Texan”. Non il mio locale preferito, ma un buon caffè ci potrebbe anche stare.

Così lo raggiungo, ed entro.

Io: “Buongiorno”

Ci sono pochi clienti e John il barista, che in fondo che pulisce il bancone. Subito lo raggiungo e mi siedo su uno sgabello: Il locale da una buona sensazione di accoglienza, fuori invece, nella nebbia, sembra essere tutto minaccioso.

John: “Michael, non ti vedevo da anni”
Io: “Brutto momento della mia vita. Un caffè per favore”
John: “Certo”

Così guardo il televisore, che da notizie di un autobus penitenziario schiantatosi non molto lontano da Blue Heaven, sembrano essere morti quasi tutti, qualcuno non è stato ancora trovato.

?: “Brutta storia quella, madri e bambini che non escono più di casa per paura di incontrare qualche pazzo omicida. Non li biasimo, non vorrei ritrovarmi davanti un uomo assetato di sangue”

L’uomo che ha appena parlato, è seduto alla mia sinistra. Uomo di mezz’età, con  un bicchiere di Wisky in mano. La frustrazione è presente sul suo volto.

John: “Basta, Harry. Non spaventare Micheal.”

Poi mi passa il caffè su una sotto-tazzina con il cucchiaino e lo zucchero.

Io: “Grazie, John”

Così metto lo zucchero nel caffè, e comincio a girarlo con il cucchiaino.

John: “Succedono le peggio cose in questa città. Sto pensando di andar via”
Io: “Mpph. Ti mancherà questo posto. Ha un qualcosa di speciale per ognuno degli abitanti che ci vive”

Così comincio a bere il mio caffè

John: “Magari hai ragione”

E John ritorna a sbrigare le sue faccende da barista.
Ed io, finisco il mio caffè.
  
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