Libri > Hunger Games
Segui la storia  |      
Autore: Jozy    27/10/2013    6 recensioni
Il problema non è chi è morto, ma chi non lo è, chi è stato per anni creduto morto.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cinna, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quel giorno avevo portato Peeta a cacciare; dopo due anni dalla fine della ribellione, Panem stava avendo una nuova nascita e con Panem anch'io.
Scavalcammo con facilità ciò che restava della rete (un tempo scarsamente elettrificata) e prendemmo dall'incavo dell'albero il mio arco e quello che stavo insegnando ad usare a Peeta.
Imboccammo silenziosamente la stradina che portava al lago, il mio posto segreto; l’unico rumore era il tonfo sordo della protesi alla gamba del mio nuovo allievo di caccia che procedeva con fatica: nonostante le possenti spalle e le braccia molto muscolose, Peeta non era affatto resistente, la sua natura era perfettamente intuibile dalle sue mani eleganti ma vissute, che lasciavano sottintendere una certa manualità e io lo sapevo bene: le sue mani da fornaio, decoratore e da artista mi avevano sorretto e avevano asciugato le mie lacrime, nell’ultimo periodo prive di ogni sentimento, che spesso rigavano le mie guance come abitudine dalla morte di quasi tutte le persone che amavo per causa mia. Mani che hanno decorato torte, abbracciato, ferito, salvato, stretto violentemente la mia gola, toccato con timore, sfiorato, amato…
mentre ero assorta nei miei pensieri sentii un tonfo ed una breve imprecazione e mi accorsi che Peeta era a terra con il palmo della mano scorticato e la faccia sporca di polvere; ormai eravamo entrambi abituati l’uno al sangue dell’altro, ma vederlo in quelle condizioni mi fece tornare alla mente i nostri primi Hunger Games, quando lo trovai sanguinante e mimetizzato e se inizialmente ero stata pervasa da un senso di nausea successivamente sentii un forte calore partire dallo stomaco e diffondersi per tutto il corpo: era quella sensazione che mi aveva tenuta sveglia e sana nell’ ultimo anno, quando il ragazzo del pane mi sussurrava che andava tutto bene o quando dopo un incubo mi accorgevo che c’era lui. –Hai vinto gli Hunger Games e continui ad inciampare nei tuoi stessi piedi! Mi chiedo se non fossi raccomandato. - gli dissi sorridendo. Mi accovacciai al suo fianco ed esaminai la ferita mentre lui mi diceva che era solo un graffio superficiale e lo aiutai ad alzarsi, cingendogli un fianco con il mio braccio e lui fece lo stesso con me, notai che nella caduta il suo arco si era spezzato e allora gli promisi che gli avrei insegnato ad usare le trappole.
Zoppicanti arrivammo in una zona del bosco più fitta e decisi di insegnargli dei nodi basilari, come i cappi che mi aveva insegna a fare Finnick e dopo averne fatti una dozzina ne seminammo la metà sparsi in giro. –Ehi Katniss,- disse Peeta cercando di aprire la sacca che aveva legato ai fianchi –mi aiuti con questa? Non riesco ad aprirla con la mano fasciata- e agitò la mano sulla quale avevo improvvisato una fasciatura con delle foglie. Mi avvicinai e con dei movimenti meccanici ne slegai i nodi; all’interno della sacca c’erano dei panini con il formaggio, dei dolcetti e un grosso telo che avremmo dovuto stendere sull’erba per il nostro pic-nic –Quando sei andato al forno? – chiesi –Ecco, Katniss, il sonno leggero non è esattamente tra i tuoi pregi- rispose lui mentre io gli lanciavo uno sguardo acido. Salimmo fino alla cima della collinetta e Peeta stese il telo e ci si lasciò cadere sopra goffamente mentre io, che ero rimasta indietro, correvo affannosamente per raggiungere la cima e poter osservare il panorama da quella prospettiva, una di quelle sensazioni che mi tenevano viva; ma mentre ero assorta nei miei pensieri non mi accorsi della radice fuoriuscita di un albero che mi sbarrava il percorso e dopo un doloroso impatto mi trovai a rotolare lungo il pendio scosceso della collina , prima di perdere totalmente i sensi, sentii Peeta chiamare il mio nome e poi il sapore ferroso del sangue nella mia bocca.

Al mio risveglio capii di essere in un ospedale, dall’odore di medicinali e disinfettante e dalle voci di Peeta e Haymitch che parlavano con voce allarmata. Poi aprii gli occhi e vidi qualcuno che non sarebbe dovuto essere lì: con un camice da infermiere davanti ai miei occhi c’era Cinna.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Jozy