Rose
sarebbe stata disposta a viaggiare per sempre, sino ai confini del
mondo, pur di vivere una nuova avventura in sua compagnia.
Martha
avrebbe
passato tutta la vita nel TARDIS, nella speranza che il Dottore prima
o poi si accorgesse di lei.
Donna
era un animo sin troppo focoso, avrebbero fatto scintille insieme, ma
sarebbero sempre giunti ad un compromesso.
Amelia
avrebbe guardato ogni sera oltre la propria finestra, attendendo
l'arrivo del suo Dottore stropicciato, pur consapevole del fatto che
le probabilità non erano dalla sua parte.
River
Song lo
avrebbe sempre incontrato, in un modo o nell'altro, poiché
la
loro storia era cominciata così e così sarebbe
terminata.
Clara
sarebbe sempre stata un mistero, ma avrebbe viaggiato con il Dottore
a qualsiasi costo: possibile o impossibile che fosse.
Negli ultimi
anni ognuna aveva reso i suoi viaggi all'interno del TARDIS una
grande esperienza dietro l'altra ma, a conti fatti, le avventure
più
belle erano proprio loro.
Se
siamo tutti storie, alla fine, allora lo siamo insieme e da soli.
Piccole
grandi storie
“We're all stories in the end. Just make it a good one, okay?
Because it was, you know. It was the best”.
1.
Rose
Tyler: la
donna che ha amato.
Il Dottore vorrebbe dire tante cose
prima che la crepa nell'universo si chiuda, ma le parole sembrano
essere state anch'esse inghiottite da un vortice temporale. Che
umorismo spicciolo, Dottore, pensa fra sé e sé,
osservando con malinconia le lacrime che attraversano copiosamente le
guance di Rose Tyler.
Non solo osserva quel viso, ma cerca di
memorizzarne ogni esiguo particolare: non vorrebbe perderlo mai o,
come disse una volta Rose, per sempre. Mai
e per sempre,
le parole più pericolose dell'intero universo: entrambe
così
eterne e, al contempo, così infinite.
Il Dottore non le ha
usate spesso nella sua vita, gli sono sembrate sin troppo
melodrammatiche, ma Rose Tyler ne sembra valere la pena. L'unica cosa
di cui riesce a rendersi conto in quel momento è che nulla
può
riuscire a spezzare quell'atmosfera tesa, ha a disposizione solo
pochi istanti e dovrebbe usarli nel migliore dei modi possibili.
Ma
proprio quando il Dottore sembra in procinto di svelare un segreto
che, ormai, Rose Tyler sembra conoscere, le leggi che comandano
l'universo intervengono e lui si ritrova da solo, nuovamente, al
centro del TARDIS.
Un intero
universo da esplorare e la solitudine da placare: forse siamo davvero
più grandi all'interno.
2.
Martha Jones: la
donna che ha lottato.
Martha Jones è sempre stata
una donna dedita alla scienza e, sin da piccola, ha immaginato la sua
vita in un posto stabile e sicuro: il suo
ospedale, i suoi
pazienti, i suoi
orari prestabiliti.
Da quando l'ospedale è precipitato
sulla luna, però, Martha ha dovuto fare i conti con i suoi
punti fermi e iniziare a vedere il mondo in diversa prospettiva.
Il
Dottore le ha aperto gli occhi, non solo le ha fatto vedere un mondo,
bensì infinite galassie, da tanti punti di vista differenti:
il tempo e lo spazio a portata di mano, ha potuto essere ovunque e
chiunque, è come se la sua mente fosse stata infusa di
informazioni che non avrebbe mai potuto leggere sui libri.
Eppure
lo sguardo del Dottore è sempre velato da un invisibile
retina
di malinconia, ogni tanto sembra che i suoi pensieri galoppino
lontano: Martha sa benissimo dove sono diretti e può solo
chinare lo sguardo, aspettando che il giorno successivo sia migliore
del precedente.
Ben presto, però, è arrivato il
giorno in cui Martha Jones ha dovuto mettere da parte ogni rammarico,
imbracciare il coraggio e le armi e raccontare la storia al mondo
intero.
Su di lei circolano miti, leggende e favole: taluni
dubitano della sua esistenza, altri la ritengono una pericolosa
criminale. Martha Jones, in verità, è solo una
cantastorie
che ha attraversato il mondo e ha lottato duramente affinché
la sua voce arrivasse ovunque.
3.
Donna Noble:
la donna che ha dimenticato.
Alcune
volte il Dottore posteggia il TARDIS in una zona isolata, in un viale
che ormai gli rievoca ricordi malinconici, solo per assicurarsi che
Donna Noble conduca una vita normale.
È la vita che non
potrà mai avere – pensa il Dottore, appoggiandosi
al
colonnato e osservando la sua felicità –,
è
l'unica avventura che gli è stata negata.
Ironico, non
è vero? Tutto il tempo e lo spazio sono a portata
di mano,
ma nulla sfugge dalle sue dita più della
normalità.
Quindi, pensa che sia una consolazione e al tempo stesso un supplizio
osservare come uno spettatore discreto la vita di Donna Noble.
E,
osservando quelle scene comuni e ripetitive, il Dottore non
può
fare a meno di pensare all'affetto ricevuto in quegli anni e, al
contempo, al fatto che il suo cuore lo abbia sentito pesare sempre
più. Questa è la condanna dell'avere due cuori,
in
fondo, nessuno potrà mai capire né dove inizia il
dolore, né dove termina.
Il Dottore, allora, si allontana
come un'ombra: la donna che lo ha dimenticato è stata la
donna più importante dell'universo e,
per quanto potrà far male, lo ricorderà egli
stesso per
entrambi.
4.
Amelia Pond: la donna che ha
aspettato.
Amelia si rigira tra le dita una mela rossa,
ingenuamente convinta che possa fungere da portafortuna. Dopo almeno
quattro psicologi, un paio di terapeuti e una buona dose di realismo
da parte di sua zia, Amelia Pond dovrebbe aver rinunciato al suo
Dottore stropicciato. Tutti quanti continuano a ripeterle che si
tratta solo di una fantasia e che sta compensando un vuoto con
un'assenza di realtà, prima o poi dovrà lasciarlo
andare. Ma Amelia sa bene ciò che ha visto, per non
dimenticarlo ha riempito gli album di disegni e consumato pastelli,
sino a sentirsi le dita spossate.
Amelia Pond, quindici anni,
l'ennesima mela mai assaggiata e gli occhi levati verso l'alto: deve
prestare attenzione, rischierebbe di non riuscire a distinguere una
cabina blu da una volta stellata.
In fondo siamo tutti puntini
nel firmamento, no?
Eppure ce ne sono alcuni più
splendenti di altri, pensa Amelia, alcuni competono
con le
stelle: alcuni sono
piccoli,
ma al tempo stesso grandi.
5. River
Song: la donna inaspettata.
Ogni volta che lo vede
il cuore le sale in gola, eppure dovrebbe esservi abituata: ha
incontrato così tante versioni del Dottore, l'unica cosa da
fare sarebbe accoglierlo con una battuta tagliente – quale
copertura migliore, in fondo?
River Song, Melody Pond, la
professoressa Song: sono gli epiteti che utilizza, tanto da non
essere più a conoscenza della sua reale identità.
Forse, anche se non lo ammetterebbe mai, viaggiare con il Dottore le
serve per conoscere meglio se stessa.
Eppure questa volta è
diversa dalle altre, stavolta è rischioso mettere in
esposizione i suoi reali sentimenti, poiché quando il
Dottore
si volta non la riconosce davvero.
È una persona tra le
altre, un'identità sconosciuta nella folla, sulle sue labbra
indugia lo stesso sorriso che potrebbe rivolgere ad uno sconosciuto.
E, in quel momento, River Song non riesce proprio a farsi venire
in mente una battuta di spirito oppure un commento sardonico: la
mente è troppo presa da ciò che il cuore non osa
ammettere, questa è la sua grande debolezza.
6.
Clara Oswald: la donna impossibile.
Talvolta
Clara ha l'impressione di non conoscere affatto il Dottore,
nonostante ormai viaggino da qualche tempo, poiché tende a
farle delle strane domande. Spesso brontola qualcosa circa una
Londra vittoriana oppure un certo manicomio, tutte frasi che non
hanno senso nella sua mente.
Lei è semplicemente la
figlia della foglia, è
stata portata dal vento e condotta nel futuro da un casuale fenomeno
atmosferico; anche in quel momento, mentre sfoglia le pagine del
diario di sua madre, se la rigira tra le dita come il più
prezioso dei cimeli.
Il Dottore gira in tondo al centro del
TARDIS, osservando il suo scanner con aria sospetta di tanto in
tanto, poi si volta in sua direzione e si agita: «Tu
non sei possibile!».
Clara Oswald è un mistero, un
complicato puzzle di cui non riesce ad afferrare il tassello
mancante: lei è speciale, come chiunque nel mondo, ma cosa
la
rende particolare?
«Dottore,
così mi spaventi», denota Clara, issandosi in
piedi.
Il Dottore ora le viene incontro, baciandole con innocenza la
fronte, dichiarando per l'ennesima volta che si tratta solo della
sua Clara. Quale sia il mistero, in fondo, è un nodo che non
vede l'ora di sciogliere e l'esperienza gli ha insegnato che tali
cose avvengono a tempo debito, nel più sorprendente dei modi
possibili.
Svariati anni dopo il famoso Dottore
è nuovamente da solo, di fronte alla sua console:
sarà
sempre così, in fondo, il TARDIS e colui che l'ha preso in
prestito. Sempre
più blu, sempre più luccicante, nuovo e vecchio e
saggio ed egoista: il TARDIS è incostante, proprio come lo
sa
essere la storia. Ma, d'altronde, sono gli uomini che fanno la
storia e che diventano essi stessi simboli: è questo il
Dottore, un simbolo di pace per alcuni, un acerrimo nemico per
altri.
Rimarrà negli annali della storia, dei miti e
delle leggende, ma per l'universo sarà sempre un pazzo con
una cabina blu, degli orribili cappelli e l'ennesima stranezza che
lo contraddistingue: andrà in giro con un volto diverso,
ogni
singola volta, un altro uomo prenderà il suo posto e
volterà
nuovamente pagina.
“Big
and little at the same time, brand new and ancient
and the
bluest blue ever. And the times we had, eh?
Would've had...
Never had”.
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La
citazione iniziale e finale proviene direttamente dall'episodio
05x12: “Siamo
tutti
storie, alla fine. Fa solo che sia una bella storia, okay?
Perché
lo è stata, è stata la migliore […].
Grande e
piccola al tempo stesso, nuova di zecca eppure antica. Ed è
blu, il più bel blu che esista. E che momenti abbiamo
vissuto, eh? Che avremmo vissuto. Che non abbiamo mai
vissuto”.
Ho
cercato di incentrare la storia sulla solitudine del Dottore e su
ciò che hanno significato le diverse companion per lui.
Credo
che ognuna sia stata unica e irripetibile, perciò ho voluto
dedicare a tutte loro un tributo. La parte finale è
ambientata in un futuro prossimo, vi è qualche citazione
proveniente dal season finale della S4 e ho cercato di riprendere il
discorso di Eleven nel season finale della S5.
Grazie per aver
letto,
Kì.