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Autore: G3nny_Sama    27/10/2013    3 recensioni
Koryu riflette sull'ultimo insegnamento ricevuto dal maestro, dal testo:
"Ascolto il solito ritornello, ma il sorriso che mi rivolge è talmente radioso che non mi permette di ribattere. Ancora una volta, aspetterò."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta non ho nulla da dire, se non che vorrei ringraziare infinitamente Ita rb che mi ha aiutata a rendere migliore questa fic e a eliminare i dubbi che avevo sulla storia. 
Questa è una OS su Koryu e sui suoi pensieri riversati in tre tempi diversi.
Enjoy~


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Hold Nothing
 

Se incontri un Buddha, uccidilo. Se incontri un tuo antenato, uccidilo.
Non avere legami, non essere schiavo di nessuno. Vivi semplicemente per la tua vita.

È passato del tempo da quando il maestro mi ha rivelato questo insegnamento, ma anche se continuo a pensarci, anche se mi ostino a rifletterci, non riesco a comprenderlo.
Ogni volta che chiedo spiegazioni vengo sempre liquidato con la stessa risposta: “un giorno capirai”. Io non voglio aspettare quel giorno, maestro, io voglio saperlo ora.
Esco dal tempio per raccogliere le foglie che sono sparse nell’atrio e voi siete là, rigirate tra le mani una pianta che non avevo mai visto prima.
«Buongiorno maestro, cosa tenete tra le mani?»
«Ciao Koryu, è una bellissima pianta che un mio amico mi ha portato da un viaggio, si chiama Gekka Bijin.»
«Perdonatemi, ma a me sembra un semplice cactus aggrovigliato…»
«Lo è adesso, ma ha una particolarità: una volta all’anno, di notte, questa pianta fa sbocciare dei bellissimi fiori. Su, adesso aiutami a piantarla.»
Me la passa, facendo attenzione che io abbia preso il vaso per non pungermi, e raccoglie il sacco con gli attrezzi da giardinaggio che ha accanto a sé, poi ci fermiamo proprio davanti al tempio.
«La metteremo qui, sul lato destro.»
Guarda quella pianta come se già ne potesse vedere i fiori e la cosa non mi sorprende – il maestro è sempre riuscito a vedere oltre quello che si presenta di fronte ai suoi occhi. Senza neanche guardarmi cominciò a parlare:
«Sono curioso di vederne i fiori, anche se questo vorrà dire passare una notte insonne», rise. «Devi sapere, che questa pianta la chiamano regina della notte, un nome davvero singolare non trovi?»
«Deve fare dei fiori veramente bellissimi per essere definita così.»
«Un giorno lo sapremo, Koryu.»
Continuiamo a pulire e mentre cerchiamo di spostare il terriccio, dalle sue parole sembrava che già sapesse cosa vorrei provare a chiedergli, ma ho intenzione di provarci lo stesso.
«Maestro, per favore, spiegatemi cosa intendevate con il vostro insegnamento.»
«Un giorno capirai Koryu, abbi pazienza perché non è ancora il momento.»
Ascolto il solito ritornello, ma il sorriso che mi rivolge è talmente radioso che non mi permette di ribattere. Ancora una volta, aspetterò.

***

I giorni passano e la mia, è quasi diventata un'ossessione, quando mi ritrovo immerso nei miei pensieri infatti, il dubbio ritorna.
Ho bisogno di sapere le cose con chiarezza e non vedo perché non dovrei essere pronto per capire una cosa del genere.
Ho appena ricevuto il mio nome buddhista, prima di congedarmi con il maestro voglio tentare di nuovo, prometto a me stesso però, che questa sarà l’ultima volta.
«Maestro, per favore, spiegatemi cosa vuol dire non avere nulla.»
Mi regala uno sguardo dolce, anche se non solare come suo solito, sembra velato da un qualche pensiero.
«Koryu, devi capire che dall'attaccamento sorge il dolore, dal dolore sorge la paura; per colui che è totalmente libero, non c'è attaccamento, non c'è dolore, non c'è paura*»
Sono perplesso, non capisco se è delusione la mia, ci ho pensato talmente a lungo che mi aspettavo qualcosa di profondo e sopratutto, di sensato.
«Non capisco a cosa possa mai servirmi un’ insegnamento del genere. Non sono legato a nulla, credo solo in me stesso e ho scelto voi come l'unico maestro che può indicarmi la via.»
«Come ti ho già detto, capirai quando sarai pronto.»
Questa volta non mi concede neanche quella dolcezza che non mi nega mai, dentro di me sento che qualcosa non va, ma adesso sono stanco, non capisco ancora ma ho avuto la mia risposta e il fatto stesso di avere il maestro vicino a me, mi fa sentire al sicuro; per oggi smetterò di pensarci su.

***

Cammino nell’atrio e mi dirigo al tempio, tutto attorno a me è silenzioso, anche se ogni tanto penso che sia la mia testa a creare questa calma irreale. È tutto così talmente assurdo che neanche mi sembra di trovarmi nella realtà.
Un attimo prima di entrare una pianta cattura il mio sguardo, sembra che la gekka che avevamo piantato, questa notte sia fiorita, ma i fiori sono ormai caduti tutti. Con cura ne colgo uno e lo porto con me, entro nella sala principale dove tutti sono chini in preghiera e mi avvicino al centro della stanza dove il maestro mi aspetta.
Continuo a pensare che nulla di quello che mi circonda sia vero, quello che ho davanti infatti, non è il mio maestro. Non c'è dolcezza, non c'è calore nel corpo dinnanzi a me, solo i segni della saggezza accumulati nel tempo.
Porgo il fiore tra le sue mani e dentro di me qualcosa crolla, non è ciò che mi sta intorno ad essere diverso, sono io che non avevo capito nulla. Mi trattengo con tutte le mie forze e rimango impassibile a tutto ciò, eppure le sento lo stesso le lacrime che mi bagnano il volto.
Non era così che volevo capire quell’insegnamento maestro, non era così che volevo rendermi conto come stavano davvero le cose, di quanto io sia impotente e ognuno è troppo impegnato a difendere se stesso per pensare agli altri.
Davanti ai miei limiti e a ciò che mi hai insegnato, ho capito ciò che velatamente dicevano quelle parole, non voglio più soffrire, non voglio più avere paura, adesso io...

Voglio qualcosa che non devo difendere

Davanti alle tue gelida membra
e ad un sorriso inesistente,
vivendo chiedo il tuo perdono.

*Buddha

   
 
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