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Autore: happinessistheway    28/10/2013    1 recensioni
la distanza li ha distrutti,ma prima o poi torneranno ad essere ciò che sono stati un tempo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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713 kilometri.

713 kilomentri li dividevano.
Si erano coincontrati,si erano piaciuti,si erano trovati e poi avevano dovuto dirsi addio.
Non si erano più sentiti da quel giorno,avrebbe fatto troppo male,li avrebbe distrutti più di quello che aveva già fatto la distanza.
Quei kilometri non avevano ridotto a brandelli solo il loro rapporto,piano piano stavano disintegrando pure loro,ragazzi spensierati che di misure così lunghe ne avevano sentito parlare solo sui libri di scuola.
Non si amavano loro,ma ci tenevano,quello si...E quella votla un bacio aveva tirato l'altro ed erano crollati entrambi sotto il peso della vita.
Di fronte a quella distanza erano nulla,niente li avrebbe potuti far tornare infinito insieme.
Erano 713 kilometri si,ma erano stati vicini un tempo e l'avevano fatto per tutta la vita.
Si erano conosciuti per sbaglio come succede per tutte quelle storie belle,quelle da film che ti fanno commuovere per un paio di minuti ma che ti rimangono impresse per sempre.Una di quelle storie belle dentro insomma...
La prima sera che si videro fu su un bus di quelli inglesi a due piani,lei seduta in seconda fila,lui in prima. Sarà stata la situazione o il contesto ma quella volta neanche si degnarono di uno sguardo.I loro pensieri li stavano assorbendo completamente...
Fu solo un paio di sere dopo che avvenne la collisione,quella vera.Per un gioco,un tragico errore si scambiarono il nome e così lei con la sua amica iniziò a parlare con la compagnia di lui.
Si erano parlati poco quella sera,poi lui si era staccato dal gruppo ed era andato a farsi una canna. Lei invece era rimasta lì,l'aveva guardato alzarsi e camminare via senza salutare.
L'aveva appena conosciuto e già la affascinava.
Non seppe mai lei cosa provasse davvero,era intrigata dal suo sguardo,da quegli occhiali spessi e da quel sorriso sempre stampato.Non era amore,di questo ne era certa,ma forse era addirittura qualcosa di più. Già in quell'autobus le era stato subito simpatico seppur non si fossero mai parlati,già da quella sera sentiva l'esigenza e la sicurezza del rivederlo.Non era amore quello,era solo l'apoteosi dell'affetto...


 

Si erano separati quella sera ma il vantaggio del vivere insieme li faceva incontrare sempre.

Succedeva tutte le mattine a colazione,i pomeriggi a scuola,le sere nelle camere sbagliate.

Si vedevano tutte le sere e riuscivano solo a sorridersi,tra di loro bastava quello.

Si vedevano tutti i giorni e l'unica cosa che facevano insieme era fumare. Lo facevano silenziosamente,si osservavano e poi ricadevano nei pensieri.

Si perdevano facilmente quei due.


 


 

Lui non aveva mai avuto a che fare con una ragazza come stava succedendo in quei giorni.Non perchè non fosse piacevole di aspetto o perchè fosse antipatico e scontroso ma solo perchè era impegnato. Era troppo preso dalle sue cose per pensarci,aveva le sue canne,i suoi vestiti,la sua compagnia.Era a posto così,almeno fino a quel momento...

Con lei era tutto così diverso,così strano...Gli aveva stravolto la vita.

Si trovavano ad ogni pranzo e mentre lui mangiava lei aspettava silenziosa,giravano per Londra separati ma qualche volta si incotravano in un negozio a caso,non di quelli convenzionali,di quelli che sembravano fatti a posta per loro e là si completavano ancora e ancora.

Erano passati ormai cinque giorni da che erano là e uno dell'altro conoscevano solo i nomi.Nient'altro.In quei giorni avevano sentito il bisogno di dirsi solamente le informazioni essenziali finchè non scapparono.

Non scapparono del tutto,andarono a nascondersi più che altro.Si anscosero dagli occhi,dalle voci e dalle persone e iniziarono a fumare,ma questa volta chiacchierando.

Lui non era di molte parole,lei era stanca,ma si sforzarono e parlarono di sè stessi.Lo fecero a lungo,quasi per ore sotto quel cielo buio straniero,si spogliarono dal silenzio,risero per tutta la sera seduti vicini come non facevano da anni.
Sotto quelle stelle scoprirono il loro lato più intimo l'uno all'altro,si misero in gioco del tutto,raccontarono cose mai dette prima.Si fidarono e lo fecero con la certezza di non poter essere traditi,con la naturalezza di chi si confida con chi conosce da una vita.

 

Ora,a distanza di 713 kilometri quel cielo li unisce ancora;ora quei 713 kilometri cercano di sembrare nulla.

 

 

 

Dopo quella sera si persero di nuovo,il giorno li spaventava,giravano troppe cose...

In fondo erano giovani in quei giorni,non solo di aspetto ma anche di mente e se tu metti due giovani come loro in mezzo ad altri ecco che si inizierà a parlare.

Lui era lo spacciatore del campo,aveva un nome particolare tipico del sud e girava di persona in persona in cerca di qualcosa,nessuno capiva mai cosa...

Sembrava che andasse dalle persone ad elemosinare parole;mentre un gruppo parlava lui si intrometteva anche se non conosceva nessuno e ascoltava. Non parlava,non disturbava,si limitava ad ascoltare...

Era come se andasse a caccia di storie,come se avesse bisogno di poter sentir parlare persone diverse di svariati argomenti.

A fine giornata si ritirava con una sigaretta in mano,dell'erba in tasca e un sacco di avventure nella testa.

Lei invece era la ragazza con i capelli mezzi viola che veniva dal nord e si vestiva stana.

Tutti la fermavano per chiederle dove avesse comprato i vestiti,perchè avesse deciso di fare una tinta così strana. Tutti la vedevano forte,sempre contenta. Girava voce che fosse appena uscita da una storia seria,la gente gliela chiedeva nei posti e nei momenti più disparati. Lei a quella domanda non rispondeva mai nella maniera esatta. Ogni volta si inventava qualcosa di nuovo,tutti conoscevano una versione diversa.

Ma quando si ritirava in camera piangeva presa dallo stress,lasciava cadere l'armatura e tornava ad essere chi era in Italia.

Si parlava spesso di loro,ma separatamente,nessuno li avrebbe creduti insieme.

 

 

Anche quel giorno arrivò la sera e tutti andarono in discoteca. Duecento persone presero la metropolitana. Duecento persone entrarono al Pacha. Duecento persone quella sera ballarono. Due persone tornarono a casa felicissime.

Mentre lei ballava lui le si era avvicinato,le aveva chiesto di accompagnarlo di sopra e lei aveva accettato con il cuore in gola.

Si erano seduti su un divanetto,avevano parlato sotto quella musica tartassante e poi lui l'aveva baciata.

Era stato uno di quei baci che sembri aspettare da una vita,le bocche una dentro all'altra,la vita che va alla ricerca di una via di fuga.

Era stato più o meno così il suo primo bacio per lui,era lì,con quella ragazza che trovava così fantastica,con le labbra appoggiate alle sue.

Era il paradiso per entrambi,anche per lei che di baci ne aveva già dati tanti,forse troppi,che di persone come lui non ne aveva trovate mai.

“Sei bellissima,è bellissimo poterti baciare” le aveva detto lui.

“Sei il bacio migliore che ho dato” stava pensando lei.

Quella sera si baciarono ,si strinsero si quel divano di pelle dove di solito le persone ci scopavano e basta e poi ballarono. Lo fecero per tutta la sera,si muovevano in mezzo alla pista uniti da un legame invisibile,sudavano e se ne fregavano,pensavano alla fine e fingevano.

Per lei quella sera era stata come un'esplosione di emozioni inaspettate,il riflesso di troppo tempo perso dietro alle persone sbagliate. Se ci avesse riflettuto subito avrebbe capito che anche lui non era giusto,troppo distante, e magari così si sarebbe risparmiata un po' di sofferenza,ma ciò non successe e la loro storia continuò.

Quella sera li avevano visti tutti e dopo poco già se ne parlava.

Lo spacciatore e la strana. In fondo sembrava destino.

Tornati a casa non si baciarono più,si sorrisero castamente di fronte alla palazzina di lei e ognuno tornò nel suo mondo:lui con la sua erba,lei con le sue amiche.

 

La mattina dopo erano già l'argomento del giorno,tutti parlavano,loro due sorridevano pensando alla sera prima ma nessuno teneva conto dei kilometri. 713.

Quel giorno non fumarono insieme,non si guardarono.

Lei era terrorizzata da tutto ciò aveva paura di averlo perso ancora prima di averlo fatto suo,lui era fatto e non pensò a niente quel giorno. Nebbia totale.

Lei prima di partire era distrutta,aveva pianto fino a poche ore prima dell'aereo per il suo famoso ex,lui invece era fatto e il viaggio non lo ricordava.

Quella sera,una volta passato il trip a quel ragazzo così insolito,come tutte le volte quando calava il buio si rincontrarono in un giardinetto e si baciarono di nuovo,si strinsero forte come se non si vedessero da mesi,si divertivano insieme,erano entrambi così strani.

Lei si ruppe il labbro con l'apparecchio di lui che si preoccupò e l'aiutò. Non rise e non scappò come avrebbero fatto tutti i ragazzi che conosceva lei. Rimase là e l'aiutò finchè lei non lo guardò e iniziò a ridere contagiando pure lui. Se quella sera avesse avuto un nome,per loro si sarebbe chiamata “Risate”.

Non serviva parlare a loro,volevano solo stare uniti,passare il tempo insieme. Parlare era uno spreco di tempo,a loro bastava guardarsi negli occhi.

Lui li aveva neri,acquosi,sempre lucidi. A lei piacevano molto,dentro ci vedeva se stessa,dentro poteva trovarci il mondo.
Non si era mai sentita così lei,non aveva mai visto qualcosa negli occhi.

Lei con le persone aveva imparato a scoparci e basta,ma poi era arrivato lui,e Londra e chissà cos'altro altro avevano fatto in modo che si conoscessero,che si trovassero...

Lui non aveva esperienze ma avevo molto meno da imparare di lei,non aveva mai pianto per nessuna ragazza,di solito neanche gli interessava l'amore,ma sarà stata colpa della fontana,della felicità o dei vetri colorati che quella sera si baciarono con gli occhi,col cuore,senza distanze...

E dopo tutto quell'affetto privato lui la strinse a sé davanti a tutti e forse fu in quel momento che lei si sentì felice dopo tanto tempo.

Finalmente capiva cosa vuol dire essere apprezzata,essere voluta. Aveva fatto colpo su un ragazzo con un paio di jeans e un maglione nero che le piaceva tanto,non erano serviti vestiti carini e intimo in pizzo come voleva il suo ex. Era bastata lei e di questo era infinitamente euforica.

 

 

A quei due strampalati avevano dato pure dei soprannomi:lui “Doppia F” per via delle iniziali del nome e cognome,a lei invece “Happy” per via del nome di lui.

Se in quel momento avessero chiesto a lui se avesse potuto fare a meno della sua erba lui avrebbe risposto “A me basta lei.”

“A me basta lei”. Anche sopo mesi e 713 kilometri basterebbe lei,non l'erba,ma Happy,quella persona che aveva stretto,che aveva ammirato.

Dopo quella sera erano più legati,sembrava che quei due insieme fossero indistruttibili,inseparabili. Neanche il mondo avrebbe potuto dividerli in quell'istante.

 

 

Di giorno si mimetizzavano in mezzo alla gente,ridevano alle battute,scappavano per Londra cantando in coro. Giravano spaiati comi i calzini persi in lavatrice,si ritrovavano la sera loro,che fosse sotto un albero,in discoteca o in un giardino,sembrava che la magia non li abbandonasse mai.

Fumavano fino al mal di testa sigarette scroccate a compagni di classe o di appartamento oppure ballavano fino a che anche la discoteca chiudeva.

Erano instancabili quei due,vivevano di energia ricavata uno dall'altra. Sembravano insaziabili,non contenti,dovevano sempre strafare,divertirsi,vivere al massimo.

Non era amore quello,era volersi,quel volersi quasi morboso che lega un alcolista ad una bottiglia di vodka,quel volersi che legava lui alle sue canne e lei al suo nulla.

 

Quella sera tornarono tutti in discoteca.

Come una mandria che si sposa duecento ragazzi presero la metropolitana per abbandonare i problemi,ballare,divertirsi.

Loro due invece la presero con la speranza di ritrovarsi,magari baciarsi,ridere un po',passare del tempo insieme. Presero quella metropolitana invasi dal calore,sicuri di non poter fare a meno dell'altro.

E fu così effettivamente,ballarono,risero,parlarono per quello che la musica gli concedeva di fare,finchè un loro amico li fotografò mentre si baciavano. Catturò quegli istanti di intimità che difficilmente si lasciavano sfuggire in pubblico. Immortalò un secondo soltanto,ma in quel poco tempo era contenuto tutto ciò che li aveva spinti a trovarsi,a volersi,tutto ciò che li avrebbe resi dipendenti dalla distanza.

Oltre ad essa il loro problema era solo uno:si erano conosciuti in una situazione in cui le emozioni risultavano amplificate,in cui gli affetti contavano il doppio,in cui le uniche persone che avevi accanto erano sconosciuti da dover conoscere per non rimanere soli.

Questo li aveva fregati. Così il loro piacersi era diventato presto qualcosa di più radicato,di più profondo.

Lei,già debole di suo,lui che non aveva mai avuto una ragazza...Era una coppia buffa quella,ma sembravano completarsi così bene che tutti li invidiavano.

Lui con i suoi occhiali e il suo apparecchio viveva con leggerezza,lei che invece nei problemi ci si calava troppo. Non si fermava mai lei,andava avanti nelle cose con una curiosità ossessiva. Lui invece guardava e basta.

 

I giorni passavano e loro non si cercavano,si trovavano e basta,si sorridevano e andavano avanti.

Ma una sera,quella sera inglese,lui doveva vestirsi da donna per un'attività,se ne vergognava un po' così andò da lei,l'unica di cui si potesse fidare ciecamente lì dentro. Lo fece quasi senza pensarci.

Fu lì,in quella stanza disordinata,con vestiti e trucchi sparsi ovunque che lei lo spogliò dei vestiti maschili e in quel momento si trovarono,si baciarono e lui la spogliò.

Di due corpi ne fecero uno solo,unirono i propri cuori,le proprie anime e lo fecero per sempre.

Non fu sesso,ma neanche amore. Fu una cosa strana ,nessuno dei due capì mai cosa fosse stato.

Fu bellissimo però e loro due quello lo capirono. La perfetta collisione di due corpi così diversi,così distanti. In quel momento non c'era tempo per parlare,un po' come piaceva a loro,persone silenziose,c'era solo il tempo per chiudere gli occhi e sperare che non finisse mai.

 

 

Dopo le solite attività lui tornò in camera sua,non per altro sesso... Voleva solo parlare stranamente. E lo fecero,parlarono tutta la notte,passarono minuti interi solo a guardarsi negli occhi finchè lui non dovette tornare in camera sua e baciandola si alzò e andò via.

Nessuno seppe mai di cosa si parlassero quei due. Li vedevano solo entrare in camera insieme e poi vedevano uno dei due uscire. Nessuno sapeva cosa facessero in quelle ore,giravano tante voci ma nessuna era quella esatta.

“Secondo me scopano”,diceva qualcuno...

“Si strafaranno di tutta la merda che ha lui”;

“Dormiranno,non stanno mai fermi”,pensava qualcun altro.

 

 

Dopo quella sera di stranezze uscirono insieme alla luce del sole e lo fecero a Cambridge.

Presero e andarono in un negozio e lì mostrarono a tutti la loro storia. Non lo fecero sbaciucchiandosi o stando accollati,ma lo fecero come solo loro potevano fare.

Cercarono vestiti,si consigliarono a vicenda come una coppia storica,come due vecchietti al mercato.

Si tennero solamente per mano,per pochi secondi e basta,presero un caffè insieme da Starbucks,e,in quella caffetteria surriscaldata e piena di gente quando qualcuno chiese a lui dove fosse la sua ragazza,rispose “E' qui con me,e sto benissimo per questo”.

Lei si sentì morire dentro dalla felicità.

Non si parlarono molto in quell'arco di tempo,si guardarono con quegli occhi scuri,sorrisero stanchi e si sentirono in cielo.

 

 

Tornarono ai dormitori con un sorriso costante dove fecero le solite cose con monotonia ma con l'ansia del rivedersi.

Ma quella sera sembrava che non si sarebbero trovati così lei scappò,andò fuori e pianse.

Pianse perchè aveva paura,voleva tornare a casa,non ce la faceva più.

Pianse perchè quella sera pensò ai kilometri,non sapeva ancora quanti fossero di preciso ma era palese che fossero tanti.

Quella sera lei pianse perchè non voleva perderlo,non era pronta a dirgli addio.

Era troppo fragile per quel tipo di esperienze,non riusciva mai a dire addio a qualcuno,restava attaccata alle persone più che poteva,finchè ci riusciva...

Dopo essersi sfogata tornò dentro e lì trovò lui ad aspettarla. Scapparono come avevano fatto la prima sera,cercarono i posto del college dove non c'erano telecamere sentendosi un po' degli esploratori,degli eroi.

Si baciarono e lui non si accorse che aveva pianto,lei non si accorse che anche lui era triste.

 

 

Quella notte dormirono insieme,non fecero sesso,dormirono abbracciati e basta.

Si distesero per terra,si abbracciarono e presero sonno così.

Lei sperò che quell'abbraccio non finisse mai,che quella notte durasse per sempre.

Si sentiva al sicura là,anche se la ronda li avesse scoperti a dormire insieme lei si sarebbe alzata felice comunque e sarebbe tornata in camera sua. Da quell'abbraccio prese forza,una potenza tale che avrebbe potuto farla arrivare fino allo spazio.

In quell'abbraccio si sentì importante,amata.

 

I giorni che seguirono furono bui per entrambi,sembrava che quella coppia da galera andasse piano piano disintegrandosi.

Anche lui aveva pensato alla distanza e iniziarono piano piano a dividersi per diluire il dolore.

Lei si chiese più volte in quei giorni il motivo di quella storia così stana,il perchè ci tenesse così tanto. Lui invece si limitò a chiudere gli occhi e cercare di non pensarci,di cancellare l'amore,di abbattere il dolore.

In quei giorni si baciarono sì,ma con distanza,come se quei 713 kilometri si fossero già messi tra di loro.

Litigarono in pubblico,cosa che non ci si sarebbe mai aspettata da loro,solitamente in pubblico neanche parlavano.

Lui era geloso ecco tutto,lei aveva un amico di cui si era affezionata molto e lui non lo sopportava. Gliel'aveva detto in discoteca davanti a tutti,l'aveva fatto baciandola,ma con uno sguardo cattivo,sofferente,ma anche rassegnato dal peso della distanza.

 

Passarono cupi quei giorni,statici,tristi e arrivò la fine,il giorno in cui tutti sarebbero tornati a casa.

Quella sera andarono in discoteca. Lei ormai aveva smetto di sperarci,lui invece la riuscì a stupire.

Andò là mentre ballava e la baciò sulla guancia come fanno i bambini. “Dopo passo a prenderti” le disse.

E lo fece,andò da lei e la invitò a ballare. SI baciarono come i primi giorni,demolirono i kilometri in quegli ultimi istanti.

Ballarono come la prima volta,risero nascosti dalla musica.

Ma poi arrivò il momento,quel momento che temevano da giorni...

Arrivò l'ora di dirsi addio e lei lo fece piangendo,mentre lui piangeva dentro.

Non ce la potevano fare,nessuno avrebbe dovuto prendersi l'iniziativa di dividerli,non era giusto,non era logico. Perchè dividere due persone che ci tenevano così tanto e far stare vicine persone odiate? Perchè far soffrire così due ragazzi che in quei giorni avevano finalmente trovato qualcuno di speciale? Perchè distruggere qualcosa di così bello? Perchè le cose belle vengono sempre distrutte?

Si salutarono davanti alla palazzina femminile,dove avevano lasciato un mucchio di ricordi,con un “ciao” strozzato seguito da un bacio.

Non si dissero “addio”,ma “ciao”.

Lo fecero con la speranza di rivedersi un giorno,lo fecero come se quei pochi giorni insieme li avessero resi felici per tutta la vita.

Lui tornò in camera e lì pianse nascosto dal mondo finchè non prese sonno.

 

Lei partì quella notte con un peso sul cuore che superava quello dei bagagli.
Non si erano trovati per caso,si erano trovati perchè sembravano perfetti insieme.

Ora lei ci pensa ancora a quei giorni,li chiama “FELICITA'”,lui è tornato alle sue canne e ai suoi amici ma a prescindere dal nome,di felice non ha più nulla.

 

  
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