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Autore: ReggyBastyOp    28/10/2013    2 recensioni
Non ha né un inizio né una fine. Non è una commedia né una tragedia. Mi piace scrivere dei piccoli spunti da cui ciascuno può immaginarsi il seguito o anche ciò che ha preceduto il momento descritto. E' una situazione verosimile, ambientata in un corridoio scolastico nel quale il protagonista riesce a parlare per la prima volta con la ragazza che recentemente gli ha rubato il cuore.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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La signora Riotti non riusciva ad imporre la propria autorità.
-Prof posso andare in bagno?- Con un tono che appariva quasi sconsolato fece ammutolire la classe.
-Certo, non ti senti bene?- Chiese l’insegnante corrugando la fronte.
-No no.- Fu il tutto mentre si metteva in piedi. Non ne poteva più di quel baccano, mai come quel giorno. Sentiva ancora il riecheggiare assordante delle voci che l’avevano assillato fino a pochi minuti prima, con un senso di nausea. Ma perché non aveva ancora abbandonato la scuola? Ah no, doveva aspettare i diciotto per fare ciò che voleva. Mise la mano sinistra in tasca e richiuse la porta della classe dietro di sé senza la minima creanza, per niente in colpa. Non ne poteva più delle lezioni. Lasciò perdere e decise di camminare lungo il piano per smaltire la rabbia, che cercava di far tacere in ogni modo ma non ne voleva sapere d’andarsene e lasciarlo stare. Lo stava logorando da anni, peggio dell’Amore di Petrarca, mai un momento che lo lasciasse in pace. Adesso che ci faceva caso, però, non era mai stato in quel lato della scuola da quando s’erano unite le classi del linguistico. Chissà qual’era la sua. Chissà soprattutto qual’era il suo nome. Si mise a sedere sulle scale provando a ricordare i dettagli del suo viso. In fondo non era nemmeno poi tanto bella.. Capelli rossi, non arancioni, rossi. Occhi verdi, piccoli ed insicuri ma spesso sorridenti e labbra carnose. No si sbagliava.. Era bellissima. Non riusciva a capacitarsi del fatto che lei era l’unica, insieme a quel sentimento di lotta interiore, ad essere sempre nei suoi pensieri e nel suo petto. Perché? Che razza d’amore si può provare senza conoscere la persona di per sé? Cosa ci attrae tanto se non il fisico? E poi secondo i filosofi maggiori, quest’ultimo non è solo la parte più superficiale di tutto ciò che compone l’uomo? La più insignificante, ciò che ci porta a peccare e ci costringe a restare in questa tomba più e più volte, che non ci porta mai alla verità assoluta. Non trovava spiegazione.
Si mise a fissare il pavimento con fare afflitto, sicuro che in quell’angolo nessuno potesse vederlo nel caso passasse, e non lo disturbasse per dirgli di tornare a lezione. Si sbagliava, l’avrebbero importunato lo stesso.
-Oh merda.- Riecheggiò una voce acuta e stridula, simile a quella di una bambina, e subito dopo una fragorosa risata. La ragazza in realtà non l’aveva minimamente sfiorato mentre inciampava e i fogli non gli si erano manco avvicinati di mezzo centimetro. Però chiese scusa.
-Non ti preoccupare.- Rispose trattenendo un sospiro misto tra rabbia e disperazione per poi allungarsi a prendere alcuni dei fogli sparsi stranamente caldi, probabilmente appena fotocopiati.
-Tutto bene?-  Chiese senza un preciso motivo, non gl’importava davvero. Si girò a guardare la ragazza ancora seduta al suo fianco e si dimenticò per un paio di secondi come si respirasse.. Era Lei. S’immobilizzò mentre il loro sguardo s’incrociava, probabilmente, per la prima volta. Quei capelli color fuoco non facevano altro che farla sembrare più divina che umana, e la pelle diafana aiutava l’immaginazione a farla apparire più surreale insieme alla leggera cornice di lentiggini che le contornava il viso all’altezza del naso, da una guancia all’altra.
-Sì sì- Disse la ragazza imbarazzata mentre le gote perdevano colore e lei stessa prendeva fiato.
-Mi dispiace, non volevo venirti addosso giuro. Sono un’imbranata del cavolo.-  Sembrava parlasse più a se stessa che con lui.
-Figurati, non m’hai nemmeno c’entrato.- La voce quasi scomparve mentre si decise finalmente a porgerle i fogli. Le mani presero a sudar freddo ed ebbe quasi il timore che ci lasciassero sopra qualche impronta. Tremava, e non per il freddo, ma in ogni caso era a mezze maniche, in pieno inverno, quindi la scusa c’era in ogni caso, anche balbettasse.
-Beh direi che sono stata seduta anche troppo. - Sorrise ancora agitata per la figuraccia, prese i fogli mettendosi in piedi e riprese a correre lungo le scale.
-“Ora o mai più”- Provò ad incitarsi, sentendosi un completo codardo.
-Come ti chiami?- E quella, ne era certo, fu la prima volta in tutta la sua vita che urlò per farsi sentire da qualcuno. Voleva che qualcuno l’ascoltasse, e non aveva importanza il contenuto delle proprie parole. Voleva essere nei pensieri di quel qualcuno anche per un solo secondo.
La ragazza si girò di scatto e rispose senza farsi troppe domande a riguardo, probabilmente per il ritardo.
-Ludovica- Non riusciva a distinguere che forma avessero le labbra in quel momento, ma gli parve che si stessero distendendo lungo una semicurva perfetta.
-Io sono Gabriele.- Disse con la voce di un bambino delle elementari, durante l’appello del primo giorno di scuola. D’un tratto non sapeva più cosa dire o cosa fare, come tenere le braccia, se continuare a guardarla o fare finta di non aver chiesto nulla e fuggire. Cosa diamine gli stava succedendo? Il cervello a malapena era riuscito a connettere i neuroni per far muovere la lingua. Non c’era altro nella sua mente se non la minuta figura sopra le scale.
-E’ un bel nome.- Gli parve di sentire come risposta, ma non ne era certo. Si sentiva troppo rintronato. Per qualche secondo ci fu il silenzio più totale.
-Però devo andare sul serio.- Il volto si corrucciò e la ragazza scomparve dietro la porta bianca.
-Ludovica- Fu tutto ciò che Gabriele riuscì a sussurrare di rimando, senza distogliere lo sguardo fitto e vacuo dalla maniglia platinata dell’uscio.



Note dell'autrice: Lo so.. Qualcuno che ha già letto un'altra mia one shot starà pensando "Ma conosce solo il nome Gabriele?", ma anche no! Rassicuro che conosco altri nomi maschili. Ma Gabriele è il mio preferito, non posso farci nulla. Lo uso in ogni storia che scrivo, pubblicata o non. Lo cambio quasi sempre poi nel caso la dovessi pubblicare ma certe volte resta perché non riesco a trovarne un altro altrettanto bello. Detto ciò buon proseguimento :3
  
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