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Autore: Amor31    28/10/2013    4 recensioni
Recuperare Duncan a Londra era stato il più grosso errore della sua vita.
Ah, se tutti gli sbagli commessi fino a quel momento fossero stati così belli...
Ma guardare Courtney e pensare alle conseguenze di quella relazione impossibile la faceva star male.
Che cosa avrebbe fatto, allora?
Rinunciare all'amore o conquistare il cuore di quell'attraente vagabondo?
-Refresh degli esordi DxG. Missing Moment post-sfida londinese-
-SongFic sulle note dei Green Day-
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen, Heather, Sierra
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - Il tour
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Cuore di vagabondo
 
-Oh, il mio piccolo Cody! Guardatelo: non è un amore?-.
Sierra intrecciò le mani e se le avvicinò al viso con un’espressione sognante: contemplare il “suo” ragazzo le faceva sempre un effetto difficile da descrivere.
-Si è già addormentato?-, chiese Heather, girandosi verso la compagna che si era appena seduta accanto al mingherlino.
-Proprio così. Dolce, lui!-.
-Non è poi così presto-, fece notare Gwen senza scomporsi troppo. -Sarà quasi mezzanotte-.
-L’ora perfetta per commettere un delitto-, sentenziò Courtney, cercando l’approvazione dell’amica sedutale vicino. -Ma fortunatamente l’assassino di questa sera è stato catturato, no?-, sorrise.
-Già-, replicò l’altra con un sospiro. -Non voglio più sentir parlare di Jack lo Squartatore-.
-Ehi, non starai esagerando? A te piacciono le situazioni macabre-, le diede una gomitata Courtney.
-Sì, beh… Ma di certo preferisco non viverle in prima persona-.
-Amichette per la pelle, potete smetterla con la vostra chiacchieratina notturna? Sapete, qui ci sono altre persone che vorrebbero riposare per dare il meglio nella sfida di domani. O forse non ve ne importa nulla del bene della squadra?-, sbottò Heather da un sedile imprecisato nelle prime file dello scompartimento aereo.
-Ah, cosa devono sentire le mie orecchie! Tu, razza di strega, non osare parlare a me del bene del team!-, urlò Courtney.
-Miss Perfettina dei miei stivali, tappati la bocca una volta per tutte. Non voglio ascoltare un attimo di più la tua vocetta irritante-.
-Cosa?! È la guerra che vuoi? Allora io ti…-.
-Courtney, non prendertela-, la bloccò per un braccio Gwen. -Quell’arpia vuole solo farti perdere la concentrazione. Aspetta l’occasione buona per poter eliminare una di noi due, adesso che abbiamo fatto gruppo contro di lei-.
La ragazza si abbandonò allo schienale del sedile e chiuse gli occhi: -Hai ragione. Devo stare calma-.
-Brava. Pensa a qualcosa di bello e prova a dormire; io farò la stessa cosa-.
-Bel suggerimento. Ah, so bene a cosa… O meglio, a chi pensare-.
Courtney si rilassò completamente. Un lieve sorriso le distese le labbra e l’amica non poté fare a meno di osservarla, anche se la sua mente era da tutt’altra parte.
-Buona notte, Courtney-, le disse a bassa voce per evitare di suscitare altre proteste di Heather.
-Grazie, Gwen. Sogni d’oro anche a te-.
Entrambe si sistemarono meglio sui rispettivi sedili, alla ricerca della posizione migliore per assopirsi. Di lì a poco, nella quiete dello scompartimento di prima classe, la Squadra delle Amazzoni sarebbe sprofondata nel mondo dei sogni.
 




Sei l’unica che sogno.
Ora sono al mio posto.
Non ti lascerò andare.
Gwen spalancò gli occhi. Sentiva la testa vorticarle incredibilmente e credette di star per vomitare.
“Ma che diamine è stato?”, pensò, portandosi una mano all’altezza del cuore e percependone i battiti aumentare a ritmo spaventoso.
Per quanto si sforzasse di ricordare ciò che aveva appena sognato, le uniche cose che le rimbombavano nei meandri del cervello erano quelle tre frasi, capaci di tormentarla. Non avrebbe saputo spiegare bene cosa la stesse attraversando in quel momento, ma era certa che il suo stato d’animo fosse collegato ai tanti avvenimenti della giornata appena trascorsa.
Seduta accanto all’oblò, Gwen si specchiò nel doppio vetro e si accorse di avere i capelli scompigliati, come se una raffica di vento silenziosa l’avesse disturbata nel sonno. Si passò una mano tra le ciocche bicolori e guardò in basso, oltre il finestrino.
Nell’aria rarefatta in cui volavano c’erano poche, ma spesse nuvole che spezzavano di tanto in tanto la monotonia oscura davanti ai suoi occhi. A migliaia di chilometri si distinguevano a malapena piccole lucine giallastre, segni di vita che la fecero sospirare.
Si erano lasciati alle spalle Londra da tre ore abbondanti e la ragazza non aveva idea di dove si trovassero in quel momento. L’unica cosa di cui sentiva il bisogno in quell’istante era sfogarsi un po’, parlare di ciò che le stava accadendo. Anche se lei per prima non riusciva a capire.
Si girò verso Courtney e la vide profondamente addormentata. Sorrideva ancora e sembrava felice come non mai. Gwen sentì il cuore sprofondare all’altezza dello stomaco e si sentì tremendamente a disagio.
“Devo andare nel confessionale. Subito”.
Si alzò, prestando attenzione a non far rumore, e si allontanò lungo il corridoio centrale dello scompartimento. Aprì lo sportello e lo richiuse dietro di sé senza farlo cigolare, poi si diresse in bagno, lì dove ad aspettarla c’erano le telecamere.
-Ehi, gente, come va?-, esordì, tentando di chiudere a chiave la porta. -Qui è tutto tranquillo, forse eccessivamente. Non so proprio come facciano gli altri a dormire, specialmente Courtney… Io, davvero… Ho provato a riposare, ma mi sono svegliata un attimo fa. Mi sento euforica, come se avessi bevuto troppo caffè. Però…-.
Realizzò solo in quel momento che il suo comportamento non era casuale. Si rese conto che da quando aveva rivisto Duncan poche ore prima, in un locale punk nel centro di Londra, le cose erano cambiate. O magari tutto era già diverso da tempo, ma si era rifiutata di accettare quello che le stava accadendo.
“Quelle tre frasi… Sono le sue!”.
Sì, sapeva che era così. Le parole che continuavano a riecheggiarle nella testa erano state pronunciate da Duncan poco prima che la Squadre delle Amazzoni si ritirasse in prima classe. Il ragazzo le aveva rivolte a Courtney, mentre questa lo abbracciava. Peccato che Gwen si fosse trovata ad uscire dal confessionale proprio in quel momento e avesse involontariamente ascoltato tutto.
 
 
***
 

-Non avresti dovuto lasciarmi così, razza di testone! Ti rendi conto che aver abbandonato lo show in quel modo non è stata la giusta soluzione? È stato uno shock! Mollami un’altra volta e ti farò passare un brutto quarto d’ora!-.
Courtney stava rimproverando Duncan per il suo comportamento da irresponsabile. Al ragazzo sembrava non importare molto delle urla della fidanzata, anzi, era già stufo di doverla sentire gridare. Avrebbe voluto continuare la sua vita da vagabondo, ma il destino gli era stato avverso ed era stato costretto a tornare in gioco nonostante fosse privo della minima voglia di partecipare.
Stava per replicare alla lista di appunti fatti da Courtney, quando questa gli gettò le braccia al collo e lo strinse a sé, felice di riaverlo nuovamente al proprio fianco: -In realtà non sono arrabbiata con te… Mi sei mancato così tanto!-.
Duncan le accarezzò la schiena, poggiandole il mento sulla spalla destra e accennando le note di una canzone.
 
I lost my way
Oh baby this stray heart
Went to another
Can you recover baby?
 
-Tu… Stai cantando? Stai cantando… Per me?-.
Il punk assentì con un leggero cenno del capo, guardandola un attimo negli occhi.
-Allora prenderai parte alla gara per il milione a tutti gli effetti?-, chiese Courtney, speranzosa.
-A questo punto, direi di sì. Mi avete fatto tornare, quindi adesso siate pronte a lottare anche contro il sottoscritto-.
-Oh, Duncan! Non immagini quanto io sia felice!-.
La ragazza lo strinse ancora, lasciandosi cullare dalle parole della canzone. -Di’ la verità, ti sei sentito perso senza di me, ho ragione?-.
-È quello che ti sto dicendo-, replicò l’altro continuando a cantare.
 
Oh you’re the only one that I’m dreamin’ of
Your precious heart
Was torn apart by me and you

You’re not alone
Oh oh and now I’m where I belong
We’re not alone
Oh oh I’ll hold your heart and never let go

 
-Questo è quello che si chiama “esame di coscienza”-, affermò con un sorriso Courtney. -Finalmente hai capito che il tuo posto è qui, accanto a me-.
-Mi dispiace di averti fatto del male. Davvero, non era mia intenzione. Non credevo che l’autoescludermi ti avrebbe resa triste…-.
-Come hai potuto anche solo pensare una cosa del genere? Noi due siamo una coppia, dobbiamo sostenerci a vicenda. Senza di te mi sono sentita completamente sola. Ho temuto che sarei stata eliminata dalle mie stesse compagne di squadra!-.
-Ma non è successo, giusto?-.
-Sì, ma solo perché il mio rapporto con Gwen è improvvisamente migliorato. Se non ci fosse stata lei, tu non saresti stato nemmeno qui-.
Duncan ebbe la strana sensazione di aver ricevuto un pugno in pieno petto. Il contatto con Courtney, fino a quel momento caldo e passionale, improvvisamente divenne freddo e sterile.
“Che accidenti mi prende?”, si disse con preoccupazione il punk. “Non sarà che…?”.
Uno stridio lo costrinse a chiudere gli occhi solo per un istante. L’attimo successivo si ritrovò davanti proprio Gwen, che stava uscendo dal confessionale.
La ragazza rimase a fissare la coppietta per una manciata di secondi, giusto il tempo di ascoltare una nuova strofa canticchiata da Duncan. Poi se ne andò con l’aria di un cane bastonato, mentre il punk cercava di chiarirsi le idee su cosa fare e come agire.
 

***
 

-Sì, “euforica” è l’aggettivo giusto. Insomma, ragazzi, abbiamo vinto la sfida nonostante il criminale catturato non fosse quello richiesto esplicitamente da Chris. E poi… È tornato Duncan e ha detto che ha sentito la nostra mancanza. Uff…-.
Gwen sospirò, afflitta. Aver sentito Duncan dedicare una canzone a Courtney l’aveva completamente spiazzata, sebbene non le sarebbe dovuto importare. Anzi, a dire la verità avrebbe fatto meglio a dimostrarsi felice per il ricongiungimento dei due, se non voleva che l’amica cominciasse a nutrire dei sospetti nei suoi confronti.
-Sarà meglio che torni dalle altre… Non voglio che mi trovino fuori posto-.
La ragazza salutò brevemente la telecamera e si preparò ad andarsene. Stava per abbassare la maniglia della porta, quando dall’altra parte qualcuno l’anticipò.
-D-Duncan!-, esclamò Gwen, sorpresa. -Che ci fai tu qui? E… Cavoli, non avevo chiuso la porta a chiave!-.
-Tranquilla. La serratura è rotta e non avresti potuto fare altrimenti-.
Il punk le rivolse uno sguardo addolcito simile a quello che la giovane ricordava esserle già stato indirizzato un paio di ore prima, all’uscita da quello stesso, fatiscente confessionale.
-Non dovresti essere già addormentato? Domani Chris ti assegnerà una nuova squadra, perciò ti consiglio di…-.
-Non preoccuparti, Gwen. Sai che sono in grado di cavarmela-.
Il ragazzo le si fece più vicino e lei indietreggiò di un passo.
-Allora… Mi è sembrato di capire che prenderai sul serio la gara, stavolta-, gli disse, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
-Ho qualche altra alternativa?-, replicò lui allargando le braccia.
-In effetti, no-.
-Tu e Courtney avete avuto la brillante idea di riportami qui sopra per pararvi le chiappe e adesso è arrivato finalmente il mio turno per far vedere chi comanda-.
-Io… Noi… Scusa, avremmo dovuto chiederti se eri disponibile a tornare, prima di infilarti in quel sacco di juta-, mormorò Gwen.
-Ah ah ah, gentile da parte tua pensarci solo adesso-, ridacchiò Duncan.
-Non potevamo proprio perdere questa sfida, capisci? È stato un bene… Una fortuna, ritrovarti a Londra-, si corresse.
-Sono io il fortunato, qui-, sentenziò il punk, muovendosi ancora verso di lei.
-Beh, ora che hai ritrovato Courtney, devi essere felice-, si affrettò a dire Gwen, a corto di validi argomenti.
-Lo sono-.
-Bene. Mi fa piacere che tutto sia andato per il meglio. Ehm… Buona notte, Duncan-.
La ragazza lo superò, gettandosi immediatamente contro la maniglia della porta, ma il punk la fermò con un secco “Gwen, voglio farti sentire una cosa”.
La giovane si bloccò, voltandosi lentamente, mentre il cuore le saltellava impazzito nel torace.
-Che c’è?-.
-Prima non hai sentito tutta la canzone-, le disse semplicemente l’altro.
-Senti, perché non ti esibisci domani, davanti a tutti? Courtney sarà contenta di…-.
-Smettila di fare il suo nome-, la zittì Duncan. -Ascolta-.
 
Everything that I want
I want from you
But I just can’t have you
Everything that I need
I need from you
But I just can’t have you

 
Gwen rimase immobile, ferma contro la porta. Aveva gli occhi spalancati e la bocca socchiusa, incapace di articolare una singola parola.
-Che cosa stai cercando di dirmi?-, chiese con difficoltà.
-Credo che non ci sia altro da aggiungere-, disse Duncan. -Mi sembra abbastanza chiaro-.
-Ma sei impazzito?! Come puoi cantarmi gli stessi versi che ha sentito la tua ragazza?-, sbottò Gwen, indecisa se adirarsi o essere felice del gesto del punk.
-Ehi, mettiamo in chiaro una cosa-, ribatté lui accigliandosi. -Courtney non conosce questa canzone. Non è il suo genere, d’altra parte… Comunque, le ho accennato ciò che voleva sentirsi dire. Ti pare normale che mi abbia aggredito verbalmente non appena ho messo piede a bordo di questo catorcio?-.
-Duncan, si è solo preoccupata per te! E adesso questo è il tuo modo di ripagare i suoi sentimenti?-.
-Ma quali sentimenti? Non provo più nulla per lei, accidenti!-.
Un fulmine a ciel sereno colpì Gwen, spiazzata da quell’ultima frase.
-C-Cosa?-.
-Hai capito bene-, ribadì il punk. -Tra me e Courtney è finita. Non c’è più nulla che possa tenere insieme i brandelli della nostra relazione-.
-Ma questo… Tu…-.
-Shh-, la fermò ancora Duncan, poggiandole l’indice destro sulle labbra. -Quante altre volte vuoi che ripeta il concetto?-.
 
I’ve said it a thousand times
And now a thousand one
We’ll never part
I’ll never stray again from you
This dog is destined for a home to your heart

We’ll never part
I’ll never stray again from you

 
-Questa volta non me ne andrò, Gwen. Ho commesso errori che non voglio ripetere una seconda volta; ciò che non ho potuto realizzare con Courtney, lo realizzerò con te. Non ho intenzione di scappare di nuovo-.
-Ma perché lo hai fatto? Cosa ti ha spinto a catapultarti fuori da questo aereo, in Egitto?-.
-Il mio amore per te-.
La ragazza deglutì, respirando a fatica.
-Ero stanco del tira e molla con Courtney. Ero stanco di sentirla inveire contro di me, contro ogni mia banalissima svista. Regole su regole, imposizioni su imposizioni… Quella non era vita. Stare in tua compagnia mi ha fatto capire che avrei dovuto cercare la persona che fosse davvero giusta per me. E quando l’ho trovata, mi sono accorto che forse avrei fatto meglio a reprimere ciò che stava nascendo qui, in questo cuore-. Duncan si batté lievemente il petto e continuò: -Buttarmi giù dall’aereo è stato un modo per riflettere su quello che avevo e che avrei fatto. Queste settimane di peregrinazione in giro per il mondo mi avevano quasi convinto di essere “guarito”, ma quando ti ho rivista, stasera… Sì è risvegliata una parte di me che avevo preferito lasciare assopita, in attesa del momento giusto. Che a quanto pare è stato proprio questo-.
Duncan ridusse ulteriormente la breve distanza che intercorreva tra loro due e le prese le mani, accarezzandole con insolita dolcezza.
-Davvero provi questo nei miei confronti?-, chiese imbarazzata Gwen, fissando il suolo e arrossendo lievemente.
-Non sono mai stato tanto serio in tutta la mia vita-.
Strinse di più la presa sulla sua mano sinistra e Gwen si lasciò scappare un gridolino di dolore.
-Come ti sei fatta male?-, le domandò vagamente preoccupato il punk.
-Non ne ho la minima  idea-, disse la ragazza con un’alzata di spalle.
-Ad ogni modo-, riprese Duncan, sorvolando sul piccolo incidente, -ho bisogno di una tua risposta-.
La giovane, divisa tra sentimenti oltremodo contrastanti, avrebbe voluto soltanto fuggire e non rivedere più nessuno dei suoi compagni d’avventura, soprattutto quello che le stava di fronte.
-Non puoi chiedermi questo-, disse in un sussurro. -Non posso tradire la mia migliore amica. Con il suo fidanzato, oltretutto!-.
-Ma pensa a ciò che ti ho detto poco fa-, provò a convincerla Duncan. -Lascerò Courtney il prima possibile, non appena le cose saranno più tranquille. Fino a quel momento, saremo costretti a nasconderci-.
-Sai anche tu che sarà impossibile tenere segreta una nostra relazione-, gli fece notare Gwen. -Partecipare ad un reality show non garantisce di certo la privacy dei concorrenti…-.
-Ah, sembra di ascoltare Courtney! Da quando ti preoccupi così tanto di ciò che gli altri pensano di te?-.
-Da quando sono combattuta tra il vivere una storia con il ragazzo che amo e il godere di un’amicizia come quella che si è instaurata tra me e la tua fidanzata!-.
Trascorse un minuto di silenzio prima che uno dei due fiatasse di nuovo.
-Dunque è così che stanno le cose-, disse Duncan con uno strano scintillio negli occhi. -Tu mi ami, eh? Però pensi anche al bene delle altre persone a cui tieni-.
-Esattamente-.
-Gwen, sono pronto a donarti il mio cuore. Desidero che sia nelle mani di una ragazza che sicuramente se ne prenderà cura nel modo migliore e chi, se non tu? Ma davvero, ho bisogno di sapere se in te c’è un posto per me-.
Si prese un attimo di tempo, come se avesse voluto trovare le parole adatte per esprimere ciò che stava provando, ma alla fine optò per il ritornello che Gwen gli aveva già sentito rivolgere a Courtney.
 
You’re not alone
Oh oh and now I’m where I belong
We’re not alone
Oh oh I’ll hold your heart and never let go
 
-Te lo ripeto, Gwen: non ti lascerò da sola. Adesso che sono tornato al mio posto, nulla ci potrà separare. Gli altri potranno anche schierarsi contro di noi, ma l’importante sarà sostenerci a vicenda. Siamo noi due la vera squadra di Total Drama: insieme affronteremo ogni difficoltà e abbatteremo uno ad uno gli ostacoli che incontreremo lungo il cammino verso la vittoria finale. Sei con me?-.
Il punk l’afferrò per le spalle, scrollandola appena nel tentativo di suscitare in lei qualche reazione.
Dal canto suo, Gwen non sapeva proprio cosa fare. Da un lato l’attendeva un futuro radioso (almeno idealmente) con il ragazzo di cui si era innamorata poco per volta, dall’altro una serie di sventure che l’avrebbero colpita nel momento stesso in cui Courtney avrebbe scoperto il doppio tradimento operato dalle persone di cui più si fidava.
-Sì-, disse alla fine, guardando per la prima volta Duncan negli occhi. -Sarò al tuo fianco. Da adesso fino alla fine-.
 
Everything that I want
I want from you
But I just can’t have you

Everything that I need
I need from you
But I just…

Just CAN have you
 
Il punk cantò quell’ultima strofa esprimendo tutta la sua felicità e abbracciando Gwen.
-Sei tutto ciò di cui ho bisogno per vivere-, le disse, afferrandole il volto con entrambe le mani ed avvicinandolo al proprio. -Il non poterti avere mi ha spronato a dare il meglio di me, fino a questo momento-.
-Anche la fuga?-, gli ricordò la ragazza, sorridendo.
-Anche la fuga-, annuì Duncan.
Gwen si staccò finalmente dalla porta e si abbandonò tra le braccia dell’altro, che immediatamente ne approfittò per unire le proprie labbra con quelle della sua bella. Entrambi pensarono che non avrebbero potuto vivere un momento più bello di quello.
Ma se solo avessero prestato più attenzione, se solo si fossero ricordati della maniglia difettosa e della serratura devastata, si sarebbero accorti che sulla soglia si era affacciata una terza persona che inconsapevolmente si era ritrovata ad assistere alla spiacevole scena.
Tyler, tremando e sgranando gli occhi, si ritirò nell’ombra, portandosi via un segreto destinato ad essere ben presto rivelato al mondo intero.
   
 
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