L’urlo muto che si stampava
sul suo viso storto era l’aiuto
mai avuto e tanto agognato, il sole nascosto dietro nuvole passeggere
che
annunciano la tempesta imminente. La sua mano era protesa in avanti,
probabilmente il lascito di qualche strascico inopportuno come a volere
superare la morte che sopra di lei aveva già posato le mani.
I suoi piedi erano
spanati da una forza maggiore che sapiente della sua nomea
l’aveva brutalmente
mostrata, declamando sul corpo smunto della ragazza il terrore che solo
il suo
nome faceva prevedere.
Il pallore del viso era divenuto
quasi simile al bianco
dei capelli, che non per vecchiaia erano ormai tinti di quel colore, e
piano la
macchia scura stava trasformando il colore, lasciando sfumature
convulse di
rosa inattivo, a testimoniare la vita vissuta, e la morte odierna.
Il vestito
cinereo, bordato con piume e lana, era
divenuto rosso scuro, ed il sangue continuava la sua espansione sul
pavimento,
trasudando fuori dal corpo, spingendosi verso i lati della stanza. Una
larga
pozza di liquido cremisi, dall’odore pungente e dalla
mordente tenacia, era il
regalo della ragazza al mondo, l’ultimo dono prima della
serenità bianca.
Le calze erano spanate e lacere,
un grosso squarcio
s’intravedeva all’altezza del bacino e subito dopo
i segni della morte
divenivano più forti.
Poco
più in là del corpo femminile c’era un
singhiozzo
continuo che anima l’aria. Una continua e saltellante lagna
che scandiva il
tempo con lacrime pregne del molto dolore. Un ciuffo di capelli nero
tenuto tra
le mani e con esso la consapevolezza di un dolore più forte
della morte, che
superava il confine dell’immaginabile. Una gamba incrociata
sotto un ginocchio
senza articolazione, che reggeva una vendetta muta, una vendetta
inattesa.
I ricordi si affollavano nella
mente a migliaia, e con
essi si smarriva la figura del fratello.
Una mano
era protesa versa la donna, ma lontana col gesto
e smarrita nel volere. Gli occhi chiusi, coperti da una duplice notte,
con una
lacrima di consolazione che era arrivata a incastrarsi tra il naso e il
labbro
superiore, descrivendo una breve parabola. Breve come il dolore che
aveva
provato il biondo, come l’attimo di ragione che
l’aveva preso prima della
verità nera.
Giaceva sulle ginocchia, col capo
chino.
Il gilet ripiegato sulla schiena,
il dolore impresso
sulla pelle.
Ed il
singhiozzo continuava a scandire il tempo, come
fosse un orologio della disperazione, che proseguiva man mano che il
ragazzo
continuava.
Ed ancora la ciocca di capelli
veniva stretta forte in
mano, e per questo i ricordi forti tornavano, e con la voce roca, il
volto
confuso e la mente annebbiata dal dolore, Rogue alzò gli
occhi, fissando l’uomo
che lo aveva accompagnato verso la pazzia.
Alzò
gli occhi su di me.
« Tu lo sapevi
» il Dragon Slayer mi parlò
interdetto,
giudicando con il suono delle lacrime il peso del cuore, e non badando
al tono
d’irriverenza che mi stava mostrando.
« Ti ho portato qui
per questo - risposi infastidito, il
suo tono mi urtava – e
dovresti ringraziarmi ».
« Mi hai portato in un
santuario della morte! Il corpo di
Yukino è slegato dalla vita con tutti i segni di oppressione
che una donna può
provare sulla pelle! E Sting… il suo rancore per non essere
stato d’aiuto… la
sua espressione grida rassegna, e questo lui non l’ha mai
fatto. Mi hai fatto
scoprire la verità… perché? »
di nuovo il tono del Dragon Slayer sfiorò l’ira.
Mi
costrinsi a resistere a quell’insubordinazione
così
ostentata, ma poi pensai che anche a me successe una cosa simile, e con
denti
stretti e sguardo fisso mi decisi a parlare
« E cosa
sarebbe cambiato? Dimmelo
Rogue. Avresti trovato i corpo in un più avanzato stato di
decomposizione e
forse la puzza di putrido ti avrebbe presto dato alla testa. Ti ho
risparmiato
la sorpresa, e ho dato tempo a loro – indicai i
corpi per terra, portando il
mento sulla spalla sinistra, era un mio tic – per poter essere
salvati ».
« Salvati? Dalla
putrefazione? Un uomo morto rimane morto.
Sia esso seppellito o lasciato a marcire rimarrà comunque un
miraggio della sua
vita passata » Rogue rise istericamente,
decidendo di porre fine al fiume di
pensieri che aveva stretto in pugno.
« Dunque piangi.
Immergiti nel tuo mare d’inerzia e
purgati con la catarsi dei sensi. Quando, forse tra un anno o due,
realizzerai
di essere rimasto di nuovo solo, solo allora deciderai di cercarmi. Ma
sarà
troppo tardi per poter provare le sensazioni che provi ora, e ti
dispererai
rimpiangendo questo momento, poiché Sting e Yukino saranno
scheletri dentro
sarcofaghi dal rosso panno » filosofeggiai con
l’antitesi della vita, indicando
più volte i corpo dei due.
« E allora riportali
indietro! Fammeli ved… » feci voltare
il volto di Rogue con uno schiaffo; la negligenza aveva superato il
limite, e
per quanto fossi legato ai suoi sentimenti attuali non riuscivo a
capirli.
Non
m’interessava renderlo felice, lui mi serviva per
altro, ma i corpi dei suoi compagni erano una risorsa preziosa e
sarebbero
stati benissimo nella mia collezione; non persi tempo, aprii le
braccia,
creando un cerchio magico davanti a me, ampio e rosso. Quasi toccando
con le
punte delle dita gli angoli sconosciuti della figura perfetta
v’immersi un
braccio e ne estrassi una flebile ombra.
Era uguale, per forma e
sofferenza, alla ragazza morta
stesa a terra, e racchiudeva negli occhi, che davano uno sguardo fisso,
la vita
strappatale con la forza.
Rogue mi
fissò stupito, girando solo gli occhi, prima di
voltare la faccia, che ancora teneva leggermente voltata.
Immersi
l’altro braccio e presi un’altra ombra, questa
volta portava le caratteristiche dell’uomo inginocchiato; le
liberai al cielo,
e mentre esse volteggiavano a spirale, colorandosi di una luce fioca,
il
cerchio magico si chiuse.
Trasalii per lo sforzo, e chiusi
gli occhi per rimettermi
sui piedi, ben piazzato com’ero stato fino ad allora.
Simultaneamente
i corpi morti si alzarono al cielo per
venire epurati dal peccato che li aveva macchiati, e quando posarono i
piedi a
terra tossirono violentemente.
« Chi sei tu?
» Rogue mi pose la domanda con incertezze
evidenti, tenendo d’occhio Sting che aveva posato un braccio
sotto la spalla di
Yukino e la stava lentamente aiutando a riazarsi.
« Ha importanza? Loro
sono qui. Abbracciali, presto ti
verranno nuovamente sottratti – indicai il
polso, attorno al quale stavano
comparendo due braccialetti, l’uno bianco e l’altro
argento – e
torneranno solo
quando chiamati ».
« Li hai sottoposti
alla schiavitù… potresti liberarli? »
Rogue sembrò riprendere la fermezza che lo caratterizzava, e
fece per darmi la
mano.
«
Sono Tespi d’Icaria. E sono un Devil Slayer ».