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Autore: Clarent di Avalon    28/10/2013    19 recensioni
Dragon Slayer, oppure God Slayer; Saint Slayer oppure Devil Slayer. L'uno o l'altro, così lontani, ma così simili.
Perché? In fondo è solo un nome, o un sussurro, o uno sguardo, o un fruscio.
Perché? In fondo loro non si conoscono, non parlano, non guardano, non sentono.
"Slayer" significa "assassino", e quando vi avranno trovato, perché vi troveranno, vi uccideranno.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Natsu, Rogue Cheney, Sting Eucliffe
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Dysclaimer! Alcuni dei personaggi utilizzati in questa storia non mi appartengono poiché creazioni di Hiro Mashima. Questa storia non ha scopo di lucro alcuno.

 

THE SLAYER - PREFACTION

 

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L’urlo muto che si stampava sul suo viso storto era l’aiuto mai avuto e tanto agognato, il sole nascosto dietro nuvole passeggere che annunciano la tempesta imminente. La sua mano era protesa in avanti, probabilmente il lascito di qualche strascico inopportuno come a volere superare la morte che sopra di lei aveva già posato le mani. I suoi piedi erano spanati da una forza maggiore che sapiente della sua nomea l’aveva brutalmente mostrata, declamando sul corpo smunto della ragazza il terrore che solo il suo nome faceva prevedere.

Il pallore del viso era divenuto quasi simile al bianco dei capelli, che non per vecchiaia erano ormai tinti di quel colore, e piano la macchia scura stava trasformando il colore, lasciando sfumature convulse di rosa inattivo, a testimoniare la vita vissuta, e la morte odierna.

Il vestito cinereo, bordato con piume e lana, era divenuto rosso scuro, ed il sangue continuava la sua espansione sul pavimento, trasudando fuori dal corpo, spingendosi verso i lati della stanza. Una larga pozza di liquido cremisi, dall’odore pungente e dalla mordente tenacia, era il regalo della ragazza al mondo, l’ultimo dono prima della serenità bianca.

Le calze erano spanate e lacere, un grosso squarcio s’intravedeva all’altezza del bacino e subito dopo i segni della morte divenivano più forti.

Poco più in là del corpo femminile c’era un singhiozzo continuo che anima l’aria. Una continua e saltellante lagna che scandiva il tempo con lacrime pregne del molto dolore. Un ciuffo di capelli nero tenuto tra le mani e con esso la consapevolezza di un dolore più forte della morte, che superava il confine dell’immaginabile. Una gamba incrociata sotto un ginocchio senza articolazione, che reggeva una vendetta muta, una vendetta inattesa.

I ricordi si affollavano nella mente a migliaia, e con essi si smarriva la figura del fratello.

Una mano era protesa versa la donna, ma lontana col gesto e smarrita nel volere. Gli occhi chiusi, coperti da una duplice notte, con una lacrima di consolazione che era arrivata a incastrarsi tra il naso e il labbro superiore, descrivendo una breve parabola. Breve come il dolore che aveva provato il biondo, come l’attimo di ragione che l’aveva preso prima della verità nera.

Giaceva sulle ginocchia, col capo chino.

Il gilet ripiegato sulla schiena, il dolore impresso sulla pelle.

Ed il singhiozzo continuava a scandire il tempo, come fosse un orologio della disperazione, che proseguiva man mano che il ragazzo continuava.

Ed ancora la ciocca di capelli veniva stretta forte in mano, e per questo i ricordi forti tornavano, e con la voce roca, il volto confuso e la mente annebbiata dal dolore, Rogue alzò gli occhi, fissando l’uomo che lo aveva accompagnato verso la pazzia.

Alzò gli occhi su di me.

« Tu lo sapevi » il Dragon Slayer mi parlò interdetto, giudicando con il suono delle lacrime il peso del cuore, e non badando al tono d’irriverenza che mi stava mostrando.

« Ti ho portato qui per questo - risposi infastidito, il suo tono mi urtava – e dovresti ringraziarmi ».

« Mi hai portato in un santuario della morte! Il corpo di Yukino è slegato dalla vita con tutti i segni di oppressione che una donna può provare sulla pelle! E Sting… il suo rancore per non essere stato d’aiuto… la sua espressione grida rassegna, e questo lui non l’ha mai fatto. Mi hai fatto scoprire la verità… perché? » di nuovo il tono del Dragon Slayer sfiorò l’ira.

Mi costrinsi a resistere a quell’insubordinazione così ostentata, ma poi pensai che anche a me successe una cosa simile, e con denti stretti e sguardo fisso mi decisi a parlare 
« E cosa sarebbe cambiato? Dimmelo Rogue. Avresti trovato i corpo in un più avanzato stato di decomposizione e forse la puzza di putrido ti avrebbe presto dato alla testa. Ti ho risparmiato la sorpresa, e ho dato tempo a loro – indicai i corpi per terra, portando il mento sulla spalla sinistra, era un mio tic – per poter essere salvati  ».

« Salvati? Dalla putrefazione? Un uomo morto rimane morto. Sia esso seppellito o lasciato a marcire rimarrà comunque un miraggio della sua vita passata » Rogue rise istericamente, decidendo di porre fine al fiume di pensieri che aveva stretto in pugno.

« Dunque piangi. Immergiti nel tuo mare d’inerzia e purgati con la catarsi dei sensi. Quando, forse tra un anno o due, realizzerai di essere rimasto di nuovo solo, solo allora deciderai di cercarmi. Ma sarà troppo tardi per poter provare le sensazioni che provi ora, e ti dispererai rimpiangendo questo momento, poiché Sting e Yukino saranno scheletri dentro sarcofaghi dal rosso panno » filosofeggiai con l’antitesi della vita, indicando più volte i corpo dei due.

« E allora riportali indietro! Fammeli ved… » feci voltare il volto di Rogue con uno schiaffo; la negligenza aveva superato il limite, e per quanto fossi legato ai suoi sentimenti attuali non riuscivo a capirli.

Non m’interessava renderlo felice, lui mi serviva per altro, ma i corpi dei suoi compagni erano una risorsa preziosa e sarebbero stati benissimo nella mia collezione; non persi tempo, aprii le braccia, creando un cerchio magico davanti a me, ampio e rosso. Quasi toccando con le punte delle dita gli angoli sconosciuti della figura perfetta v’immersi un braccio e ne estrassi una flebile ombra.

Era uguale, per forma e sofferenza, alla ragazza morta stesa a terra, e racchiudeva negli occhi, che davano uno sguardo fisso, la vita strappatale con la forza.

Rogue mi fissò stupito, girando solo gli occhi, prima di voltare la faccia, che ancora teneva leggermente voltata.

Immersi l’altro braccio e presi un’altra ombra, questa volta portava le caratteristiche dell’uomo inginocchiato; le liberai al cielo, e mentre esse volteggiavano a spirale, colorandosi di una luce fioca, il cerchio magico si chiuse.

Trasalii per lo sforzo, e chiusi gli occhi per rimettermi sui piedi, ben piazzato com’ero stato fino ad allora.

Simultaneamente i corpi morti si alzarono al cielo per venire epurati dal peccato che li aveva macchiati, e quando posarono i piedi a terra tossirono violentemente.

« Chi sei tu? » Rogue mi pose la domanda con incertezze evidenti, tenendo d’occhio Sting che aveva posato un braccio sotto la spalla di Yukino e la stava lentamente aiutando a riazarsi.

« Ha importanza? Loro sono qui. Abbracciali, presto ti verranno nuovamente sottratti – indicai il polso, attorno al quale stavano comparendo due braccialetti, l’uno bianco e l’altro argento – e torneranno solo quando chiamati ».

« Li hai sottoposti alla schiavitù… potresti liberarli? » Rogue sembrò riprendere la fermezza che lo caratterizzava, e fece per darmi la mano.

« Sono Tespi d’Icaria. E sono un Devil Slayer ».

 

 

 

  
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