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Autore: Anhylia    29/10/2013    1 recensioni
Questa storia partecipa al "Contest Halloween 2013" del Kokiri Forest Forum ( http://kokiriforest.forumfree.it/?t=67285560 ).
Piccola One Shot, con protagonisti i personaggi del mondo di Skyward Sword, con un ospite di eccezione... Ispirata a "Monster House", film del 2006 e diretto da Gil Kenan. Durante il giorno di Halloween, una strana casa fantasma attirerà l'attenzione dei bambini di Oltrenuvola... Ma cosa si cela veramente al suo interno?
Accenni di Zelda/Link, ho provato a fare una cosa comica ma allo stesso tempo spaventosa, fallendo miserabilmente. Enjoy!
Genere: Comico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Link, Princess Zelda, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era mattina presto. Un ragazzetto stava camminando per le spoglie strade di Oltrenuvola: non vi era nessuno in giro, e lui era l'unico sveglio a quell'ora. Aveva degli espressivi occhi azzurri, e il viso angelico di bambino era circondato da una massa di capelli biondo scuro: probabilmente era sugli otto, nove anni, a giudicare dal maglione troppo largo, tenuto fermo da un panno rosso in vita. Il ragazzino camminava senza meta, attraversando le strade vuote, ma decorate a festa: infatti, era il periodo di Halloween, e tutti gli abitanti di Oltrenuvola, "la cittá sospesa", si erano dati da fare per decorarla al meglio. Ragnatale sparse ovunque, striscioni arancioni e neri appesi sopra ogni casa, contribuivano a dare alla cittá un aspetto "tetro"; anche se il bambino, piú che spaventoso, trovava tutto ció divertente: si divertiva a osservare il lavoro degli abitanti, individuando di tanto in tanto anche alcune delle costruzioni costruite dai suoi amici. All'improvviso, uno stridolio lo discosse dalla sua ispezione: voltandosi nella direzione da cui aveva sentito l'urlo, riuscí a intravedere un ammasso di piume rosse; fu solo un attimo, e il bambino non riuscí a distinguere di cosa si trattasse. Ma, in cuor suo, sapeva cos'era... Un Solcanubi, o meglio, il suo Solcanubi: un volatile dalle grandi dimensioni, in grado anche di trasportare un uomo; ovvero, l'unico mezzo di trasporto presente a Oltrenuvola. Ma, con il passare degli anni, i Solcanubi non vennero piú considerati soltanto come "oggetti", ma come vere e proprie emanazioni della Dea Hylia, creature benedette dal potere della "Bianca Dea", come alcuni la chiamavano. Proprio una di queste creature, adesso, stava di fronte al bambino, scrutandolo con i suoi profondi occhi azzurri, le piume scarlatte rilucenti nella luce mattutina: gli occhi del Solcanubi scrutavano il bambino, come a voler arrivare fino alla sua anima. Quello sussultò, un po' ansioso: quel volatile era il suo Solcanubi solo da qualche mese, e ancora non vi aveva fatto l'abitudine. Allungò una mano per accarrezzargli il muso, affondando le dita tra le soffici piume della creatura: il Solcanubi chiuse gli occhi, grato delle attenzioni ricevute. Il bambino ridacchiò, una risata pura e cristallina nella notte: poi si aggrappò alle piume del volatile, issandosi su di esso. Circondò con un braccio il collo del Solcanubi, aggrappandosi alle piume della nuca con la mano libera: la creatura non se lo fece dire due volte, e spalancò le lunghe ali, dandosi la spinta con gli artigli posteriori; poi si librò nel cielo mattutino, salendo di quota ogni attimo di più. L'aria si cristallizzava sulle ciglia del bambino, che si era curvato in avanti, per non rischiare di cadere di sotto; un'ebbrezza mai provata prima si impadronì di lui, mentre i cuori dei due si stavano rapidamente fondendo in uno solo. Ogni volta che il Solcanubi virava, al bambino sembrava venir naturale curvarsi nella stessa direzione, quasi come fosse necessario farlo: ogni volta che scendevano in picchiata, era una sfida contro il tempo e lo spazio, e nessuno dei due era certo se sarebbero riusciti a frenare la caduta in tempo, per poter issarsi nuovamente in volo. Se qualcuno li avesse visti, in quel momento, avrebbe giurato che era uno spettacolo vedere quei due volare: forse, addirittura, avrebbe affermato che non vi era mai stata così tanta affinità tra Solcanubi e Umano, nel corso dei secoli. Quando il bambino aveva visto quel Solcanubi scarlatto avvicinarsi a lui, durante la cerimonia, aveva avvertito una strana sensazione: come se due anime, separate molti secoli prima, si fossero finalmente ritrovate, dopo un lungo periodo di attesa. E, anche mentre volavano, quella sensazione non abbandonava il giovane ragazzo... Al contrario, sembrava concretizzarsi sempre di più. Il bambino affondò il viso tra le piume del Solcanubi, lasciandosi andare a quella pace assoluta: non gli capitava molte volte di poter stare così tranquillo, e la causa era solo una...

- Link! Che stai facendo!? Sai che è vietato volare di notte! -

Una voce femminile, piuttosto irritata, ma anche impastata dal sonno, proveniva da terra. Le parole giunsero confuse al ragazzetto, ma sapeva a chi apparteneva quella voce, e che le critiche erano sicuramente rivolte a lui: così, tornò sulla terraferma, fermandosi elegantemente di fronte a una bambina della sua stessa età, la stessa che lo aveva chiamato: lo stava fissando con un'espressione imbronciata sul viso, ma, sotto certi aspetti, anche preoccupata. Portava i capelli lunghi fino alle spalle, raccolti in due piccoli ciuffi davanti, e fermati da nastri rosa: indossava un vestito dello stesso colore, fermato in vita da una cintura. I suoi occhi azzurri erano incolleriti, e aveva tutta l'aria di qualcuno appena alzatosi dal letto.

- Link! E'pericoloso! Di notte non c'è molta visibilità... E se ti fosse successo qualcosa? -

Disse la ragazzina, fissando Link con occhi pieni di preoccupazione... E lacrime. Il ragazzo sorrise, scompigliando affettuosamente i capelli dell'amica.

- Non ti preoccupare, Zelda, starò attento! Non ho problemi nel volo, io... E'l'unica cosa in cui sono davvero bravo! -

Disse, tornando a fissare il suo Solcanubi, che volava libero nel cielo. Una brezza scompigliò i capelli di Link, ricordandogli che era ancora presto, e lui era uscito soltanto con un maglione: anche Zelda non sembrava essere molto a suo agio, e infatti stava tremando dal freddo.

- Oggi è Halloween... -

Disse la bambina, che per scaldarsi aveva cominciato a camminare, restando però sempre nei dintorni. Sbadigliò vistosamente, stropicciandosi gli occhi: poi si avviò verso Link, trascinandolo per la maglietta e dirigendosi verso l'Accademia.

- Vieni, torna dentro, scansafatiche! Visto che, per una volta, ti sei svegliato presto, ti farò fare il doppio del lavoro! -

- Eeeeeeeeeeeeeh!? -


- Pff, scherzavo! Però, c'è ancora molto lavoro da fare, e dobbiamo prepararci per stasera... Pare che quella casa abbandonata, proprio oggi, venga aperta: papà mi ha detto che è rimasta chiusa per molti anni, e volevano abbatterla, ma come intrattenimento Halloweenesco, ha detto, va bene! Sarà usata come "casa degli orrori"... Domani sarà demolita, però... -

Disse Zelda, non fermandosi per prendere un respiro neanche un secondo: Link non aveva ascoltato tutto: aveva soltanto tirato un sospiro di sollievo al "scherzavo" di Zelda, per poi tornare a fissare il cielo; il Solcanubi, ormai, appariva come un piccolo puntino rosso fuoco, sempre in movimento.

***

C'era un gran vociare in giro. Era ormai pomeriggio inoltrato, e tutti i bambini erano in piazza: chi guardava i negozi, chi invece si divertiva a cercare di spaventare l'amico; tutti erano spensierati, e pensavano soltanto a una cosa... La festa che si sarebbe tenuta la sera stessa: ovvero, Halloween, la festa più paurosa dell'anno. L'anno prima, era stata un totale fiasco: gli abitanti si erano accorti troppo tardi della festività incombente, e non erano riusciti a organizzare niente di speciale; soltanto una misera festa in piazza, senza neanche la musica di sottofondo, poichè nessuno si era occupato di questo e altri incarichi simili. Quindi, per farsi "perdonare" dai bambini, gli abitanti avevano pensato in grande: decorazioni ovunque, dolci a volontà, e cosa più importante... La casa degli orrori. Nessuno vi era mai entrato, a parte quello che sembrava esserne il propretario: un ometto magrolino, con un sorriso stampato in faccia e l'aria inquietante, forse causata dalla sacca enorme che si portava sulle spalle, che lasciava intravedere alcune maschere; aveva i capelli di un spento color topo, ma non sembrava troppo vecchio; anzi, era difficile stabilirne l'età con certezza. Non era un abitante della città: neanche tra le isole vicine nessuno sembrava conoscerlo, e a chiunque gli chiedesse da dove venisse, lui rispondeva: "Da un posto così lontano, che neanche lo ricordo con esattezza! Adesso, se non volete comprare una delle mie maschere, dovreste togliere il disturbo!". Così, nessuno ebbe l'opportunità di sapere le origini di quell'uomo: ma era l'unico che avesse tempo da dedicare alla "casa degli orrori", e nessuno si azzardava a fare qualcosa che avesse potuto contraddirlo, e farlo partire così da Oltrenuvola. In quel momento, l'ometto si trovava all'entrata della porta, sempre con il suo sorrisetto inquietante dipinto sul volto: i bambini, però, sembravano esserne affascinati, piuttosto che spaventati, e si avvicinavano senza timore.
Link era trascinato da Zelda, che gli stava facendo fare il giro della città: la ragazza si era vestita da strega, con tanto di cappello sulla testa. L'abito che indossava era nero e bianco, e teneva nella mano destra un manico di scopa, così da sembrare una strega in tutto e per tutto. Link, invece, indossava un abito da vampiro: aveva i capelli tirati indietro, e sembrava che qualcuno gli avesse gettato in faccia un intero sacco di farina, da quanto era bianco in faccia. Zelda lo stava trascinando per tutta la città, dato che lui avrebbe preferito dormire, e così aveva fatto per tutta la mattina; era ancora mezzo assonnato, ma la bambina non aveva voluto sentire scuse.

- Hey Link! Guarda là... -

Disse Zelda, indicando un punto indefinito nel cielo. Link alzò lo sguardo nella direzione indicata dall'amica, notando il proprio Solcanubi venirgli incontro: si fermò a pochi metri da loro, spostando una tale massa di vento che entrambi i bambini furono costretti a alzare le braccia al viso per tentare di non cadere al suolo. Impennandosi sulle zampe posteriori, e agitando le ali con ampie falcate, il Solcanubi riuscì a fermarsi, fissando i bambini e facendo alcune smorfie, che potevano essere scambiate per un sorriso. Link, passata l'incertezza dei primi minuti, corse verso il suo Solcanubi, sapendo cosa doveva fare: si aggrappò al dorso dell'animale, salendo su di esso con un balzo. Poi volse la testa verso Zelda, tendendole la mano.

- Vieni Zelda! Facciamoci un giro tra le nuvole, prima che cominci la festa! -

- Ehm... -


Zelda era un po' insicura. Continuava a scrutare le nuvole, come a voler vedere se potesse arrivare anche il suo di Solcanubi: ma lei non aveva con lui un legame così profondo come era quello tra Link e il suo Solcanubi, o almeno, non ancora. Forse, non avrebbe mai stretto un legame così profondo con il porprio Solcanubi, come invece aveva fatto Link: sempre più spesso si ritrovava a fissare i due dalla finestra della sua camera, chiedendosi come fosse possibile una cosa del genere. Da sempre, aveva sentito che ci voleva del tempo, affinchè il Solcanubi si fidasse completamente dell'umano a lui destinato... Ma invece, Link sembrava ignorare questo passaggio: già dal loro primo incontro, il Solcanubi e il ragazzino erano risultati una cosa sola. Ma, la verità, era che Zelda era gelosa: gelosa del loro rapporto così profondo, che sapeva che lei non avrebbe mai stabilito con il proprio Solcanubi. Invidiava Link per il destino che gli era stato riservato, e, nonostante la sua amicizia con il bambino, non riusciva a fare a meno di chiedersi: "Perchè a me no?".

- Cosa c'é, Zelda? Ti senti poco bene? -

La ragazzina sussultó. Si era completamente dimenticato di Link. Si avvicinó a lui, afferrandogli la mano protesa e facendosi aiutare a salire sul Solcanubi.

- No, non é niente... Andiamo! -

Disse, con la sua solita allegria, cingendo la vita di Link con le braccia.

- Hey! Dove credete di andare voi due? -

Una voce anziana fermó i due ragazzini: voltandosi, Link poté vedere a chi apparteneva quella voce conosciuta: chi aveva parlato era stato un uomo, dalla lunga tunica rossa e bianca, senza piú neanche un capello in testa; le sopracciglia, forse un tempo bionde, come i capelli non piú visibili, si erano tinte di bianco, ed erano cosí vicine da sembrare una sola. Ció gli conferiva un'espressione sempre brusca, come se fosse perennemente preoccupato per qualcosa; il viso paffuto, però, contrastava con l'insieme, in modo che l'espressione del vecchio sembrasse un po'meno contrariata.

- Padre! -

Esclamó Zelda, scendendo dal Solcanubi con un balzo e correndo ad abbracciare il vecchio.

- Zelda, Link... Che pensavate di fare!? La festa è giá cominciata, non sparite a questo modo! -

Disse l'uomo, accarezzando i capelli della figlia, sempre con il suo cipiglio scuro in volto. Link scese dal Solcanubi, accarezzando il volto dell'animale e spronandolo a riprendere il volo. Lo fissó allontanarsi, e distolse lo sguardo soltanto quando fu troppo lontano per distinguerne la figura. Poi si voltó verso il padre di Zelda, accennando un sorriso.

- Ci scusi signore... -

Disse soltanto, rivolgendo poi lo sguardo in direzione della piazza: il gruppo di bambini aveva smesso di giocare, e ognuno stava fissando la casa fantasma; adesso la porta era aperta, e il venditore di maschere vi si trovava all'esterno, col suo solito sorrisetto in faccia. All'interno della casa, non vi era nessuna luce: solo il buio totale. Link deglutí, ma gli altri bambini non sembravano essersene accorti: continuavano a fissare la casa, come divertiti da quello che avrebbe potuto esserci all'interno.

- Non fa niente... Andate in piazza con gli altri: la casa fantasma é aperta ai visitatori, adesso... -

Disse il vecchio, staccandosi da sua figlia e dando una pacca sulla testa a entrambi. Poi li riaccompagnó nella piazza, proprio davanti alla casa degli orrori: dopodiché, fece un breve discorso sulle origini della festa di Halloween, e lasció che i bambini continuassero a giocare. Era ormai pomeriggio inoltrato, e le ombre cominciavano a farsi lunghe sul paesaggio: cominciava a farsi viva più gente intorno alla piazza, e anche i bambini cominciarono a avvicinarsi alla casa fantasma: il più alto e corpulento di tutti, un ragazzetto dai vivaci capelli rossi, si fece avanti per primo.

- Tsk... Immagino che ci saranno le solite cose, no? Scheletri finti, trappole non più profonde di qualche centimetro... Non mi spaventeranno per niente! -

Disse, con un'aria arrogante, convinto delle sue parole. Il venditore di maschere ridacchiò appena, per niente contrariato dalle parole del ragazzino.

- Non è quel che sembra... Prego, prego, entri pure! -

Disse, ridacchiando ancora, in modo estremamente inquietante. Bado deglutì, tutto il coraggio sparito in un sol colpo: per non farlo notare, si avviò di corsa verso l'entrata, incerto però sulle gambe.

- ... Non sarà nulla di che! I... Io non ho mica paura! -

Replicò il ragazzino, entrando nella casa. Gli altri bambini, si avvicinarono un po', incerti se seguirlo o meno: restavano sull'uscio, fissando le tenebre della casa fantasma; non si riusciva peró a vedere niente, e tutto quel nero metteva in soggezione chi lo guardava. A un certo punto, un urlo squarció il silenzio tenutosi fino ad allora, agghiacciando i presenti. Era stato Bado a urlare. Gli altri bambini cominciarono a ridere, alcuni addirittura con le lacrime agli occhi: l'idea de "Il Grande Bado" sconfitto cosí facilmente da un'attrazione Halloweenesca, li faceva ridere a crepapelle. Link, passati i primi attimi di confusione, si avvió a passo deciso verso l'entrata; guardó con aria di sfida il venditore di maschere, e oltrepassó la soglia.

- Link, d.. Dove vai!? -

A parlare era stato un ragazzetto della stessa etá di Link, un bimbetto alto e magro: aveva un' aria spaventata, e tremava dalla paura.

- Niente, Gentirosso... Vado a cacciare fuori dai guai quello lí! -

Disse Link con aria seccata, riferendosi a Bado. Poi si incamminó all'interno della casa, ma venne nuovamente fermato da qualcuno.

- Link, aspettami... Vengo con te! -

Era Zelda. La ragazzina corse verso di lui, afferrandogli il braccio e stringendolo con forza. Era visibilmente spaventata, ma non avrebbe mai lasciato andare il suo migliore amico da solo. Come minimo si sarebbe addormentato durante il tragitto!

- Grazie Zelda... -

Disse Link, sorridendole. Poi, seguito dalla ragazzina, si avviò all'interno, lasciando i suoi amici all'esterno, che ancora si chiedevano se entrare o no. Link sentiva il sorriso del venditore su di sè, la sua risata nella mente: nonostante questo, non vacillava neanche per un secondo. L'attrazione era stata sviluppata veramente bene: il buio che vi albergava diventava sempre più fitto, così da impedire al ragazzino la vista; a ogni passo, le assi del pavimento scricchiolavano, e un gran polverone si alzava dal pavimento, facendo tossire sia Link che Zelda. I due sembravano vagare senza meta, e nessuna delle "solite trappole" sembrava ostacolare il loro percorso. Link cominciava a perdere la pazienza, non riuscendo a trovare neanche il minimo indizio, o qualcosa che riuscisse a fargli vedere dove stesse andando: tutto ciò che faceva era brancolare nel buio, con Zelda al seguito; la ragazzina seguiva Link senza fiatare, sempre tenendo stretto il suo braccio, come se avesse paura di vederselo sparire da sotto gli occhi. La ragazzina deglutì, guardandosi attorno: non riusciva a vedere, niente, tranne l'oscurità incessante. Però, controllando meglio... Si poteva notare un leggero bagliore tra due fessure nel muro: Zelda tirò la manica a Link, costringendolo a girarsi e a guardare nella direzione che stava indicando con la mano.

- Link, guarda là! C'è qualcosa... -

Disse Zelda, con voce tremante: non era mai stata coraggiosa, come invece lo era Link; aveva sempre avuto paura delle cose che non sapeva spiegarsi, anche se ne era al contempo affascinata. Tutti quei misteri, si, la intimorivano, ma non riuscivano a tenere a freno la sua curiosità; per quel motivo, non appena accadeva qualcosa, Zelda era sempre nei paraggi, per saperne di più. Al contrario, Link preferiva passare il proprio tempo nei cieli, a dorso del suo Solcanubi; non si preoccupava troppo di ciò che avveniva a Oltrenuvola, o almeno, non quanto Zelda.
Link si girò verso la direzione indicata dall'amica, notando che effettivamente c'era qualcosa; sembrava una luce, proveniente da un'altra parte della casa: si avvicinò alla fessura, cercando di vedere cosa fosse.

- Hey Zelda... Avevi ragione, di qua c'è qualcosa! Sembra... Un corridoio, ed è illuminato! Se solo riuscissimo a attraversare questo muro, e arrivare dall'altra parte... -

Disse Link. Zelda, che intanto si era fermata ad osservare un quadro dall'altro lato della stanza, alle parole di Lik si riscosse: cominciò a correre verso il ragazzo, per vedere anche lei cosa ci fosse aldilà della fessura; ma, proprio nel centro della stanza, il pavimentò le crollò da sotto i piedi, aprendo una voragine di cui non si riusciva a vedere la fine.

- Aaaaaaaaah! Link, a-aiuto! -

Gridò Zelda, cercando di aggrapparsi come meglio poteva a una delle assi non ancora staccatasi dal pavimento: intanto, la voragine si allargava sempre di più, mentre una risatina incessante cominciava a fare la sua comparsa nella casa; una risata acuta, limpida, e per certi versi... Sembrava la risata di un pazzo. E, in quel momento, sembrava sancire il destino dei due giovani... Link, vedendo precipitare l'amica, si recò subito da lei, ma ormai la buca era troppo estesa per poterla attraversare: la ragazzina era ancora in bilico sull'asse, che minacciava di staccarsi da un momento all'altro. Così, il ragazzetto fece l'unica cosa possibile in quel momento: prese lo slancio e, con tutte le forze possibili, attraversò la voragine con un salto, ma il suo corpo di bambino non gli permetteva di coprire distanze troppo estese; riuscì a non precipitare nel vuoto afferrandosi a un vecchio tappeto, piuttosto resistente, trovandosi così nella stessa situazione di Zelda. La risata, ormai, aveva riempito l'intera stanza con il suo suono: sembrava preannunciare un fato terribile; a cui nessuno poteva sfuggire. All'improvviso, un forte terremoto scosse la casa, attraversandola da cima a fondo: l'asse su cui si trovava Zelda, giá poco resistente di per sè, si staccò definitivamente dai chiodi che la tenevano attaccata nel pavimento, facendo così precipitare anche la ragazzina. Quella lanciò un urlo, spaventata: non sapeva dove quella voragine l'avrebbe portata, quanto sarebbe stata profonda, o cosa ci sarebbe stato alla sua fine. Cadeva e cadeva, allontanandosi sempre più dalla sala principale della casa: non riusciva a distinguere quasi più niente, soltanto la sensazione di allontanarsi da quel suo mondo, il mondo "reale"...
***

Link riprese i sensi molto tempo dopo. Si rialzò tossendo, cercando di capire dove si trovasse: intorno a lui, l'ambiente era freddo e oscuro, e il ragazzetto non riusciva a vedere niente. Una volta in piedi, cominciò a brancolare nel buio, cercando un qualcosa che riuscisse a farlo uscire, o perlomeno che lo avrebbe aiutato a ritrovare Zelda: l'ultima cosa che ricordava, era una forte scossa, e la ragazzina che cadeva nella voragine... Poi, i ricordi di Link cominciavano a farsi più confusi: ricordava soltanto di aver provato una paura fortissima, alla vista della precipitazione di Zelda, e di essersi gettato senza alcuna esitazione, cercando perlomeno di attutirle la caduta... Ma poi si era fatto tutto scuro, e il ragazzino si era ritrovato in quel luogo sinistro. Un accesso di tosse più forte degli altri lo fece fermare: quando Link ritrasse la mano dalla bocca, riuscì a vedere, nonostante le tenebre, che era sporca di sangue: non troppo, certo, ma quel tanto che bastava per far rabbrividire il biondo. "Ma quanto era alto quel precipizio!?" si chiese, sconcertato, mentre puliva la mano sugli abiti. Il suo aspetto stravolto, e il sangue che impregnava parte dei vestiti, contribuivano a rendere più realistico il suo costume: in quel momento, sembrava in tutto per tutto un vampiro esangue, magari anche assetato. Ma, in quelle condizioni, Link si era completamente dimenticato della festività di Halloween, e pensava soltanto a una via di uscita, che però sembrava non esserci: il sentiero era tutto uguale, e non sembrava esservi via di uscita. Link stava cominciando a perdere la pazienza: forse Zelda era in pericolo, e lui se ne restava lì, impotente, senza riuscire a far niente! E anche Bado sembrava sparito... Link sbruffò, accellerando il passo fino a correre: non sarebbe cambiato niente, forse, ma veniva quasi "naturale" correre, in un luogo del genere. Correndo a più non posso, cercando di sfuggire a quel sogno diventato troppo vivido, Link attraversò molti metri, ma non se ne rese neanche conto: l'unica cosa di cui si rendesse realmente conto, era che... Il paesaggio non cambiava. Riusciva a sentire la fatica, le membra intorpidite dopo tanto movimento, ma non sembrava essersi mosso neanche di un centimetro. Che fosse opera di una qualche stramba magia? Eppure, solo la Dea Hylia sapeva usarla, la magia: era questo ciò che gli avevano insegnato i Maestri dell'Accademia. Ma allora, come era possibile? Non era certo una cosa normale. "Forse è solo un sogno troppo reale." Si disse Link, aggrappandosi a quella convinzione per non scivolare nell'oblio. "Forse sto ancora dormendo, e tra poco Zelda mi manderà contro il suo Solcanubi, per svegliarmi..." si disse, ansimando per la lunga corsa. Ma, dentro di sè, sapeva che non era così: era tutto reale, e lui ci avrebbe dovuto fare l'abitudine. Era tutto così strano in quel posto: non riusciva a trovare una spiegazione per nulla, e le domande cominciavano a farsi troppe. Cos'era in realtà quella casa? Ormai, era palese che non fosse una semplice attrazione Halloweenesca: c'era qualcos'altro sotto... Ma cosa?

- Oi Link! Da questa parte! -

Una voce distrasse il ragazzetto, perso nei suoi pensieri: al contempo, lo spaventò brutalmente, facendolo sospettare dell'ennesima trovata senza senso: che fosse soltanto un miraggio, o davvero c'era qualcun'altro, lì con lui? I capelli rossi vivido del ragazzo che lo chiamava, e l'espressione arrogante dipinta sul suo volto, sembravano dire tutto il contrario: ma chi poteva affermare, che non era altro che un sogno... O meglio, un incubo?

- Link, sei diventato muto per caso!? Aiutami, maledizione, sono bloccato! Ti sto praticamente pregando in ginocchio... Io, il grande Bado, chiedere aiuto a te... Sono disperato, mi capisci!? -

Inveì il ragazzo, mentre la sua espressione corrucciata passava all'esasperazione: sembrava addirittura che si stesse per mettere a piangere dalla paura, ma cercava in tutti i modi di nasconderlo; in fondo, Bado non era soltanto un pallone gonfiato, che pensava soltanto a sè stesso... Ma le sue qualità come persona, erano difficili da trovare. Link sospirò, avvicinandosi al ragazzo: ebbe anche modo di vedere che era rimasto incastrato sotto una zucca dalle enormi dimensioni, con una faccia piuttosto inquietante... Il ragazzino prese Bado per un braccio, tirando il corpo del suo compagno con tutta la sua forza: dopo alcuni attimi di tensione, in cui sembrò che nessuno sarebbe riuscito a spostare il rosso da lì, Link riuscì a tirare fuori il suo compagno dalla zucca, che andava spaccandosi in più pezzi; una nube nera uscì dalla bocca, avvolgendo sia Bado che Link.

- AAAAAAH! Che è 'sta roba!? -

Urlò Bado, dimenandosi a più non posso, e tendendo le mani davanti a sè, per non rischiare di inciampare da qualche parte. Link non rispose, cercando piuttosto un modo per sbarazzarsi di quella nube, che impediva la vista: cominciò a muovere l'aria con il proprio mantello, riusciendo così a disperdere la nebbia. Poi guardò Bado con aria esasperata, come a dire: "Non ci voleva certo un genio per arrivarci...". Il ragazzetto sbruffò, mentre le sue orecchie si facevano rosse per la vergogna: a passo veloce superò Link, afferrandolo per la collottola del vestito e trascinandolo.

- Vieni, dobbiamo trovare Zelda! So per certo che era con te quando sei entrato, non si stacca mai da te! Facesse così anche con me... No no, niente; dobbiamo trovarla, probabilmente starà piangendo da qualche parte! E, a quel punto, io sarò lì per consolarla, mentre tu non dovrai nemmeno farti vedere! Intesi? Ghghghg... Zelda ha proprio un buon profumo! Non è vero, eh, Link? Uhm... Siamo taciturni oggi, ho capito... -

Bado parlava a raffica, senza fermarsi neanche un momento: dopo le prime due frasi Link aveva smesso di ascoltarlo, facendosi ancora trascinare dal compagno. Almeno, non era più solo, anche se si era ritrovato proprio con il suo accerrimo nemico: infatti, era da praticamente sempre, che Bado sembrava avercela con lui, e ancora le ragioni non le sapeva. Ma, alla vista di Zelda, perdeva completamente la testa, e cominciava ad arrossire, balbettando peggio di Gentirosso; sembrava che la ragazzina gli facesse un strano effetto. "Probabilmente manifesta così la sua paura nei confronti di Zelda..." suppose Link. A un certo punto, Bado emise un grugnito, lasciando andare Link e tenendosi la testa con entrambe le mani: ma cos'era succeso? Spostandosi appena, Link riuscì a vedere la testa di una bambola a terra: proseguendo con lo sguardo, si intravedeva uno spiraglio di luce, e poi l'ombra di una ragazzina. Link alzò la testa, trovandosi faccia a faccia con una Zelda incollerita, e le orecchie particolarmente rosse: in una mano teneva il corpo di una bambola senza testa, e nell'altra il bastone coordinato con il suo vestito da strega, che stava agitando con aria minatoria.

- Ridillo un po' se hai il coraggio! E così io avrei bisogno di essere consolata, eh...! -

Riuscì soltanto a dire, avanzando con lunghi passi e schiaffeggiando il malcapitato Bado.

- Ahia! Ah, no, smettila! Scusami! -

Disse il ragazzo, con gli occhi lucidi. Link, intanto, assisteva alla scena impassibile, non sapendo se ridere o piangere. Zelda incrociò le braccia, mettendo il broncio: era un po' imbarazzata, ma capiva  che non era il momento di lasciarsi andare alle emozioni; prima, dovevano trovare il modo di uscire da quella casa, e avvisare gli altri del pericolo che correvano entrando in quel luogo.

- Forza ragazzi, in piedi! Sono arrivata qui tramite un portale... Forse ce n'è uno anche per il mondo reale! -

Bado sobbalzò. Davvero Zelda aveva detto "mondo reale"? Ma allora, quello in cui si trovavano a quel momento, che cos'era?

- Non sono sicuro di... Siamo ancora a Oltrenuvola, no!? -

Chiese, il tono della voce visibilmente più alto, a causa dalla paura. Zelda puntò i suoi occhi su Bado, scuotendo lentamente la testa.

- No, qui non siamo nel mondo reale... E'palese! Una casa normale non è... Così! -

Disse, allargando le braccia, e costringendo i due a vedere dove si trovavano: all'improvviso, sembrava che le tenebre si fossero diradate, e ciò che si parava loro davanti, in quel momento, era uno spettacolo raccapricciante. Dal soffitto pendevano bambole dall'aspetto inquietante, da cui gocciolava quello che sembrava... Sangue. Sul pavimento erano visibili le carcasse di uomini, e tutt'intorno, era lo stesso paesaggio dovunque. Link rabbrividì, mentre Bado si portò una mano alla bocca, cercando di soffocare i conati. L'espressione di Zelda si fece sofferente.

- Fineremo... Fineremo così anche noi, se non ci muoviamo! Dobbiamo uscire da qui... Solo allora saremo al sicuro! -

Gridò, prendendo per le maniche i ragazzini, e correndo verso la direzione da cui era arrivata. Questa volta, sembrava che ci fosse una strada ben definita, anche se per un tempo indefinibile, Link fu convinto che il paesaggio fosse quello e soltanto quello. Zelda correva senza sosta, spronando di tanto in tanto i due a continuare ad avanzare, senza lasciarsi sconvolgere dal macabro ambiente in cui si trovavano: ogni secondo che passava, però, le domande crescevano, e Link non faceva a meno di chiedersi perchè. Perchè in quella casa vi erano così tanti cadaveri? Qual'era la ragione a capo di tutto ciò? Improvvisamente, Zelda afferrò Link e Bado, cingendoli entrambi con un braccio: intanto, con l'altro, cercava di raggiungere uno strano cubetto argentato... Ma era situato troppo in alto, e la ragazzina dovette saltare per arrivarci. Appena Zelda riuscì a sfiorare il cubetto con la punta delle dita, il mondo sembrò capovolgersi: Link si sentiva come in limbo, tra un mondo e l'altro, e un pressante ticchettio batteva nella sua mente... Era decisamente fastidioso. Quando Link tornò con i piedi per terra, le ginocchia cedettero, ed egli cadde in avanti. Quando fu abbastanza in forze per guardarsi intorno, notò che sia Zelda che Bado erano nelle sue stesse condizioni. La ragazzina si tirò su a fatica, facendo leva sulle ginocchia per tornare in piedi.

- Siamo... Arrivati! Ci siamo... E'questo il posto in cui mi sono ritrovata dopo essermi separata da te, Link... -

Disse, ansimando un po' per il teletrasporto appena usato. Adesso, si trovavano in una stanza decisamente ristretta. Le pareti erano bianchissime, di una tonalità tanto chiara da accecare chi le guardava: nell'aria erano sospesi strani cubetti argentati, del tutto simili a quello di poco prima; nessun mobile, quadro o ornamento che sia, rivestiva la stanza, completamente spoglia. Zelda si avvicinò ai cubetti, osservandoli uno a uno: in tutto erano dieci, ed erano uno più luminoso dell'altro.

- Dobbiamo solo capire qual'è quello giusto... Da qui, potremmo finalmente tornare a casa! -

Disse, continuando a cercare. Intanto, Bado stava osservando il soffitto: a un certo punto, la sua espressione si fece sorpresa, e indicò qualcosa sul muro, esultando.

- Hey, guardate là! Ci sono delle scritte... Le indicazioni per uscire da qui! -

- Cosa? Davvero!? ... Bado, sei un genio! -


Disse Zelda, avvicinandosi e inclinando la testa, per poter vedere anche lei le scritte. Bado sghignazzò, fissando Zelda in modo malizioso.

- Eh eh... In fondo sono pur sempre l'inimitabile Bado! Potresti ripagare con un appuntamento, dolcezza! -

Fu questione di pochi secondi. Senza nemmeno sapere come fosse successo, Bado si ritrovò con una guancia dolorante, e le cinque dita di Zelda impresse sul volto: la ragazzina, invece, stava voltata contro il muro, visibilmente contrariata.

- Smettila di darti tutte queste arie... Non è il momento di fare discorsi del genere! Dobbiamo uscire da qui, riesci a capirlo o no? -

Disse, cercando di riprendere la calma. Link, intanto, stava fissando il soffitto, con le braccia incrociate dietro la testa, e cercando di leggere le scritte.

- ... "Se nell'oblio non vuoi finire, ciò che qui è riportato devi eseguire: se nel mondo reale vuoi tornare, a destra devi andare, e poi il secondo portale a destra sfiorare. Altrimenti, qui resterai, nella follia; qui vivrai, nella pazzia... Ma tu puoi decidere cos'è normale e cosa no? Non c'è nessuna legge che dice ciò, io proprio non la so. E se l'anormale, si nascondesse nel mondo reale? A te la scelta di tornare." ... C'è scritto così... -

Disse Link, un po' scioccato da quelle parole. Non era un indovinello, quanto un ammonimento: e se la scritta avesse davvero ragione, e il mondo reale fosse soltanto un'illusione? In fondo, non c'era niente che attestava cosa "fosse normale e cosa no", nessuno aveva deciso il perchè delle cose. Erano soltante quelle cose che si conoscevano da quando si aprono gli occhi la prima volta, da quando la mente comincia a collegarsi, e a esplorare il mondo...

- Link! Smettila di restare lì impalato! Noi ce ne andiamo! -

Bado e Zelda avevano già raggiunto il cubo, e stavano aspettando soltanto Link per tornare nella normalità. "No... Per tornare a casa!" pensò Link, correndo verso i suoi amici. Un bagliore bianco li avvolse nel momento in cui Zelda sfiorò il cubo, nell'esatto istante in cui Link si aggrappava alla capigliatura stramba di Bado, per non essere lasciato indietro: le sue proteste contro l'abuso dei suoi capelli seguirono Link fino agli angoli più remoti di Oltrenuvola.

***

La casa fu demolita il giorno dopo, come da accordo. Il venditore di maschere aveva fatto di tutto per impedirlo, ma gli abitanti non avevano voluto sentire nessuna protesta: non dopo le testimonianze di ciò che era accaduto ai bambini. Provavano per il venditore di maschere un timore incontrollato: erano rimasti scioccati da ciò di cui era stata capace la sua "attrazione", e non volevano più averci a che a fare. A nulla erano servite le proteste, le minaccie, addirittura le preghiere del venditore: gli abitanti si erano dimostrati fermamente convinti di voler demolire la casa degli orrori, senza preoccuparsi del valore che poteva avere per l'uomo. Il venditore aveva abbandonato Oltrenuvola, colmo di rancore e odio: avevano distrutto la casa dei suoi ricordi, la casa della sua vita... Avevano distrutto il progetto a cui stava lavorando da una vita.

"Tornerò sotto altre spoglie, e mi vendicherò! Tutti i miei studi... Tutti i sacrifici che ho dovuto fare... L'immolamento della mia intera famiglia, di popolazioni e villaggi, non andrà perduto così! ... Non avreste dovuto farlo..."
  
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