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Autore: Clarent di Avalon    29/10/2013    4 recensioni
[Dedicata a _Michiko_ e pit12]
Tratto dal testo "Mi trasportò a lungo in quel morboso diletto e perverso, mi costrinse a scendere dal ponte di pensiero che divideva il mio essere dalla mia essenza, mi trasformò in verità. Mi fece perdere la voglia di morte. Mi trasformò in qualcosa di buono. Mi uccise. Fece risalire il bene nel mio corpo già affetto dalla morte. Mi costrinse a vivere di luce riflessa e questo mi portò alla pazzia."
Alcune volte l'amore ti porta ad uccidere. Alcune volte l'amore ti porta a morire. Ma morire per amore significa uccidere il bene.
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LIKE AN APOCALYPTIC MONEY




Le presi il viso con forza, frenando l’impeto lussurioso e concentrandomi sulle sue labbra sottili. Tenevo la sua testa ferma ed il suo sguardo ancorato al mio. Era mia. Solo mia. Quell’abbraccio mortale m’impediva di dirle cosa provavo in quel momento, cosa realmente mi aveva braccato in quella presa d’amore che mi riusciva difficile spezzare, nonostante vedevo la infastidisse per eccesso, non per atto.


L’averla bloccata all’angolino, per guardarla solamente, per toccarle i capelli, per respirare il suo profumo, per averla, mi faceva sentire un animale che bracca la preda, e con calma ne conosce le interiora. Così io mi perdevo in quegli occhi di luce, ed il sole illuminava i miei, la metà oscura della moneta che cade, il lampo furioso dopo il fulmine sereno.


Come l’inizio e la fine, che intervallano i loro aspetti con il tempo, così noi ci guardavamo senza parlare, costatando che tutto quello che avevamo fatto fino ad allora era servito ad avvicinarci, a renderci partecipi di un universo incentrato sui sentimenti privati di una persona, e non sul gravoso compito che si posava sulla nostra schiena come un macigno che rotola fino alla fine della montagna e fatica a risalire.


Ingoiò nervosa, mentre io le lasciavo la testa e la spingevo indietro, intuendo che non sarebbe andata a finire bene. Forse la mia vena velata di insensibile realtà le avrebbe strappato quello che per una ragazza è più sacro, il suo essere pura, e il mio senso d’irrispettabile gaglioffo mi avrebbe spinto a farglielo pesare per tutta la vita, almeno finché essa fosse durata, ma quel giorno vidi qualcosa di diverso in lei.


Vidi il mio nemico.



M’innamorai del suo sguardo così limpido, così pulito, m’innalzai a qualcosa di più grande sentendola muoversi piano. Mi accorsi che il peccato stava per essere piantato nel suo corpo dal mio infausto essere.


Le ripresi la testa, e questo la infastidì ancora, ma lei lo voleva, lei lo desiderava, lei era come un cielo stellato che mi aveva strappato il sole, costringendomi a farlo.



Presi ad accarezzarle il collo, continuando a guardarla, sentendola venirmi vicino, poi successe.


Mi tirò uno schiaffo.


Improvvisamente il sole riprese la sua luce, e la note svanì limpida con esso.



Una nuova consapevolezza s’insinuò nella mia mente; poteva anche farlo, potevamo macchiarci. Ma lei sarebbe comunque rimasta il mio nemico. Sarebbe stata la mia nemesi fino alla fine. Mi avrebbe costretto a rifiutare il mio essere per pervenire al bene superiore, per vivere di felice stupidità. Ed io non potevo permetterlo. Io non ero mai stato così.


E macchiarla non m’impedì di morire.



Mi voltai col sorriso, e fui pronto a ricevere il secondo schiaffo, che invece si fermò a mezz’aria e divenne una carezza, poi un abbraccio, infine un bacio.


Mischiammo il nostro essere in quel giorno, mi lasciai trasportare in quell’abbraccio definitivo ed alla fine il mio trattenerle la testa divenne un gradito accenno d’impossibile percezione. Era semplice. Era bello. Era perverso. Era nemico. Mi trasportò a lungo in quel morboso diletto e perverso, mi costrinse a scendere dal ponte di pensiero che divideva il mio essere dalla mia essenza, mi trasformò in verità. Mi fece perdere la voglia di morte. Mi trasformò in qualcosa di buono. Mi uccise.


Fece risalire il bene nel mio corpo già affetto dalla morte. Mi costrinse a vivere di luce riflessa e questo mi portò alla pazzia.



Quando il respiro si calmò, quando la sentii fare il mio nome, quando la vidi alzarsi piangendo, allora capii. Era vero. Lei era il nemico.



Mi uccise. Ma non come un pugnale può uccidere un uomo, mi uccise come l’amore viene tolto da un corpo, come lo spirito viene esalato via. Mi disintegrò. Mi salvò.


«Mi.. Michiko» sussurrai piano, mentre cadevo all’indietro, saturo di luce.


«Shi» disse risoluta lei.


Fu allora che il declino dell’umanità prese piede, poiché quando Shi cadde lo spirito di Mavis prese possesso di Michiko, e questo portò alla serie di sfortunati eventi di cui questa storia prende parola.



L’inizio della fine.



Zeref e Mavis, Shi e Michiko; le due parti di una moneta che incessantemente era costretta a voltarsi in favore del vento che da sotto la faceva roteare. La quiete e la volontà, la forza e l’intelligenza: l’antitesi della vita ed il confronto con la morte.



***



Becky si voltò verso la finestra e vide il corpo di Shi cadere dalla stanza di Michiko. Sapeva quello che era appena successo, lei aveva letto la profezia su Fairy Tail, era solo la marcia che si bloccava a metà della parata, per retrocedere fino alla sua scomparsa o procedere fino alla sua vittoria.


Era un cambiamento; e Michiko ne faceva parte, mentre Shi non più.






NdA


Come promesso! Ecco qui la ShixMichiko che fa da preludio alla serie "Apocalyptica" e che pare lo scenario della metempsicosi di Fairy Tail (la trasmigrazione dell'anima dei pg principali nei pg originali che sono rispettivamente dei loro proprietari, e non miei).


Per facilitarmi la riuscita delle emozioni ho preferito usare un tono introspettivo in medias res ed in prima persona. Anche se le due cose stonano per definizione credo di esserci riuscito abbstanza bene.


Becky sa.


BeeGoblinwizard, si spera ancora per poco, TespidiIcaria


 

  
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