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Autore: slanif    30/10/2013    3 recensioni
Genzo/Karl
Mio fratello pensa che io sia scema, ma evidentemente non ha ancora capito con chi ha a che fare…
Io sarò pure la piccola di casa (anche se ormai ho sedici anni!), ingenua e carina, dal volto d’angelo, i capelli dorati come il grano e gli occhi azzurri come l’oceano, ma non sono cieca.
Posso essere sbadata, distratta, magari pure un po’ goffa, ma di sicuro sono una spanna sopra di lui in fatto di identificare amore nell’aria.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Piccola Di Casa Schneider
di slanif

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Mio fratello pensa che io sia scema, ma evidentemente non ha ancora capito con chi ha a che fare…
Io sarò pure la piccola di casa (anche se ormai ho sedici anni!), ingenua e carina, dal volto d’angelo, i capelli dorati come il grano e gli occhi azzurri come l’oceano, ma non sono cieca.
Posso essere sbadata, distratta, magari pure un po’ goffa, ma di sicuro sono una spanna sopra di lui in fatto di identificare amore nell’aria.
Pure la mamma ha avuto un sentore, e infatti l’altro giorno mi ha fatto, mentre prendevamo del latte caldo a metà pomeriggio sedute al tavolo della cucina: “Maria, tesoro… Karl a te non pare cambiato?”.
E’ stato sorprendente vedere che non ero l’unica ad essermene accorta. Ma d’altronde è così evidente…
“Un po’”, ho risposto laconica.
Se solo sapessi, mamma…
Sì, perché altra cosa che mio fratello non ha considerato è che io so chi è.
Non una bella ragazza tutte curve, magari pure un po’ scostumata (perché mio fratello è un gran pervertito!), ma un gran bel fusto giapponese dall’aria truce.
Oh, sì, caro il mio fratellone… so benissimo che la persona che ti ha fatto innamorare, cambiare e ammansire è proprio lui: Genzo Wakabayashi!
Chi l’avrebbe mai detto! Sento ancora gli urli della mamma per tutte le volte che sei tornato a casa pieno di lividi e graffi dopo aver fatto a pugni col portiere del Berna! E tutte quelle che dicevi contro Genzo a pranzo e cena?
Karl non è mai stato uno particolarmente loquace, ma contro Genzo partiva con una tiritera che non finiva più! Quando riuscivamo a vedere nostro padre, passavano tutto il tempo a parlare di Genzo, di come fargli goal ecc…
A pensarci adesso, forse avrei già dovuto capirlo, ma all’epoca ero troppo piccola per rendermi conto di una cosa del genere! Non mi interessava, avevo altro per la testa (Barbie, i Mini Pony e amenità simili, per intenderci…)!
Comunque: perché faccio tutto questo discorso? Perché sono qui, fuori dalla porta della camera di mio fratello, con un vassoio in mano dove dentro ci sono due tazze ricolme di cioccolata calda e dei biscotti.
Già…
Due.
C’è anche Genzo dentro. Karl lo ha invitato a pranzo: “Posso portare un amico, domenica, mamma?”. Già, un amico, proprio…
Comunque: che fare?
E se entro e stanno facendo… cosacce?
Aiuto! Che imbarazzo! Potrei sprofondare per la vergogna! Io ancora non so come funzionano certe cose, e non voglio saperlo così!
Busso piano, per la terza volta, ma per la terza volta non mi risponde nessuno.
Okay.
Respiro profondo.
Chiudo gli occhi fino a strizzarli, prendo coraggio, li sbarro e spalanco la porta.
E come volevasi dimostrare… stanno allegramente pomiciando tutti avvinghiati sul letto!
“MARIA!” la voce isterica e piena di imbarazzo di mio fratello mi perfora le orecchie mentre lo vedo alzarsi di scatto e buttare Genzo di lato sul letto, per toglierselo di dosso “Non si usa più bussare? Avevi la mano paralizzata?”, continua a sbraitare.
“G… guarda che io ho bussato tre volte!” rispondo, paonazza in viso, ma intenzionata a non farmi affibbiare colpe che non mi merito.
“Io non ho sentito niente!” ribatte Karl, col volto paonazzo tanto quanto il mio.
“Lo so bene, per questo sono entrata comunque! La cioccolata ormai è fredda!” ribatto.
Karl mi fissa a labbra serrate. Le porta sempre un po’ in dentro quando è in imbarazzo e non sa cosa dire.
Per vendetta alla sua ingiustificata aggressione potrei decidere di lasciarlo marcire nel suo malessere, ma io sono una sorella buona e carina e voglio andargli incontro. Anche perché se non dico niente, considerando la faccia che ha, mi sa che pure a Genzo viene un infarto…
“Comunque…” comincio piano, mentre poggio sul fondo del letto il vassoio rosso a pois bianchi che a mamma piace tanto. Pure le tazze sono hanno gli stessi colori, ma bianche con i pois rossi “Non ho visto niente che non mi immaginavo già faceste. Anzi! Sono contenta di non aver visto altro!”.
E esco dalla stanza mentre dietro di me sento solo silenzio.
Povero Genzo… e povero il mio fratellone! Magari ora si sarà reso conto che non sono più una bambina!
Comunque la sua espressione è stata troppo divertente… entrerò un’altra volta di schianto per rivederla! E’ sempre bello programmare degli scherzi un po’ bastardelli da fare al mio adorato fratellone…

**FINE**

   
 
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