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Autore: Irina_Yermolayeva    30/10/2013    1 recensioni
Ero in missione nelle vicinanze di New York quando vidi un aereo atterrare sulla pista dello S.H.I.E.L.D.
Era una pista che non veniva quasi mai usata, quindi rimasi per qualche momento interdetto nel vedere quel grosso uccello di metallo nero come un corvo e con lo stemma dell’organizzazione atterrare dolcemente sull'asfalto.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Wanderfull Family'
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La famiglia delle meraviglie




POV CLINT
Ero di nuovo in missione. Erano passati mesi dall’ultima volta che Fury me ne aveva affidata una. Erano passati mesi dalla battaglia contro gli alieni. Iron man aveva avuto il suo da fare con un terrorista spietato e la formula di Extremis, ma se l’era cavata bene. Io ero a casa in quel periodo. Avevo un’altra battaglia da combattere, una battaglia con i miei demoni interiori e dovevo occuparmi di una faccenda dolcemente complicata.
Ero in missione nelle vicinanze di New York quando vidi un aereo atterrare sulla pista dello S.H.I.E.L.D.
Era una pista che non veniva quasi mai usata, quindi rimasi per qualche momento interdetto nel vedere quel grosso uccello di metallo nero come un corvo e con lo stemma dell’organizzazione atterrare dolcemente sull’asfalto.
Mi guardai intorno e poi guardai l’ora. Era tardi e l’obiettivo non si era presentato. Dovevo dedurre che non sarebbe più arrivato. Avrei fatto rapporto e quale base operativa era più vicina alla mia postazione? Ovviamente quel misterioso aereo che era appena atterrato.
Scesi da quel palazzo su cui mi ero arrampicato e con il macchinone dello S.H.I.E.L.D. arrivai alla base aerea dove mi fecero passare senza problemi. Ero un agente di una certa fama dopotutto.
Parcheggiai poco distante dal velivolo e entrai nell’aereo attraverso la rampa di carico.
Dentro c’era una macchina dello S.H.I.E.L.D. e una corvette rossa. Non pensavo che lo S.H.I.E.L.D. usasse ancora quelle macchine. Dopo le macchine c’era una parete di vetro e di là sembrava esserci un laboratorio scientifico. Dentro c’era una coppia di persone che mi fissarono scioccate e uscirono venendomi incontro.
-non dovrebbe essere qui. Questa è una base di livello 7. Lei non è un livello 7, agente Barton.- disse la donna.
-lei si invece?- alzai un sopracciglio.
-sì. Non saremo dei pistoleri o combattenti esperti ma siamo abili in quello che facciamo.- puntualizzò l’altro.
Annuii:-devo parlare col vostro capo.-
-non può. Non è autorizzato.-
-devo aggiornare Fury e questa è la base più vicina al luogo della mia missione.-
Feci per salire la scala a chiocciola ma la donna si mise davanti:-non può salire.-
-impediscimelo.- dissi sentendo poi la voce dell’uomo che parlava ad una trasmittente.
-capo non parli. Abbiamo un problema. C’è qui l’agente Barton.-
Lo guardai aspettando. Perché ha detto di non parlare? E come si permetteva di rivolgersi così al suo capo? Chiunque fosse?
-lascialo salire.- disse una voce maschile.
-Ward?- chiese la ragazza.
-Ward.- ripetei io fissandola:-non è il vostro capo.- La superai e salii.
Aprii una porta e mi trovai davanti un uomo, Ward sicuramente, e due donne.
-sto cercando il vostro capo.-
-lo sappiamo.- rispose Ward annuendo.
-ma non dovresti essere qua Barton.- mi voltai verso la donna.
-agente May, se non ricordo male. Pensavo che fosse ad una scrivania dopo quello che era successo.-
-il capo ha cambiato idea.-
-ok e dov’è questo capo? Si nasconde?- li superai di qualche passo.
-ma chi è questo agente?- chiese l’altra ragazza.
Nessuno le rispose.
-allora grande capo? Fatti vedere.- dissi ironico.
-sono qui Barton.- si fece sentire una voce. Mi sentii mancare e poi lo vidi.
Scossi la testa indietreggiando di qualche passo.
-Clint...-
-sta zitto!!- urlai alzando un dito davanti a me.
-non voglio sentire una sola parola uscire dalla tua bocca. Men che meno il MIO nome!-
-mi dispiace. Vi serviva...-
-si! serviva. Ma non serviva più dopo che abbiamo vinto!- strepitai.
-non ho potuto dirti niente.- provò a spiegarsi.
-no! non è vero. Tu non hai voluto.- lo corressi.
-Clint...-
-non chiamarmi così.-
-ascoltami. Io avrei voluto farlo, ma Fury è stato irremovibile e poi non ne ho avuto il tempo. Mi hanno mandato a Tahiti per riprendermi e poi mi hanno dato quest’aereo e una squadra, non avrei potuto. Siamo sempre stati impegnati.-
-un messaggio! Una chiamata! Non ci vuole molto a scrivere un messaggio!-
-avresti davvero voluto saperlo in quel modo?-
-qualunque modo sarebbe andato bene se mi diceva che tu eri fottutamente vivo!!- cercai di non piangere dalla rabbia e dalla disperazione.
Lui non rispose fissandomi con il suo solito sguardo severo, quello da lavoro.
-sai, il confine tra i miei sentimenti è così sottile che non riesco più a ragionare e non capisco se ti odio o...- rimasi un attimo in silenzio.
-io lo so come sei prima ferisci e scappi, poi torni di nuovo.-
Lui scosse la testa ma io continuai imperterrito:-tu forse ti diverti, io invece per niente.-
-no Clint non mi diverto.-
Lo fissai con sguardo omicida.
-Barton.- si corresse.
- tutto quello che ho sbagliato lo so bene anche io ma non sono mai arrivato a sentirmi così tanto inutile e non mi sembra di meritare questo.-
-non lo meriti infatti, te l’ho detto...-
Non lo lasciai finire:- è vero è complicato odiarti nessuno al mondo può negarlo tantomeno oggi io, e... è vero è complicato amarmi nè io nè te ci riusciamo io da sempre, tu per niente... ma qualcuno c’è riuscito. Qualcuno a cui ho dovuto dire che eri morto. Qualcuno che ha avuto la forza di consolarmi quando io avrei dovuto consolarla. Qualcuno che da quando sei morto mi ha dato un motivo per andare avanti.-
Mi fissò spalancando gli occhi.
-per fortuna Alice ha me e Natasha. Ora soffri. Tocca a te soffrire adesso.- mi frugai in tasca. Sentii due pistole che venivano estratte, ma non gli diedi peso. Tirai fuori una piccola fotografia e la buttai sulla scrivania con un colpo secco:-soffri bastardo.- sibilai e lasciai la foto lì e mi voltai per tornare alla macchina. Non avrei mai dovuto entrare in quell’aereo.
Quasi stavo meglio quando credevo che fosse morto.
-CLINT!- lo sentii avvicinarsi velocemente. Mi voltai e gli diedi un pugno in faccia che lo fece cadere a terra.
-Clint non esiste più. È morto con Phil Coulson un anno e nove mesi fa.-
Lui si alzò di scatto e si mise davanti alla porta.
-levati o ti uccido.-
-non dici sul serio.-
-non mi mettere alla prova.-
-Clint capisco che tu sei arrabbiato ma possiamo parlare un attimo?-
-e di cosa vuoi ancora parlare?-
-di lei magari!- esclamò facendomi vedere la foto che gli avevo messo sulla scrivania.
Sorrisi appena:-ha la tua bocca... e i miei occhi. I capelli li ha presi da Nat. Meno male.- risi appena e poi mi zittii all’improvviso.
-Hanno utilizzato...-
-certo che lo hanno utilizzato. Ci sono altri modi? Non ti sei accorto che mentre eri convalescente qualcuno si è avvicinato e ti hanno fatto un servizietto? E io che mi sono chiesto come hanno fatto ad avere il tuo DNA fresco.- feci un’altra risata amara.
-e Natasha....-
-sì. Sono stati nove mesi terribili a sentire lei. Ma farebbe di tutto per non vedermi soffrire. Al contrario di qualcun altro.-
-Clint.-
-ora basta. Devo tornare da lei. Se non torno per cena piange.-
Si fece da parte ed io passai lasciandoli soli e correndo a casa dalla piccola Alice.
 
 
POV PHIL
-si può sapere chi era questo tipo?- chiese Skye.
-Occhio di Falco. Uno dei vendicatori che ha combattuto contro gli alieni.- rispose Ward.
-no.- intervenne Phil guardando la piccola foto:-lui è mio marito.- alzò lo sguardo e fissò la porta.
Skye e Ward spalancarono la bocca scioccati.
-va da lui. Va da loro.- disse invece l’agente May.
Lui annuì e scese di corsa prendendo Lola.
 
 
POV CLINT
Ero a fare la doccia, Alice era di là che giocava con Nat.
Non sentivo cosa stava succedendo nell’altra stanza, ero troppo impegnato a non sentire i pensieri nella mia testa, ero troppo impegnato a cercare di non piangere.
 
 
POV PHIL
Da tempo non tornavo più nella mia casa. Fury me lo aveva proibito. Era come se avessi ricominciato un’altra vita e non dovevo più tornare sui passi della vecchia, delle persone che conoscevo prima.
Tirai fuori le chiavi di casa sperando che Clint non avesse cambiato la serratura e la inserii nella toppa.
La girai senza sforzo, non aveva cambiato nulla.
La porta si aprì lentamente, guardai all’interno e trovai Natasha che mi fissava senza espressione e una piccola bambina dai capelli rossi e gli occhi azzurri, come quelli di suo padre.
La piccola si voltò verso di me, ancora sulla porta poi lasciò cadere il giochino che Nat le aveva appena dato e mi corse incontro stringendomi forte la gamba e urlando:-papà!-
Rimasi sbigottito e impalato a fissare quella bimba che mi fissava felice con i suoi occhioni.
Mi risvegliai subito e sorrisi prendendola in braccio:-ciao piccola.-
Feci qualche passo e poi chiusi la porta alle mie spalle.
La bimba, Alice, mi strinse il collo con le sue piccole braccine e posò la bocca sulla mia guancia in qualcosa di simile ad un bacio.
-ciao Natasha.- salutai la donna che continuava a fissarmi.
-Coulson.- rispose lei incrociando le braccia al petto. Aveva ancora in mano il giochino della bimba.
-ti trovo bene.-
-già. È stato meno difficile di quanto avevo immaginato.-
-ho sempre pensato che saresti stata un’ottima madre.- dissi piano.
-il lavoro grosso lo fa Clint e poi è un po’ figlia di tutti alla base. Thor diventa matto, per non parlare di Stark. Anche la Hill si addolcisce quando la vede.-
Sorrisi guardando con orgoglio quel piccolo esserino:-ha una bellissima famiglia.- sussurrai.
-una famiglia incompleta.-
Guardai la rossa che mi fissava in modo apatico. Non mostrava né odio, né rabbia. Niente.
-mi dispiace.-
-non devi scusarti con me. abbiamo sofferto tutti ma qualcuno più di altri.-
-ci ho provato...-
-non abbastanza.- mi interruppe.
-è per questo che sono qui.-
Lei annuì e poi bussò alla porta del bagno da cui proveniva il rumore dello scrosciare dell’acqua:-Clint! C’è qui una persona.-
Dopo poco la porta si aprì e ne uscì lui, l’uomo della mia vita, l’uomo che ho sposato.
Aveva solo l’asciugamano in vita ed era ancora tutto bagnato.
Mi fissò senza espressione:-non saresti dovuto venire.-
-si che dovevo.-
-no, non avevi il diritto di rovinare la vita a tutti. Soprattutto oggi.-
-perché?-
-non vorrei che Alice si facesse strane illusioni.-
-non lo permetterò.-
-lo stai già permettendo, facendole credere che farai di nuovo parte della nostra vita.- lui fece qualche passo avanti.
-non lo farai. È troppo impegnativo fare il padre e tu hai la tua squadra 24 ore su 24. Non ci sarai mai.-
No, non potevo permettermi una cosa del genere. Guardai la piccola che mi fissava con il suo sguardo così dolce e quasi supplicante poi tornai a guardare Clint. Aveva gli occhi lucidi e sembrava voler dire qualcosa di difficile.
Chiuse gli occhi e due lacrime scivolarono impietose poi la sua voce mi tolse il respiro:-vattene.-
Alice si mise a piangere e Clint aprì gli occhi avvicinandosi a lei che allungava le braccia verso di lui.
La prese in braccio stringendola a se e si allontanò da me, di nuovo.
Alice posò una piccola manina sulla guancia di Clint.
Era la scena più bella e dolce che avessi mai visto, non avrei mai e poi mai potuto andarmene.
-non posso.- sussurrai trattenendo l’emozione.
-perché?-
-perché c’è una sola cosa più bella di te, Clint, e siete voi due.- mi avvicinai e, prima che lui potesse fare qualcosa per allontanarmi, li strinsi forte e lo baciai posando la mano sulla guancia dove c’era anche la mano di nostra figlia.
Quando ci separammo lo guardai sperando che lui mi avesse perdonato.
Sì, lo aveva fatto. Si vedeva nei suoi occhi.
Sorrisi e sorrise anche lui, un piccolo sorriso. Alice invece rideva facendo pernacchie.
-questa è opera di Stark.- borbottò e io risi:-lo immaginavo.-
-mi è mancata la tua risata. Mi è mancato tutto di te.- sussurrò.
-anche tu mi sei mancato.- lo strinsi dandogli un bacio sulla fronte.
-comunque; è mai possibile che appena mi vedi, mi devi spogliare?- disse guardandomi sorridendo.
Nat rise appoggiandosi al muro.
-cosa?- non capivo.
-quando ti sei avventato su di noi, hai fatto cadere l’asciugamano.-
Lo fissai abbassando lo sguardo:-oh.- mi chinai a raccoglierlo sentendo salire l’imbarazzo di entrambi.
Era passato tanto tempo da quando ho avuto un rapporto con lui o con chiunque altro e così, capii, era anche per lui.
Mi rialzai in fretta e glielo legai di nuovo in vita.
-è meglio se mi vesto prima che arrivino gli altri.- mi diede in braccio la piccola.
-gli altri?- chiesi non capendo.
-sì. Se Rogers mi vede di nuovo nudo temo che dovremo scavargli la fossa e Stark non smetterebbe di ridere.- disse con nonchalance andando in camera.
-cosa? Steve ti ha visto nudo? E quando?-
Li sentii entrambi ridere e poi risi anche io. Mi erano mancati quei due che non facevano altro che prendermi in giro.
-comunque perché vengono?- chiesi a Nat che mi prese la piccola dalle braccia perché si stava dimenando.
-perché oggi Alice compie un anno. Facciamo una festa tutti insieme.  Vengono anche Fury, la Hill, Jane e Darcy. Oh da quando sei morto è diventata la segretaria di Clint. Non immagini neanche la folla che c’è fuori dall’ufficio per vederli battibeccare.- rise.
Io l’ascoltai cercando di assorbire quanto più possibile.
-e da quando Clint ha una segretaria?-
-sono cambiate molte cose.- annuì.
-aspetta! Hai detto che è il suo compleanno?- questo messaggio era stato recepito con un po’ di ritardo. Troppe cose tutte insieme.
-sì. Un anno. È un giorno importante.-
-non ho nessun regalo per lei!- esclamai terrorizzato.
-ma sei scemo?!- Clint ci raggiunse, mi voltai verso di lui che continuò:-tu gli hai fatto il regalo più bello del mondo. Le hai ridato un papà.-
Sorrisi appena.
-sono poche le persone che hanno due papà e una mamma.-
-non chiamarmi così o ti uccido.- sibilò Natasha.
Clint rise e poi corse ad aprire la porta alle persone che avevano appena suonato.
-sono arrivati tutti insieme.-
-meno male. Almeno la scena di “è ancora vivo!” la si fa una volta sola.- sorrisi.
La porta si spalancò e il primo ad entrare fu Tony:-dov’è la nostra mascotte?!-
Alice urlò contenta e rise.
Subito dopo di lui entrò Thor:-buon compleanno principessa di Midgard!-
Dopo di lui entrò Pepper che brontolò a Tony:-Alice non è una mascotte!-
-Stark sei sempre il solito!- gli fece eco Cap.
Poi arrivarono anche Bruce, Fury e la Hill.
Erano così impegnati a fare gli auguri alla piccola che ci misero un po’ ad accorgersi della mia presenza.
Rimasero tutti in silenzio fissandomi.
-Coulson! Che diavolo ci fai qua! Loro non dovrebbero saperlo!- sbottò Fury.
-già. Ma non mi dispiace di essere qui con mia figlia e mio marito.- replicai.
-oh Phil!- Clint mi si lanciò addosso baciandomi.
-anche Alice è una supereroina. Ha il potere di realizzare i sogni.- disse felice Pepper stringendo il braccio del compagno.
-e la famiglia è finalmente al completo.- sorrise Cap.
 
 
 








 
 
*alcune frasi di Clint sono prese da due canzoni di Tiziano Ferro
**la storia di Darcy segretaria di Phil è l’head canon di Alley u.u
   
 
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