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Autore: Miriel_93    31/10/2013    1 recensioni
Per poter andare avanti, bisogna riuscire prima a far pace con il proprio passato.
Solo allora il futuro si snoderà davanti ai nostri piedi.
Nota (su consiglio di Solandia -> thank you very very very much): la mia ff si basa principalmente su quanto accade nell'anime dato che, purtroppo, ancora non sono riuscita a leggere tutto il manga per mancanza di tempo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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capitolo due.

Kenshin

La mattina arriva prima del previsto e dopo aver piegato il futon mi dedico, ancora mezzo assonnato, ai miei soliti compiti. Faccio il bucato e lo stendo al sole, scendo in paese a fare compere e comincio a preparare il pranzo. Yahiko e Kaoru si allenano nel Dojo. A volte sento la voce di Kaoru che rimprovera il suo allievo.
Svolgere tutte queste mansioni non mi pesa. È l’unico modo che ho per ripagare Kaoru per la sua ospitalità. Poco a poco mi sto lasciando alle spalle anche l’identità del samurai vagabondo.
Quando entro nel Dojo per informare Kaoru e Yahiko che il pranzo è quasi pronto, mi soffermo un istante a guardarli combattere. Yahiko arretra sotto i colpi del bokken di Kaoru. I capelli le ondeggiano lungo la schiena, raccolti in una lunga coda corvina. La pelle, ricoperta da un sottile strato di sudore, sembra brillare.
Il mio cuore si contorce mentre seguo i suoi movimenti decisi.
Yahiko inciampa nei propri piedi, perde momentaneamente l’equilibrio e l’ennesimo colpo di Kaoru lo manda a sedere sul pavimento lucido del Dojo.
«Non ci siamo proprio!» Lo rimprovera Kaoru, scuotendo la testa.
Recupero due asciugamani appesi vicino alla porta e mi avvicino per porgerli a entrambi.
«Ah, Kenshin. Grazie», dice Kaoru, prendendo un respiro profondo.
«Prego. Il pranzo è quasi pronto», comunico, sorridendo.
«Sì, arriviamo», risponde Kaoru, mentre Yahiko recupera fiato, passandosi l’asciugamano sulla faccia e sulla nuca.
Torno in cucina a controllare a cottura del pranzo.
Più tardi, mentre sto servendo Kaoru e Yahiko, Sanosuke fa la sua puntuale apparizione.
«Come farai quando Kenshin sarà a Kyoto?» Lo prende in giro Yahiko,  puntandogli addosso le bacchette.
«Kenshin va a Kyoto?» Chiede Sano, a bocca piena, guardandomi.
«Ho una cosa da sistemare», rispondo, sorridendo con aria di scuse.
«Non avrai intenzione di andare a rischiare la pelle un’altra volta!» Esclama Sanosuke.
«No, non è niente di pericoloso», gli assicuro.
«In ogni caso lo terrò d’occhio io», interviene Kaoru, infilandosi in bocca un pezzo di carne.
«Questo significa che non cucinerai tu, nel frattempo», nota Sano, con un sospiro di sollievo. Vedo Kaoru sforzarsi di non infilargli una bacchetta nell’occhio, il suo sopracciglio agitarsi nel tentativo di mantenere la calma. «Comunque non è giusto, potevi avvisarmi», protesta Sanosuke.
«È stata una decisione improvvisa, e poi non è nulla di importante», rispondo, prima di ricominciare a mangiare.
«Mh. Quando partite?» Chiede.
«Io…ecco, non saprei», borbotto.
«Mancano due giorni all’inizio delle celebrazioni per la Festa delle Lanterne. Direi che possiamo partire già domani», risponde Kaoru al mio posto, prendendo un sorso di tè.
«Domani, uh? Quanta fretta», la stuzzica Sano. Non è una novità che tutti sospettino che tra me e Kaoru ci sia una relazione. Ma i sospetti sono una cosa, la verità, purtroppo, è un altro paio di maniche.
«Kenshin vuole essere a Kyoto per la Festa delle Lanterne, non si tratta di fretta», replica, nel modo più calmo possibile.
«Ho capito, ho capito. Beh, suppongo che mi toccherà andare all’Akabeko, allora», dice Sanosuke.
«Vedi di pagare, e non di lasciare il conto aperto a mio nome», lo rimprovera Kaoru, con un’occhiataccia.
Sanosuke si limita a fingere di non averla sentita.
 
Finito il pranzo Yahiko e Kaoru si riposano un po’, mentre io rimetto in ordine. Sanosuke mi gira intorno, chiedendomi com’è possibile che il leggendario Battōsai si sia ridotto a fare le pulizie.
«Sano, è l’unico modo che ho di ripagare Kaoru della sua ospitalità. E poi non mi pesa così tanto, davvero», tento, nonostante abbia cercato di spiegarglielo più e più volte, senza nessun risultato.
«Bah, continuo a non capirti», si arrende, allargando le braccia. Un momento di silenzio. «E questa storia che te ne vai a Kyoto? Solo soletto con Kaoru? Uh?» Dice, assestandomi una gomitata che mi fa quasi cadere i piatti lavati e asciugati dalle mani.
«Smettila, Sano. Non le ho chiesto io di accompagnarmi. Anzi, avrei preferito andare da solo, ma sai anche tu che dirle di restare qui è fiato sprecato. Specialmente dopo l’ultima volta», rispondo, sistemando i piatti al loro posto.
«In effetti. Ma si può sapere che diavolo devi andare a fare a Kyoto? Per di più proprio durante la Festa delle Lanterne?» Mi chiede, appoggiandosi al muro.
Capisci il valore della solitudine quando hai un segreto che non vuoi confessare.
«Non è niente di che», taglio corto.
«Allora perché ci tieni tanto?» Incalza.
«Sano, non c’è bisogno di preoccuparsi, sul serio», ribadisco.
«Andiamo, Kenshin!» Continua.
«Sano!» Chiama Yahiko.
Capisci l’importanza di avere degli amici quando sei con le spalle al muro.
«Che vuoi, moccioso?» Risponde Sanosuke, interrompendo l’assalto. Tiro un sospiro di sollievo e finisco di sistemare i piatti.
«Kaoru vuole che io mi alleni con te, dice che confrontarmi con stili diversi mi aiuterà a migliorare», confessa Yahiko, di controvoglia. È chiaro che piuttosto che ammettere di aver bisogno di Sanosuke digiunerebbe una settimana.
Mugugnando contrariato, Sanosuke segue Yahiko verso il Dojo. Sono salvo, per il momento.
 
Il pomeriggio scorre tranquillo mentre gli altri sono impegnati ad allenarsi e io a giocare con le nipotine del dottor Gensai, Ayame e Suzume, che poi si offrono di aiutarmi nel preparare la cena, occupandosi degli onigiri.
Anche la cena si svolge come al solito, con Yahiko e Sano impegnati a litigarsi l’ultima polpettina di riso impastata dalle bambine. Kaoru non può nemmeno protestare quando quei due definiscono l’opera di due bimbe migliore dei suoi tentativi. Non vuole certo offendere Ayame e Suzume.
Dopo cena restiamo seduti a chiacchierare, mentre le bambine si addormentano vicino al dottor Gensai, che le riporta a casa poco dopo con l’aiuto di Megumi.
Mentre pulisco, Kaoru decide di darmi una mano, mentre Yahiko si addormenta sul tatami e Sanosuke prende una boccata d’aria in giardino.
«Partiremo domani mattina, che ne dici?» Mi chiede Kaoru, mentre mi passa i piatti sporchi.
«Per me è perfetto, Kaoru-dono», rispondo, con un sorriso.
«Ottimo. Però non troppo presto, devo ancora sistemare alcune cose e assicurarmi che Yahiko non faccia danni» aggiunge, con un lieve rossore sul viso.
«Non ci sono problemi», le assicuro, mentre lavo accuratamente un piatto alla volta.
Lo nascondo, ma sono preoccupato. Capisco perché Kaoru non vuole lasciarmi andare da solo. Dopo lo scontro con Makoto Shishio non è certo una reazione strana. Solo che avrei di gran lunga preferito tenere Kaoru fuori da quella parte della mia vita, una parte che nemmeno io ricordo volentieri.
Una volta lavati, asciugati e riposti i piatti, Kaoru, Sanosuke ed io ci concediamo una tazza di tè al gelsomino, seduti sotto il portico, finché il nostro amico non se ne va, promettendo di passare a salutarci prima della partenza.
Svegliamo Yahiko perché vada a stendersi sul suo futon e ci ritiriamo ognuno nella propria stanza. Rimasto solo preparo l’essenziale per il viaggio, imponendomi di non lasciare che l’imprevista presenza di Kaoru mi turbi. Provo qualcosa di estremamente forte per lei, ma non posso permettermelo. Non posso permettermi di essere felice, non così tanto. Più volte ho pensato che, forse, era meglio andarmene e lasciare che Kaoru tornasse alla sua vita di tutti i giorni. Solo un cieco non si sarebbe accorto dei suoi sentimenti per me. Eppure, fino a quel momento, ero stato così egoista da non riuscire a riprendere il mio vagabondare.
Allontano quei pensieri e mi infilo lo yukata, preparandomi a dormire. Depongo la sakabato vicino al futon, come sempre, e mi infilo sotto le coperte, chiudendo gli occhi. Ma la mia mente è decisa a non lasciarmi dormire. Non subito, almeno. Prima o poi anche lei crollerà sotto il peso della stanchezza, allettata dal silenzio della notte e dalla promessa di un po’ di riposo.
E appena il sonno arriva, il muro che tiene lontani i miei ricordi cede.


***L'angolo di Miriel_93***
Ebbene, ecco anche il secondo capitolo, sempre dal punto di vista di Kenshin ^^ 
Non importa se nessuno ha recensito o se il numero di visite rispecchia solo quanti di voi hanno aperto la mia storia e poi non l'hanno letta, anche se spero che a qualcuno di voi sia piaciuta ^^
A breve posterò anche il terzo capitolo. Vi anticipo solo che sarà dal punto di vista di Kaoru ^^
Beh, alla prossima, e buona lettura! ^^

 
  
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