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Autore: Rin_Chan64    31/10/2013    1 recensioni
{[Prima in Fandom]}
"Si coricò sulla neve e cominciò a piangere. Le sue lacrime si gelavano. Chiuse gli occhi e rimase lì immobile. La neve continuava a scendere senza fermarsi."+
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Himaruya Hidekazu; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Russia approva questa Fanfiction e dice che i Girasoli sono molto belli e che devi recensire. Quindi il seguente testo ti deve piacere, altrimenti...

Il Girasole
 
Bianco. Tutto bianco. Tutto maledettamente bianco.
Lui era stanchissimo di camminare. Ma, d’altronde, era stata una sua scelta andarci tutti i giorni. Arrivato in cima, ripose la sua opera d’arte nel terreno e si inginocchiò nella neve. Continuò a guardare i candidi fiocchi che cadevano, lì sopra e là sotto. Ne guardò uno in particolare. Lo seguì nel suo tragitto fino a quando il fiocco si confuse tra gli altri, lì giù, tra la neve sotto la collina. Ad un certo punto l’uomo sobbalzò. Si sporse dalla collinetta. Lì, proprio dove il fiocco di neve era caduto, vide qualcosa di molto familiare. Non era una delle sue opere, era qualcosa di vero.
Scese la collina di corsa e andò a guardare. Si inginocchiò e lo osservò da vicino. Era vero. Ma era morto. L’uomo abbassò la testa, si alzò ed indietreggiò molto lentamente, tenendo sempre la testa bassa. Restò fermo in quella posizione, come per rispetto del povero fiore, poi se ne andò. Si allontanò di parecchi passi e si fermò, sedendosi nella neve. Ne scostò un pochetto nel punto alla sua sinistra. Ne afferrò una manciata, si alzò in piedi e rimase a contemplare le sue mani piene di neve. Poi la lanciò lontano. Ne afferrò un’altra manciata e la scagliò ancor più lontano.
-Stupida… Stupida, stupida neve!- Urlava mentre continuava a lanciarne delle altre.
Si coricò sulla neve e cominciò a piangere. Le sue lacrime si gelavano. Chiuse gli occhi e rimase lì immobile. La neve continuava a scendere senza fermarsi.
Il giorno dopo salì di nuovo sulla collina e piazzò un’altra delle sue odiosissime opere d’arte nella cima, quando sentì qualcuno che lo chiamava da lontano.
L’uomo corse di nuovo giù dalla collinetta, come se quello che lo stava chiamando avesse il tempo contato. Inciampò diverse volte durante il percorso, ma si rialzò senza perdere tempo.
-R… Rhh…- continuava a chiamare la flebile vocina, quasi scomparendo.
-Noooo!!! Nooo!- urlava lui, come se avesse la sensazione che quello che parlava stesse per morire.
Arrivò nel punto da qui proveniva la voce e non trovò niente di niente. Tornò indietro intuendo ciò che era successo.
Camminava molto lentamente e ci ripensò diverse volte prima di allontanarsi troppo.
Le sue giornate erano sempre molto tristi, anche se non era mai successa una cosa del genere. Passava il tempo a pensare a quanto era solo e a bere un sacco di cioccolata calda e di Vodka per riscaldarsi.
Il giorno dopo quasi non voleva uscire a portare la sua dettagliata opera d’arte, come se fosse lui a causare tutti quegli orribili eventi. Ma uscì lo stesso, facendosi coraggio, ma quella volta non successe assolutamente niente.
Allora andò nella sua parte di neve preferita. Non esattamente preferita, ma uno spiazzo di neve ove di solito andava a pensare. Non lo aveva tracciato mai con il dito, né con un bastoncino, semplicemente si ricordava dove fosse quel cerchio di neve e ci andava, anche se in quel periodo preferì stare da qualche altra parte.
Guardò un punto casuale nella neve. “Cosa devo fare?” pensò.
Come se qualcuno lo avesse sentito, dalla neve sbucò qualcosa che lo lasciò a bocca aperta.
-Non… Che… Che cosa?- riuscì a dire, mentre guardava da vicino quello che era spuntato dal suolo innevato.
Il fiore lo guardava. Lui si spostava, e il fiore continuava a guardarlo. Lui trovò molto inquietante questo fatto, ma rimase lì a fissarlo per molto tempo. Poi se ne andò, talvolta guardando indietro. Il fiore era sempre lì che lo fissava, con quel suo unico, grande occhio marrone.
Il giorno dopo l’uomo non volle tornare nella sua parte di neve. Andò sulla cima della collina a posizionare la sua altra opera d’arte, ma non ne volle sapere di andare in quel piccolo spazio. Temeva che il fiore fosse morto o che fosse solo un’allucinazione. Ma, il giorno successivo, riuscì ad avanzare verso quella parte di neve: il fiore era ancora lì, che lo fissava. Lui si spostò di un passo a sinistra, il fiore lo seguiva con lo sguardo.
Quando lui arrivò vicino al fiore sentì un caldo improvviso. Guardò in alto, sperando che fosse arrivato il sole per sciogliere quell’ammasso di neve e ghiaccio, ma in cielo c’erano solo delle nuvole molto grandi e grigie che continuavano a far cadere neve. Guardò di nuovo in basso, deluso, ma dietro di sé vide tantissimi di quei fiori che lo stavano fissando. Giunse alla conclusione che quelle erano di sicuro allucinazioni. Ad un certo punto, cominciò ad illuminarsi. Sì, Russia si illuminava di una luce molto intensa. Altri Girasoli continuarono a sbocciare, uno dopo l’altro, e continuarono a guardarlo.
Allora Russia capì e, guardando in alto, urlò:
-Sono io il Sole!
  
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