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Autore: Matt94Black    31/10/2013    2 recensioni
Jake Taylor è un ragazzo di 17 anni con un grave problema: da ben 11 anni, è costretto a muoversi su una sedia a rotelle a causa di un tumore alla base del midollo spinale. Nel giorno della sua operazione, la madre lo portò nell'ospedale più efficiente della sua città, un piccolo paese situato nel Michigan, dove conobbero il dottor Cramad, che si sarebbe dovuto occupare di persona del problema di Jake. Ma non fu una normale operazione, perchè, da quel giorno, la vita di Jake cambiò drasticamente.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Verso le 6 di mattina, in una casa in un piccolo paese del Michigan, Jake si era appena svegliato; egli era un ragazzo di 17 anni, con i capelli neri e gli occhi verdi, e frequentava il liceo. In quel momento, sua madre entrò nella sua stanza ed esclamò: -Ah Jake, vedo che si sveglio!-. Lei si chiamava Margaret e aveva quasi quarant'anni, anche se ne dimostrava una trentina; i suoi capelli erano castani e gli occhi verdi, proprio come quelli del figlio. Quando entrò nella camera del figlio, indossava un abito blu scuro a pois bianchi, abbinato a delle scarpe basse, di una tonalità leggermente diversa dal colore del vestito. Quindi, Jake si tolse le coperte e la madre lo aiutò a farlo sedere sulla sua sedia a rotelle, dopo avergli fatto indossare una T-shirt verde, un paio di jeans e le sue All Star nere. Proprio così: Jake era costretto a muoversi su una sedia a rotelle da 11 anni a causa di un tumore in stadio precoce alla base del midollo spinale. Nel mentre, la madre gli disse: -Oggi è il giorno dell'operazione. Come ti senti?-. Jake dopo un momento di silenzio, rispose: -Penso che andrà bene, anche se sono un po' teso. Dopo tutto, si parla pur sempre del mio corpo!-. La madre gli rispose con un sorriso, felice del fatto che suo figlio, nonostante la gravità del suo problema, fosse speranzoso. Infatti, proprio quel giorno, Jake aveva prefissato l'operazione per rimuovere il suo tumore. Quindi, la madre lo accompagnò fuori di casa e lo aiutò a salire sul sedile anteriore dell'auto. Jake abitava in un appartamento al secondo piano di una palazzina, insieme ai suoi genitori e alla saggia nonna materna. 
Arrivati all'ospedale più grande ed efficiente della città, sua madre lo risistemò sulla sedia a rotelle e lo accompagnò all'interno dell'edificio. Mentre si trovavano alla reception, un uomo con un camice bianco si avvicinò ai due e disse: -Salve signora, posso esserne utile?-. La madre di Jake si voltò e vide un uomo di mezza età, con i capelli corti e brizzolati, gli occhi azzurri con due vistose occhiaie, che si notavano nonostante gli spessi occhiali dalla montatura nera. Egli le sorrideva; allora, la madre di Jake gli rispose: -Mio figlio deve essere operato per asportare un tumore precoce alla colonna vertebrale, cercavo il dottor Cramad, lei sa dirmi per caso dove posso trovarlo?-. A quel punto, il tizio con il camice bianco, indicando un cartellino sul suo camice, disse: -Sono proprio io; se vuole, possiamo subito iniziare a preparare suo figlio per la sala operatoria, così non dovrà aspettare per troppo tempo alla reception-. La madre di Jake annuì e, dopo aver salutato suo figlio con due baci sulla guancia e un abbracciò, lo affidò alle cure del dottor Cramad. Quest'ultimo, rivolgendosi al ragazzo, gli chiese: -Come ti chiami?-. Con un po' di imbarazzo, Jake gli rispose: -Jake, Jake Taylor-. Il dottor Cramad gli disse: - Bene, Jake. Spero di ricordarmi il tuo nome per i prossimi giorni-. Così dicendo, lo accompagnò il una stanza di quel piano e lo fece accomodare su un letto. A quel punto, iniziò a disinfettargli il braccio, dicendo: -Non ti preoccupare, questa è un'anestesia totale, in modo che tu non senta nulla durante l'operazione-. Così dicendo, prese l'ago di una flebo lì vicina e gli bucò con precisione la vena del braccio. Dopo pochi secondi, Jake iniziò a sentirsi stanco e senza forze, fino a cadere in un sonno profondo.
Quando Jake si risvegliò, si ritrovò in una grande stanza, in cui l'unica fonte di illuminazione era una flebile luce proveniente dall'alto, indossando solo una camicia e un paio di pantaloni completamente bianchi, fatti di un tessuto molto leggero. Ma la cosa che lo preoccupava di più fu ciò che vide intorno a sé stesso: in quella stanza vi erano circa una ventina di corpi senza vita, tutti vestiti come lui. Jake tentò di muoversi, ma non ci riusciva: il suo corpo era completamente immobilizzato. Pochi minuti dopo, una voce disse: -Buongiorno signore e signori, oggi è un nuovo giorno per l'umanità. Volete sapere quale? Oggi è il giorno in cui l'uomo ha trovato la cura definitiva per ogni male! Tutti voi avevate dei mali praticamente incurabili, eravate condannati. Ma io, Frank Cramad, vi ho liberato dalla sofferenza! E adesso, chi può si alzi!-. Così dicendo, all'interno della stanza cominciò ad essere insufflato un gas. Dopo averlo respirato, Jake notò che cominciava a riacquistare lentamente la mobilità del corpo. La voce, che sembra appartenere al dottor Cramad, disse: - Questo gas demolirà le tossine paralizzanti che vi ho iniettato dopo l'anestesia. Chi non si rialzerà, dovrò dedurre che ci ha abbandonato a causa dell'esperimento, se capite cose intendo-. In quello stesso istante, un di quei corpi, apparentemente privi di vita, si alzò, reggendosi la testa con una mano. Era un uomo alto circa due metri, muscoloso e con i capelli quasi rasati. Egli si tolse la mano dalla testa e iniziò ad urlare: -Brutto figlio di puttana! Cosa sta succedendo? Fammi uscire, stronzo di un medico pazzo!-. La voce del dottor Cramad disse: -Piantala di agitarti, Clay. Piuttosto, ti fa ancora male il cervello? Sai, quei cavernomi cerebrali erano un gran bell'impiccio-. Il tizio che il dottor Cramad aveva chiamato "Clay" rispose: -Non è importante adesso! Voglio sapere dove sono io e dov'è la mia famiglia!-. Dopo aver urlato queste parole, Clay si diresse verso il muro di fronte a lui e iniziò a tirare dei fortissimi pugni. In quel momento, da una porta nascosta, entrarono sei figure nere, che indossavano una maschera antigas e delle tute sterili; erano armati di fucili e iniziarono a sparare dei dardi tranquillanti all'energumeno. Egli, nonostante il fatto che avesse una decina di darti sulla schiena, corse verso una di quelle figure e gli diede un pugno in faccia: questo colpo fu così forte che stacco di netto la testa all'avversario. Sia Jake sia Clay stesso avevano gli occhi sbarrati, a causa dello stupore e dello shock. Quest'ultimo, ancora incredulo di ciò che il suo pugno aveva provocato, urlò: -Che cazzo mi hai fatto?-.
Subito dopo, cadde in un profondo sonno e figure rimaste si stavano mettendo d'accordo per prenderlo e portarlo fuori da quella stanza. Nel mentre, Jake notò che la porta segreta era rimasta aperta e allora pensò di uscire strisciando, dato che il suo tumore gli impediva di alzarsi. Ma appena mosse un braccio, la voce del dottor Cramad esclamò: -Jake! Ma allora sei vivo! Dimmi un po', hai già provato ad alzarti?-. A quel punto, Jake tentò davvero di alzarsi: non riusciva a camminare, però, con suo grande stupore, riusciva a muovere le gambe. La voce del dottor Cramad disse: -Ragazzi, portate Clay nella cella di isolamento e Jake nella stanza finale. Riguardo agli altri corpi ci penseremo dopo-. A quel punto, due degli uomini di Cramad presero Jake per le braccia e lo trascinarono per un corridoio buio. Lui continuava a dimenarsi, ma era tutto inutile. I due uomini aprirono una porta nell'oscurità ed entrarono in una stanza: all'interno era simile alla stanza precedente, sia per la grandezza sia per l’illuminazione, con la differenza che vi erano due strutture cilindriche color grigio scuro sul pavimento, verso il muro di fronte ala porta, e due tubi pendenti dal soffitto, anch'essi color grigio scuro. Inoltre, vi erano dei cavi terminanti con delle pinze metalliche, anch'essi pendenti dal soffitto. Uno dei due uomini prese Jake per le braccia, mentre l'altro lo prese per le gambe e, dopo averlo portato dall'altra parte della stanza, gli bloccarono i piedi e la mani nelle due strutture cilindriche a terra e nei tubi pendenti dal soffitto.
Quando i due uomini uscirono da quella stanza, entrò il dottor Cramad, che portava con se un'asta per le flebo e un carrello con un lenzuolo bianco sopra; egli portò questi due oggetti alla destra di Jake e, dopo essersi avvicinato al ragazzo, gli disse: -Congratulazioni, Jake! Sei il prescelto!-. Jake, con molta rabbia, voleva urlargli contro una miriade di parole, ma non riusciva, probabilmente a causa di quelle tossine paralizzanti. Il dottor Cramad continuò: -Immagino che ti starai chiedendo cosa stia succedendo...beh, te lo spiego subito: io, come dottore, vedo molti esseri umani ogni giorno, alcuni che muoiono, altri che vivono. Siamo degli esseri così imperfetti. Poi ho visto i demoni e ho pensato: "Caspita, che creature magnifiche e piene di risorse!". I demoni hanno una struttura molto sviluppata per la competizione, riescono ad adattarsi a qualsiasi ambiente e sembra che possano rigenerarsi. Ti immagini se un essere umano potesse fare questo e molo altro? Sarebbe grandioso! Per questo ho preso voi, umani senza speranza di guarigione, e vi ho iniettato un siero con DNA di demone. È per questo che quell'uomo, Clay, è riuscito a staccare la testa a uno dei miei uomini con un solo pugno: possiede la forza di un demone! Purtroppo, come hai potuto vedere, è troppo infuriato per essere una nostra cavia. Ma tu...tu sei perfetto! Salverai il mondo dalle epidemie e dai mali!-. Jake, dopo aver sentito il discorso del dottore, riuscì a dire: -Tu...sei...pazzo...-. Cramad gli rispose: -No, è qui che ti sbagli. Io sono un genio! Sono la persona che salverà l'umanità! Ed è qui che entri in gioco tu: per capire di più riguardo alla relazione tra il DNA umano e il siero estratto da un demone, tu proverai i sieri che ti somministreremo-. Jake, che stava ricominciando a parlare di nuovo, chiese: -Quindi, sarei la vostra cavia?-. Cramad rispose: -Non definirti "cavia", è brutto. Potresti essere una "prova". Ritieniti fortunato, perché i cadaveri che hai visto nell'altra stanza erano delle persone con problemi incurabili che non hanno retto la somministrazione della prima dose di siero. E non ti preoccupare riguardo alla tua famiglia e a quelle degli altri, vi spacceremo per deceduti a causa di un finto blackout che insceneremo-. Detto questo, prese i cavi che pendevano dal soffitto e li attaccò al corpo di Jake grazie alle pinze metalliche con i quali terminavano. Cramad gli disse: -Questi cavi emettono elettricità, in modo da placarti se per caso ti venisse voglia di fare delle mosse avventate-. Jake, stringendo i denti, disse: -Mi fai schifo. Te la farò pagare cara, razza di un dottore bastardo-. Cramad, dopo avergli disinfettato il braccio destro e avergli messo l'ago di una flebo, disse: -Ma davvero? In quelle condizioni?-.
Con una risata beffarda, lasciò la stanza e venne sostituito da un uomo con la tuta blu scuro e i capelli corti e neri. Quest'ultimo disse: -Ciao, il mio nome è Tom. Tu sei Jake, vero?-. Jake rimase zitto, fulminandolo con lo sguardo. Tom continuò: -Chi tace acconsente. Allora, Jake, come te la passi?-. Jake rispose: -Vaffanculo-. Tom gli disse: -Suvvia, non fare così. Sono l'unica persona che vedrai da oggi fino alla fine dei tuoi giorni, cerchiamo di creare un rapporto amichevole-. Jake gli rispose: -Stai zitto, signor "rapporto amichevole", ricordarti che sarai la prima persona che farò fuori nel caso dovessi liberarmi-. Tom, con un'espressione apatica, tacque e non rivolse più alcuna parola al ragazzo. Nel mentre, Jake guardò la flebo alla sua destra: all'interno vi era un liquido nero che fluiva continuamente verso il suo corpo. Tom gli disse: -Quel liquido scorre così velocemente perché il tuo corpo ne necessita, è lo stesso principio per il quale...-. Jake lo interruppe, gridandogli: -Se osi aprire bocca ancora una volta, io...-. Ma non riuscì a finire la frase a causa di una forte scarica elettrica che pervase il suo corpo dalla testa ai piedi. Tom gli disse: -Ogni volta che ti agiterai, si attiva un macchinario pronto a darti una scossa, giusto per placare la tua ira-. Nei minuti che passarono, Jake non disse nulla, ma continuava a ricevere scosse a causa dei suoi desideri di ribellione e della sua voglia di far smettere questa tortura. Ad un certo punto, Tom disse: -Quella flebo è vuota-. Così dicendo, tolse quella che aveva Jake e gliene mise un'altra, anch'essa contenente un liquido di colore nero. Quella sostanza che entrava nel suo corpo gli dava una sensazione indescrivibile. In quel momento, Jake iniziò a pensare: "La mia vita è davvero destinata a finire qui? In questo posto sconosciuto e davanti a questo tizio di cui conosco solo il nome? Inoltre, sto iniziando a perdere le forze..."; infatti, dopo pochi minuti, Jake cadde in un sonno profondo, sorretto unicamente dai tubi che gli bloccavano le braccia e dai cavi che gli davano le scosse elettriche.
  
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