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Autore: xxmynamesJoseph    01/11/2013    0 recensioni
"Winter. Winter dove sei?"
Nella stanza buia c'era solo il silenzio.
"Winter, fammi un segno."
La finestra si spalancò. Ray corse verso di essa, guardò il cielo trapunto di stelle, guardò il giardino con gli occhi pieni di malinconia, malinconia del passato, e di Winter.
"WINTER!" urlò al cielo.
Dei piedi scalzi ripercorsero la stanza, per arrivare alla finestra. Ray sentì una mano fredda che gli toccava la schiena. "Winter. Tu, tu sei qui!" Gli bastò guardare gli occhi nocciola della ragazza per vedere cosa provava. Le sue labbra si allargarono in un sorriso. Era quello il sorriso di cui si era innamorato tempo prima, quel sorriso in una folla di visi imbronciati.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo 1- Un'altra tra la folla

La neve ricopriva di un tappeto bianco le strade della città. Le case erano addobbate di luminari di ogni genere che facevano brillare i cristalli di neve. Winter non fece in tempo ad uscire di casa che già le urla della gente, il suono delle campanelle, il profumo del pane appena sfornato, le avevano riattivato i sensi. Era uscita senza un motivo, perchè dentro casa sua non si poteva proprio stare in santa pace. Sua madre e sua nonna litigavano di continuo per cose assurde, come per l'essenza delle candele. Vaniglia e zenzero, o cannella? Erano insopportabili, ma era anche vero che erano le persone con cui aveva condiviso la sua vita, e gli voleva un gran bene. Ora però, a due settimane dal natale, preferiva passare un po' di tempo sola in giro per le strade tra i mercatini, le panetterie, le pasticcerie, o anche stare sola seduta su una panchina a mangiare un pezzo di torrone. Aveva bisogno di distrarsi, perchè dopo che suo padre si era perso in una spedizione, a casa non c'era più pace.
Molta gente, guardandola, non avrebbe mai pensato che si trattasse di una diciassettenne, perchè spesso la si notava col naso schiacciato contro le vetrine delle pasticcerie, o facendo giravolte mentre passeggiava per i marciapiedi, lei era cresciuta nella semplicità, e si comportava come una bambina, vedeva il lato positivo in ogni cosa. La maggior parte degli adulti odiava la neve, bloccava le strade, gli aeroporti, le ferrovie, ghiacciava i tubi dell'acqua dei sanitari. Winter invece la amava, la vedeva come una coperta di piume che ricopriva il mondo per allietare le passeggiate. Quasi ci si poteva stupire della sua gioia di vivere, aveva il sorriso stampato in faccia anche nelle situazioni difficili, anche a costo di sorridere per finta, lei sorrideva. 
"Signorina! Signorina, compri questo pane! E' delizioso, appena sfornato, soffice!" Winter non resisteva, pagava il panettiere e riempiva un sacchetto di carta riciclata di panini di ogni forma. E camminava tenendo il sacchetto e mordendo un panino di tanto in tanto, con lo sguardo perso, era solo una in più nella folla, ma brillava di felicità, e la si poteva distinguere benissimo tra tutta la gente distratta dai soldi e dagli affari. Si ritrovò davanti alla fontana in piazza, e contemplò la statua di una ninfa con un vaso sulla spalla destra, dal quale cadeva l'acqua din una cascata illuminata dai bagliori delle lucine nella sera. Diede un altro morso al panino.
"Ehi, EHI! Ridammi la mia busta! EHI TU! FERMATI!" Winter non fece caso a questa voce, ma avrebbe dovuto ascoltare perchè un ragazzo, correndo si scontrò con lei, facendo cadere il sacchetto pieno di panini. "Ops. Scusami!" Balbettò un ragazzo dagli occhi quasi nocciola, tendenti al verde, porgendogli la mano, sorridendo con imbarazzo. "Non preoccuparti per me. Piuttosto... I miei panini sono andai persi." Il ragazzo prese la sua mano incastrando le proprie dita con quelle di Winter. Lei lo guardò negli occhi. Vide qualcosa di cupo, negli occhi di quel ragazzo c'era un'aria di vaga tristezza. Una volta che Winter si mise in piedi, Il ragazzo si chinò e raccolse i panini. "Mi dispiace per questi, te li pagherò". "AH ECCOTI! LADRO!" Un uomo sulla cinquantina, strappò dalle mani del ragazzo una bustina bianca e l'aprì. "Per tua fortuna ci sono tutti. Non provarci più, o chiamerò la polizia!" Il ragazzo fece un sorriso divertito mordendosi la lingua.
"Ma chi era quell'uomo?" Chiese perplessa Winter. "Ehm... lui è... mio nonno." Rispose il ragazzo. "Che stupido che sono, non mi presento neanche. Mi chiamo Ray. E tu, ti chiami?" Domandò. "Io mi chiamo Winter, piacere!" Ray rimase spiazzato davanti alla spigliatezza infantile di Winter. "Certo che fa proprio freddo eh!" Fece lei, con un espressione amichevole. Ray la strinse timidamente a sè. Le orecchie di Winter sentivano il battito ininterrotto del cuore di quel ragazzo, che dietero ritmo anche al suo. "Ora va meglio?" Chiese Ray. Winter si domandò perchè lui l'avesse fatto, non la conosceva neanche, ma le era piaciuto, e annuì col sorriso innocente di una bambina. Trovarono una panchina libera e si sedettero. "Parlami di te." Winter accese un discorso."Cosa c'era in quella busta da lettere, e perchè l'avevi presa a tuo nonno? E perchè lui ti ha aggredito così?" Sembrava curiosa.
Ray esitò un minuto: "Lì dentro c'erano dei bastoncini di zucchero. E mio nonno mi ha aggredito perchè... erano per mio cugino che vive a Londra. Glieli doveva spedire, ed io da stupido volevo fargli uno scherzo." C'era una strana puzza di bugia, ma per qualche motivo, Winter gli credette. Per molti attimi si parlarono con lo sguardo, lanciando pezzi di pane ai piccioni. Winter poi scosse la testa,e guardando che le bancarelle stavano chiudendo, capì che era tardi. "Io devo andare." Salutò con la mano. "Ciao!...". Ray aveva ancora il cuore che gli batteva a mille e anche lui salutò con la mano Winter.

 

  
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