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Autore: Rain e Ren    01/11/2013    2 recensioni
Una promessa fatta 243 anni prima. Forse una premonizione. O forse, più semplicemente, il desiderio di due ragazzi di tornare ai luoghi della propria infanzia. Un desiderio che sanno entrambi sarà vano. Almeno in quella vita. Chissà... Forse nella prossima...
[Lost Canvas] [Serie Classica] [Post Hades]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pegasus Seiya, Pegasus Tenma, Saori Kido, Sasha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bentornati!

 

 

Correvano spensierati su quel prato, inondati dalla luce del sole da cui, nelle ore più calde, si riparavano rifugiandosi sotto l’ombra quella grande quercia che sovrastava quel luogo meraviglioso. In quei momenti Aron prendeva il blocco da disegno che portava sempre con sé e tracciava linee sulla carta, trasformandole in opere d’arte; Tenma si distendeva con le braccia dietro la testa, un filo d’erba in bocca, assaporando i raggi di sole che filtravano attraverso i rami dell’albero; Sasha se ne stava rilassata, intrecciando gli steli dei fiori raccolti in precedenza, e creando così collare, braccialetti e coroncine.

Era tutto così pacifico in quel momento, e loro non erano altro che tre semplici bambini, che vivevano al meglio la loro infanzia nonostante questa non fosse per niente facile.

 

Il prato era ancora inondato dal sole, ma di allegro, quel giorno, non c’era nulla.

A Sasha, i colori sgargianti dell’erba verde e dei fiori di campo apparivano ora spenti, come se ogni scintilla di vitalità fosse sparita di colpo.

La stava portando via. Quell’uomo il cui volto era quello di un ragazzo adolescente la stava strappando da tutto quello che amava, dalla sua infanzia e dalla sua felicità. E lei ne era spaventata. Non sapeva dove sarebbe finita, ne comprendeva perché quel ragazzo si fosse inginocchiato davanti a lei e le avesse dato del “lei” chiamandola Atena. Chi era Atena? E cos’era quella Guerra Sacra di cui aveva parlato? E lei…lei che ruolo aveva in tutto quello?

Fu quando sentì la voce di Tenma che si riscosse dai suoi pensieri. Era appollaiato sul ramo più basso di quella quercia ch’era stata testimone di risate, giochi e promesse. Aveva sorriso, Sasha, vedendolo, e per un breve attimo il suo cuore si era fatto più leggero.

Tenma aveva strappato una promessa a quello strano ragazzo quel giorno: “ Se lei non dovesse essere felice verrò a riprendermela!”, così aveva detto voltandosi dall’altra parte e regalandole un sorriso incoraggiante, ma che non riusciva a celare completamente la tristezza per il fatto ce lei se ne andasse.

La pace e la gioia che avevano regnato in quel posto per anni erano state strappate via quel giorno, e di ciò ch’era stato non sarebbe rimasto che un ricordo sbiadito.

 

Il grande albero sotto al quale si era seduta non assomigliava per niente a quello della sua infanzia, ma visto in un contesto più generale quel luogo poteva in qualche modo ricordare quello in cui era cresciuta e in cui aveva riso da bambina.

Ma in fondo non poteva pretendere più di tanto. Non si trovava più in Italia, ma in Grecia, e più precisamente nell’area sacra del Grande Tempio di Atena. Alla fine, dopo innumerevoli domande, tutti i nodi erano venuti al pettine; si era scoperta Atena, e la Guerra Sacra che Sisifo aveva paventato il giorno in cui era venuto a prenderla aveva mostrato la sua faccia, trascinando lei e molti altri in un turbinio di eventi che avevano segnato il corpo e lo spirito.

“ Che cosa ci fai qui?” Domandò una voce alle sue spalle, facendola sussultare, presa com’era dai suoi pensieri. Si voltò di scatto e trovò la figura di Tenma, ora ragazzo, che la fissava curioso.

“ Pensavo.” Rispose lei semplicemente, spostandosi un po’ per fargli posto sotto l’albero.

“ A cosa?”

“ Alla nostra infanzia.”

Tenma ridacchiò, ebbro di quei ricordi che non lo avevano mai abbandonato, e che aveva serbato gelosamente nel cuore, facendone la propria forza.

“ In quanti guai ci siamo cacciati!” Esclamò ridendo di cuore, ma non ottenne la stesa reazione da parte della ragazza, anzi. Lei continuava a guardare fisso davanti a sé, con lo sguardo lontano e un’espressione indecifrabile sul volto. “ Sasha?”

“ Non torneremo mai più, vero?” Domandò lei, voltandosi a guardarlo, con la malinconia insidiata su quel viso appena quindicenne.

“ Mh?”
“ A casa nostra, intendo. Al nostro paesino.” Si affrettò a specificare lei, notando la faccia perplessa del ragazzo. Lui si fece serio all’improvviso, serio come poche volte Tenma era stato capace di essere, vista la sua natura semplice e scanzonata.

“ Forse… Un giorno…” Disse lui senza convinzione, staccando gli occhi da quelli di lei, ora improvvisamente troppo intensi per poter continuare a guardarli.

Quella risposta era falsa, e lo sapevano entrambi. Non sarebbero mai più potuti tornare ai luoghi che li avevano visti come semplici bambini spensierati, carichi di sogni e di voglia di vivere. Quel tempo si era definitivamente concluso, e non si sarebbe mai riavvolto.

Ma Sasha non se la sentiva di dire tutto questo ad alta voce, altrimenti anche l’ultima speranza che nutriva sarebbe andata in pezzi. E quella speranza, per quanto fasulla, al momento le andava bene. Anche se non era altro che un’illusione ne aveva bisogno, voleva crogiolarsi ancora un po’ in quello ch’era stato.

“ Chissà… Forse in un’altra vita.” Disse improvvisamente Tenma, facendola voltare nuovamente verso di lui.

“ Credi che avremmo un prossima vita?” Gli chiese lei, e la speranza zampillò chiara nella sua voce e nei suoi occhi.

“ Sbaglio o tu ti reincarni ogni volta che c’è sa prendere Hades a calci? Quindi perché no?” Le fece notare lui, schietto e sorridente. E proprio in quel sorriso, in quel stiramento di labbra, Sasha rivide il bambino con cui lei e suo fratello giocavano anni addietro, non più il Cavaliere che lui era diventato.

Sorrise anche lei, un po’ serena, e allungando la mano strinse forte la sua, quasi a voler sigillare quelle parole che sapevano di promessa.

 

Il cielo limpido. Il sole cocente. Il prato verde e i fiori di campo. E poi una grande quercia, millenaria, a troneggiare placida su quei luoghi che parevano usciti da una cartolina.

Era incredibile pensare che esistessero ancora posti simili al momento, posti in cui la tecnologia e la fame insaziabile dell’uomo ancora non era arrivata, e la natura era riuscita a preservare intatta la propria bellezza.

Era un semplice viaggio in Italia quello che lei e i ragazzi si erano concessi, un modo come un altro per rilassarsi e lasciarsi alla spalle la Guerra contro Hades conclusasi da poco. E per Seiya era anche un modo per riprendersi definitivamente, respirando aria pulita e cercando di ristabilirsi completamente dalle ferite riportate.

Saori si era allontanata senza che nessuno se ne accorgesse. Non sapeva perché, ma qualcosa l’aveva chiamata lì; quel luogo le ricordava qualcosa, aveva in sé la nostalgia tipica dell’infanzia. Per questo si era lasciata guidare dalle sensazioni, e ora se ne stava tranquillamente seduta sull’erba, sotto la grande quercia per ripararsi dal sole che scottava, con addosso un paio di jeans, una maglietta bianca, una felpa blu legata intorno alla vita e un paio di scarpe da ginnastica.

Si stava così bene lì. E le sembrava di conoscere quel luogo.

“ Che cosa ci fai qui?” Aprì di scatto gli occhi a quella domanda, e dai meandri della sua mente si affacciò una scena simile, già vissuta chissà quando.

“ Niente, mi stavo solo godendo un po’ di tranquillità.” Disse sorridendo a Seiya, che andò a sedersi accanto a lei, prendendo poi ad osservare ciò che lo circondava. Cos’era quella sensazione di malinconia che gli serrava il petto?

“ Questo posto… ho l’impressione di averlo già visto…” Notò il ragazzo, quasi casualmente.

“ Già, anch’io…” Ammise Saori, chiudendo gli occhi e distendendosi. Fu in quel momento che la sua mano urtò accidentalmente quella del ragazzo, e una scossa e un flash pervasero entrambi. Ricordi sopiti si impossessarono di loro, catapultandoli e secoli prima, riportando alla memoria un discorso su un altro prato, in un’altra epoca.

Si fissarono stupefatti e poi sorrisero, entrambi sereni. Saori allungò istintivamente una mano verso il ragazzo, e quando la strinse sembrò quasi che gli spiriti di Sasha e Tenma potessero sfiorarsi attraverso le loro reincarnazioni.

 

“ Chissà… Forse in un’altra vita.”

 

Erano state le parole di Tenma, 243 anni prima. Era sembrata una promessa all’epoca, ora aveva invece il gusto di una premonizione. In qualche modo, per chissà quale strano gioco del destino, erano veramente riusciti a tornare. Erano a casa.

E il leggero venticello che si alzò improvvisamente facendo frusciare le foglie di quell’enorme quercia sembrava il sussurro di un vecchio amico: “Bentornati!”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti/e!

Questa era un’idea che avevo in mente già da parecchio tempo, ma solo ora ho trovato effettivamente il tempo per scriverla e pubblicarla. Mi sembrava carina come idea! xD

Mi lasciate un commentino per farmi sapere che ne pensate?

ByeBye Rain!

   
 
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