Titolo: What’s in the box?
Serie: D.Gray-man
Personaggi: Lavi, Allen, Kanda
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Horror,
Suspense
Avvisi: Alternative Universe, One-Shot,
Note: Il titolo è una citazione
che viene dal film “Seven”.
Poi, *importante*,
la fine si dovrebbe capire, ma se avete visto Shining è meglio, e se vi ricordate
pure le battute più “importanti”
del film è due volte meglio.
Qualcuno mi ha detto che ultimamente mi
stavo rammollendo scrivendo cose pucciose –che io tra l’altro odio-
e mettendo cuoricini ovunque, quindi ho voluto (e dovuto) scrivere questa fic.
Dunque, ‘What’s in the box?’ è dedicata a Cami, che mi ha fatto tornare alla mia
vera passione. Thank you.
‘What’s in the box?’
Imprecò.
Si
premette il palmo della mano, digrignando i denti, e imprecò,
continuando a correre.
Fece uno
scatto più veloce degli altri, appena le gambe glielo permisero, e
tirò su con il naso.
Era
fottuto, era fottuto, fottuto alla grande.
«Yu!!!»
Una voce,
alle sue spalle, e lui rallentò per la frazione di un secondo, appena il
tempo di tendere una mano dietro di se, afferrare la manica della giacca di
Lavi e riprendere a correre, più veloce, più di prima, mentre
qualcuno, dietro di loro, rideva.
Vide
un’ombra, più chiara delle altre in mezzo a quell’ammasso di
oscurità, e con un altro strattone costrinse il ragazzo a svoltare
insieme a lui.
Ansimò,
istintivamente, talmente forte e all’improvviso che per un attimo gli
sembrò di inghiottire aria solida.
Mise un
piede in fallo e quasi non se ne accorse.
«YU!»
Lavi lo
trattenne, afferrando a sua volta il suo braccio, impedendogli di cadere.
Si
sentì uno schiocco secco, vicino al gomito, e Kanda urlò,
sbattendo la schiena contro la parete rocciosa, graffiandosi i vestiti e la
carne.
Rise, di
nuovo, la voce.
«Alzati
alzati alzati!»
Lavi
urlò, a sua volta, quasi istericamente. L’altro braccio, quello
che non impediva al giapponese di cadere definitivamente nel buco del
pavimento, si aggrappò a qualcosa, dietro di se, un ramo, forse.
E
cominciò a tirare, con forza, mentre sentiva dei passi, pesanti, veloci,
costanti vicini leggeri e poi di nuovo pesanti dietro
di se.
La voce di
Kanda arrivò, soffocata e un po’ strozzata, un attimo dopo, proprio
mentre sbatteva la mano libera per terra, con un rumore secco, e tentava di
issarsi.
Di nuovo,
i passi.
Lavi
lasciò andare la radice a cui si era
aggrappato, aiutandosi con entrambe le braccia, quando sentì un secondo
schiocco, dietro di se, e un respiro ansimante.
Vide una
macchia bianca, alla propria destra, e nella frazione di un secondo
realizzò.
«NO!»
Lasciò
andare il giapponese, che ormai ce la stava facendo da solo nonostante il
gomito dolorante, e si gettò con troppa forza su un ragazzino che
proprio in quel momento gli stava sfrecciando affianco. Finirono a terra,
entrambi, e il ragazzino urlò, spaventato, tentando di spingerlo via con
le mani, graffiando, scalciando e urlando di nuovo.
«Basta
basta sta zitto!»
Gli
premette una mano contro il viso, senza pensarci, mentre il cuore gli batteva
all’impazzata, nel petto, mozzandogli il respiro.
L’altro
si agitò ancora di più, cominciando a piangere, muovendo a scatti
la testa, sbattendola per terra, scuotendola, stringendo istintivamente i pugni quando Lavi glieli bloccò con la mano libera.
«BASTA!»
Fu un
attimo.
Il rosso
cadde per terra, spintonato da una mano prepotente, e un attimo dopo si
sentì un rumore secco, che risuonò limpido tra
di loro, finendo con il mischiarsi alle risate confuse della voce.
Kanda
ringhiava, affannosamente, vicino al ragazzino che aveva appena colpito con
forza, serrando le dita attorno al braccio rotto.
«Non.
Fiatare.» sibilò rabbioso.
«Yu»
Lavi
tirò su con il naso, cacciando indietro le lacrime che premevano per
uscire, avvicinandosi con cautela. Tremava, quasi.
«Dobbiamo
andarcene»
«E’
un demone» singhiozzò appena il ragazzino, nascondendosi il viso
dietro le mani, mentre tentava, lentamente, di riprendere a respirare
normalmente.
La risata.
Secca,
gracchiante, confusa.
E i passi.
«Andiamocene,
subito.»
Un attimo
ancora e ripresero.
«Adesso!»
Kanda si
alzò di scatto, afferrando di nuovo il rosso per la maglia, e quello
fece appena in tempo a trascinare il nuovo compagno che ripresero a correre,
incespicando di tanto in tanto, lontano da quella voce.
Il
ragazzino borbottò qualcosa, affannosamente, gemendo
quando Lavi lo tirò con più forza, incitandolo a scappare.
«Che
cosa?»
Ma quello
scosse la testa, non volendo ripetere.
«Che
cosa hai-»
Lavi
urlò, di nuovo.
Il
ragazzino strillò, a sua volta, staccandosi improvvisamente dal rosso,
indicando quasi ossessivamente davanti a se, verso di lui, mentre di nuovo
sentiva delle lacrime isteriche pizzicargli gli occhi. «Kanda!»
urlò. «Kanda!!!»
Il
giapponese si voltò verso l’amico, confuso, e imprecò a
denti stretti, troppo arrabbiato e spaventato per poter urlare. Scattò però istintivamente indietro,
afferrando con forza la mano di Lavi, strappandogliela da davanti
l’occhio destro, lasciando così uscire un fiotto di sangue scuro
che finì per terra, in un attimo, bagnando la pietra già rossa
che aveva colpito il ragazzo.
Lavi
gemette, di dolore, accovacciandosi su se stesso un secondo dopo.
«Alzati stupido!»
Ansimava,
Kanda, premendosi il palmo della mano contro il petto, che gli doleva.
«Alzati»
lo supplicò il più piccolo, abbassandosi a sua volta. «Ti
prego, ti prego, alzati…» la sua voce tremò, poi
singhiozzò, e il rosso scosse la testa, biascicando qualcosa, finendo
però con il farsi trascinare nuovamente degli altri due, alzandosi
lentamente, riprendendo a correre.
Mossero uno, due passi.
Kanda.
Tre,
quattro passi.
Lavi lo
seguì, ancora mezzo ansimante.
Cinque,
sei passi e di nuovo la voce urlò.
Un’esplosione
di luce, di rumori urla grida risate suoni odori e tutto quanto tremò.
«Whaaaa»
Caddero a
terra, non riuscendo a sorreggersi, finendo quasi l’uno sopra
l’altro.
«Là!»
urlò Kanda.
Il
ragazzino sbattè la testa, contro il terreno, e per un attimo non vide
niente. Si sentì trascinare, quasi inconsciamente, verso un punto,
qualcosa, verso l’alto e poi di nuovo verso il basso.
«Chiudila!»
«Non-»
«Chiudila
cazzo, chiudi quella fottuta porta!»
«Non
ci riesco!»
Il
giapponese lasciò andare il ragazzino, correndo verso il rosso,
aiutandolo a spingere quella stessa porta che un attimo prima si era aperta
così facilmente.
Poi, con uno rumore secco, ci riuscirono.
Rimasero
per un attimo in silenzio, entrambi, ascoltando tesi il respiro affannato del
più piccolo, che, lentamente, si stava alzando in piedi.
Gemette,
lamentosamente, prendendosi la testa fra le mani. Anche lui, sporco di sangue,
si premeva il palmo contro la parte sinistra del viso.
Tutto,
tranne i loro ansiti, taceva.
Kanda si
guardava attorno, quasi tremante per la tensione e la paura.
«Fammi…fammi
vedere» disse improvvisamente il rosso, inghiottendo a vuoto,
avvicinandosi all’altro. Gli si inginocchiò vicino, inspirando
profondamente, osservando con una smorfia amara il brutto taglio che segnava il
viso del ragazzino.
Quello
singhiozzò, sommessamente, scuotendo la testa.
«Non
lo fermiamo. Così non lo fermiamo.»
«Sta
calmo» provò a dire l’altro «Ci siamo chiusi dentro,
non può entrare»
«No,
non lo…» ribattè il più piccolo.
«Come
ti chiami?»
Dopo un
attimo di indecisione, il ragazzino inghiottì e borbottò un
«Allen» forzato. «Però così ci
troverà!»
«Ha
ragione» sbottò Kanda, raggiungendoli. «Ci trova. Ci trova e
ci ammazza, cazzo»
«Smettila
anche tu, Yu…così mi spaventi.»
Allen
scosse la testa, di nuovo, riprendendo a piangere silenziosamente, tirando su
con il naso di tanto in tanto.
Schianto.
Botto
risata e poi di nuovo schianto.
«Ahhh!»
La porta
tremò.
«Yu!»
«Tiralo
indietro, tiralo indietro!!!»
La porta
tremò ancora, e ancora, più forte, come se qualcuno stesse
bussando, premendo, calciando.
«Contro
il muro, forza!»
Lavi si
alzò, di scatto, poi mosse un braccio indietro per prendere il ragazzino
per la maglia e trascinarlo, a forza, verso il fondo della stanza.
«Muoviti!»
«Lascialo
perdere, mettiti in fondo!»
Kanda lo
spinse, bruscamente, costringendo anche Allen a seguirli.
Botto botto botto.
«Ahhh!»
«Fallo
smettere!»
Allen si
accovacciò per terra, spaventato, tappandosi le orecchie con le mani per
non sentire.
Schianto.
Botto.
La
maniglia della porta tremò, come essa,
oscillò e infine cadde.
Un suono
limpido, isolato.
«Oddio…»
il rosso gemette, e per poco non pianse anche lui.
La porta
si aprì.
Lentamente,
cigolando appena.
Il
giapponese trattenne il fiato, mentre il cuore continuava a battere furioso.
La porta
si spalancò del tutto.
E dietro
di essa, che batteva e scalciava.
Niente.
«Cosa...?»
Due mani
li afferrarono per il collo, e Kanda e Lavi urlarono, di sorpresa e dolore,
sbattendo la testa contro il muro, dimenandosi, senza capire chi o cosa li avesse presi.
Poi si
ritrovarono a fissare due occhi argentati e una stella nera.
Allen
sorrise, candidamente.
«Here’s Johnny…»
The End
...crack