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Autore: Edward    18/04/2008    7 recensioni
Un brutto gioco andato male. Una voce, insistente, una risata acuta che li rincorre.
Tre ragazzi, in un mondo senza Akuma e Innocence, che davanti ad un demone non possono far altro che scappare.
Genere: Sovrannaturale, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Imprecò

Titolo: What’s in the box?

Serie: D.Gray-man

Personaggi: Lavi, Allen, Kanda

Rating: Giallo

Genere: Sovrannaturale, Horror, Suspense

Avvisi: Alternative Universe, One-Shot,

Note: Il titolo è una citazione che viene dal film “Seven”.

Poi, *importante*, la fine si dovrebbe capire, ma se avete visto Shining è meglio, e se vi ricordate pure le battute più “importanti” del film è due volte meglio.

Qualcuno mi ha detto che ultimamente mi stavo rammollendo scrivendo cose pucciose –che io tra l’altro odio- e mettendo cuoricini ovunque, quindi ho voluto (e dovuto) scrivere questa fic.

Dunque,What’s in the box?’ è dedicata a Cami, che mi ha fatto tornare alla mia vera passione. Thank you.

 

 

 

‘What’s in the box?’

 

 

 

 

Imprecò.

Si premette il palmo della mano, digrignando i denti, e imprecò, continuando a correre.

Fece uno scatto più veloce degli altri, appena le gambe glielo permisero, e tirò su con il naso.

Era fottuto, era fottuto, fottuto alla grande.

«Yu!!!»

Una voce, alle sue spalle, e lui rallentò per la frazione di un secondo, appena il tempo di tendere una mano dietro di se, afferrare la manica della giacca di Lavi e riprendere a correre, più veloce, più di prima, mentre qualcuno, dietro di loro, rideva.

Vide un’ombra, più chiara delle altre in mezzo a quell’ammasso di oscurità, e con un altro strattone costrinse il ragazzo a svoltare insieme a lui.

Ansimò, istintivamente, talmente forte e all’improvviso che per un attimo gli sembrò di inghiottire aria solida.

Mise un piede in fallo e quasi non se ne accorse.

«YU!»

Lavi lo trattenne, afferrando a sua volta il suo braccio, impedendogli di cadere.

Si sentì uno schiocco secco, vicino al gomito, e Kanda urlò, sbattendo la schiena contro la parete rocciosa, graffiandosi i vestiti e la carne.

Rise, di nuovo, la voce.

«Alzati alzati alzati

Lavi urlò, a sua volta, quasi istericamente. L’altro braccio, quello che non impediva al giapponese di cadere definitivamente nel buco del pavimento, si aggrappò a qualcosa, dietro di se, un ramo, forse.

E cominciò a tirare, con forza, mentre sentiva dei passi, pesanti, veloci, costanti vicini leggeri e poi di nuovo pesanti dietro di se.

La voce di Kanda arrivò, soffocata e un po’ strozzata, un attimo dopo, proprio mentre sbatteva la mano libera per terra, con un rumore secco, e tentava di issarsi.

Di nuovo, i passi.

Lavi lasciò andare la radice a cui si era aggrappato, aiutandosi con entrambe le braccia, quando sentì un secondo schiocco, dietro di se, e un respiro ansimante.

Vide una macchia bianca, alla propria destra, e nella frazione di un secondo realizzò.

«NO!»

Lasciò andare il giapponese, che ormai ce la stava facendo da solo nonostante il gomito dolorante, e si gettò con troppa forza su un ragazzino che proprio in quel momento gli stava sfrecciando affianco. Finirono a terra, entrambi, e il ragazzino urlò, spaventato, tentando di spingerlo via con le mani, graffiando, scalciando e urlando di nuovo.

«Basta basta sta zitto!»

Gli premette una mano contro il viso, senza pensarci, mentre il cuore gli batteva all’impazzata, nel petto, mozzandogli il respiro.

L’altro si agitò ancora di più, cominciando a piangere, muovendo a scatti la testa, sbattendola per terra, scuotendola, stringendo istintivamente i pugni quando Lavi glieli bloccò con la mano libera.

«BASTA!»

Fu un attimo.

Il rosso cadde per terra, spintonato da una mano prepotente, e un attimo dopo si sentì un rumore secco, che risuonò limpido tra di loro, finendo con il mischiarsi alle risate confuse della voce.

Kanda ringhiava, affannosamente, vicino al ragazzino che aveva appena colpito con forza, serrando le dita attorno al braccio rotto.  

«Non. Fiatare.» sibilò rabbioso.

«Yu»

Lavi tirò su con il naso, cacciando indietro le lacrime che premevano per uscire, avvicinandosi con cautela. Tremava, quasi.

«Dobbiamo andarcene»

«E’ un demone» singhiozzò appena il ragazzino, nascondendosi il viso dietro le mani, mentre tentava, lentamente, di riprendere a respirare normalmente.

La risata.

Secca, gracchiante, confusa.

E i passi.

«Andiamocene, subito.»

Un attimo ancora e ripresero.

«Adesso!»

Kanda si alzò di scatto, afferrando di nuovo il rosso per la maglia, e quello fece appena in tempo a trascinare il nuovo compagno che ripresero a correre, incespicando di tanto in tanto, lontano da quella voce.

Il ragazzino borbottò qualcosa, affannosamente, gemendo quando Lavi lo tirò con più forza, incitandolo a scappare.

«Che cosa?»

Ma quello scosse la testa, non volendo ripetere. 

«Che cosa hai-»

Lavi urlò, di nuovo.

Il ragazzino strillò, a sua volta, staccandosi improvvisamente dal rosso, indicando quasi ossessivamente davanti a se, verso di lui, mentre di nuovo sentiva delle lacrime isteriche pizzicargli gli occhi. «Kanda!» urlò. «Kanda!!!»

Il giapponese si voltò verso l’amico, confuso, e imprecò a denti stretti, troppo arrabbiato e spaventato per poter urlare. Scattò però istintivamente indietro, afferrando con forza la mano di Lavi, strappandogliela da davanti l’occhio destro, lasciando così uscire un fiotto di sangue scuro che finì per terra, in un attimo, bagnando la pietra già rossa che aveva colpito il ragazzo.

Lavi gemette, di dolore, accovacciandosi su se stesso un secondo dopo.

«Alzati stupido

Ansimava, Kanda, premendosi il palmo della mano contro il petto, che gli doleva.

«Alzati» lo supplicò il più piccolo, abbassandosi a sua volta. «Ti prego, ti prego, alzati…» la sua voce tremò, poi singhiozzò, e il rosso scosse la testa, biascicando qualcosa, finendo però con il farsi trascinare nuovamente degli altri due, alzandosi lentamente, riprendendo a correre.

Mossero uno, due passi.

Kanda.

Tre, quattro passi.

Lavi lo seguì, ancora mezzo ansimante.

Cinque, sei passi e di nuovo la voce urlò.

Un’esplosione di luce, di rumori urla grida risate suoni odori e tutto quanto tremò.

«Whaaaa»

Caddero a terra, non riuscendo a sorreggersi, finendo quasi l’uno sopra l’altro.

«Là!» urlò Kanda.

Il ragazzino sbattè la testa, contro il terreno, e per un attimo non vide niente. Si sentì trascinare, quasi inconsciamente, verso un punto, qualcosa, verso l’alto e poi di nuovo verso il basso.

«Chiudila!»

«Non-»

«Chiudila cazzo, chiudi quella fottuta porta!»

«Non ci riesco!»

Il giapponese lasciò andare il ragazzino, correndo verso il rosso, aiutandolo a spingere quella stessa porta che un attimo prima si era aperta così facilmente.

Poi, con uno rumore secco, ci riuscirono.

 

Rimasero per un attimo in silenzio, entrambi, ascoltando tesi il respiro affannato del più piccolo, che, lentamente, si stava alzando in piedi.

Gemette, lamentosamente, prendendosi la testa fra le mani. Anche lui, sporco di sangue, si premeva il palmo contro la parte sinistra del viso.

Tutto, tranne i loro ansiti, taceva.

Kanda si guardava attorno, quasi tremante per la tensione e la paura.

«Fammi…fammi vedere» disse improvvisamente il rosso, inghiottendo a vuoto, avvicinandosi all’altro. Gli si inginocchiò vicino, inspirando profondamente, osservando con una smorfia amara il brutto taglio che segnava il viso del ragazzino.

Quello singhiozzò, sommessamente, scuotendo la testa.

«Non lo fermiamo. Così non lo fermiamo.»

«Sta calmo» provò a dire l’altro «Ci siamo chiusi dentro, non può entrare»

«No, non lo…» ribattè il più piccolo.

«Come ti chiami?»

Dopo un attimo di indecisione, il ragazzino inghiottì e borbottò un «Allen» forzato. «Però così ci troverà!»

«Ha ragione» sbottò Kanda, raggiungendoli. «Ci trova. Ci trova e ci ammazza, cazzo»

«Smettila anche tu, Yu…così mi spaventi.»

Allen scosse la testa, di nuovo, riprendendo a piangere silenziosamente, tirando su con il naso di tanto in tanto.

Schianto.

Botto risata e poi di nuovo schianto.

«Ahhh!»

La porta tremò.

«Yu!»

«Tiralo indietro, tiralo indietro!!!»

La porta tremò ancora, e ancora, più forte, come se qualcuno stesse bussando, premendo, calciando.

«Contro il muro, forza!»

Lavi si alzò, di scatto, poi mosse un braccio indietro per prendere il ragazzino per la maglia e trascinarlo, a forza, verso il fondo della stanza.

«Muoviti!»

«Lascialo perdere, mettiti in fondo!»

Kanda lo spinse, bruscamente, costringendo anche Allen a seguirli.

Botto botto botto.

«Ahhh!»

«Fallo smettere!»

Allen si accovacciò per terra, spaventato, tappandosi le orecchie con le mani per non sentire.

Schianto. Botto.

La maniglia della porta tremò, come essa, oscillò e infine cadde.

Un suono limpido, isolato.

«Oddio…» il rosso gemette, e per poco non pianse anche lui.

La porta si aprì.

Lentamente, cigolando appena.

Il giapponese trattenne il fiato, mentre il cuore continuava a battere furioso.

La porta si spalancò del tutto.

E dietro di essa, che batteva e scalciava.

Niente.

«Cosa...?»

Due mani li afferrarono per il collo, e Kanda e Lavi urlarono, di sorpresa e dolore, sbattendo la testa contro il muro, dimenandosi, senza capire chi o cosa li avesse presi.

Poi si ritrovarono a fissare due occhi argentati e una stella nera.

Allen sorrise, candidamente.

«Here’s Johnny…»

 

 

The End

...crack

   
 
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