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Autore: Ambros    02/11/2013    4 recensioni
Un ragazzo spezzato, non piegato.
Un ragazzo disilluso, non arreso.
Un amico con cattive idee, buone intenzioni.
Dal testo:
-“Ehi.”
La voce del ragazzo mi fa voltare, e lo osservo con espressione interrogativa.
“Ho bisogno che tu lo aggiusti. Okay? Per favore.” Mi sembra davvero vulnerabile per la prima volta da quando ci siamo incontrati. “Fallo ritornare com’era prima. Aggiustalo.”
Gli rivolgo un sorriso amaro “Io non posso aggiustare nessuno, Sebastian. Con un po’ di fortuna, ci si aggiusta da soli.”
Esco dal locale prima che possa ribattere.
Kurt's POV.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehm ...
Salve ...
Comincio col dire che la storia è già completa, aggiornerò una volta al giorno -per la vostra gioia(?)- perché non mi va di trascinarmela dietro per troppo tempo.
E' veramente molto diversa da tutto quello che ho scritto fino ad ora, è una sorta di esperimento :)
Poi, vediamo ... Ah, sì, il titolo fa riferimento alla canzone di Ne-Yo, di cui non sono una grande fan -conosco solo quella, per intendersi- ma la storia mi è venuta in mente ascoltandola, e mi è sembrato giusto citarla!
Vi lascio al capitolo! Enjoy!

Let me love you (Until you learn to love yourself.)
1.Deal



Entro nel locale e sento già l’impellente voglia di andarmene.
Non so nemmeno perché ci sono venuto, qui.
Un bar gay di New York, decisamente poco frequentato, in un vicolo che non avevo mai nemmeno visto.
Ed è tutto dire, visto che questa città la conosco come il palmo della mia mano.
Mi guardo attorno con circospezione, nell’aria fumosa e appiccicaticcia, e vedo che i pochi sguardi disponibili sono quasi tutti puntati su di me; in fondo, ne sono estremamente compiaciuto.
So benissimo di essere particolare; una bellezza fuori dalla norma. E lì, in quel misero locale, stono non poco.
Individuo finalmente un volto molto più giovane degli altri, che mi scruta come se stesse cercando la risposta ad una domanda piuttosto difficile.
Forse la trova, perché mi fa cenno di avvicinarmi al suo tavolo.
Ha un boccale di birra scura quasi completamente pieno davanti a sé, e sembra estremamente nervoso.
Registro immediatamente il colore biondo cenere dei capelli, gli occhi verdi e chiari; devo ammettere che, tutto sommato, è abbastanza carino.
“Buonasera” dico, educatamente, per cercare di metterlo a suo agio.
Lui mi scruta per un po’, e inizio a provare una buona dose di fastidio; si aspetta che parli io tutta la sera?
“Sei tu, vero?” Sembra quasi intimorito.
Non c’è bisogno che gli chieda spiegazioni; ho capito cosa intende “Sì, sono io” rispondo semplicemente, sedendomi di fronte a lui con calma.
Dev’essere molto giovane. Forse tre anni meno di me.
Questo spiegherebbe il nervosismo con cui continua a tormentare il boccale di birra di fronte a sé; allungo una mano, sottraendolo alle sue dita, e ne prendo un sorso: non è così buona –non che mi aspettassi niente di diverso, visto il locale.
Lui mi guarda, sorpreso e incuriosito.
“Allora” esordisco, stanco di quel silenzio e degli sguardi che continuano a lanciarmi gli uomini di mezza età che popolano il pub “Io sono qui. Avevi detto di volermi proporre un accordo. Una specie di lavoro. Parla, il mio tempo è decisamente denaro.”
Lui storce il naso, evidentemente infastidito dal mio tono saccente; meglio così. Mi piace mettere subito le cose in chiaro: non sono uno che si lascia sfruttare facilmente.
“Devo subito dirti che la questione è delicata. Molto delicata. Quindi ho bisogno che ci rifletti bene.”
Sono colpito da quel discorso così diretto: non me lo sarei mai aspettato da un ragazzo che all’inizio era sembrato tanto nervoso. Cerco comunque di non darlo a vedere.
“Ti assicuro che ci rifletterò molto attentamente. Non appena mi avrai detto qual è la proposta.” Non batto ciglio, e questo sembra risvegliare un suo un po’ di senso dell’onore, perché raddrizza le spalle e comincia a parlare con tono sicuro “So qual è il tuo lavoro. Sei un ‘accompagnatore’, giusto?” Annuisco, ancora una volta senza fare una piega.
“Ovviamente, o non mi avresti trovato su quel sito.” Ribatto, non senza una nota di sarcasmo.
Stavolta lui non ci fa caso; sembra più sicuro di sé.
“Bene. Come ti ho detto, la mia è una proposta inusuale.”
Gli faccio cenno di procedere; questo me l’ha già spiegato nel messaggio con cui mi ha contattato.
“Ho bisogno che aiuti un mio amico.”
Sollevo un sopracciglio, scettico, ma ancora non commento.
Adesso sono quasi incuriosito. Quasi.
“Vedi, lui …” Scuote la testa, piano, come se cercasse di mettere ordine nei propri pensieri; aspetto pazientemente che ricominci a parlare. Finalmente lo fa “Lui ha avuto una vita piuttosto difficile” non posso fare a meno di sorridere sardonicamente: chi ha mai avuto una vita facile?
Decido di non esprimere quei pensieri ad alta voce; lo metterei ancora a disagio, e non voglio passare qui tutta la sera. Fortunatamente ha abbassato lo sguardo  e non ha notato le mie labbra incurvate, quindi continua “I suoi l’hanno odiato fin da quando ha rivelato loro la sua sessualità. Al liceo l’hanno preso a botte fino a che non si è dovuto rifugiare in un istituto privato che l’ha oppresso fino alla nausea. Ha conosciuto un solo ragazzo in tutta la sua vita che lo volesse, e l’ha usato solo per il sesso; l’ha … spezzato. In tutti i modi possibili. Non si è mai ripreso. Non completamente.”
Sento qualcosa che si smuove nel mio petto, ma non lo do a vedere; so perfettamente di cosa sta parlando, ma i ricordi sono ancora troppo vividi. Li allontano prima che tornino prepotentemente ad invadermi il petto.
“Non capisco cosa c’entri tutto questo con me.” Rifletto, impassibile.
Il ragazzo mi guarda, e sembra combattuto “No” mormora “A stento lo capisco io …” Sembra riscuotersi dopo qualche attimo “Voglio che tu finga di innamorarti di lui.”
“Cosa?!” Non posso fare a meno di alzare un po’ il tono di voce; questo ragazzino dev’essere pazzo.
Gli occhi verdi pieni di indecisione si soffermano nei miei, con un lampo di soddisfazione; ci è riuscito. È riuscito a cogliermi di sorpresa.
“Voglio che tu finga di innamorarti di lui” ripete più lentamente, con una punta di superiorità nella voce.
“Ti ho sentito” ribatto, freddo e acido “Speravo solo di essermi sbagliato. Nessuno mi chiederebbe mai qualcosa di così … folle.”
“Non è folle” ribatte lui, con sicurezza “Non ho più alternative. È così convinto di non valere niente, che nemmeno si mette in gioco. Sta lasciando che lo porti avanti l’inerzia, e non ne posso più. Si limita a sopravvivere passivamente. Sta permettendo alla corrente di trascinarlo giù. E non voglio più stare a guardare. Ho bisogno che qualcuno creda in lui. Qualcuno come …” Mi lancia un’occhiata eloquente.
“Qualcuno bello e sicuro di sé e solitamente irraggiungibile come me. Giusto?”
Lui annuisce, e vedo che si sforza di non alzare gli occhi al cielo “Esatto. Qualcuno che lo faccia sentire importante e desiderato come merita.”
“E non pensi che questo possa farlo stare peggio?” chiedo, inarcando un sopracciglio “In fondo sarebbe solo una presa in giro. Potrebbe scoprirlo …”
“No! Non lo dovrebbe assolutamente scoprire!” Mi interrompe di getto, agitato “Per questo ti ho detto che la questione è estremamente delicata e che è necessario che tu ci rifletta attentamente. Prima di tutto, non gli dovrai mai dire niente. Seconda cosa, dovrai fingerti realmente innamorato di lui.” Mi scruta attentamente, dritto negli occhi “Non sarà una cosa da una botta e via, un flirt tanto così, per divertirsi … Dovrai innamorarti di lui.”
Lo guardo a lungo, chiedendomi quanto deve essere realmente disperato per essere arrivato a questo punto.
Ma soprattutto, non posso fare a meno di chiedermi quanto sia disperato il suo amico.
“E faresti questo ad un così caro amico?” chiedo, con una punta di sarcasmo “Lo spingeresti tra le braccia di uno sconosciuto che potrebbe ferirlo in qualsiasi momento, distruggerlo definitivamente?”
Il suo sguardo si fa di nuovo combattuto, e quasi mi pento di essere stato così brusco. Quasi.
“Ti pagherei profumatamente per portare a termine il tuo lavoro come si deve.” Dice alla fine, rigido e quasi formale: è sulla difensiva.
“E quando sarebbe, questo termine?”
Lui sembra un attimo spiazzato dal cambio d’argomento, ma si riprende subito “Un mese o due, presumo. Poi farai in modo che ti lasci.”
“Farò in modo che mi lasci?” ripeto, lasciando trasparire parte del mio scetticismo.
Lui annuisce, sollevando le sopracciglia “Non mi sembra che tu abbia problemi a renderti insopportabile” ribatte, con un sorrisino furbo, prendendo un sorso di birra.
Qualcosa l’ha capita, il signorino.
“No, quella non sarebbe la parte più difficile” gli concedo.
Lui fa un piccolo cenno d’assenso, vagamente divertito. Già mi piace un po’ di più.
Mi abbandono contro lo schienale della sedia.
“Quindi … Cosa dovrei fare?”
Lui solleva le sopracciglia, confuso “Innamorarti di lui …”
“Questo l’ho capito, ma poi? Devo fare in modo che si innamori di me?”
Scuote leggermente la testa, divertito e esasperato “Si innamorerà di te non appena ti vedrà. In fondo, è rimasto un inguaribile romantico.”
Mi ritrovo a provare un po’ di pena per questo ragazzo che non ho nemmeno mai visto, ma la scaccio subito. Non aiuta col lavoro.
“E in termini pratici, cosa dovrò fare?”
“Che vuoi dire?”
Sesso.” Non batto ciglio, e vedo che lui ha assunto un’espressione scettica.
“Be’, lui ha delle difficoltà con i rapporti fisici; d’altra parte, stareste insieme … Quindi, magari … Perché, sarebbe un problema? In fondo è il tuo lavoro.” Risponde, con una punta di superiorità.
“Solo dietro pagamento extra.” Sorrido imperturbabile, ignorando la critica velata che mi ha appena rivolto.
L’espressione sul suo viso si congela “Pagherò qualsiasi extra necessario.” Afferma, convinto.
“Se sei sicuro di potertelo permettere …” Insinuo, con un sorriso sornione “Sono merce costosa.”
“Lo so perfettamente” stavolta è lui a mostrarsi impassibile “Mi sono studiato attentamente il sito.” Ribatte asciutto.
“Ricapitolando; mi dovrò fingere innamorato di lui, dovrò fare in modo che la sua autostima raggiunga livelli accettabili, se mi capita ci andrò a letto e poi farò in modo che mi lasci. Giusto?”
Lui annuisce, un po’ nauseato.
Forse non gli sembra più una grande idea.
“Il tutto senza fargli assolutamente capire che è solo una finzione.”
Annuisce di nuovo.
“Ti rendi conto che è una situazione strana e che le tariffe varieranno …” Accenno con un gesto della mano.
Lui mi fissa, imperscrutabile “Come ho già detto, il prezzo non sarà un problema. Ti pagherò metà all’inizio, e metà quando sarà tutto finito, senza intoppi” sottolinea quelle ultime parole con attenzione, prima di continuare “Più eventuali extra nel mentre, se ce ne sarà bisogno.”
“Quanto sarebbe la cifra?” chiedo, andando dritto al punto.
Lui tira fuori una penna dalla tasca interna del giubbotto, e scrive un numero sul cartoncino su cui è posato il boccale di birra, quasi vuoto; me lo tende senza esitazione.
Osservo la cifra con estremo interesse: sono davvero parecchi zeri.
Lo guardo con un sorriso soddisfatto “Si potrebbe fare.”
Lo vedo incurvare le proprie labbra, in un ghigno furbo “Ho delle condizioni.”
Inarco un sopracciglio “Sarebbero?”
“Come ho già detto, ti pago per innamorarti di lui, quindi dovrai fingere piuttosto bene ed essere convincente. Inoltre, dovrai essere carino con lui. Non mi serve un altro stronzo che gli spezzi il cuore.” Ha sputato quelle ultime parole con durezza e cattiveria “Non dovrai assolutamente ferirlo, in alcun modo, o forzarlo a fare cose che non vuole fare. Chiaramente, non dovrai mai rivelargli cosa sei davvero, e non potrai tirarti indietro una volta che la cosa sarà cominciata. Se violi anche una sola di queste condizioni, l’accordo salta e non vedrai nemmeno l’ombra di un centesimo.”
Anche stavolta non permetto a nessun muscolo facciale di muoversi; in fondo, è esattamente quello che mi aspettavo.
Annuisco, senza tradire nessuna emozione.
Lui sembra quasi sollevato, e annuisce a sua volta “Perfetto. Quindi accetti?”
Ci devo riflettere un attimo; è un compito piuttosto rischioso, perché non riguarda solo me.
Riguarda anche un’altra persona, che potrei ferire molto profondamente.
Scaccio quei pensieri con una smorfia infastidita: sono pur sempre io. Mi basterà mantenere il controllo e andrà tutto bene; e mantenere il controllo è la cosa che mi riesce meglio.
Per quella cifra, poi, posso permettermi di impegnarmi per un paio di mesi.
Fare finta per un po’, cosa mi costerebbe?
In fondo sono un bravo attore, lo sono sempre stato.
E tutti quegli zeri continuano a vorticarmi davanti agli occhi.
“Accetto.” Affermo sicuro, sollevando lo sguardo e piantandolo nei suoi occhi verdi.
Sorride compiaciuto “Perfetto.”
“Come lo incontrerò?”
Si gratta un attimo il mento, pensieroso “Tutte le mattine va a leggere a Central Park. Lavora il pomeriggio e la sera, quindi suppongo che un incontro casuale lì sia la situazione più credibile.”
Tutte le mattine?”
“Sì. Potresti incontrarlo anche domani.”
Annuisco, prima di chiedere “Come lo riconoscerò?”
Estrae silenziosamente una foto piuttosto piccola dalla tasca interna del cappotto, e me la passa.
La osservo attentamente per un po’, con un ghigno che si allarga sempre di più sul volto.
“Qualcosa di divertente?” chiede, lasciando trasparire tutta la propria irritazione.
“Assolutamente niente” ribatto, ripassandogli la foto senza smettere di sorridere “Mi aspettavo una sottospecie di foca, e invece …”
Mi lancia un’occhiata ammonitrice, prima di recuperare la penna e scrivere qualcosa su un tovagliolo poggiato sul tavolo; lo strappa, passandomi la parte su cui spiccano delle cifre.
“Il mio numero di telefono” spiega “Mandami un messaggio appena puoi, così ci possiamo organizzare direttamente.”
Annuisco, memorizzando subito il numero sul cellulare.
“Quando riceverò il primo pagamento?” chiedo sfacciatamente.
“Non appena avrai stabilito un contatto con lui. Voglio essere sicuro che tutto questo serva a qualcosa.”
Faccio un cenno di comprensione col capo; ha senso.
“Non vuoi sapere come si chiama?” mi chiede, dopo qualche secondo di silenzio.
Alzo lo sguardo “No. Almeno quella sorpresa non dovrò fingerla.”
Lui annuisce, tracciando segni immaginari sul manico del boccale di birra.
“Quindi suppongo che per ora sia tutto.” Commento, asciutto.
Lui esita un attimo, prima di annuire.
“Io sono Sebastian, comunque. Sebastian Smythe.”
Gli rivolgo un piccolo ghigno “Il mio nome già lo sai. È sul sito.” Ribatto.
Lui non risponde, si limita a rivolgermi un piccolo cenno di saluto con la mano, a cui rispondo con un gesto elegante, alzandomi.
Mi avvio verso la porta, gli sguardi ancora puntati addosso. Ammicco in direzione di un trentenne, palesemente omosessuale e represso, presumibilmente con moglie e figli, che mi ha fissato da quando sono entrato, facendogli andare di traverso un generoso sorso di birra.
“Ehi.”
La voce del ragazzo mi fa voltare, e lo osservo con espressione interrogativa.
“Ho bisogno che tu lo aggiusti. Okay? Per favore.” Mi sembra davvero vulnerabile per la prima volta da quando ci siamo incontrati. “Fallo ritornare com’era prima. Aggiustalo.”
Gli rivolgo un sorriso amaro “Io non posso aggiustare nessuno, Sebastian. Con un po’ di fortuna, ci si aggiusta da soli.”
Esco dal locale prima che possa ribattere.




*fugge evitando i forconi*
Lo so, non si capisce ancora nulla, ma abbiate fede!

Ci vediamo domani con il secondo capitolo ... Fatemi sapere se potrebbe interessarvi!
Baci :*
  
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