Una fortezza inespugnabile, un lavoro di grande precisione reso, con grande sfarzo una delle più belle opere che avesse mai visto.
Era così che Nelly considerava il campanile della cattedrale che tutti i giorni restava ad osservare, assorta, attraverso i vetri sempre lucidi della sua scuola. Osservava le guglie appuntite sul tetto spiovente, i capitelli in stile corinzio delle esili colonne di pietra. Le ombre perfette alla luce del sole di mezzogiorno, poco sotto i bassorilievi  del cornicione e i doccioni dalle molteplici e inquietanti forme. E ancora le vetrate colorate del suo immenso rosone. Spesso e volentieri si fermava a scoprirne i luccichii improvvisi , le linee scure che sembravano tracciare la figura di un Angelo che si leva da un lago azzurro portando tra le mani una coppa e una spada. Studiava quella figura come fosse qualcosa di vivo, come se fosse raggiungibile con lo sguardo, come se Nelly nella sua mente fosse in grado di guardare alla mente di quella figura incantevole.
Ogni giorno era sempre la stessa storia: si perdeva nei suoi particolari, ne studiava i colori, l’ espressione e ogni giorno si ritrovava a scoprire nuovi particolari.
Un giorno, infatti, si accorse che le ombre così perfette in realtà nascondevano dei motivi strani che Nelly non aveva mai visto. Sembravano quasi muoversi per via della sinuosità dei loro lineamenti scuri. Sembravano raccontare storie e spesso le risultava difficile restare a fissarle a lungo, era come avere la testa pesante, da un momento all’altro sentirsi partecipe di quelle storie, provare sensazioni come fosse lei stessa la loro protagonista, non se lo sapeva spiegare. Così faceva ricadere lo sguardo ancora su quella figura. La fissava sempre più intensamente cercando di entrare senza volerlo nella mente di quella figura angelica. Le sembrava quasi, a volte, di sentire l’odore dolce dell’ aria lacustre, l’ umidità sulla sua pelle, l’odore metallico sulle sue mani e un calore fuoriuscire dal suo corpo nonostante la sua pelle restasse fredda.
Era allora che sentiva il bisogno, la tentazione, la curiosità di spingersi oltre e di provare a fissare quelle figure, quei simboli e lasciarsi trasportare nelle loro storie. Era allora che le sembrava quasi di vedere qualcosa muoversi tra i colori dei vetri attorno all’ angelo.
All’ inizio le sembravano solo effetti di quel luccichio insistente, ma presto si accorse i raggi del sole rimbalzavano sui vetri tanto quanto (o forse più) quelle ombre diventavano più frequenti.
Nelly era sempre stata una persona curiosa, a volte spinta ad andare troppo oltre e a cacciarsi nei guai, ma sentiva che stavolta quello poteva essere molto più di un semplice guaio; voleva scoprire cosa si nascondeva dietro quelle mura, quelle colonne, cosa realmente erano in grado di dirle quei simboli, cosa quella figura, la sua tentazione, in realtà significavano.
Nelly non sapeva neanche se tutto ciò era vero.
Sapeva solo che voleva crederci.                                         
E così fece.