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Autore: potterfanlalla17    03/11/2013    2 recensioni
In realtà all'ultimo episodio della prof mancano questi 5 minuti. Adesso sì che finisce come piace a me! E forse non è Renzo la scelta finale di Camilla....
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino , Gaetano Berardi
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Camilla  non riuscì ad arrivare da Livietta prima di un’altra mezz’ora. Non era stato affatto facile separarsi da Gaetano: le sue braccia l’avevano avvolta con una forza ed un calore tali da rendere impossibile desiderare di allontanarsi da quella protezione così a lungo cercata. Il suo profumo, il suo sapore, la forma del suo corpo…voleva memorizzare tutto di lui prima di affrontare il mondo fuori da quell’appartamento.

Il suo senso materno, tuttavia, le impose di staccarsi dall’uomo per deidicarsi finalmente a Livietta. La trovò ancora seduta al tavolo della colazione con Tommy e Greg con il viso tutto sommato sereno.

Fu proprio Greg il primo ad accorgersi dell’arrivo della professoressa e con la scusa di dover tornare a casa per tranquillizzare la madre lasciò a Livietta e a Camilla la possibilità di parlare in privato. Anche Gaetano decise che era più opportuno lasciare le due ragazze da sole e portò Tommy fuori con Potty incontrando l’approvazione incondizionata del bambino.

Non appena il poliziotto uscì, calò in casa un pesante silenzio, interrotto solo dal rumore delle tazze che venivano infilate nella lavastoviglie.

-Tesoro, credo che noi dovremmo parlare- esordì Camilla quando oramai non c’era più nulla da fare in cucina. Si sedette sul divano bianco che tante volte l’aveva già accolta quando aveva bisogno di sfogarsi con Gaetano ed invitò Livietta a fare lo stesso con un cenno della mano.

-Mamma, dai, non serve. Sul serio. So cosa è successo. Lo sanno tutti- commentò la ragazza, ma né il tono della voce né il suo viso tradivano un rimprovero nei confronti della madre.

-Mi dispiace che tu ci abbia sentito urlare.

-Come se fosse la prima volta…

-No, hai ragione. Ti abbiamo deluso, lo so. Volevi che fossimo “coerenti”, che prendessimo una decisione definitiva sul nostro matrimonio. E invece…

-Il mio non era un rimprovero, mamma. Non vi capivo, tutto qui. Quando vi siete lasciati tu stavi male, è vero, e non è stato facile vedere un’altra donna vicino a papà, ma…tutto sommato, dopo un inizio un po’ complicato,  mi sembravate più felici. Civili. Poi vi siete rimessi insieme e sì, i primi mesi sono stati belli: eravamo di nuovo tutti insieme, ma…era finto. Sapevo che avevate fatto tutto questo per me ma forse avrei preferito che foste sinceri.

-Lo so, ma credimi se ti dico che pensavo davvero che quello fosse il tuo bene. Pensavo che darti una famiglia unita fosse la cosa più importante. mi dispiace non aver capito che potevamo essere uniti anche stando separati. Ok, forse non sono stata molto chiara, me ne rendo conto.

Livietta sorrise, uno dei pochi sorrisi da quando era arrivata a Torino mesi prima.

-Ho capito, invece. Ed è stato bello che entrambi abbiate messo al primo posto il mio bene, ma non serviva. Potevo stare bene anche avendo genitori separati. Anzi, starò bene. Perché vi separate definitivamente questa volta, vero?

-Credo proprio di sì. Ma tuo padre ed io progettiamo di essere persone civili in futuro.

-Quindi niente litigi da telefilm americano con i figli che fanno la spola tra i genitori?

-Oddio, spero proprio di no- commentò Camilla ridendo. Livietta la guardò pensando che era da tanto che non la vedeva così serena e rilassata nonostante quello che era appena successo.

-Sei felice adesso, non è vero?- chiese la ragazza senza pensarci troppo.

Camilla sospirò e riflettè per qualche secondo prima di parlare. –So che è brutto da dire, ma sì…sono felice ora. Sono stati mesi difficili: il trasloco, la nuova scuola, i problemi con tuo padre…

-…io- aggiunse Livietta. –Andiamo, lo sappiamo tutte e due che sono stata insopportabile. Non ho fatto altro che lamentarmi e creare problemi.

-Non è così. E ad ogni modo non avevi tutti i torti…ti abbiamo deportata a Torino, come dicevi sempre tu. Anche se mi pare che ora tu non abbia di che lamentarti- rispose Camilla accennando a Greg.

-Non ci pensare nemmeno! Non puoi approfittare di questa situazione per sfilarmi informazioni su Greg- ribatté pronta la ragazza. –Anche perché potrei fare lo stesso con te…- Camilla arrossì violentemente. Non era abituata a rispondere a domande così dirette da parte di Livietta sulla sua vita sentimentale.

-Beh, per quanto mi imbarazzi doverlo fare, credo che dovremmo parlare anche di questo, non credi?- rispose Camilla decidendo di approfittare della tranquillità della figlia per introdurre il secondo argomento spinoso della giornata. –Vuoi chiedermi qualcosa su Gaetano?

Livietta sembrò doverci pensare qualche istante. –Solo una domanda, che in realtà ti ho già fatto. Sei felice con lui?

-Sì, molto.

-Ok. Allora a me sta bene. Non mi serve sapere altro. Lui mi piace, mi è sempre piaciuto, ma in ogni caso non è a me che deve andare bene. Credo, però, che dovrò imparare a convivere con quel piccolo impiastro- aggiunse la ragazza afferrando uno dei giocattoli di Tommy sparsi a terra.

-Convivere? Oh…beh, noi non ne abbiamo parlato. Non lo so. A dire il vero non ho idea di cosa succederà ora- disse Camilla confusa. In effetti, l’unico punto fermo fino ad ora era l’aver deciso di seguire i suoi sentimenti per Gaetano…dove questo l’avrebbe portata, anche solo fisicamente, non le era chiaro, né ci aveva pensato. Forse Gaetano già pensava ad una convivenza? Credeva che a giorni Camilla o lui stesso si sarebbero dovuti trasferire. All’improvviso si rese conto di quanta strada c’era da fare per poter parlare di normalità.

-Ma…resteremo a Torino vero?- Livietta interruppe il flusso di pensieri della madre riportandola alla realtà.

-Certo! Certo! Nessuna nuova deportazione in vista. È una promessa!

-Ok. Quindi al massimo mi aspetta un cambio scala- è la risposta divertita di Livietta, che però torna presto seria. –E papà? Come sta?

-Sinceramente? Adesso è furioso, ma sono sicura che capirà. Nel pomeriggio dovrebbe passare a prendere alcune delle sue cose a casa…se vuoi parlare con lui…

-Sì, certo. È solo che…

-Volevi stare un po’ con Greg?

-Già.

-Beh, eccezionalmente per oggi, prometto di lasciarti casa libera. Non ci meterò piede fino a stasera. Mi posso fidare?- aggiunse infine la professoressa con tono da mamma apprensiva.

-Mamma!- questa volta fu il turno di Livietta per arrossire.

-Ok, ritiro la mia ultima osservazione. E ora corri a chiamare il tuo Greg!

-Mamma!

-Va bene, ritiro anche il pronome possessivo.

Livietta si alzò dal divano diretta al bancone della cucina dove aveva appoggiato il suo cellulare, ma a metà strada invertì la marcia tornando verso la madre.

-Andrà tutto bene, mamma!- aggiunse infine abbracciandola come non faceva da tempo.

Camilla restituì l’abbraccio stringendo a sé la sua bambina ormai cresciuta e mentre la lasciava andare di nuovo si convinse che sì, sarebbe andato tutto bene.

***

Gaetano entrò in silenzio nella propria camera con in mano una piccola tazzina di caffè che aveva messo da parte per Camilla; la donna dopo pranzo aveva preferito stendersi un poco sul letto, esausta per tutto quello che era accaduto nelle ore precedenti ed il commissario si era felicemente addossa il compito di fare compagnia a Tommy e Livietta.

Dopo un’oretta, tuttavia, decise che i due ragazzi potevano cavarsela da soli per qualche minuto e raggiunse Camilla, trovandola addormentata: un braccio giaceva morbidamente sul suo ventre mentre l’altra era nascosta dal volto della donna, reclinato sul cuscino in una posa naturale. Gaetano rimase sulla porta a fissarla, cercando disperatamente di convincersi che tutto quello era reale, che la donna che amava da anni ora lì nel suo letto pronta ad affrontare un futuro insieme.

Si avvicinò con passo leggero per non svegliarla e, dopo aver appoggiato la tazzina sul comodino dal lato di Camilla, andò a sdraiarsi accanto a li, senza nemmeno sfiorarla, solo per il piacere di poter guardare il suo viso atteggiarsi in strane smorfie dettate dal sonno. Era così intento a riflettere su quanto fosse straordinario quel momento e a quanto fosse felice in quel momento da non accorgersi che Camilla aveva aperto gli occhi.

-Ehi!

-Ehi!- rispose Gaetano accarezzandole i capelli con una mano. Senza dire nulla si misero entrambi su un fianco per potersi guardare meglio negli occhi. –Scusami, non volevo svegliarti.

Camilla scosse la testa in risposta: -Non stavo proprio dormendo. Riposavo occhi e mente.

-Ah…quindi quegli sbuffi che sentivo me li sono immaginati.

-Come ti permetti, commissario? Io non russo!

-E chi ha parlato di russare? Ad ogni modo erano molto teneri…- aggiunse Gaetano avvicinandosi di qualche centimetro al volto di Camilla. Il fatto che lei non avesse più l’impulso di ritrarsi da lui era qualcosa che ancora lo sconvolgeva. –E’ andato tutto bene con Livietta?

-Meglio del previsto. Avevi ragione…come sempre!

-Aspetta, questo giorno me lo devo segnare, professoressa! Mi stai dando ragione!

Camilla sorrise: -Non ti ci abituare, Gaetano! Non succederà tanto spesso.

-Mi sta bene. Mi piace non essere d’accordo con te…ogni tanto- nella pausa di silenzio che seguì i due continuarono a fissarsi negli occhi. –Dunque, ora che facciamo?

-Beh, se non ricordo male tu hai ancora un lavoro, giusto? Mi stupisce che Torre non si sia ancora precipitato qui per controllare se fossimo ancora tutti vivi.

-Sono stato previdente e l’ho chiamato per comunicargli che mi prendevo un giorno di ferie.

-Tu? In ferie? Non ricordo di averti mai sentito parlare di ferie in dieci anni. Mai nemmeno un giorno di riposo.

-Diciamo che in questo caso ho i miei buoni motivi per restarmene a casa per almeno ventiquattro ore consecutive.

-Quindi, prevedi che io starò qui almeno per le prossime ventiquattro ore consecutive?- ripeté Camilla. Le era assolutamente inspiegabile come discorsi che nella sua mente apparivano difficili ed insormontabili, davanti a Gaetano diventassero così semplici e in fin dei conti piacevoli.

-Mmhh…vorresti dirmi che tu non hai ancora pensato a…come vogliamo chiamarli…gli aspetti logistici ed organizzativi della nostra nuova situazione?

-Messa in questi termini devo dire che la cosa è davvero molto romantica…oltre ogni immaginazione, commissario.

-Ah, se è il romanticismo che vuoi ti accontento subito, professoressa.

Gaetano approfittò dell’invito di Camilla per colmare i pochi centimetri che ancora li separavano facendo adire il suo corpo a quello della donna, fino ad incontrare le sue labbra che si schiusero meccanicamente sotto il tocco del poliziotto.

-Così va meglio?- aggiunse Gaetano con voce roca.

-E’ un inizio. Ma credo si possa fare di meglio.

Gaetano non fece in tempo a replicare perché le labbra di Camilla fu di nuovo sopra le sue, ma con una passione decisamente nuova e molto più intensa. Lasciò che le sue mani vagassero lungo il corpo della donna sdraiata accanto a lui, accarezzandole la schiena sino ad arrivare al fondo schiena. Non appena le mani di Gaetano raggiunsero l’attaccatura delle cosce, Camilla piegò la gamba intrecciandola con quella di Gaetano e percependo per la prima volta quel calore interno che nasce spontaneo non appena il contatto con la persona amata diventa più intimo e piacevole. Anche Gaetano dovette trovare accattivante la nuova posizione assunta da Camilla perché si lasciò sfuggire un gemito che fece arrossire la donna. La cosa stava decisamente sfuggendo di mano ad entrambi e per quanto tutto questo fosse ciò che più desideravano da anni, non potevano dimenticare che nella stanza accanto c’erano i loro figli.

-Ok, forse dovremmo fermarci qui- mormorò Camilla tornando a fissare Gaetano negli occhi. –Tommy…Livietta…stanza qui a lato…

-Giusto. Giusto- rispose il vicequestore mentre tentava di riprendere il controllo del suo corpo.

Restarono in silenzio per qualche istante durante i quali, entrambi ne erano certi, immaginarono cosa sarebbe potuto accadere se avessero continuato quel piacevole contatto.

-Comunque…non…non abbiamo ancora parlato di…insomma…so che tu abiti dall’altra parte del cortile, ma…se…ecco…- fu Gaetano ad interrompere quel silenzio, anche se le parole sembravano volergli uscire per forza sconnesse.

-Sì, anche se tecnicamente quella è casa di Renzo.

-Appunto. Quindi, potreste…tu e Livietta, intendo…e anche Potty naturalmente…venire a vivere qui…

-Qui?- Camilla si mise a sedere sul letto seguita pochi istanti dopo da Gaetano, convinto di aver appena rovinato tutto con una proposta troppo affrettata.

-Scusami, è una proposta stupida. Non voglio correre…

-No. Non è stupido…anche Livietta mi ha fatto la stessa domanda stamattina.

-Davvero?- il tono speranzoso della voce di Gaetano fece sorridere Camilla. –E…tu cosa le hai risposto?

-Beh, la verità. Che non ne avevamo parlato.

-Ok, mi sembra giusto. Ora però ne stiamo parlando…

-Vero- Camilla si voltò di nuovo a guardare il suo commissario come se sul suo viso fosse scritta la risposta alla domanda di Gaetano. – E’ solo che non so cosa devo fare. Voglio dire…il pensiero di restare nell’altro appartamento, con il rischio di incontrare Renzo, Carmen…non mi alletta granchè. Ma qui…Livietta non avrebbe una camera sua e comunque forse è troppo presto. Non voglio dare a Livietta l’impressione di passare da un uomo all’altro. Senza contare che non so come la prenderebbe Eva.

Gaetano si ritrovò ad annuire.

 -Giusto. In effetti, a questo proposito…stamattina ho cercato di parlare con Tommy ma mentre cercavo le parole giuste ho pensato alla possibile reazione di Eva.

-Diventerebbe una furia. Mi detestava già quando non avevamo una relazione, figuriamoci ora! Che c’è? Perché ridi?

Gaetano non si era nemmeno reso conto di avere un sorriso ebete stampato in faccia se non fosse stato per il commento della sua professoressa.

-No, niente. È solo che mi suona ancora tutto un po’…

-…strano? Beh, in fin dei conti abbiamo una relazione da almeno dieci anni, in un modo un po’ bizzarro, lo ammetto. Ora è solo noto a tutti. Solo che…tra questi tutti non è il caso di includere Eva per il momento, è così?- concluse Camilla riportando l’attenzione di entrambi sulla questione principale.

-Non è che mi piaccia, né che voglia farlo. Non pensare che voglia nasconderti o altro…

-Lo so, Gaetano. Hai paura per Tommy. Ti capisco. Perciò, credo che alla fine sarà meglio che per ora io resti a casa mia con Livietta. E quando Eva tornerà dalle Filippine, potremo parlare con lei della nuova situazione e cercare un accordo. Ad una sola condizione, però.

Al poliziotto non sfuggì il tono serio con cui Camilla aveva appena posto l’accento sulla clausola finale.

-Tutto quello che vuoi.

-So che per te Tommy è importante e che non potresti mai fare a meno di lui, però io ho promesso a Livietta di non deportarla di nuovo. Perciò, qualunque cosa possa imporci Eva, ti prego non costringermi a cambiare città, perché non posso prometterti di seguirti.

Gaetano comprese la preoccupazione di Camilla, perché lui stesso avrebbe posto la stessa richiesta al posto suo. Anzi, fosse per lui Tommy non se ne andrebbe più da Torino, ma Eva, con il suo lavoro e con la sua avversione per Camilla, avrebbe potuto portarsi via il piccolo solo per capriccio. E allora Gaetano cosa avrebbe fatto? Non poteva nemmeno pensarci, non poteva perdere nessuno dei due. Non ora.

-Te lo prometto, Camilla. Non ti costringerò a cambiare di nuovo città- disse, infine, accompagnando la promessa con una carezza sul volto della donna, che chiuse gli occhi a quel tocco.

Qualunque cosa Camilla pensasse di quelle parole e di quel gesto non potè esprimerlo perché Livietta bussò alla porta della camera, entrandovi non senza un velo di imbarazzo. È vero che tra i suoi c’erano sempre state effusioni anche davanti a lei, ma vedere sua madre innamorata come una adolescente di un estraneo era quantomeno strano. Non sapeva cosa aspettarsi né come comportarsi.

-Ehm…scusatemi- disse mentre teneva gli occhi bassi entrando in camera. –Non volevo disturbare.

-Nessun disturbo. Stavamo solo parlando.

-Ok. Volevo solo dire che Greg è arrivato e che beh…torno di là…a casa. Devo dire qualcosa a papà?

Gli occhi di Livietta si posarono per una frazione di secondo su Gaetano quasi a chiedere scusa per quell’accenno ad una figura che di certo il poliziotto non poteva apprezzare particolarmente. Camilla apprezzò il gesto sensibile della figlia.

-No. Per il momento credo che ci siamo detti tutto il necessario.

La ragazza annuì e si voltò per uscire dalla stanza, ma prima di richiudere la porta alle sue spalle fece un passo di nuovo nella direzione della madre e di Gaetano.

-Ehm…io volevo solo dire a Gaetano che…beh, mi dispiace di essere stata una stronza in questi mesi. Non ce l’ho mai avuta con te o Tommy. Volevo che tu sapessi che sarò civile in futuro, visto che presumo ci vedremo spesso.

Gaetano riuscì a mascherare meglio di Camilla la sorpresa e l’emozione di quella sorta di dichiarazione di tregua e stringendo la mano della professoressa rispose: -Io ci conto di vederti molto spesso, Livietta. E per quanto possa valere, non ho mai pensato che tu fossi una stronza.

Livietta sorrise. –Ok, allora…a presto, Gaetano.

-A presto, Livietta.

 

 

 

 

 

   
 
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