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Autore: LeeGL_    03/11/2013    1 recensioni
❝ -Sei una ragazza in gamba, sai? Che cosa ti sarebbe successo?
-Sono una ragazza in gamba ma stupida.
-Stupida?
-Sì.. Hai presente quelle ragazze belle, simpatiche, in gamba.. Che non la danno mai vinta a nessuno ma che quando si tratta d’amore, soffrono da morire?
-Sì..
-Ecco.. Io sono una di quelle. ❞
...
❝ Cos’aveva fatto? Davvero aveva baciato una ragazza? Ovviamente non era sobria, non poteva essere. ❞
Essendo la mia prima storia di questo genere, non so se posso dire con certezza se la storia sarà rossa, arancione o gialla. Vorrei mettere scene rosse, ma non sapendo come mi verranno o quando le farò, per ora lascio arancione.
Se la storia vi piace, vi prego di recensire, perché sono una ragazza che in genere si fa sempre troppi complessi sulle proprie storie.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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It hurts.

 

 Halloween.
 
   Ragazzi seduti sui divanetti, dai travestimenti differenti e allo stesso tempo paurosi, con bibite in mano, che conversavano allegramente del più e del meno; chi parlava con la ragazza, chi con l’amico, chi litigava, chi si scambiava frecciatine di tanto in tanto, quella sera la casa di Denise era piena di persone, sparse un po’ ovunque, chi sul terrazzo, chi nella cucina, chi al centro della sala per ballare.
Quella casa era enorme, decorata proprio nel tema di Halloween, aveva organizzato tutto alla perfezione e da fin troppo tempo, nessuno avrebbe potuto rovinarle quella serata.
Girava da una stanza all’altra a controllare che tutto fosse al posto giusto, la tavola con tutti i rinfreschi e le bibite, dagli alcolici all’acqua, la tovaglia in modo adeguato, con tante zucche disegnate sopra di essa, i palloncini attaccati un po’ a caso per tutte le pareti, le luci psichedeliche da discoteca messe di proposito al centro della sala, per permettere alla gente di ballare e la musica ad alto volume che si alternava tra quella calma e scatenata.
Continuava a controllare ossessivamente i dettagli, attenta non sbagliare qualcosa, mentre Amy, che era stata costretta con la forza proprio da Denise a venire alla festa, stava seduta su di una sedia messa un po’ a casaccio per il salone, a fissare la propria bottiglia di birra che teneva in mano, sorseggiandola di tanto in tanto, alquanto scocciata e arrabbiata.
Denise era la sua migliore amica, sapeva che in quei casi era meglio non parlarle, anche perché quella sera c’era quasi mezza scuola in quella casa e riusciva a gestire la situazione a malapena.
Così Amy restava sulle sue, tra i suoi pensieri, sospirando più volte e assumendo espressioni quasi di sofferenza.
Stava male a stare lì, proprio quella sera, dopo aver litigato col suo ragazzo, come faceva di solito, anzi, troppo spesso ultimamente.
Restò lì a pensare per qualche minuto, una decina o venti, per poi scuotere la testa e decidere di scacciare i pensieri, almeno per quella serata.
Pensare a cose brutte non le faceva assolutamente bene, soprattutto se si trovava in una festa dove la maggior parte delle persone si divertiva.
Finiva per sentirsi esclusa e fare l’asociale non era quello che voleva quella sera.
  Si alzò in piedi e controllò la propria immagine allo specchio, il proprio travestimento.
I suoi capelli lunghi, lisci e corvini ricadevano sulle ali nere poste dietro la propria schiena e il vestito rosso, aderente sui fianchi che si faceva più largo dalla vita in giù le dava un’aria da angelo nero, il travestimento che Denise le aveva praticamente imposto.
Se fosse stato per lei, non avrebbe nemmeno messo quei scomodissimi tacchi neri che già le facevano male ai piedi.
Sbuffò e si allontanò dallo specchio, andando a buttare la birra, per poi prenderne un’altra.
Cominciò a guardarsi in torno, alla ricerca di qualcosa, anche se non aveva idea di cosa stesse cercando. La migliore amica era completamente distratta e tutti gli altri a parlare per i fatti loro.
“Che palle. Che serata orribile.” pensò, facendo un’altra smorfia.
Nemmeno il tempo di portare la birra alla bocca e di concludere quel pensiero che, però, si sentì spostare proprio di peso da qualcuno.
Quel qualcuno sembrava abbastanza scocciato di Amy che gli intralciava il passaggio degli alcolici messi lì vicino, infatti, non si scusò nemmeno e con fare sgarbato afferrò una birra e la guardò male.
-Scusa, hai mai pensato di toglierti da qua? Non sei l’unica che vuole bere.
Una ragazza senza alcun tipo di travestimento, al contrario di quasi tutti gl’invitati, le stava parlando a quel modo e Amy stava ancora lì a fissarla, senza sapere cosa dire inizialmente e rimanendo per un po’ sotto shock da quel suo modo diretto di dire le cose.
-Ehi, senti tesoro; innanzi tutto ti calmi e… non l’ho fatto apposta. Non so se tu sia così scontrosa di natura, ma non volevo farti innervosire così tanto.
La ragazza dai capelli corvini prese un altro sorso della birra e puntò nuovamente lo sguardo sulla biondina dai capelli corti e gli occhi castani che accennò un piccolo sorriso subito dopo, distogliendo lo sguardo per un attimo, per poi scuotere la testa e porgergli la mano.
-Mh, sì, scusami, hai ragione. È che stasera, come vedi, sono nervosa. Mi dispiace. Non sono così di solito… penso. Comunque sono Bonnie, piacere. Puoi chiamarmi anche Bon.
-Poi sembra un nome da maschio..- Osservò, Amy, ridacchiando ed annuendo a quelle parole, allungando la mano per stringergliela:-Io sono Amy.
-In effetti è vero, ma non importa. Wow, che bel travestimento, Amy.- Si complimentò lei, ricambiando la stretta di mano.
-Ma sei della scuola? Non penso di averti mai visto in giro..
-Sì, sono della scuola. Mi sono trasferita qui quest’anno, in quella vecchia mi trovavo male, poi ho fatto amicizia con qualcuno qua in giro e mi hanno invitato a questa festa.
Amy strinse la birra tra le mani, sentiva che quella serata non sarebbe stata poi così noiosa, aveva trovato qualcuno con cui parlare e poteva svagarsi o pensare ad altre cose.
Cominciarono a parlare e si sedettero su due sedie, variando dagli argomenti, ogni tanto parlavano di musica, ogni tanto di scuola, oppure del futuro, non erano argomenti specifici, erano un po’ dei commenti generali, in fondo si stavano cominciando a conoscere ed Amy se doveva fare amicizia con qualcuno non perdeva mai tempo, trovava sempre qualche argomento buono e risultava la maggior parte delle volte simpatica.
Mentre parlavano, notò che Bonnie stava bevendo un po’ troppe birre.
Nel giro di mezz’ora ne aveva già prese quattro, non che le importasse più di tanto, ma per essere ancora alle undici di sera, le sembrava anche fin troppo esagerato.
-Senti, ti va di andare a ballare?-. Sorride la biondina, inclinando il viso di lato, in attesa della risposta dell’altra.
-Non penso.. Non sono brava a ballare, ma grazie comunque.
-Allora mi accompagni fuori?-. Indicò il balcone e Amy annuì, incamminandosi verso quest’ultimo in attesa dell’altra, che era andata a prendere un bicchiere di vodka.
Nel frattempo la ragazza dai capelli corvini si ritrovò dei suoi compagni di classe proprio sul balcone, che stavano fumando, ed alzò gli occhi al cielo, voltando il viso dall’altra parte, quasi per trattenere il nervoso.
-Uhuh, ma guarda chi c’è, hai litigato di nuovo con Michael?-. Si alzò uno, ridacchiando.
-Ma si può sapere cosa vuoi? Lasciami in pace, vai a leccargli il culo, dai.
-Ti sei comportata da puttanella anche stavolta, eh? Si è offeso, poverino.. Dovresti andare a chiedergli scusa-. Disse lui, incoraggiato dal coro di risate di quelli dietro, portando una mano sotto il mento della ragazza, per fargli girare il viso verso il suo.
Nemmeno il tempo di dire qualcosa alla ragazza, che il ragazzo venne afferrato per il colletto della maglia e buttato dentro casa, così da cacciarlo dal balcone.
Bonnie era riuscita a buttarlo fuori con tale facilità, chissà da dove aveva preso quella forza, si domandò l’altra, accennando un sorriso divertito, non appena il ragazzo venne scacciato dal balcone.
Bastò solo uno sguardo della biondina che anche gli altri ragazzi lo seguirono a ruota dentro casa.
In tutto questo, lei era ancora tranquilla, col bicchiere in mano, appoggiata alla ringhiera che beveva il suo vodka, per poi sospirare.
Amy rimase shockata nel trovare la ragazza così tranquilla, senza domande da fare, senza intromettersi.
Probabilmente aveva sentito tutto quel che si erano detti, e se fosse stata al suo posto, avrebbe fatto tante domande per capire meglio ciò che stava succedendo.
Invece no, lei era comodamente appoggiata alla ringhiera del balcone, che si rigirava il bicchiere tra le mani, buttando di tanto in tanto uno sguardo alla ragazza.
-Tutto okay?-. Chiese, le bastava solo quella domanda, non era una tipa che s’impicciava dei fatti degli altri.
-Io.. Mh.. Sì, sì.. Grazie.
-Non ti preoccupare, non credere a quelle parole. Molta gente fa offese simili senza neanche capire.
-Già...-. Sospirò Amy e quando si guardò indietro noto la porta del balcone chiusa.
Sgranò immediatamente gli occhi e si avvicinò alla porta, tentando di aprirla, ma niente, l’avevano chiusa.
Le avevano chiuse fuori.
Era da non crederci.
-Bon, dici che dal balcone si può scendere in qualche modo?
-Perché?
Distratta, la ragazza finì di bere il proprio bicchiere di vodka e si voltò a guardare nella direzione dell’altra, capendo già quel che avevano fatto quella “banda” di ragazzini.
Guardò giù e notando solo un metro e mezzo di distanza dal terreno, fece un sospiro di sollievo, annuendo ridacchiando.
-Hai paura di circa due metri di altezza, per caso? Se vuoi possiamo scendere da qui, tanto quelli là non penso apriranno mai.
Amy annuì e poi si passo le mani tra i capelli, togliendosi le scarpe che le stavano provocando un dolore assurdo ai piedi e sedendosi a gambe incrociate a terra, fregandosene di quanto poteva essere corto il vestito, tanto nessuno l’avrebbe mai potuta vedere.
Appoggiò la schiena al muro e alzo il viso verso il cielo.
Bon fece lo stesso, mettendosi di fianco a lei e stringendosi nelle spalle.
-Aish, niente alcolici stasera. Volevo ancora vodka ma ci hanno chiuso fuori.
-Non pensi di bere troppo?-. Si lasciò scappare l’altra, mantenendo lo sguardo dritto sulle stelle che si vedevano nel cielo.
-Io? Troppo? Può darsi, ma lo faccio solo quando ho un motivo valido.
-E che motivo avresti adesso?
-Sono triste, bevo-. Concluse lei, accompagnando la risata dell’altra per la risposta che aveva dato.
-Sei una ragazza in gamba, sai? Che cosa ti sarebbe successo?
-Sono una ragazza in gamba ma stupida-. Continuò lei, saltando la risposta.
-Stupida?-. Inarcò un sopracciglio e abbassò il viso per poterla guardare, un po’ confusa.
-Sì.. Hai presente quelle ragazze belle, simpatiche, in gamba.. Che non la danno mai vinta a nessuno ma che quando si tratta d’amore, soffrono da morire?-. Abbassò lo sguardo anche lei e sorrise, ma quel sorriso non sapeva di nulla, sembrava solo per figura, un po’ per non far preoccupare l’altra.
-Sì..-. Si sentì presa in causa anche lei e si morse il labbro inferiore.
-Ecco.. Io sono una di quelle-. Si distrasse un attimo, poi, e guardò l’orologio, per poi puntare lo sguardo sulla ragazza dai capelli corvini:-E’ mezza notte, sono un po’ come cenerentola in questo momento, dovrei tornare a casa, purtroppo. E’ stato un piacere parlare con te.
Sorrise nuovamente e si soffermò a guardarla negli occhi.
Ad Amy ‘spiaceva davvero, era una delle poche persone che le andava a genio così alla svelta, non avrebbe voluto smettere di parlare con lei così subito.
Sembrava misteriosa e questo la interessava, aveva ancora delle domande da farle, ma si trattenne e fece un cenno con la nuca, un po’ come saluto.
Improvvisamente si accorse del viso così vicino di Bon, che quasi gli mancò il fiato dalla sorpresa e dalla perplessità.
Non capiva cosa volesse fare in quel momento, ma era fin troppo vicina alle proprie labbra, così tanto che da una parte non voleva e da una parte voleva toccarle.
Ed era quest’ultima parte che la spaventava di più e la confondeva. Rimase immobile, magari avevano bevuto troppo, magari.. Sì, si poteva benissimo giustificare così.
Le labbra di Bonnie toccarono quelle di Amy, si sfiorarono più volte e quest’ultima stranamente stava ricambiando.
Di fatti, presse le labbra sulle sue, così da lasciargli un bacio a stampo e l’altra ricambiò con un altro. Nel giro di pochi secondi, quella vicinanza, quello sfioramento di labbra diventò sempre più profondo, le loro labbra si toccavano, le ragazze godevano una del sapore dell’altra, ma quando arrivarono a sfiorarsi persino con la lingua, Amy si risvegliò di colpo, allontanandosi dalle labbra dell’altra e portando una mano davanti alla bocca.
Cos’aveva fatto? Davvero aveva baciato una ragazza? Ovviamente non era sobria, non poteva essere.
-..Sì, è meglio che tu vada-. Rispose, dandole le spalle dall’imbarazzo e deglutendo, stupefatta dal proprio comportamento.
  
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