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Autore: Arsax    03/11/2013    6 recensioni
STORIA INCOMPLETA
“Aveva ragione mio fratello. Aveva ragione su tutti i fronti.
Sono uno schifo. Sono una schifezza di persona. Posso mai fare questo? Posso trattare così la gente?
Non so perché lo faccio, ma mi viene naturale. Come se una bestia si impossessasse di me ogni volta che esco di casa. Ogni volta che mi preparo per uscire e mi guardo allo specchio, vedo il mio sguardo cambiare e diventare cupo, freddo e distaccato. Me ne sono reso conto solo nell'ultimo periodo. Solo quando una certa persona me l'ha fatto notare ed è entrata a far parte della mia vita, sconvolgendomela in modo irreparabile.
Che cosa sono? In cosa mi sono trasformato? In che cosa mi hanno trasformato? Questo sono veramente io?
Ormai non ho più alcuna certezza. Esse sono morte con me, con la mia ultima vera immagine riflessa nello specchio. Questo non sono io e non ritroverò mai più il vero me stesso. Io sono morto.”
Genere: Dark, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Beauty and the Beast

 

Prologo

 

 

Aveva ragione mio fratello. Aveva ragione su tutti i fronti.

Sono uno schifo. Sono una schifezza di persona. Posso mai fare questo? Posso trattare così la gente?

Non so perché lo faccio, ma mi viene naturale. Come se una bestia si impossessasse di me ogni volta che esco di casa. Ogni volta che mi preparo per uscire e mi guardo allo specchio, vedo il mio sguardo cambiare e diventare cupo, freddo e distaccato. Me ne sono reso conto solo nell'ultimo periodo. Solo quando una certa persona me l'ha fatto notare ed è entrata a far parte della mia vita, sconvolgendomela in modo irreparabile.

Che cosa sono? In cosa mi sono trasformato? In che cosa mi hanno trasformato? Questo sono veramente io?

Ormai non ho più alcuna certezza. Esse sono morte con me, con la mia ultima vera immagine riflessa nello specchio. Questo non sono io e non ritroverò mai più il vero me stesso. Io sono morto.”

 

 

 

 

Capitolo 1- Le cose che contano al mondo sono quelle che crediamo noi?

 

Si svegliò con i raggi fastidiosi del sole che gli solleticavano le palpebre. Ci impiegò un po' a capire dove si trovasse, a ricordare ogni particolare della sera prima e a cercare di ricordare il nome della ragazza che giaceva accanto a sé nuda.
Si sedette e si stiracchiò facendo scrocchiare ogni osso del proprio corpo. Si passò una mano fra i lunghi capelli biondi e si alzò.
“Come cazzo si chiama questa? Era tipo Mary...o forse era Pauline? Ma chi cazzo se ne frega.” pensò.
Si diresse allo specchio, dopo aver recuperato i boxer da terra ed esserseli messi.
Sì, decisamente ci aveva dato dentro quella notte. Bill Kaulitz aveva fatto centro di nuovo.
Sì, è una cosa che ci si aspetterebbe dal suo caro e dolce fratellone, ma ormai ha messo la testa apposto da quando si era fidanzato con Stefania, una bellissima ragazza italiana, e presto si sarebbero addirittura sposati! Che oscenità.
Bill era diventato così, come Tom lo voleva, e invece si stava per sposare! Certe volte non lo capiva suo fratello, proprio per niente.
-Bill...-mugugnò la ragazza bionda dal letto.
-Ehi...ehm...Serena?
-Mi chiamo Janette.
-Oh, scusami. Troppo alcol.- mentì spudoratamente, ma a lei non dispiacque questo suo errore e iniziò a riprendere i propri vestiti.
-Ci vediamo chiappe d'oro.- disse passandogli accanto e dandogli una pacchetta sul sedere.
Sorrise malizioso e piacevolmente divertito e scelse cosa indossare per la giornata. Jeans chiari strappati, maglietta bianca semplice, anfibi, cintura, collane immancabili e profumo e scese per fare colazione.
Scendendo vide la futura cognata, capelli castani (o rossi o neri, a seconda di come se li tingeva), occhi castani e con le curve al posto giusto, intenta ad apparecchiare la tavola.
-'Giorno Bill.- gli disse con dolce accento italiano e sorridendogli felice.
-'Giorno...che ore sono?- chiese col mal di testa che gli stringeva il cervello.
-Sono le due del pomeriggio. Ho visto la tua bella...Janette andare via.
-Sì, sì, lo so. Il tuo “dolce fidanzatino” dov'è?- chiese disgustato.
-Oh, andiamo! Non è così drammatico che abbia messo la testa apposto e voglia mettere su famiglia.- rispose divertita.
Sapeva che Bill odiava quel tipo di scene romantiche, quei nomignoli stupidi che si davano fra loro. “Patatina”, “Amoruccio”, “Ciccino bello” e altre cazzate del genere; le odiava a morte, ma loro lo facevano apposta davanti a lui perché sapevano che gli dava sui nervi.
Era così da quando aveva capito che l'amore non esisteva. Esistevano solo il sesso, la fama, i soldi e la bellezza. Il resto non valeva nulla. Aveva ragione Tom, ma sembrava che non appena Bill avesse capito come girava veramente il mondo, lui si fosse rincoglionito e fosse diventato com'era lui tempo prima: stupidamente e ingenuamente innamorato dell'amore.
Da quando Tom aveva incrociato lo sguardo di Stefania ad una festa, proprio mentre stava per farsi una supergnocca che lavorava come cameriera, si era rincoglionito del tutto. Aveva mollato la supergnocca e si era messo a seguirla e a provarci come un cagnolino. Be', tanto meglio per Bill, quella sera la supergnocca se l'era fatta lui.
Proprio in quel momento, scese Tom ed entrò in cucina dando un dolce bacio a Stefania.
-Parli del diavolo...- brontolò Bill, versandosi del vino nel bicchiere.
-Bill, hai appena smaltito una sbronza. Non dovresti bere.- disse Tom portandogli via il bicchiere dalle labbra.
-Buongiorno anche a te, fratellino.- rispose sbuffando.
-Dai, sai che lo faccio per il tuo bene.- disse stringendo al proprio fianco Stefania, che sorrise raggiante al suo futuro marito.
Bill fece finta di vomitare mentre si davano un altro dolce bacio a fior di labbra.
-Sei sempre così dolce di prima mattina.- disse ironicamente Tom a suo fratello.
-Ho smesso di essere dolce tempo fa, quando ho capito com'è realmente il mondo e ho iniziato a seguire il tuo credo di “Sex Gott”.- rispose sogghignando malignamente, nel vano e milionesimo tentativo di far mollare Stefania e Tom e di far ritornare un po' di sale in zucca a suo fratello.
Il risultato fu Stefania che ridacchiava divertita e si stringeva di più il fianco del suo fidanzato.
-Ormai ha posato lo scettro del “Sex Gott” e ha messo la testa apposto, giusto Tom?
-Giusto, dolcezza.
Baciò un'altra volta la sua fidanzata e Bill, sbuffando, prese le chiavi della macchina e uscì andando allo studio di registrazione. Almeno non avrebbe assistito ad un'altra scena piena di zucchero e amore fra Tom e Stefania, e lui non sarebbe morto di diabete.

Restò in studio di registrazione fino alle ore beate, giusto in tempo per prendere la macchina e andare in uno dei più bei locali notturni di Amburgo. Entrato in quel meraviglioso locale, pieno di ballerine di lap dance, cameriere con divise succinte e tanti, tantissimi uomini arrapati, scelse uno dei suoi tavoli preferiti, che si trovava in un angolino appartato e dal quale si poteva godere di un'ottima vista su tutto il locale.
-Ehi Bill. Che ti porto dolcezza?- chiese una cameriera di nome Sheila.
Era abbastanza alta e con i tacchi arrivava ad avere quasi la sua altezza (quando Bill non portava anfibi o scarpe col tacco), curve spettacolari da far risvegliare i morti, capelli rosso fuoco e occhi verdi.
-Ciao Sheila. Io vorrei che portassi tu e il tuo bel culetto qui accanto a me, ma so già che è chiedere troppo, vero?- chiese Bill con un sopracciglio alzato e lo sguardo malizioso.
Sheila in tutta risposta ridacchiò divertita. -Purtroppo stasera sì. Lavoro fino all'ora di chiusura e non posso assentarmi più di tanto.- rispose dispiaciuta.
-E' un vero peccato...portami un Cuba Libre.- rispose Bill pensieroso.
Sheila prese l'ordine e andò via in fretta. Bill continuava a pensare quanto fosse un peccato non farsi un altro giro con Sheila, si era dimostrata una vera tigre a letto. Be', come aveva sostenuto sempre suo fratello (prima che perdesse il lume della ragione, ovvio) “Rossa di capelli, vogliosa di uccelli” e in effetti ci aveva azzeccato...almeno in quel caso.
Poco dopo, Sheila tornò con il suo drink e gli mostrò una bellissima panoramica della sua profonda scollatura mentre si chinava a posare il drink. Bill si leccò le labbra guardando la ragazza che andava via sculettando appositamente per lui. Sorrise bevendo un sorso del drink e portandosi le mani dietro la nuca, per poi appoggiarsi allo schienale del divanetto del tavolo.
La sua vita era decisamente cambiata da quando aveva capito che cos'era che importava al mondo realmente. Soldi, sesso, fama, bellezza. Se si avevano quelli, tutti ti idolatravano e baciavano la terra sulla quale camminavi. Se si avevano quelli, tutto il mondo era ai tuoi piedi. L'amore, la compassione, la gentilezza e la bellezza interiore erano banditi dal suo essere; non portavano a niente, erano emozioni per gli sfigati e per i brutti. Esatto, la bellezza interiore era per i brutti, per coloro che tentavano di far crescere la propria autostima e cercavano di consolarsi solo perché Madre Natura non aveva donato loro la bellezza oppure, per come sosteneva lui, perché quando Madre Natura distribuiva la bellezza loro erano nel cesso a nascondersi. La bellezza interiore non esisteva.

Era nel pieno dell'amplesso con una bellissima ballerina brasiliana, quando si voltò di scatto e gli sembrò che ci fosse qualcosa nella stanza. Si sentiva osservato. Si sentiva addosso uno sguardo viscido e fastidioso, che scrutava ogni centimetro della sua pelle, e della sua anima.
-Ehi, tutto bene?- gli chiese la bellissima ballerina brasiliana della quale non ricordava il nome, abbastanza seccata perché si fosse fermato ad un punto così decisivo.
-Ecco...- volse un attimo lo sguardo verso di lei e poi di nuovo verso l'angolo della camera, ma l'unica cosa che vide fu una pila dei suoi abiti ammucchiati su una sedia. -Sì, tutto bene.
Riprese a baciare la bellissima brasiliana e continuò a lasciarsi andare a quel momento di piacere carnale.

Era in una stanza che sembrava quella di un bordello dei primi del '900, c'erano bellissime ballerine con abiti succinti che lo guardavano e ridevano. Giravano attorno a lui a ritmo di musica, continuando a deriderlo.
-Che c'è? Cosa succede?!
Si guardò le mani e vide che erano raggrinzite, ossute e con delle unghie lunghe nere; sembravano quasi degli artigli. Si toccò il viso senza riconoscerlo. Troppe cicatrici, troppe grinze su quel volto pressoché perfetto. Non era lui, non era il suo corpo! Eppure sembrava esservi intrappolato dentro. Cercò di scavare con le unghie in quel corpo non suo. Forse era solo un costume, uno stupido scherzo. Si graffiò il petto fino a far uscire rivoli di sangue da esso. Il cuore era stretto in una morsa straziante e gli faceva male ad ogni battito. Scavò ancora più affondo, mentre quelle bellissime ragazze continuavano a deriderlo. Scavò, scavò e scavò così a fondo fino a sentire con la punta dei polpastrelli il proprio cuore pulsante. Sbarrò gli occhi e li sollevò dal petto, ormai aperto, e lo posò su uno specchio che si era materializzato davanti a sé. Non appena vide quello scempio in cui era imprigionato urlò di paura e disperazione.
Bill si risvegliò improvvisamente nel cuore della notte, col fiato corto e le goccioline di sudore che gli scendevano lungo il viso e la schiena, procurandogli la pelle d'oca.
Guardò la ragazza accanto a sé, che stava ancora dormendo beatamente come se non si fosse accorta di nulla.
Bill scattò allo specchio e si contemplò. Viso angelico, labbra carnose, occhi magnetici, corpo scolpito e mani con le dita lunghe e affusolate.
Tirò un sospiro di sollievo. Era solo stato un incubo, un incubo orribile. La sua mente gli aveva giocato due brutti scherzi quella sera. Prima l'ombra che lo spiava mentre faceva sesso e poi l'incubo appena avuto. Le immagini di quell'incubo erano così vivide e palpabili, sembrava realmente di trovarsi in quella specie di bordello e il dolore al petto era così vero che se ci pensava un po' di più riusciva a sentirlo ancora.
Scosse la testa con vigore, pensando fosse solo suggestione. Doveva smetterla di guardare film horror e di pensare al futuro. Il futuro era ancora lontano, non doveva pensarci, doveva vivere giorno per giorno.
“E se resterò per sempre solo? Mio fratello sta per costruire una famiglia tutta propria e io non posso farne parte.” pensò, ma subito dopo si diede dello stupido pensando che suo fratello non l'avrebbe mai abbandonato. I ragazzi sarebbero rimasti al suo fianco, avevano giurato che nessuna ragazza sarebbe mai venuta prima del loro gruppo. No, non sarebbe rimasto solo e tutti avrebbero continuato ad amarlo e a ronzargli intorno come cagnolini. Lui era Bill Kaulitz, e tutti l'avrebbero amato.

Il mattino dopo (o il pomeriggio dopo), si svegliò mugugnando. Rotolò nel letto e si ritrovò solo, come al solito. Sentì una leggera mancanza, un senso di vuoto all'altezza del petto, come se per completare quel quadretto occorresse qualcos'altro. Infondo tutte le ragazze che avevano avuto l'onore di poggiare i loro corpi mozzafiato fra quelle lenzuola non erano quasi mai rimaste al suo risveglio e mai erano state a fargli le coccole del buongiorno. Il massimo delle coccole mattutine che gli concedevano era il pompino del buongiorno; era fantastico, non lo metteva in dubbio, però sentiva la mancanza di essere accarezzato dolcemente senza doppi fini.
-Che cazzo di pensieri iperglicemici ti fai di prima mattina, Bill?- si domandò guardando il soffitto con sguardo e voce da addormentato. -Ti verrà il diabete se non la smetti.
Si mise a sedere e si stiracchiò per poi mettersi i boxer e scendere con passo pesante.
-Ecco che arriva la belva.- sussurrò Tom ridacchiando e facendo ridere anche Stefania.
Non appena Bill scese le scale, guardò Tom e Stefania abbracciati che guardavano comodamente la tv in salotto. Grugnì e si avvicinò a loro con passo incespicante.
-Buon pomeriggio anche a te, fratellino.- disse Tom ridendo dello stato nel quale si trovava il fratello, che in tutta risposta grugnì un'altra volta.
Si fece spazio a colpi di sedere fra i due piccioncini e si sedette in mezzo a loro. Doveva porre un freno a tutte quelle stupide effusioni romantiche.
-Che ore sono?- chiese Bill riuscendo all'improvviso a ricordare come si usassero la bocca e le corde vocali per emettere suoni che non fossero grugniti.
-Sono le quattro del pomeriggio. La tua amica se n'è andata da un bel pezzo, ha detto che doveva lavorare.- rispose Stefania in tono dolce e materno, come faceva di solito.
Bill si stropicciò gli occhi ancora stanco e indebolito dalla sbornia della sera precedente e dal bruttissimo incubo avuto.
-Fratellino, c'è qualcosa che non va?- chiese Tom sentendo che qualcosa non quadrava.
-Oh, niente di che. Stupidi incubi.- borbottò rubando a Stefania il bicchiere colmo d'acqua.
La bevve avido facendo scivolare alcune goccioline lungo il collo e il petto.
-Vuoi parlarmene?
-Tom, è stato uno stupidissimo sogno, nulla di cui preoccuparsi.- sbottò stizzito Bill.
-Quando avevi gli incubi ti imbucavi nel mio letto e mi imploravi di farti dormire con me.- disse ridacchiando.
-Avevamo otto anni, era ovvio che avevo paura.
-Io in realtà parlavo di un paio di mesi fa, quando Stefania non era ancora venuta ad abitare con noi.
Stefania ridacchiò divertita, immaginandosi il futuro cognato grande e grosso che si infilava sotto le coperte del letto del fratello per degli incubi. Bill la fulminò con lo sguardo, ma Stefania lo ignorò, non lo temeva.
-Potevi anche risparmiartela.- sibilò tra i denti Bill.
-E dai, siamo in famiglia e queste cose si possono raccontare in famiglia.- disse Stefania mettendogli una mano sulla spalla, ma questo se la scrollò di dosso con un gesto brusco.
-Tu non farai mai parte della mia famiglia. Sei solo un'estranea e io ti tollero solo perché questo cretino è innamorato di te.- sibilò velenoso come una serpe e il volto di Stefania si rabbuiò.
Stefania voleva un gran bene a Bill, lo considerava praticamente un fratello, ma quei comportamenti bruschi, strafottenti e perfidi la ferivano molto. Lei non lo diceva mai a Tom, benché lui lo capisse bene ogni volta; non voleva far litigare i gemelli per colpa sua, ma di certo non riusciva a restare impassibile davanti a quelle parole pesanti.
-Ehi! Che diavolo ti prende oggi? Hai scopato male ieri sera?- chiese Tom adirato.
Bill si alzò di scatto e si girò verso quella smielata coppietta. -Andate tutti e due a fare in culo e lasciatemi in pace.
Salì velocemente gli scalini, mentre Stefania si stringeva forte a Tom, poggiando la testa sulla sua spalla con gli occhi lucidi.
-Stef, mi dispiace. Non pensavo che avrebbe mai potuto dire una cosa simile...- sussurrò Tom cercando di confortarla.
-N-non è colpa tua...sarà solo stanco...- cercò di dire fra un singhiozzo e l'altro.
Tom la strinse a sé cullandola e baciandole la testa, sussurrandole che tutto sarebbe andato per il verso giusto e che doveva solo dare tempo a Bill di abituarsi perché era geloso.
E in effetti Bill era veramente geloso. Era geloso di Tom, lui era suo fratello e non poteva metterlo in secondo piano per una sgualdrina qualunque. Era geloso di Stefania, perché lei lo faceva ridere veramente e da quando stavano insieme, Tom sembrava camminare a tre metri dal suolo. Era geloso di loro due, perché non avevano bisogno di nient'altro che loro stessi. Si completavano benissimo, due metà perfette. Lui e Tom non erano più uniti come un tempo e non lo sarebbero mai più stati, ne era pienamente consapevole ed era per quel motivo che si era inasprito così tanto nel tempo, oltre all'aver scoperto che l'amore non esiste.
Era diventato così velenoso a causa della gelosia che provava verso Tom e Stefania. Quando era entrata a far parte della loro famiglia, all'inizio Bill aveva provato dolore, poi gelosia e cattiveria; il dolore era mutato come un bruco in un bozzolo e a metamorfosi completata aveva liberato soltanto sentimenti cattivi, ma non poteva farci niente.
Si chiuse in camera propria a chiave, tirando le tende e mettendosi sotto le coperte come faceva quando era piccolo e si ripeteva mentalmente “Passerà. Vedrai che passerà tutto.”. No, non sarebbe passato niente, non sarebbe cambiato nulla.
E invece qualcosa cambierà, disse una vocina nella sua testa. Si guardò nuovamente intorno, vedendo solo i contorni indefiniti e scuri dei mobili che arredavano la camera. Scosse la testa e si rimise giù sospirando.
“Che stupidaggini, sono solo suggestioni. Solo stupide e fottute suggestioni.”.



Note autrice:
Sono tornaaaaaaaaataaaa >:D
Vi sono mancata? Ovviamente no lol
Ebbene sì, sono tornata con un'altra storia che mi frullava da un po' nella testa e mi è sembrata buona, vedendo i primi capitoli abbozzati, così ho deciso di farmi coraggio e pubblicarla :D 
A me, personalmente, la storia della "Bella e la Bestia" piace da impazzire, solo che non mi dispiaceva farla più cupa e...e poi vedrete :D 
Ringrazio le mie psicologhe/supporti morali che sono Engel_Aranel e  _Freiheit_, senza di voi sarei andata fuori di testa, e ringrazio la mia amica Stefania G., per avermi concesso di metterla in una storia e di aver usato una sua immagine nel banner. :D
Un ultimo ringraziamento va a tutti voi lettori che mi avete sempre sostenuto con le vostre recensioni, visite ecc e che spero deciderete di sostenermi anche in questa storia :)
Vi mando un enorme bacione e al prossimo capitolo!
Arsax <3

  
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