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Autore: greenljght    04/11/2013    5 recensioni
"Lei si sedeva ad un tavolo, lui aveva in mano uno strofinaccio; lei sorseggiava la sua cioccolata calda, lui lavava il recipiente usato per prepararla; lei si alzava dalla sedia, lui puliva il tavolo; lei usciva dalla locanda, lui ritornava al suo balcone. [...] Ma voleva rivedere i suoi occhi azzurri guardare quello che maneggiava con tanto impegno, il suo grembiule nero stretto alla vita con scritto sopra il nome dalla locanda, l’infinità di braccialetti ai suoi polsi, voleva risentire la sua voce quando parlava ai clienti seduti al balcone e riguardare il suo modo di mettere la punta della lingua a un angolo della bocca quando si concentrava, rendendolo buffo. [...] -verrai tra le mie braccia anche domani?- chiese lui, sorridendo. [...]"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lego life.
 
Lei si sedeva ad un tavolo, lui aveva in mano uno strofinaccio; lei sorseggiava la sua cioccolata calda, lui lavava il recipiente usato per prepararla; lei si alzava dalla sedia, lui puliva il tavolo; lei usciva dalla locanda, lui ritornava al suo balcone.
 
Henny non lo faceva apposta, era tutto programmato; usciva dal suo dormitorio alle sette in punto il lunedì e il giovedì, il turno di lavoro di lui iniziava a quell’ora, e il martedì, mercoledì e venerdì trovava sempre uno spazio libero tra i suoi impegni per andare a prendere la sua amata cioccolata calda con la panna.

Entrava come se nulla fosse, portando dentro al locale una ventata d’aria fresca proveniente dalla porta aperta in pieno inverno; cercava sempre il tavolo più lontano da lui, se fosse stata più vicina probabilmente il ragazzo si sarebbe accorto delle sue occhiatine, e aspetta che l’altro barista, George, le venisse a chiedere la sua ordinazione.

Ma Luke non era ingenuo.

Come la vedeva entrare dalla porta iniziava ad aprire una busta di cioccolata e montare la panna senza aver preso la sua ordinazione; notava come le mattine del lunedì e giovedì era sempre puntale, e altrettanto nei pomeriggi del suo turno; si divertiva a sapere che lei da lontano, dal tavolino nell’angolo della locanda, lo scrutava in ogni suo movimento.
Avrebbe tanto voluto incontrare il suo sguardo, ma sapeva che se l’avrebbe fatto l’avrebbe messa in imbarazzo.

 
***
 
La ragazza quel giorno si era raccomandata di non andare al bar, per una volta avrebbe resistito, doveva dimenticarsi di quel ragazzo dai capelli biondi e dalla statura esageratamente alta per lei; aveva notato che con lui tra i suoi pensieri gli studi non erano proficui, soprattutto in questa ultima parte dell’anno, dove tra pochi mesi ci sarebbe stata la maturità.

I suoi occhi vagavano ogni due minuti per la stanza alla ricerca dell’orologio, tra una sola mezzora il turno di Luke sarebbe finito, ma lei doveva resistere, doveva resistere per il suo futuro.

Ma voleva rivedere i suoi occhi azzurri guardare quello che maneggiava con tanto impegno, il suo grembiule nero stretto alla vita con scritto sopra il nome dalla locanda, l’infinità di braccialetti ai suoi polsi, voleva risentire la sua voce quando parlava ai clienti seduti al balcone e riguardare il suo modo di mettere la punta della lingua a un angolo della bocca quando si concentrava, rendendolo buffo.


Luke, Luke aspettava la sua entrata, in qualche modo gli mancava quel venticello che si intrufolava all’interno della stanza quando lei abbassava la maniglia della porta e l’apriva, ma ormai anche lui aveva perso le speranze, tra solo un quarto d’ora sarebbe uscito di scena e non l’avrebbe vista per quel giorno.

Non c’era nessuno nel locale, ormai era ora di chiusura e si poteva permettere di togliersi il grembiule e rimettere i suoi vestiti abituali, lasciati nel retro.

Mentre si infilava quei pesanti vestiti, aspettava il suono della campanella sopra la porta d’ingresso, che segnalava l’arrivo di un cliente, ma quando arrivò ad attorcigliare la sciarpa grigio chiaro intorno al collo, si rese conto che non sarebbe più arrivata, così prese dal gancio le chiavi di casa e del locale.

Quando varcò la porta potè sentire sul viso alcuni fiocchi di neve poggiarsi, raggelando l’area della pelle sul quale si era fermata, così decise di infilarsi in capo anche la cuffia nera, si rigirò verso la serratura della porta e, facendo tre giri, chiuse la locanda.

Si incamminò verso casa, e, passando sotto i lampioni accesi di quel viale, notò come l’atmosfera del periodo natalizio stava avendo vita, mancava poco più di tre settimane e presto avrebbe dovuto comprare regali con stravaganti carte che li ricoprivano per la sua famiglia e qualche amico.

Procedeva lentamente, non aveva fretta anche perché George, che oltre a essere il cameriere dalla locanda era anche suo coinquilino, sapeva che finito il suo turno se la prendeva comoda per ritornare a casa; da lontano vide una persona correre, tutta incappucciata che correva verso di lui, da tutti quel maglioni, sciarpe e cappucci sembrava un pinguino , adora i pinguini.

Henny correva, non guardava dove stava andando, teneva gli occhi fissi sul marciapiede stando attenta dove metteva i piedi, la neve era scivolosa e non voleva ritrovarsi per terra, forse umiliata dalle poche persone che passavano anche loro per il viale.

Sperava che la locanda fosse aperta, che tutti erano seduti ai loro tavoli dove George scorazzava liberamente e Luke dietro al banco a preparare caffè, cioccolate, cappuccini e qualsiasi altra bevanda.

Si sentì prendere per le spalle e arrestò la sua corsa, Luke la guardò sorridendo sapendo dove stava correndo con così tanta fretta, la guardò negli occhi e lei si sentì arrossire, Henny lo aveva già notato il suo colore del cielo, ma Luke si stupì nel vedere due pozzi neri come la pece, così diversi dai suoi.

Lasciò le sue spalle e la ragazza si strinse nel cappotto nero, Luke le fece un cenno con la testa verso dietro, indicando la via della locanda e porse in avanti l’avambraccio, che lei legò al suo incastrandoci il proprio, prendendosi a braccetto.

Si incamminarono tutti e due verso il lato opposto e a Henny non importava più della scuola, di che ore fossero, di quanti anni ha sua nonna, che distanza c’era tra casa sua e quella della sua migliore amica, di quanti e quali fossero i colori dell’arcobaleno, di quante ore mancavano a Natale, non gli importava di niente.

La sua vista vedeva solo il marciapiede dove stava camminando, il suo tatto sentiva solo il calore che emanava il corpo di Luke vicino al suo, il suo udito ascoltava solo i sottili respiri del ragazzo, il suo olfatto sentiva solo l’odore di caffè che arrivava da sinistra, dal corpo che solo in sogno aveva sognato di toccare e il suo gusto pregustava la cioccolata che stava per bere.

Entrata nella locanda si sedette al banco, prima volta da quando frequentava del luogo,  e guardò Luke preparare la sua bevanda che non tardò ad arrivare, il ragazzo si sedette di fianco a lei e per qualche minuto la osservò mangiare prima la panna e poi poggiare le sue labbra alla tazza, ma distolse lo sguardo e puntò i suoi occhi oltre il corpo della ragazza, sul muro della parete opposta, ma con sua grande sorpresa quando riportò gli occhi su Henny, la ritrovò a fissarlo.

Sorrise e guardò come le guance della ragazza si tingevano di rosso e guardando questo atto, sorrise ancora di più.

-E’ ora che vada- spiegò la ragazza, scendendo dallo sgabello e iniziando a mettersi il giubbotto, il ragazzo annuì prendendo la tazza e mettendola nel lavandino, forse l’avrebbe lavata l’indomani.

Portò gli occhi alla porta e la vide abbassare la maniglia, si affrettò a raggiungerla dando per certo che avrebbe lavato la stoviglia il mattino dopo e la fermò appena fuori l’ingresso.

-verrai tra le mie braccia anche domani?- chiese lui, sorridendo.

La ragazza rise e si scusò, non era sua intenzione.

-ti va di andare a prendere qualcosa?- chiese Luke, dondolandosi su talloni incerto se chiederglielo o no.

-certo- sorrise lei aspettando che il ragazzo chiudesse la porta.

Si incamminarono insieme verso il viale illuminato e lui si tolse la cuffia,mettendola sulla testa di lei, la quale sorrise divertita; si ripresero a braccetto e procedettero tranquilli chiacchierando come due amici di vecchia data e Luke, dopo tanto tempo, riuscì a guardare i suoi occhi, ammirarli fin quanto poteva quella sera, primo giorno dei tanti che incontrerà il suo sguardo, mischiando l’azzurro con il nero, creando un colore indefinibile, ma per loro perfetto.







 
Allora, rieccomi a intasare, come al solito.
Non so perchè, ma a contrario di quelle altre os che ho scritto dove teoricamente ci sono amori irrealizzabili
perchè è un cosa anormale amare un fantasma e...tra parentesi, se i Lashton fossero sgamabili come i Larry sarei la persona più felice del mondo e correrei in strada con scritto in fronte qualcosa che mettere in serio dubbio la mia reputazione, chiusa parentesi (era riferito a un'altra os che ho scritto c:)
....ho voluto scrivere una os normale, eh lo so, prima o poi dovevo fare anche quella.
Una os normale nei limiti del normale, dai suo bene c:
Comunque, Luke a fare questo lavoro ce lo vedo proprio e poi Henny mi inspira coccolosità da lontano, non so perchè HAHAHAHA boh, se volete dirmi qualcosa recensite, spero che vi piaccia e che in qualche modo abbia soddisfatto i vostri parametri c:
-baci, il Bradipo.

P.S. se volete leggere le mie altre due os vi lascio i link, se volete ditemi che ne pensate c:

Fogged Windows
Orange
 
 

 

  
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