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Autore: Rie_James    04/11/2013    1 recensioni
Beh, niente, è una storia per lo più inventata, ma con l'aggiunta di qualche evento reale. Nemmeno io so la trama precisa. Vi posso dire semplicemente che è la storia d'amore tra Duncan James ed una sua fan. Spero vi piaccia ^^
Leggete e recensite, mi raccomando!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Duncan James, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Ed ecco il primo capitolo della storia. E' la prima fanfiction che pubblico e spero vi piaccia >.<
Vi dico che i Blue non compariranno ancora in questo capitolo e nemmeno nel prossimo (anche se verranno citati).... Appariranno come personaggi effettivi solo dal terzo capitolo. u.u Ribadisco, è la prima che pubblico, quindi siate buoni, e mi raccomando, recensite! ^^
Buona lettura :3
1. Hurt So Bad
Una ragazzina. Una ragazzina di undici anni che aveva avuto un’infanzia felice che le era stata tolta all’improvviso. Il padre aveva abbandonato lei, la madre e sua sorella maggiore, così, senza un motivo. Le aveva lasciate da sole, senza un soldo e nella più completa miseria. Le aveva lasciate una notte.
- Papà deve andare- aveva detto.
- E dove vai?- chiese la bambina.
- Vado a prendere le sigarette.
- Non ti credo. Tu non esci mai per prendere le sigarette, sei troppo sfaticato.
Rise dell’affermazione della bambina, si accovacciò di fronte a lei, le mise una mano sulla spalla e con l’altra le accarezzò il viso.
- Sei talmente intelligente, piccolina mia. Ricorda: non farti mai abbattere da nessuno. Sei fortissima e il tuo unico ostacolo sei tu. Non arrenderti mai, capito? Papà ti vuole bene, e non ti farà mancare mai nulla!
Gabriella lo guardò con gli occhi sgranati, che luccicavano ancor di più del solito per le lacrime che cercava di trattenere.
Aveva capito che qualcosa non andava: erano ormai mesi che i suoi litigavano spesso, e per quanto cercassero in tutti i modi di farlo di nascosto, erano molto rumorosi… TROPPO rumorosi. E non erano solo le urla che facevano rumore: suo padre era diventato violento, era come impazzito. Non era più lui ormai da tempo… Non avrebbe mai potuto far del male alle sue figlie, eppure in quelle occasioni era diventato violento al punto da essere fuori controllo. Lo sapeva bene Julie, la primogenita che aveva cercato più volte di proteggere sua madre dalle botte del padre e altrettante volte aveva cercato di tappare le orecchie alla sorellina per proteggerla, ma non era servito a niente. Gabriella faceva finta di niente, ma sapeva benissimo cosa stava succedendo: sapeva che il padre aveva più volte tradito sua madre, sapeva che era diventato violento, che era impazzito, che la situazione economica era pessima e sarebbe peggiorata. Lo sapeva bene, troppo bene. Le era stata rubata l’infanzia in un solo attimo e lei sapeva anche questo, ma faceva finta di nulla e andava avanti per non far preoccupare sua madre e per non rendere vani gli sforzi di sua sorella.
Suo padre le baciò la fronte, si alzò e si diresse verso la porta per poi richiudersela dietro di sé, senza dire nulla. Gabriella rimase immobile per un po’, cercando di rimanere calma, ma lei era solo una bambina ed aveva già trattenuto troppo per troppo tempo. Continuò a tentare di trattenersi, fino a quella stessa notte.
Si sa, di notte tutti cominciano a pensare, a riflettere, a metabolizzare ciò che ci è accaduto. E anche la piccola lo fece. Preparò la sua cartella azzurra e rosa con i brillantini, mise tutti i libri, la merendina e posizionò lo zainetto sull’uscio della porta. Andò nella sua cameretta, mise quel pigiamino rosa che le piaceva tanto e andò in bagno a sciacquarsi il viso… Si guardò a lungo nello specchio: una lacrima le stava per scendere, ma prima che potesse raggiungere l’altezza della bocca, lei se l’asciugò di fretta, si sciacquò nuovamente la faccia e andò dalla madre per darle la buonanotte.
- Mamma, io vado a dormire… Tu non vieni?
- Sì, bambolotta. Tra poco la mamma ti raggiunge
- V-Va bene – balbettò la piccola
- Qualcosa non va? – le chiese la madre.
- N-No, è tutto okay – disse la bambina trattenendo sempre meno i singhiozzi.
- Piccolina, sai che con me puoi parlare di tutto, no? Cosa c’è? – le rispose la madre preoccupata alzandosi dalla sedia sulla quale era seduta per abbracciarla.
Gabriella la guardò per un po’ tentando sempre di trattenere le lacrime; infine, scoppiò e non riuscì più a trattenerle.
Quell’attimo in cui le lacrime le rigarono il viso fu liberatorio e fu probabilmente quello che segnò la fine ufficiale della sua infanzia. La madre la guardò piangere e capì istantaneamente cosa avesse la piccola, come solo una madre sa fare; l’abbracciò, la strinse forte a sé e le accarezzò la schiena poggiando la mano libera dietro la nuca della bambina, lasciando che quest’ultima si sfogasse, si liberasse di tutto ciò che in quei mesi aveva tentato di sopprimere per il bene della propria famiglia. In quel momento, entrò anche Julie nella stanza: vide la sorellina piangere e, sopprimendo anche lei le lacrime, si avvicinò a Gabriella per accarezzarle la testa.
Tutte e tre, si strinsero forte, nel tentativo di rincuorarsi a vicenda, ma soprattutto di rincuorare la piccola.
- Hai voglia di parlare un po’? – chiese Julie ancora un po’ singhiozzante
- Mi manca papà… E’ stato cattivo, lo so, ma gli voglio bene e mi manca… Lo so che non è andato via per sempre, ma io lo voglio qui, adesso… Dov’è papà? – rispose la piccola con voce tremante.
- Vuoi che lo chiamiamo al cellulare? Lo chiamiamo, così gli parli, gli dici ciò che vuoi e ti rassicuri. Poi ce ne andiamo tutti a dormire… Eh? Che ne pensi?
Gabriella annuì e si asciugò le ultime due lacrimucce che stavano per uscire. Julie prese il cellulare, compose il numero del padre e porse il telefono alla sorellina.
- Pronto?
- Papà?
- Piccolina! Che c’è?
- P-Papà, ti vogl-… Ti voglio bene…. – disse con voce tremolante, lasciando di stucco l’uomo all’altro capo del telefono.
- A-Anche papà te ne vuole tanto, capito? Non dimenticartelo!
- Va… Va bene…
- Ecco…. E adesso vai a dormire che è tardi su!
- Buonanotte papà… Ti voglio tanto bene.
- ‘Notte piccolina. Anche io te ne voglio.
Chiuse la telefonata e andò a dormire.
Non vide né sentì suo padre per quasi quattro anni, fino a quando, una mattina d’estate, sua madre ricevette una telefonata da un loro vecchio amico di famiglia, nonché medico.
Gabriella era sul divano a guardare la tv; per anni aveva sperato che il padre tornasse, che la chiamasse che tornasse almeno ad essere come era prima. Sua madre le si avvicinò e si sedette accanto a lei.
- Gabry… Devo dirti una cosa…
- Dimmi, mamma.
- Ha chiamato lo zio Harry… Tuo padre quest’estate ha avuto un attacco di ictus… Hanno fatto dei controlli e… Non so come dirtelo…
- Mamma… Cosa succede? – chiese la ragazza preoccupata.
- Gli hanno diagnosticato un piccolo tumore al cervello. Va operato al più presto.
  
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