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Autore: Shayla_the_angel    04/11/2013    1 recensioni
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Questa one-shot è incentrata sulla storia del padre di Katniss e Prim.
Cosa pensava? Cos'ha pensato il giorno in cui è morto? Cos'è successo nella miniera prima che l'esplosione lo uccidesse?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Mr. Everdeen, Mr. Hawthorne, Mrs. Everdeen, Primrose Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immagine: http://www.geometriefluide.com/foto/PIC1703O.jpg

Colore: Nero

Citazione: "La via più rapida per porre fine a una guerra è quella di perderla" - George Orwell

Oggetto: Polvere

Racconto di un uomo che non c’è più.

 

L’assordante suono dei picconi scandisce le mie giornate.

Ogni giorno sempre la stessa storia.

Mi sveglio all’alba, bacio la fronte di mia moglie, una carezza alla testolina scura della mia primogenita e un buffetto sulla guancia alla secondogenita, poi fuori, per le strade del Giacimento.

Siamo in tanti, tutti col capo chino in segno di resa nei confronti dei potenti che ci hanno ridotti ad una vita di schiavitù e stenti.

Molti sono padri di famiglia come me, che lavorano a testa bassa per portare a casa il minimo indispensabile per far vivere i propri cari.

Altri sono poco più che ragazzini, scampati alla follia degli Hunger Games, ma costretti ad una tortura più lunga e dolorosa.

Qui al Giacimento non c’è mai abbastanza da mangiare, non c’è mai abbastanza di nulla.

Non c’è abbastanza luce, non c’è abbastanza corrente elettrica, non c’è abbastanza pace, non c’è abbastanza igiene.

I bambini si ammalano ogni giorno e le famiglie non hanno sufficiente denaro per curarli e salvare loro la vita.

Fortunatamente per il Giacimento, mia moglie è la figlia del farmacista e sa applicare alcuni medicamenti. Molte volte non possiamo permetterci le medicine per curare i malati, ma lei fa di tutto per farli uscire vivi da casa nostra.

Abbiamo litigato spesso, soprattutto quando ci portano dei moribondi in casa.

Non voglio che le bambine abbiano contatti con gente malata. È così faticoso tenerle in vita e fare di tutto per mantenerle in salute. Non voglio che si ammalino e che rischino la vita.

Pensare a loro tiene occupata la mia mente per tutta la giornata.

Dopo dodici ore di lavoro nelle miniere di carbone risaliamo tutti sull’ascensore e silenziosamente attendiamo di rivedere il cielo plumbeo del Distretto Dodici.

Saluto distrattamente alcuni uomini, poi rientro in casa.

Mia moglie sta finendo di cucinare la poca carne rimasta, mentre le bambine giocano sul tappeto.

Quando entro in casa mi corrono incontro abbracciandomi.

Mia moglie si volta, sorridendomi.

Mi sciacquo le mani in una tinozza d’acqua.

Cercando di levarmi di dosso il nero del carbone, poi mi siedo a tavola in attesa della cena.

Katniss mi supplica di cantarle una canzone.

Anche la piccola Primrose si zittisce in attesa.

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
cui hanno appeso un uomo che tre ne uccise, o pare?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
là dove il morto implorò l'amor suo di scappare?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
ove ti dissi "Corri se ci vuoi liberare"?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai
all'albero verrai,
di corda una collana, insieme a dondolare?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

 

«Caro, non voglio che canti questa canzone alle bambine. Sai che i pacificatori potrebbero prenderla come una sommossa rivoluzionaria. Non voglio rischiare» dice mia moglie interrompendomi proprio alla fine e servendo la cena.

Annuisco e mi scuso, quindi mi preparo a mangiare con la mia famiglia.

È buio da poco quando salta la corrente.

Non abbiamo abbastanza denaro per comprare delle candele, quindi andiamo tutti a letto.

Mi stendo sotto le coperte, esausto e depresso all’idea che la giornata di domani sarà esattamente come questa.

«Voglio portare Katniss a caccia la prossima domenica» sussurro.

«Sei sicuro? Non sarà pericoloso?» chiede mia moglie.

«Non più del solito. È giusto che impari. Se dovesse accadermi qualcosa preferisco che una delle bambine sappia muoversi nei boschi e portarvi della carne da vendere» rispondo, poi mi volto e mi addormento.

-

Le giornate si susseguono identiche. Le domeniche sono l’unica vera gioia che mi risolleva il morale dopo una lunga settimana in quei cunicoli bui e polverosi.

Le prime volte non ci avventuriamo molto lontano dalla recinzione per evitare che Katniss si spaventi.

La bambina impara in fretta e sono orgoglioso di tutto ciò che riesco ad insegnarle.

Se dovesse accadere qualcosa a me o a mia moglie so per certo che Primrose non sarà mai in pericolo insieme a lei.

Katniss è combattiva, decisa e testarda come pochi.

-

È da poco cominciato il nuovo anno. La neve imbianca quasi tutto, camuffando il nero che insozza tutto il Distretto.

Da un paio di settimane noto che i pacificatori sono nervosi e abusano del loro potere fin troppo spesso.

Temo che Capitol City stia tramando qualcosa.

Questa mattina sono inquieto. Ho un peso che mi attanaglia il petto.

Sospiro e prima d’uscire osservo in silenzio la mia famiglia.

Le bambine dormono serene nel loro letto.

Mia moglie è ancora più bella del solito.

Le bacio la fronte, poi vado al lavoro.

L’aria è pungente, quindi mi stringo nel giaccone da lavoro e mi avvio verso l’ascensore.

Mi ritrovo a chiacchierare con il signor Hawthorne. È diventato padre per la quarta volta da poco tempo. Forse è per questo che è così di buon umore.

Sfrego le mani tra loro per scaldarmi mentre osservo tristemente il cielo sparire sempre più lontano.

Sospiro nuovamente quindi mi preparo a scavare nella nera roccia.

-

La polvere danza dispettosa davanti alla luce del mio casco, quando un rombo sordo interrompe tutti quanti dal nostro lavoro.

Ci guardiamo attorno creando un fastidioso movimento di luci che rimbalzano lungo le pareti nere della miniera.

«C’è stata un’esplosione, giù in fondo al pozzo sei! Dobbiamo risalire immediatamente!» strilla un nostro compagno correndoci incontro.

Gli attrezzi vengono abbandonati a terra, poi corriamo tutti verso la cavità che dovrebbe ospitare l’ascensore.

Nessuno risponde alle nostre grida d’aiuto. L’ascensore rimane fermo davanti all’entrata della miniera, nascondendo il cielo e creando un senso di claustrofobia in tutti noi.

«Se rimaniamo vicini all’uscita riusciremo a rimanere in vita» sussurra qualcuno, poi accade l’irreparabile.

Dal vano ascensore arrivano rumori terribili e pochi istanti più tardi ecco salire una fiammata che uccide i poveri sventurati che si erano sporti per osservare quanto stava succedendo.

Noi sopravvissuti cerchiamo di ripararci in ogni maniera.

Le esplosioni si fanno via via più ravvicinate finché il rumore non diventa assordante.

Mi rannicchio contro una parete e mi copro le orecchie con le mani.

Nella mia mente cominciano ad affollarsi pensieri ed immagini.

So per certo che quest’esplosione è frutto di un complotto, d’altronde la maggior parte degli uomini che lavora in miniera con me non esita a cacciare di frodo e a rivendere la merce al mercato nero, pur di guadagnare qualche soldo in più.

Mi torna alla memoria una frase che mi disse mio padre.

« La via più rapida per porre fine a una guerra è quella di perderla ».

Lo diceva sempre per cercare di  blandire il mio spirito sovversivo e la mia indole ribelle.

«Mi dispiace papà. Muoio perché non mi sono mai arreso» sussurro.

Poco prima che l’ultima carica mi uccida vedo chiaramente la mia piccola Katniss.

È una donna adulta e guida i Distretti alla rivolta contro Capitol City.

In una mano ha l’arco che le ho costruito qualche tempo fa, nell’altra c’è la bandiera di Panem.

Da lei non potrei aspettarmi altro.

Spero solo che la mia fantasia possa diventare realtà e che le mie bambine possano finalmente vivere in un Paese di uguaglianza e di rispetto.

Sorrido, mentre il calore delle detonazioni mi spoglia del mio corpo mortale, portandosi via la mia vita.

Una sola lacrima mi scorre sul viso.

Una lacrima di rammarico, per non aver visto crescere le mie bambine.

Una lacrima che pulisce il mio viso dalla polvere nera del Distretto Dodici.

   
 
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