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Autore: mary_cyrus    04/11/2013    7 recensioni
Arianna e Jessica sono molto amiche, ma anche molto diverse! Jessica è perdutamente innamorata del suo idolo e non si perde una sua mossa, ad Arianna non potrebbe importargliene di meno. Ma cosa succede quando entrambe partono per la California per andare a trovare la cugina Avey? Jessica è disposta a tutto per incontrare Justin, mentre Arianna spera vivamente di non trovarselo mai davanti. E se il destino decidesse di invertire i piani delle due ragazze?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

 

La gigantesca scritta ‘ISLAND PARK’ incombeva a caratteri cubitali sopra la mia testa spettinata. Jess non mi aveva nemmeno concesso il tempo di darmi una sistemata, solo di togliermi il pigiama.
Annusai l’aria che, senza accorgermene, penetrò insistente le mie narici. Profumava di zucchero filato appena fatto e di fritto, odore tipico delle strade newyorkesi dal momento che si poteva notare un fast food ogni 100 metri. Senza contare i carrelli e chioschetti di hot dog. In effetti avevo un po’ nostalgia della mia città, anche perché, da quando ero arrivata qui, non avevo fatto praticamente nulla.

“Allora io ti lascio qui” la mia amica mi riportò al presente “Mi raccomando, fai la brava bambina e non uccidere nessuno!” adorava prendermi in giro per il mio carattere piuttosto…istintivo.

“Stai tranquilla, tu pensa a sbrigarti che non ho proprio voglia di passare il resto dei miei giorni qui dentro” misi le mani nelle tasche della salopette di jeans e alzai lo sguardo su quanto mi attendeva per…un bel po’.

“Visto? Ho paura a lasciarti da sola, ma…al massimo ti ritroverò con la museruola!”

“Ah ah, bella spiritosa, vai prima di fare una brutta fine” le sorrisi e lei mi salutò con la mano aprendo nuovamente lo sportello dell’auto.

La vidi sfrecciare via a tutta velocità, come era solita guidare lei anche a New York. Bene, adesso ero da sola. Era forse il caso di dire ‘finalmente’? Forse no, però era anche vero che avevo bisogno di una pausa da tutta questa freneticità. Sistemai su una spalla la tracolla a cui era attaccata la mia macchina fotografica nuova di zecca, ricevuta per la promozione dell’anno scolastico.
Erano mesi che la agognavo sbavando sulla vetrina del negozio ma costava una cifra notevole che io non ero certo in grado di permettermi con la mia paghetta. Mi guardai anche le unghie, constatando che Jessica aveva fatto davvero un ottimo lavoro.
Lo smalto era bianco, intonato alla maglietta che indossavo.
Pensando di essere ormai pronta, feci un respiro profondo “Island Park…sto arrivando”.
Per essere quasi mezzogiorno c’era ancora moltissima gente. Famiglie con bambini che correvano da una giostra all’altra, coppie di ragazzi all’incirca della mia età e anche adulti che si tenevano a braccetto. Io non mi sentivo fuori luogo, no. Di più.
Cosa ci facevo in quel posto da sola? Ma certo, stavo dietro ai folli piani della mia amica a cui era partito il cervello per un ragazzo che nemmeno conosceva. E che io, invece, avevo avuto il dispiacere di incontrare.

E poi non avevo certo dimenticato quello che aveva detto, o meglio, scritto, il suddetto ragazzo in questione. Mi aveva dato l’indirizzo proprio di quel luogo. Dove mi trovavo io esattamente in quel momento. Avrei solo dovuto avere abbastanza sfiga per incontrarlo. Fatto, di certo, non impossibile dato che si trattava di me! Cominciai a esaminare le numerose attrattive proposte dal parco divertimenti, ma da sola non era entusiasmante quanto poterlo fare con Jess…
Notai tuttavia un bambino che giocava facendo bolle di sapone gigantesche. Mi sedetti su una panchina lì vicino e lo osservai. Libero e spensierato rideva ad ogni bolla che creava e poi scoppiava. Aprii l’obbiettivo della macchina fotografica, misi a fuoco e feci qualche scatto. Avrei voluto fotografare qualcosa di più…caratteristico ma non mi ispirava niente in quel posto.
Mi stavo rilassando guardando le foto che avevo appena scattato quando sentii bisbigliare alle mie spalle. Mi voltai ma non vidi nessuno. Allucinazioni. Sicuro, c’era abbastanza caldo e non vedevo altra spiegazione. Tornai alla mia occupazione ma lo udii nuovamente, questa volta leggermente più forte ma sempre sibilato.

“Arianna!”

Non mi girai subito, attesi un momento e poi all’improvviso mi buttai tra i cespugli dietro alla panchina dove ero seduta.

“Preso!” esclamai.

Ma tutto ciò che ottenni fu un cappellino giallo con le borchie argentate. Me lo girai tra le mani “Ma che..?”

“Dammelo!” percepii l’oggetto sfuggirmi di mano. Mi correggo. Percepii che l’oggetto mi venne bruscamente strappato dalle mani. Alzai gli occhi e non potevo credere a ciò che mi stava davanti.

“Justin?! Che ci fai tu qui?” ero troppo sorpresa di trovarmelo nuovamente tra i piedi in meno di 24 ore per pensare, in maniera razionale, che io sapevo che lui sarebbe stato li.

“Sei sorpresa? Hai già strappato il biglietto che ti ho dato ieri sera?” aveva un tono misto tra lo scherzoso e il davvero sorpreso che io avessi gettato via quella preziosa informazione.

“No, lo so, mi ricordo. Solo che…” mi portai una mano alla fronte, come in cerca delle parole più adatte. Jess aveva detto che dovevo essere gentile.

“Che?” incalzò lui.

“Che speravo proprio di non incontrarti!” non ce la facevo, era più forte di me! Dopotutto, quello era il mio carattere!

“Oh, ma che simpatica! È questo il modo di ringraziare chi ti ha offerto un passaggio?” mi lanciò uno sguardo ammiccante.

“Ma tu sei tutto scemo! È colpa tua se sono dovuta tornare a casa sulla tua moto scassata!” sbraitai.

“Non parlare così della mia piccola!” diventò serio, ma non del tutto “E comunque non fare il tuo solito casino, sono qui in incognito” disse abbassando la voce.

Scoppiai in una fragorosa risata.

“Non ci posso credere, ci risiamo?! Ma che problemi hai?” lo guardavo divertita e con il sorriso ancora stampato in faccia.

“Quella che ha dei problemi sei tu, che non riesci a fare a meno di essere rumorosa!”

“Scusa, ma non posso proprio trattenermi! E poi…ma ti sei vestito al buio? Ahahah no, seriamente! Ma cosa hai addosso?” avevo le lacrime agli occhi per le risate.

Justin parve esaminare un momento i suoi abiti. Indossava, oltre al cappellino che di cui lo avevo accidentalmente derubato, un paio di pantaloni larghi a fantasia leopardata, una felpa larga nera con stampate sopra delle lattine gialle e azzurre che riprendevano la t-shirt dello stesso colore che spuntava da sotto. Completavano l’operato le scarpe nere da ginnastica gigantesche, ben due orologi d’oro (aveva forse paura di far tardi?), una collanina lunga da rapper e un paio di grossi occhiali da vista con la montatura color cuoio.

“È un travestimento, per non essere riconosciuto”. Grande alibi Bieber. Peccato che con me non regga.

“E ha funzionato alla grande! Ti avevo scambiato per Obama, guarda un po’!” amavo il mio sarcasmo.

“Ma ti trovi divertente?” mi guardò dritta negli occhi.

“Io non trovo proprio niente, solo la tua presenza ovunque, purtroppo!”

“Beh, si da il caso che sia qui perché farò un mini concerto a sorpresa. Però volevo prima godermi un po’ di pace dato che non sono potuto rientrare a casa l’altra notte!”

La mia mente tornò alla sera precedente, quando mi aveva trascinata da lui a riempire un borsone con alcune cose.

“Mi dispiace” dissi sincera, quasi senza accorgermi delle parole che mi uscivano di bocca.

“Anche a me. Ma la mia vita è questa e sai una cosa? Non la cambierei per nulla al mondo!” disse con un tono strano, quasi nostalgico.

“E ci credo! Chi lo farebbe?” ma forse la mia risposta era un po’ fuori luogo.

“Non per i soldi, credimi. Ma per tutte le persone che ora credono in me, che vedono in me un idolo, ruolo che comunque non penso che mi si addica! Ho 17 anni e di sbagli ne faccio uno ogni due minuti, ma non posso deluderli. Non se lo meritano”.

Wow. Non avevo mai considerato la cosa da questo punto di vista. In realtà, non avevo mai pensato che quelle parole potessero uscire dalla bocca di Bieber.

“Beh...” mi fermai a riflettere un istante, con la testa bassa e gli occhi rivolti alle mie scarpe. In effetti, anche se mi costava davvero tanto ammetterlo, molte persone lo consideravano un punto di riferimento. Prima fra tutte Jessica. Non parlo solo dei poster o del suo ipod pieno delle canzoni di Justin, ma del fatto che ogni volta che qualcosa non andava o magari si sentiva sola (cosa davvero difficile da credere, dal momento che era bella, di talento, e piena di amici) pensava a lui, riguardava le sue foto o canticchiava qualche strofa di un brano e subito le tornava il sorriso sulla faccia. Spesso mi accennava ad aneddoti che al momento non ricordavo molto lucidamente, siccome non le prestavo mai molta attenzione, ma so che mi aveva raccontato di alcuni casi di ragazze vittime di bullismo che vedevano in Justin l'unica cosa positiva che le fosse accaduta.

“Beh cosa?” Justin mi ridestò dalle mie considerazioni personali.

“No, niente...stavo pensando a una cosa che aveva fatto Jess, una volta”

“Jess...la tua amica con cui sei qui in California?” fece inarcando le sopracciglia come a voler capire ed esserne certo.

“Sì...una volta, anzi molto più di una ahah, è stata a un tuo concerto e dopo tanto tempo era riuscita a mettere via abbastanza soldi per comprarsi il meet and greet per incontrare te, e in più aveva preso anche un biglietto normale da rivendere a qualche ragazza che era rimasta senza. Mentre aspettava fuori dall'arena vide una ragazza sui 13 anni che piangeva. Andò da lei e le chiese perchè stesse piangendo, allora la ragazza le disse che non aveva il biglietto perchè entrambi i suoi genitori avevano perso il lavoro e non riuscivano nemmeno ad arrivare a fine mese, figuriamoci comprarle un biglietto per il concerto”

Justin non aveva fiatato nemmeno una volta, ascoltava quanto gli stavo raccontando senza perdersi nemmeno una parola.

“La ragazza le raccontò che voleva vedere Justin, vabbè, te, per una questione seria, voleva chiederti come essere migliore per poter aiutare la sua famiglia e non essere un peso. Jessica notò anche dei lividi e segni sul corpo della ragazza e le chiese spiegazioni. Quella disse che a scuola la piacchiavano ogni giorno perchè credeva in te e non avrebbe mai smesso. A casa, però, la situazione era disperata e vedeva l'unica via d'uscita nell'autolesionismo. Così Jess non esitò un istante, si sfilò dal collo il cartellino del meet e lo diede a lei. Questa era non poco stupita del gesto ma Jess replicò 'Vai da Justin e promettigli che da domani cambierai vita, che non ti farai più quelle brutte cose'. Si abbracciarono e io rimasi davvero stupita nel sentire questo racconto! Jessica è davvero una persona stupenda...

Dopo qualche attimo di silenzio, Justin decise di romperlo.

“Vedi perchè per me sono importanti, le mie beliebers? E perchè io lo sono per loro? Noi ci aiutiamo a vicenda, e il gesto della tua amica è davvero stupendo” fece una pausa e mi guardò negli occhi. Sussultai un istante, sorpresa dal suo gesto e mi accorsi che aveva qualcosa di diverso.

Non riuscivo a comprenderlo appieno quel ragazzo, era davvero diventato un incognita per me. Il suo carattere, così diverso dal mio, mutava in continuazione. Almeno io ero acida 364 giorni su 365! E invece, il lampo che attraversò il suo sguardo era un qualcosa che non riuscivo a spiegarmi. Che poi, aveva dei bellissimi occhi.

“Davvero non ho mai abbracciato la tua amica?” inclinò la testa, gli occhiali giganti gli scivolarono leggermente dal naso, ma lui li spinse nuovamente indietro con la punta del dito indice.

“No, e non immagini cosa darebbe per poterlo fare”. Mi alzai in piedi di scatto, dal momento che eravamo rimasti accovacciati dietro la siepe per non farci scoprire. “A proposito, mi sa che è meglio se la chiamo e sento dov'è. È andata alla spiaggia convinta che tu fossi lì”. Composi il numero sulla tastiera touch del mio telefono e lo sentii squillare. Vidi Justin ridere sonoramente.

“Che hai da ridere?” lo guardai tornando sulle mie, innalzando nuovamente la barriera che vi era fin dal nostro primo incontro.

“Niente, è che... mi fa ridere” ora le sue labbra si chiusero in un sorriso.

“Ma chi, Jess?” domandai con il telefono sempre appoggiato all'orecchio.

“Sì. La sua devozione per me” continuava a fissarmi.

“E questo non è niente! Lei...oh! Jessica? Dove sei?” mi aveva finalmente risposto. “Ti stavo giusto pensando!” Se, certo, come no. “Comunque passo a prenderti tra poco, non ho concluso niente...”

Dal suo tono potevo benissimo capire che era dispiaciuta ed ero indecisa se dirle quanto sapevo. Mi volsi in direzione di Justin ma lui rimase in silenzio. “Va bene, ti aspetto dove mi hai lasciata, ciao”

Chiusi la chiamata e rimasi a fissare lo sfondo nero del telefono.

“E ora?” perchè quel ragazzo aveva sempre qualcosa da dire, non ci stava mai zitto?

“E ora cosa, Justin?” risposi senza distogliere lo sguardo.

“Intendo dire, te ne vai?” forse aveva usato male le parole, o forse non aveva formulato bene la sua frase, fatto sta che non potei non notare che si morse il labbro dove avermi posto la domanda. Evidentemente non voleva che suonasse così male.

“Sì. Solo che sono combattuta se dirle del tuo concerto a sorpresa o no”. Non lo guardai nemmeno questa volta.

“Ma certo!” aveva colto al volo l'occasione per rimediare a poco fa “Anzi”. Si tolse quell'orribile cappellino giallo dalla testa e me lo porse. “Dille di metterselo, così la riconoscerò”

Ma era stupido o cosa?

“Sicuro! Le dirò 'Ehi! Mentre mi hai lasciata qui da sola, ho incontrato Justin Bieber! E sai cosa? MI ha pure dato il suo cappello! Che storia incredibilie'” pronunciai il tutto con la mia solita vocina irritante. Per gli altri, ovviamente.

“Beh” inarcò un sopracciglio e questa volta mutò le labbra in un ghigno sarcastico, come anche il tono della sua voce “È proprio quello che è successo”

Per tutta risposta gli feci una linguaccia, tenendo ancora l'oggetto tra le mani.

“Alle 3 in punto, baby. Non mancare!” formò un pugno con la mano, lo baciò e subito fece il gesto della vittoria con le dita. Dopodichè mi fece anche un occhiolino ammiccante.
Feci gli occhi al cielo e per tutta risposta lo congedai con un “Quanto sei idiota, Bieber”.

 







Arianna
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Lo so, lo so, lo so!!!!! Sono in gigantesco ritardoooo!!!! Abbiate pietà di me e non lapidatemi!  Purtroppo tra l'inizio della scuola e vari altri impegni non sono più riuscita a scrivere... Però spero di farmi perdonare con questo capitolo molto più lungo degli altri! :)
Perfavore fatemi sapere cosa ne pensate anche con una brevissima recensione e se avete dei suggerimenti dite pure!!! Dai, dai dai, siete voi il motivo che mi spinge a scrivere quindi lasciatemi un commentino <3


 
  
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