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Autore: Verdeirlanda    05/11/2013    1 recensioni
**Beatrice ammirava il cielo con la bocca quasi spalancata,e sorrideva ad ogni stella che vedeva cadere.
A un certo punto prese la mano di Zoroastro: "Hai visto Zo? Le vedi? Sono bellissime!"
Il ragazzo si girò verso di lei che ancora fissava il cielo e sorrideva a quelle stelle cadenti, e sorrise anche lui: "Sì, sono davvero bellissime Bea."
Strinse forte la mano della ragazzina nella sua e tornò a guardare in alto, da dove piovevano le stelle.**
Tutto era iniziato così, in una notte d'estate.
Molti anni dopo Beatrice, suo fratello Leonardo e il loro più caro amico Zoroastro si troveranno ad affrontare eventi di cui non avrebbero mai potuto immaginare né l'arrivo nè l'entità.
Entreranno in contatto con antichi misteri e dovranno fare i conti con le trappole e gli intrighi orditi da Riario,
Leo dovrà lottare per giungere alla verità, Bea e Zo per aiutarlo rischieranno di perdere molto, ma non il sentimento celato che il lega da sempre, da quella notte.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zoroastro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I primi raggi del sole del mattino entrarono nello studio di Da Vinci, sfiorando gli occhi chiusi di Lucrezia.
La donna si sollevò e si guardò attorno.
Accidenti, si era addormentata.
Per fortuna suo marito non si sarebbe preoccupato e non avrebbe fatto domande, ormai era abituato a non averla accanto nel letto, era consapevole che molte notti lei si trovava con Lorenzo de Medici in qualche appartamento segreto.
Di sicuro la immaginava con lui, non con il giovane artista da poco arrivato a palazzo.
Raccolse il vestito blu dal pavimento e iniziò a rivestirsi.
"Volevate scappare?"
La voce di Leonardo la fece voltare, gli sorrise: "Vi avrei cercato per salutarVi Leonardo."
Lui si avvicinò, prendendole il viso fra le mani e baciandola. 
Quei baci...la facevano sciogliere come neve al sole...ormai erano amanti da diverso tempo, e Lucrezia aveva scoperto di apprezzare questi momenti insieme, sia le notti infuocate che gli istanti colmi di tenerezza.
Non era come con suo marito, non era come con Lorenzo.
C'era qualcosa in Leonardo che la scaldava e le riempiva il cuore.
"Cosa farete oggi?" chiese Lucrezia una volta staccatasi da lui "Continuerete a lavorare a questo nuovo progetto di cui non potete rivelarmi molto?"
"Quale progetto?" Leonardo fece lo gnorri.
"Vi siete lasciato sfuggire che ieri sera prima che venissi da Voi avete riesumato il corpo di quell'ebreo che hanno impiccato...e lo avete sezionato..."
Dannazione, pensò Leonardo, non avrei dovuto essere così sincero, ma con lei non riesco a mentire.
"Mmm sì, credo che continuerò i miei studi di anatomia oggi."
Lucrezia sapeva che stava mentendo, non sapeva la verità ma sapeva che non era questa.
"Devo andare. Potrò rivederVi presto, magari già domani sera?" questa volta fu lei a baciarlo, dolcemente.
"Perché non già stasera?"
"Ho già un...impegno." rispose lei.
Leonardo immaginò si trattasse di un incontro con Lorenzo, le sorrise e annuì: "Se verrete qui mi troverete."
Lucrezia uscì dalla bottega del Verrocchio, si nascose dietro l'angolo e attese.
Poco dopo vide arrivare Zoroastro e Nico, i due entrarono nell'edificio, e un attimo dopo ne uscirono insieme a Leonardo, dirigendosi verso la zona del mercato.
La donna li seguì, li vide parlare con un cieco che chiedeva l'elemosina ed entrare in una libreria lungo la strada.
Lucrezia aspettò pazientemente, li vide uscire e notò che Leonardo nascondeva qualcosa sotto la giacca, forse un libro.
Cercò di star dietro al loro passo ma li perse tra la folla.
Tornò indietro e si avvicinò al cieco, lasciando cadere una moneta nel suo piattino.
"Grazie, Dio ti benedica per la tua generosità!"
"Sarò ancora più generosa se mi direte cosa avete riferito a un uomo poco fa, si è fermato a parlare con Voi."
Il cieco disse: "Mi ha chiesto cosa avessi sentito la notte che hanno arrestato l'ebreo. Gli ho detto che ho sentito delle guardie intimargli di fermarsi, che l'ebreo era scivolato facendo cadere qualcosa che ha sbattuto forte per terra, e che poi ho sentito rumore di vetri infranti."
"L'uomo ha fatto commenti?"
"Sì mia signora, ha commentato che l'ebreo doveva essere entrato nel negozio di libri per nascondere qualcosa, quella cosa che gli era caduta..."
Lucrezia fece cadere una seconda moneta nel piattino e si allontanò con passo lesto, sperando di non essere vista e si diresse verso casa.
Mentre camminava pensava, e qualcosa dentro di lei le diceva che quello che stava facendo era sbagliato, e non si riferiva al fare l'amore con Leonardo, ma spiarlo.
Non avrebbe voluto riferire le sue piccole confidenze, ma non aveva scelta.
Quella sera dunque avrebbe rivelato ogni cosa a Riario, e così facendo avrebbe tradito l'unico uomo che la faceva sentire amata.


"Dunque fammi capire...l'ebreo ha nascosto questo libro nel negozio e per farti capire dove fosse ha mangiato la sua stessa unghia."
Erano tutti radunati nello studio di Leonardo, ormai era pomeriggio inoltrato.
Beatrice era confusa riguardo alla storia che le avevano raccontato, ma per quanto questa fosse bizzarra aveva portato a dei risultati.
"Devo dire che quest'uomo ha tutta la mia ammirazione" commentò la ragazza "sacrificare se stesso, farsi passare per un ladro e venire impiccato, tutto per difendere questo libro. E la chiave ovviamente."
Già, la chiave che Leonardo aveva trovato nel suo stomaco insieme all'unghia.
"Sarebbe degno di un figlio di Mitra. Il Turco mi ha detto che per loro non c'è nulla di più prezioso che la salvezza del Libro delle Lamine."
Zoroastro guardò il libro che avevo trovato sugli scaffali della libreria: "Immagino che non sia questo il libro di cui parliamo...sarebbe troppo facile!"
Leonardo sorrise all'amico: "Ma questo libro ci porterà da lui! Dobbiamo solo capire come, dobbiamo decifrare cosa c'è scritto. Bea, è scritto in ebraico, tu parli questa lingua molto meglio di me, puoi leggere per favore?"
Era vero, i nonni materni di Beatrice erano ebrei, e fin da piccola le avevano insegnato la loro lingua sacra.
Beatrice prese il libro e lo aprì, iniziò a leggere mentalmente una decina di righe poi decretò: "È una Torah."
"Cosa?"
"La Torah, quello che i cristiani chiamano Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia..."
"So cosa è la Torah" sbuffò Leonardo "ero stupito. Sei sicura?" chiese avvicinandosi al libro e iniziando a scorrere le righe con lo sguardo.
"Ti ricordo che sono ebrea e che conosco a memoria Antico e Nuovo Testamento."
il che equivaleva a sì fratellone, sono sicura, non potevi farmi una domanda più stupida.
"Perché darsi tanto da fare per nascondere una Bibbia?" chiese Nico.
Leonardo iniziò a sfogliare il libro, pagina dopo pagina, ma nulla, non c'era nulla di anomalo.
"Posso guardarlo tutto se vuoi Leo" suggerì Beatrice "forse trovo qualche frase nascosta..."
Leo le passò il libro, un po' deluso. 
"Coraggio amico mio" Zoroastro gli mise un braccio intorno alle spalle "Se fosse stato facile che razza di mistero sarebbe?" 


Lorenzo de Medici e sua moglie Clarice attendevano.
Era da molto che attendevano, stava calando la notte, e Lorenzo era impaziente.
"Ma quanto arriverà quell'uccello del malaugurio? Sarà un'ora che si fa attendere! A Roma hanno scordato l'educazione e la puntualità."
Clarice gli posò una mano sul braccio: "Non essere impaziente. Il viaggio da Roma è lungo, pensa a quanto tempo ci ho messo io anni fa per venire qui, per sposarti. Anche allora pensasti che non sarei mai arrivata?"
Lei riusciva sempre a infondergli una certa calma e serenità, Lorenzo accarezzò la mano della moglie e le sorrise.
"Per fortuna ci sei tu accanto a me, non ce la farei ad affrontare questa situazione da solo."
Qualche istante dopo sentirono rumore di zoccoli e ruote, e nel cortile di palazzo Medici entrò il corteo romano.
Non era un corteo numeroso, ma incuteva un certo timore: cavalli neri, soldati vestiti di nero, carrozza nera.
La sobrietà e il rigore del Vaticano, qualità che erano esposte in pubblico ma spesso dimenticate in privato, pensò Lorenzo riferendosi alle note ricchezze, e alle meno note perversioni, del Santo Padre.
Alla carrozza si avvicinò una guardia imponente che aprì lo sportello, dall'abitacolo scese con passo elegante e fermo il conte Girolamo Riario.
Il conte e parte del suo seguito si avvicinarono alla coppia Medici.
"Conte! Benvenuto! Temevamo vi fosse successo qualcosa durante il viaggio." 
Lorenzo strinse la mano a Riario, che abbozzò un falso sorriso e fece un piccolo inchino verso Clarice.
"La via era in condizioni pessime" spiegò il conte "ma siamo comunque giunti a Firenze."
Lorenzo gli fece strada: "Vi conduciamo subito alle Vostre stanze conte, immagino sarete stanco...nelle camere che Vi abbiano riservato troverete anche frutta e vino, ma possiamo allertare le cucine se avete fame..."
Riario lo interruppe: "Siete molto gentili, frutta e vino basteranno. I nostri appartamenti hanno un'entrata privata, come Vi avevo chiesto?"
"Oh, certamente, avrete tutta la riservatezza che Vi occorre." Lorenzo avrebbe voluto aggiungere che sarebbe stato un sollievo non vederlo sempre passeggiare per i suoi stessi corridoi.
Clarice disse: "Mi perdonerete conte ma per me è ora di ritirarmi, due delle mie figlie stanno poco bene e vorrei controllare che le medicine che mi hanno portato stamattina stiano facendo effetto...Come già sapete mio marito potrà discutere di affari con Voi non prima di domani sera, quindi spero gradirete essere mio ospite domani mattina per un bicchiere di vino speziato nei nostri bellissimi giardini."
Riario prese la mano della donna e la sfiorò con un bacio: "Ne sarò onorato madonna."
Clarice si concedò.
Una volta negli appartamenti Lorenzo si accordò con Riario per l'indomani e si ritirò.
Una volta solo Girolamo raggiunse Mercuri nella stanza accanto.
"Assicurati che non ci siano occhi indiscreti a spiare i nostri movimenti, devo recarmi immediatamente da Lucrezia Donati. Ho bisogno di nuove informazioni su quanto sta facendo questo Da Vinci."


Dall'altra parte della città, mentre la delegazione papale arrivava a palazzo, alla bottega del Verrocchio Beatrice si stava arrovellando sul libro dell'ebreo.
Era seduta sul suo letto da ore ormai.
Non riusciva a trovare il bandolo della matassa, la soluzione era lì ma non riusciva a vederla, tutto ciò era frustante.
Beatrice sbuffò girando le pagine per la decima volta.
"Trovato qualcosa?" Zoroastro entrò nella stanza.
"No. Niente. Eppure ci deve essere qualcosa..."
La ragazza chiuse il libro e, si alzò e si sedette sul tavolo di legno al centro della camera, di fronte a Zoroastro.
"È tardi, sarai stanca ormai" le sorrise "Vedrai che domani con la mente riposata riuscirai a ragionare meglio."
"Forse hai ragione...solo che domattina devo tornare a palazzo dalle piccole Medici...ci lavorerò quando torno. Come mai sei passato?"
Zo rispose: "Leo ci ha congedati dopo ore di interminabili prove sulle spingarde per Lorenzo. Tra qualche giorno dovrà consegnare il nuovo progetto. Speriamo non esplodano come l'ultima volta!" rise "Prima di tornare a casa volevo vedere come stavi e augurarti la buona notte." 
"Grazie, sei molto gentile..."
Beatrice lo guardò negli occhi sorridendo, lui ricambiò il sorriso, e questa volta nessuno dei due distolse lo sguardo.
Zoroastro continuava a guardarla, accidenti, rischiava di perdersi in quei bellissimi occhi verdi. Lo sguardo scivolò sulla bocca di Beatrice, quelle labbra carnose, rosa scuro. Erano bellissime.
Erano vicino, molto vicini.
Gli sarebbe bastato piegarsi un attimo per toccare quelle labbra con le sue.
Beatrice ormai vedeva solo la profondità degli occhi scuri di Zoroastro, che le sembrava stessero fissando le sue labbra.
Si trovò anche lei a guardare la bocca di Zoroastro, semi aperta, quelle labbra sembravano davvero morbide. 
Le sarebbe bastato avvicinarsi, solo un poco, per sfiorarle con le sue.
Beatrice e Zoroastro, uno di fronte all'altra, immobili, indecisi.
Fu lui a fare a una mossa, sfiorando con le dita il dorso della mano di Beatrice, avvicinandosi.
"Bea..." mormorò facendosi più vicino.
Tutto attorno sembrava essersi fermato, un momento di assoluta calma...e poi ci fu l'esplosione.
I due sussultarono violentemente, spaventati, Beatrice balzò in piedi : "O mio Dio, Leonardo!"


Lucrezia era sempre nervosa di fronte a Riario.
È come un predatore, non sai mai se e quando ti attaccherà alla gola.
Lo conosceva da anni, era consapevole della sua crudeltà, diverse volte non aveva esitato a alzare le mani su di lei.
"Dunque questo Leonardo Da Vinci ha riesumato il corpo dell'ebreo e ha indagato sui suoi movimenti prima dell'arresto. E a quanto mi dite ha trovato un oggetto nascosto dall'ebreo."
Lucrezia annuì: "È quello che ho capito seguendolo."
Era notte ormai. Riario, Lucrezia e alcuni soldati erano alle rovine di un'antica chiesa illuminate da alcune torce, un ritrovo isolato, perfetto per potersi vedere di nascosto senza essere spiati.
"Non sapete dirmi altro?"
Cosa ti spinge Riario, cosa stai cercando davvero? si chiese Lucrezia, questo suo interesse la rendeva perplessa. Di certo non poteva permettersi di chiedergli spiegazioni, così si limitò a scuotere la testa: "Da Vinci ha mantenuto il riserbo su questa storia."
Riario si morse le labbra: "Allora dovremo cercare informazioni altrove. Avete detto che l'artista ha un allievo giovane e gracilino."
Lucrezia deglutì: "Sì, Nico."
"Domani lo troverete" ordinò il conte a due dei soldati presenti "Lo porterete qui, nel primo pomeriggio. Vedremo se sarà così gentile da condividere delle informazioni con noi."
Uno dei soldati rise, mentre Lucrezia rabbrividiva alla sola idea della sorte che sarebbe toccata al povero Nico.


Il laboratorio di Leonardo era piena di fumo.
Zoroastro e Beatrice entrarono coprendosi la bocca e il naso.
"Leo! Mio Dio, Leo! Dove sei?"
Si sentì il rumore di una finestra che veniva spalancata a forza, e poco dopo l'aria fresca della notte iniziò a far diradare il fumo.
I due sentirono Leonardo tossire e lo videro emergere dalla nebbia che lui stesso aveva creato.
"Son qui!" tossì ancora, Zo lo aiutò a uscire nel cortile, Beatrice li seguì. 
"Sto bene amici, sto bene."
"Cosa diavolo hai combinato?" lo aggredì Andrea Verrocchio, che svegliato dall'esplosione era corso fuori dalla sua camera.
Beatrice si mise a visitare il fratello, a tamponargli con un fazzoletto un taglio che aveva sulla tempia.
Leonardo aveva anche altre piccole escoriazione, nulla di grave per fortuna.
"Zo vammi a prendere delle bende e il mio unguento per le ferite, quello nel barattolo di vetro rosso. Per favore."
"Sto bene lascia stare." Leo fece un cenno all'amico.
"Ehi, è lei il medico." rispose Zo mentre si dirigeva verso la camera di Bea.
Leonardo sbuffò,cercò di rimettersi in piedi ma la testa gli girava e ronzava. Dovette rassegnarsi e farsi curare. "Allora,  che diavolo è successo??" incalzò Verrocchio,
"È stato un incidente...stavo mettendo via un sacchetto di polvere da sparo...e contemporaneamente mi stavo accendendo la pipa per l'oppio."
Verrocchio alzò le braccia al cielo, Bea diede al fratello uno scappellotto sulla testa.
"Ahia Bea!"
"Idiota! Potevi farti saltare in aria una mano!" disse lei arrabbiata.
Zoroastro tornò con bende e unguento e Beatrice iniziò a medicarlo.
Poco dopo mentre gli fasciava le dita escoriate gli disse: "Devi stare più attento fratellone." la sua voce era tornata dolce, quasi materna "Per favore. Fallo per me."
"Andiamo Bea, non è successo nulla..."
"Questa volta!" lo interruppe lei "Potresti non essere così fortunato la prossima! Ti prego Leo, cerca di non passare il limite."
Già, il limite. Molte volte Beatrice gli aveva fatto notare di essersi spinto molto in là, forse troppo, con i suoi esperimenti.
Secondo lei era come se Leonardo passeggiasse costantemente sull'orlo di un precipizio, e qualche volta lo aveva visto barcollare su quel limite, con il rischio costante di inciampare e precipitare.
E anche se lei lo aveva sempre appoggiato era preoccupata che facesse il passo sbagliato.
Leonardo le promise: "Starò più attento, d'accordo?"
Beatrice annuì, consapevole che era una promessa piuttosto vaga fatta da suo fratello.
Era come se un fiume promettesse di scorrere in senso contrario.
"Tuo fratello mi distruggerà la bottega prima o poi." le disse Verrocchio prima di tornare a dormire.
Non appena la stanza fu libera dal fumo Zo e Bea misero il barcollante Leonardo a dormire.
Tornati in cortile si fermarono, si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere.
"Mamma mia!" rise Beatrice "Questa cos'era? La terza o quarta esplosione del laboratorio?"
"Credo la quarta" rispose Zoroastro ridendo "La terza se non sbaglio fu quanto decise di bollire gli oggetti di metallo per creare quella specie di corazza. Di certo con tuo fratello non ci si annoia."
Beatrice annuì, sempre ridendo: "Questo è sicuro!"
"Sono un artista!"
"Un inventore, un ingegnere!" lo canzonarono.
Dalla stanza arrivò la voce incerta e stanca di Leonardo : "Vi sennnto!"
I due scoppiarono di nuovo a ridere.
"Beh, il trambusto è finito, meglio andare a dormire." disse lei.
"Sì, meglio."
Zoroastro e Beatrice si guardarono, per un attimo ripensarono a cosa stava per succedere nella camera di lei.
Chissà, se non fosse esploso il laboratorio, se quel boato non avesse interrotto quel momento, forse...
Ma nessuno disse o fece nulla, entrambi sorrisero e nulla più prima di salutarsi.
"Notte principessa."
"Notte Zo." 




  
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